Educazione siberiana Educazione siberiana

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Valepepi Opinione inserita da Valepepi    19 Giugno, 2022
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NO MAN'S LAND

Non conoscevo Lilin e questo suo romanzo d’esordio, ma solo la trasposizione cinematografica (che non ho ancora visto) di un regista che apprezzo molto, Salvatores. E così, andando per affinità, ho comprato il libro.
E in effetti, all’inizio, il romanzo appare accattivante: storie di vite ai margini, raccontate con ritmo sincopato e una prosa schietta, gergale che risulta al contempo aderente ai personaggi e fruibile per i lettori.
Accompagnandoci addentro la lettura, Kolima-Lilin si premura innanzitutto di illustrare l’ambiente e il contesto storico-geografico in cui si inserisce la sua comunità, segnata dallo sradicamento dalla terra d’origine e dalla forzosa deportazione in Transnistria.
Zona franca di frontiera tra Moldavia e Ucraina, questo lembo di terra ha visto negli anni confluire popoli senza patria ed emarginati: pazzi, criminali, armeni, georgiani, ucraini, siberiani, strappati alla loro terra, con l’intento di minarne l’identità e l’effetto contrario di rafforzarla.
La prima parte del libro si concentra così sul racconto della società siberiana e del suo sistema identitario di valori. Un coacervo di codici, regole e tradizioni di cui Kolima-Lilin ci fa scoprire il fascino: dalle leggi d’onore, alla simbologia dei tatuaggi, dal linguaggio in codice, al valore delle armi, finendo allo spirito alternamente caritatevole che include i disabili e tiene alla larga omosessuali e Bam.
Poi però, il libro si perde e diventa stereotipato e ridondante.
Stereotipato nella rappresentazione manichea dei personaggi, semplicisticamente divisi tra criminali-buoni e criminali-cattivi.
Ridondante nella narrazione che, prendendo spunto da situazioni differenti, si sviluppa poi sempre attorno al medesimo leit motiv: la rissa con i poliziotti e/o tra bande rivali e la vittoria finale dei criminali buoni, alias i siberiani, sui criminali cattivi.
Nessun approfondimento psicologico, nessuna deviazione di percorso, nessun dubbio o debolezza a segnare la personalità del protagonista.
Gli ultimi capitoli, confesso, li ho scorsi un po’ velocemente, per arrivare e sperare in un guizzo nel finale.
E qui, in verità, la storia prende una deviazione inaspettata. Tuttavia, giunti a questo punto, risulta forzata e poco convincente. Ha però il merito di restare aperta, forse pensando a un sequel, forse, perché no, ad una nuova terra franca.

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vivian84 Opinione inserita da vivian84    06 Marzo, 2020
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URCA, LA SIBERIA

Nicolai “Kolima” vive a Bender, nel quartiere Fiume Basso, capitale della Transinistria, una regione dell’ex URSS autoproclamatasi indipendente nel 1990; secondo la tradizione siberiana il codice d’onore è regolato da un’educazione criminale - l’educazione siberiana – finalizzata a formare i “criminali onesti”: un vero e proprio paradosso pensare ad una giustizia fondata sul delinquere pur tuttavia regolata da leggi basate sulla solidarietà, l’amicizia e altri valori profondamente radicati all’interno della comunità; l’intero organo di polizia è ritenuto un qualche cosa di immondo e dal quale mantenere dovute e obbligate distanze.

I figli dei criminali adulti frequentano la “scuola della strada” che li istruisce soprattutto alla violenza come prima risposta all’infrangersi di una o più regole della tradizione. I criminali anziani e ormai “a riposo” da ogni attività (pur mantenendo la situazione sotto controllo) inizializzano i giovanissimi all’uso delle armi, donando loro i così detti “ferri” secondo un rituale ben preciso, incentivandoli pertanto a farne buon uso qualora si presentasse l’occasione, come potrebbe essere uno scontro fra bande rivali per contendersi il territorio e per imporre il rispetto della propria disciplina anche a costo della propria vita.
Inoltre i ragazzi sono abituati fin dalla nascita alla venerazione delle icone ed alla cultura del tatuaggio, in quanto è la propria pelle che racconta la storia e il destino dell’individuo stesso attraverso gli antichi simboli raffiguranti le svariate caste che compongono questo tipo di società così distante, sia geograficamente che umanamente. Non esiste perdono né tolleranza per coloro che tradiscono la fiducia della comunità, chiunque si macchi di un simil peccato viene punito senza pietà alcuna.

All’interno di questo mondo chiuso, la cui tradizione assume una sacralità antica con le sue leggi che affondano nella notte dei tempi, qualcosa smuove la coscienza di Kolima, che inizia a maturare l’idea che possano esistere diverse alternative al modo di vivere che gli è stato impartito.

Per quanto questo romanzo abbia riscontrato all’epoca un successo planetario, ammetto di averlo terminato con sforzo: le descrizioni degli avvenimenti sono fin troppo esaustive ed appesantiscono la lettura, che oscilla fra il lento quasi soporifero per poi alzare il volume così al massimo da provocar fastidio. Probabilmente - anzi sicuramente - non è il genere di lettura che più mi si addice, tuttavia non mi sono risparmiata; nonostante questo non ho appagato le mie aspettative.

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Simona P. Opinione inserita da Simona P.    04 Marzo, 2018
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Transnitria, Fiume Basso

Romanzo caratterizzato da stile scorrevole e brillante, coinvolgente e accattivante, che arriva ad essere irresistibile per la sua fluidità; l’autore non risparmia al lettore giochi linguistici, finali di capitolo a sorpresa e sfumature ironiche; ricordiamo ad esempio la fine del rocambolesco e violento compleanno del protagonista: “dopo tanti pensieri e discussioni con me stesso sono arrivato alla conclusione che non si risolve niente con il coltello e le botte. Così sono passato alla pistola”.
Non mancano neppure i disegni che decorano con linee nette ma raffinate, alcuni punti cruciali della storia.
Lo stile agile vivace e disinvolto, la sintassi ben strutturata, elaborata e corretta rivelano al contrario delle aspettative, contenuti e scene brutali che arrivano ad essere atroci e impietose; vengono descritte minuziosamente armi di tutti i tipi, dalle più semplici alle più elaborate, come se fossero cose quotidiane simboliche e magiche, ‘il coltello è trattato come un oggetto di culto tipo la croce ’; le armi vengono depositate in casa vicino alle adorate icone ortodosse, sempre nei soliti posti con ricercata meticolosità; ricevere in regalo la picca, coltello dalla lama affilata, è segno di crescita nel cammino di formazione siberiana, tappa fondamentale del passaggio del ragazzo nel mondo degli adulti; inoltre armi come vanto, sicurezza, maturità, terribili segni di riconoscimento. Grazie alla lucidità di un siberiano acuto ed intuitivo, quasi filosofo, vengono raccontati e commentati gli scontri tra bande, le ferite inferte, le cicatrici, i carceri minorili dove si dimentica cosa sia l’essere umano per la mancanza di igiene, la malnutrizione, le percosse, luoghi dove è difficile sopravvivere, dove chi sta male viene lasciato in un angolo a morire; il lettore è posto davanti anche alle atrocità e ai sadismi dei gulag, inferti per puro divertimento alle mamme e i loro bambini, quella follia illogica che porta a chiedersi: si può arrivare a tanto? E la storia ci dice di sì.
Non mancano violenze sessuali su donne e minori, vendette tra bande, accoltellamenti, non esistono le forze dell’ordine, gli odiati e ridicoli sbirri, ma ci si vendica facendo subire all’aggressore quello che ha fatto, la solita tortura, la vendetta è irrinunciabile segno d’onore; l’autore non tralascia nulla, tutto raccontato e descritto nei minimi particolari, tutto come se fosse l’unica realtà possibile esistente.
Lo stato sociale che dovrebbe rieducare i disadattati e adottare misure per la prevenzione del crimine, non esiste.
Non si leggono i libri, i giornali o le riviste, ma si leggono i corpi, i corpi tatuati sono la storia, il tatuaggio deve essere fatto da un esperto e deve avere un suo significato spaziale e temporale, deve rappresentare un determinato avvenimento della vita ed è diverso da zona a zona, da banda a banda; il corpo del delinquente siberiano deve parlare, è una autobiografia, si mostra agli altri come un documento di identità e mostra la zona di provenienza, l’età, le esperienze, i contatti, le origini familiari, la religione, i carceri frequentati e i maestri che hanno eseguito l’opera.
Siamo a Fiume Basso, quartiere periferico di Bender, città di una zona della Transnitria, luogo sperduto e dimenticato dell’Unione Sovietica, il freddo pungente invernale e il rovente sole estivo non spaventano gli abitanti della Siberia; i ragazzi conoscono bene la natura impietosa del clima continentale, amano il loro fiume che percorrono costantemente con barche costruite dalle famiglie, si immergono spesso in questi territori aspri e selvaggi, li vivono e li sentono parte integrante della loro indole, indifferenti e soprattutto per nulla attratti dal consumismo americano che a volte e attraverso piccoli oggetti fa la sua apparizione.

I delinquenti siberiani nascono vivono e conoscono solo questa realtà, concepita come unica possibile, come la sola formazione che un bambino possa avere; hanno però le loro leggi, i loro principi, ‘i sani principi dei delinquenti’ e soprattutto la loro dignità, forza irrinunciabile e motore fondamentale della loro vita violenta. Si deve rispettare gli anziani, saggi detentori di innumerevoli segreti ed esperienze, solo dai loro insegnamenti i giovani possono mettere le basi per la vita futura, si onora la famiglia, la madre, la religione naturale e quella ortodossa e le splendenti icone che adornano le modeste ma dignitose case. Si rispettano anche i tanti malati di mente che, fuggiti dalle città principali, si rifugiavano in queste zone sperdute dove sperano in una vita migliore, a Fiume Basso qualcuno può occuparsi di loro e i bambini diversi possono giocare con gli altri; le abitazioni del quartiere sono di tutti, ci si incontra, ci si aiuta e si parla tra famiglie della solita etnia o provenienza, c’è anche il guardiano che controlla chi entra e chi esce dal quartiere, lo straniero può essere un nemico o può arrivare un gruppo di sbirri; la miseria non spaventa nessuno, non c’è denuncia sociale, anzi forse si può essere più schiavi dell’oggetto inutile imposto dal consumismo. La fame e la povertà vanno e vengono, la dignità una volta persa non torna più e non si può recuperare.
Il romanzo ha inoltre una struttura particolare che si allontana da molta narrativa d’azione contemporanea, la storia non ha un ordine cronologico lineare, si tratta di una sorta di diario che segue il tempo interiore del protagonista, molti ricordi, commenti a questi e ancora incisi e flashback, storie di personaggi scomparsi, morti in carcere o spariti nel nulla, i cadaveri scomodi vanno nella tomba di un altro; i ricordi affiorano netti e precisi, dai contorni nitidi, tutto per mettere in primo piano le regole ferree del delinquente onesto e soprattutto dell’educazione siberiana.

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AsiaD Opinione inserita da AsiaD    12 Novembre, 2016
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Codice criminale

Mi sono avvicinato a questo con libro con troppo entusiasmo probabilmente, avevo sentito parlare benissimo del film anche (che a questo punto non guarderò).
Siamo in una zona geografica (Transnistria ai confini con la Moldavia) lontana dalle regole civili comunemente accettaea dove si vive secondo un codice criminale preciso che regolamenta ogni relazione , ogni comportamento, un codice d'onore a tuttti gli effetti che non fa invidia a nessun codice mafioso. Capire qual è il limite tra fantasia e realtà è anche complicato, ho trovato delle esagerazioni ed esaltazioni delle storie che strizzano l'occhio al rifacimento cinematografico che poi in realtà è avvenuto.
Questo codice militare sarebbe potuto essere interessante se avesse servito una storia , un personaggio , un'evoluzione invece l'ho trovato fine a se stesso, è il codice che ama raccontarsi e diventa ripetitivo e noioso. Alle volte ho anche sorriso in alcuni momenti che immagino volessero creare della tensione ma che mi hanno suscitato ilarità, a titolo di esempio:
un gruppo criminale tenta di entrare in un luogo che ha un guardiano che impedisce il loro passaggio, il capo del gruppo a quel punto si esprime in questo modo:
".. Volete picchiare lei?Indicando la madonna con bambino tatuata sul tetto. Quelli si sono tirati indietro e lo hanno fatto entrare.."
Non mi ha convinto neanche il messaggio per cui i Siberiani si distinguano per la loro onestà di criminale ma non tanto perchè non sia vero, probabilmente in un ipotetico mondo fatto solo di criminali ci saranno quelli più violenti ,quelli più onesti nel rispetto dei codici criminali, con delle regole che si possano avvicinare a quelle del rispetto delle regole civili, ma non mi ha convinto perchè non mi ha portato attraverso una storia , un racconto a pensarlo ma me lo ha detto sin dalla prima pagina rubandomi il piacere di farmi delle domande , pormi dei dubbi durante la lettura , cosa che trovo essere la bellezza della lettura in sè.
In definitiva non ho trovato la storia che cercavo, non ho compreso l'intento dell'autore la cui storia personale mi suscita delle perplessità e non mi è piaciuto lo stile.

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Mephixto Opinione inserita da Mephixto    19 Mag, 2015
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Pseudo-Criminali

Difficile dare un parere su questo romanzo, sicuramente l’idea iniziale è buona ma il tutto si perde per via. Lo stile semplice immediato e colorito. Un testo ricco d’azione sangue e violenza gratuita, il tutto legato dal filo della genuina onestà criminale. Purtroppo però girata l’ultima pagina, come un ricordo sbiadito il tutto si scioglie come fango nell’ acqua, per poi perdersi sul fondo. Il testo non è noioso, anzi, incuriosisce ma purtroppo risulta essere troppo intrigante, ti senti un po’ preso in giro... credi veramente che me la beva Nicolai ?
Nicolai ci racconta questa storia di delinquenti e rapinatori siberiani, Deporati dalla Siberia alla Transistria. Una storia vissuta in prima persona, una storia fatta di crimini, buoni sentimenti e distorsioni religiose. Volendo essere onesti mi aspettavo qualcosa più simile a Gomorra, e non “Padrino parte I” versione Siberiana.
Il testo è scevro da virtuosismi linguistici, (e ci sta! il nostro autore è russo , vive e scrive in italiano solo da poco) ma è anche pieno di nozioni e informazioni raffazzonate e in alcune sue parti si evidenziano delle incongruenze mi aspettavo di più, anche se stai inventando fallo con coerenza... Che sappia io in Siberia la gente ce la portavano, non al contrario, dalla Siberia per portarli in Georgia. Questo è uno dei tanti esempi.
Il fattore empatico praticamente è assente, non ci sono parti introspettive che ti possano mettere in sintonia con i tanti personaggi presenti e descritti più o meno tutti alla stessa maniera: alcolizzati, violenti e spietati,ma tutti (o quasi) sono Uomini d’onore . Perché ala fine un “Criminae Onesto” come li chiama Nicolai “Kolima” Lilin altro non sono che mafiosi con una parvenza di codice d’onore.
Io purtroppo non l’ho apprezzato molto, tutto questo darsi da fare per far credere che il criminale è una persona anche meglio della legge lo trovo deleterio e banale. I delinquenti sono delinquenti e delinquono, se avessero una coscienza farebbero altro. Qui non siamo davanti a disperati che cercano di sopravvivere, siamo davanti a spietati delinquenti (per quanto Finti) e ritengo che il messaggio di Nicolai sia veramente negativo.
In conclusione un romanzetto d’azione, che tramite qualche stratagemma letterario riesce a carpire l’attenzione del lettore. Un successo che credo, a mio modesto parere, immeritato . C' è di meglio

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Riccardo76 Opinione inserita da Riccardo76    15 Dicembre, 2014
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ARTE E TRADIZIONE CRIMINALE

E’ possibile considerare il crimine e la violenza una forma d’arte e una tradizione da tramandare?
A quanto pare leggendo questo libro il messaggio di fondo è proprio questo. A cavallo tra biografia e romanzo questo libro racconta la vita di un ragazzo siberiano e del suo “clan” all’interno di una comunità criminale siberiana. La violenza e la crudeltà è ampiamente descritta in combattimenti, imboscate e risse. L’autore utilizza un linguaggio semplice e crudo per descrivere quello che, a detta sua, è la sua storia, dall’infanzia alla post adolescenza.
La bravura dell’autore sta nel descrivere la tradizione criminale siberiana, l’odio e la ribellione contro l’ordine costituito e di presentarla quasi come un atteggiamento necessario, indispensabile da non condannare, ovviamente non approvo nessuna forma di violenza, ma il fatto che riesca a far riflettere è, a mio avviso, lodevole.
La cultura e il simbolismo dietro i tatuaggi siberiani sono a mio avviso affascinanti e lo scrittore riesce bene a trasmettere tutto il loro mistero e fascino. Nel libro: “Storie sulla pelle” approfondisce l’argomento raccontando storie in cui il protagonista si avvicina all’arte del tatuaggio siberiano diventando tatuatore a sua volta.
Interessante, in Educazione siberiana, la cultura e la tradizione che viene raccontata, bravo a mio avviso l’autore nel descrivere scene di vita quotidiana e tradizioni di questo popolo a me sconosciuto.
Un libro da leggere a mio avviso nonostante la sua crudezza e la possibilità che racconti fatti inventanti o semplicemente ispirati a racconti sentiti dallo scrittore.

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markwool Opinione inserita da markwool    22 Novembre, 2014
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Criminali onesti

Lilin pubblica questo libro poco dopo essere arrivato nel nostro paese intorno ai primi anni del nuovo millennio per questo il suo modo di scrivere non può essere paragonabile al Paradiso di Dante, ma la caratteristica che più mi è piaciuta è stat sicuramente la sua bravura nel trasportare direttamente sullla pelle, sulle ossa, sulla carne del lettore ciò che lui ha provato durante la sua infanzia.
Partiamo allora dall'inizio: Kolima è un bimbo di sette anni che abita a Denver, una città della Transnistria sotto il controllo della ex Unione sovietica. Siamo negli ultimi anni ottanta, mentre l'America sforna film, jeans e rock, nel quartiere di Fiume Basso i bambini iniziano ad avere i primi approcci con coltelli e risse che oggi neanche possiamo immaginare. Kolima racconta la sua vita e le sue vicende accadute nella comunità di Fiume basso composta da "criminali onesti" che radicano le loro origini dalla Siberia, essi sono criminali perché rubano lo Stato, i banchieri e le istituzioni, uccidono e si vendicano, ma sono onesti perche lo fanno nel nome del Signore e per l'odio (giustificato) verso le autorità che non guardano i cittadini con gli stessi occhi. Le avventure di Kolima sono raccontare in maniera cruda e feroce dell'autore che trasmette molte sensazioni forti al lettore senza usare un linguaggio troppo ricercato anche perché non adatto al contesto. In una parola :adrenalina.
È stato uno dei miei libri preferiti poichè si vengono a sapere realtà che sembrano quasi fantascentifiche ma che accadono a due passi dal nostro naso.

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Donnie*Darko Opinione inserita da Donnie*Darko    30 Ottobre, 2014
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Colpevoli sempre

C'è un lembo di terra schiacciato tra Ucraina e Moldova chiamato Transnistria, una sorta di discarica umana, in cui il governo russo ha deportato ai tempi del regime di Stalin varie minoranze etniche teoricamente ree di svariati reati. Qui si sono stabiliti gli Urka siberiani, insediati nella città di Bender ed abituati a vivere secondo un codice feroce ed insindacabile ma non privo di una propria importante morale.
Nicolai Lilin racconta di questa comunità definita criminale, indubbio è infatti il rapporto simbiotico che essa ha instaurato con la violenza e con certi reati regolati sempre da una integrità spiazzante.
A disquisire di etica criminale vien quasi da ridere, eppure se il malvivente resta sempre e comunque tale agli occhi della legge e a quelli dell'opinione pubblica, viene naturale fare un distinguo con i rappresentanti del malaffare appartenenti al mondo in cui il piccolo Kolima cresce, apprende e comincia a delinquere.
Ora, a mio modesto parere, è necessario lasciar decadere la concezione sociale rappresentata, non credo sia nelle intenzione dell'autore assumere posizioni da reazionario avverso alle istituzioni, queste secondo gli Urka vero cancro sociale e per questo da combattere più delle stesse etnie "nemiche".
La realtà di Kolima è infatti presentata non come un probo esempio sociale da seguire alla lettera, bensì come un microcosmo contraddittorio, violento perchè geloso della propria indipendenza e della propria essenza che la politica aggressiva del Cremlino e la contaminazione con altre culture rendono sempre più instabile e vicina all'estinzione. Lilin parla di una forma di autodifesa estrema, di un giustizialismo autoimposto in quanto estraneo all'autorità di Mosca, poco importa poi se l'autore abbia davvero vissuto sulla sua pelle certi fatti o si sia limitato a trarre ispirazione da storie tramandate di generazione in generazione.
Preferisco valutare la consistenza contenutistica del libro che nonostante un approccio stilistico essenziale è astutamente accattivante nel suo incastro anedottico che permette di toccare le coordinate salienti di questa cultura, favorendo un'idea antropologica piuttosto chiara.
Normale poi che alcuni episodi siano più intriganti di altri: alcuni shockanti, altri curiosi o semplicemente divertenti, altri ancora un po' sciatti.
Tatuaggi, santini, armi, altari votivi in un tripudio di rituali in bilico tra fede e superstizione; Lilin forse accomoda i toni ma dona dignità ad un popolo tacciato a priori nella sua interezza di vivere al di fuori della legge. Sottolinea le difficoltà di estraniarsi da un destino segnato a cui si è preparati fin dalla tenera età, infine presenta il conto a un governo famelico, desideroso di tributi in sangue e oneri, dopo aver abbandonato i suoi figli senza rimorso alcuno.

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Mian88 Opinione inserita da Mian88    31 Luglio, 2014
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.. E ricorda che le sole cose che contano sono que

Tralasciando la realtà o la fantasia della storia narrata; Lilin ci trasporta in un mondo che istintivamente tende ad incuriosire il lettore, un universo dove viene raccontata una criminalità inconsueta da quella che soventemente siamo abituati a conoscere.
Nicolai, detto Kolima, è il narratore nonché protagonista dell’avventura, è un giovane siberiano nato e cresciuto a Fiume Basso, località dove la storia è ambientata. Sin dalla tenera età viene cresciuto nel rispetto della famiglia, degli anziani, dei “voluti da Dio” e nella deferenza verso quei dogmi di criminalità in cui tutta la sua comunità vive. Essendo quest’ultima costituita da tutti quei criminali che a partire dal termine del Secondo Conflitto Mondiale sono stati deportati dal Governo Sovietico nella zona della Transnistria, questa popolazione non può essere diversamente costituita vivendo dunque in una realtà che sembra quasi “parallela”; una realtà dove la giustizia ha caratteristiche sue proprie e dove i poliziotti, gli uomini corrotti etc costituiscono il “male della società” da cui è indispensabile difendersi.
Simbolicamente il romanzo può essere suddiviso in tre parti. Se in una prima parte l’io narrante ci descrive i corollari di questo universo, ci delinea i principi e le regole che costituiscono la comunità e la sua effettiva struttura, nella seconda il protagonista inizia a rendersi conto che esistono forse alternative alla verità in cui egli vive. Un iniziale spunto di riflessione gli viene offerto dalla vita carceraria; esperienza e circostanza a cui da sempre i giovani di Fiume Basso sono stati preparati definendosi quasi implicitamente quale loro “battesimo criminale” ma che si dimostra essere agli occhi di Kolima estremamente diversa dagli insegnamenti che ha ricevuto. Un secondo imput è invece offerto dalla vicenda “Ksjusa”. La vita della ragazza viene irrimediabilmente spezzata dalla prepotenza e della violenza umana; Kolima con Gagarin e tutti i suoi amici riuscirà a vendicarla ma più andrà avanti nella ricerca dei criminali, più si avvicinerà il momento di aver giustizia e più sentirà dentro di se “un vuoto”, comprendendo che ciò che è stato rubato a Ksjusa non le potrà mai essere restituito. La terza parte pone le basi per il seguito del romanzo di Lilin e conclude la vicenda narrandoci le sorti dei protagonisti, il venir meno della comunità criminale “onesta”, la ricerca di una nuova vita.
Costruito con un linguaggio volutamente semplice per rendere plausibile la storia con la fascia di età dei protagonisti, “Educazione siberiana” è un romanzo che al tempo stesso convince e lascia perplesso il lettore e proprio per questo suscita il lui riflessioni.

Vi lascio con un incipit:
-“Tanta gente cerca disperatamente quello che non è capace di trattenere e di capire, per questo è piena di odio e sta male per tutta la vita”- [..]
-“Guarda come siamo messi figliolo… Gli uomini nascono felici, però si autoconvincono che la felicità è qualcosa che devono trovare nella vita .. E cosa siamo? Un branco di animali senza istinto, che seguono idee sbagliate, cercando quello che già hanno…”-
Una volta mentre eravamo a pesca parlavamo proprio di felicità. A un certo punto, lui mi ha chiesto: -“ Guarda gli animali, secondo te loro ne sanno qualcosa della felicità?”-
-“Beh, penso che anche gli animali ogni tanto si sentono tristi o felici, solo che non riescono a esprimere i loro sentimenti….” – ho risposto io.
Lui mi ha guardato in silenzio e poi ha detto:
-“ E lo sai perché Dio ha dato all’uomo una vita più lunga di quella degli animali?”-
-“No, non ci ho mai pensato..”-
- “Perché gli animali vivono seguendo il loro istinto e non fanno sbagli. L’uomo vive seguendo la ragione, quindi ha bisogno di una parte della vita per fare sbagli, un’altra per poterli capire, e una terza per cercare di vivere senza sbagliare”-

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Il serpente di Dio, Caduta Libera, in generale a tutti.
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diogneto Opinione inserita da diogneto    12 Dicembre, 2013
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siberia piena, ma vera?

“Sta mano po esse fero e po esse piuma: stavorta è stata piuma.” Non vi preoccupate, non avete sbagliato post, non voglio provare a recensire “Bianco, rosso e Verdone” ma, questa frase, penso si adatti perfettamente a questo libro che può essere un cazzotto nello stomaco, con tutte le conseguenze dovute, o una carezza leggera, quasi un buffetto, da dare nella guancia di un “bravo” Nicolai Lilin.

Prima di spiegare la frase usata come incipit andiamo a vedere cosa ci propone il 33enne siberiano. Il buon Nicolai ci porta a spasso per la sua terra natia e ci presenta la galassia della criminalità siberiana con tutti i corollari che di essa sono parte integrante! Un sottile senso liturgico passa tra le righe del libro, ogni gesto del “criminale” è una rielaborazione di qualcosa che rimanda ad una entità superiore. Di tutto questo i tatuaggi, le icone, i coltelli e tutti i riti che circondano la vita del criminale ne sono la forma visibile!

Le guerre tra le bande criminali, sulla sfondo di una URSS che si sta dissolvendo, diventa una immagine fedele dello scontro tra ciò che era “prima” e ciò che sarà “dopo” il 1989! La corsa verso il capitalismo occidentale lascia dissolvere, a colpi di dollari, la tradizione criminale fino ad arrivare alla “morte” delle bande per lasciar spazio a chi, in quel momento, più di poteva adattare al nuovo “sol dell’avvenire”.

Ma torniamo all’incipit.

Se tutto quello che scrive Kolima, così si fa chiamare l’autore nel libro, corrisponde a verità, il libro diventa un pugno nello stomaco e lo scorrere delle pagine è simile alla discesa nell’inferno del lato oscuro dell’umanità! Se invece, come i molti suppongono, è opera di fantasia il tutto si limita a diventare un “buffetto” simpatico che ti lascia quel senso di affetto verso gli sforzi, non eccessivi, di un ragazzo che ha buona fantasia! Sarebbe un po’ come pensare che Alice nel paese delle meraviglie sia stata una storia vera, o, meglio ancora, cercare di andare a vivere a Hobbitville…

Alla fine la curiosità rimane e la voglia di catapultarsi nel secondo libro “Caduta libera”è tanta quindi, bando alle teorie, guardiamo dove ci e si spinge il giovane Kolima!

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Baba Opinione inserita da Baba    06 Agosto, 2013
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Voluti da Dio

Prequel 1°: parlo con degli amici, ci sono state delle rapine e degli spacciatori di varie nazionalità si sono impossessati del centro della ns cittadina, ‘’eh già quando c’era Maniero questo non succedeva, comandava lui e non c’era tutta sta spazzatura, c’era ordine’’ (magari avevano anche visto il documentario su History Channel….)
Prequel 2°: parlo con mia suocera ‘’cosa stai leggendo’’ ‘’beh Educazione Siberiana’’ ‘’ahh già ho visto il film di Salvatores… beh sai secondo me ci vorrebbe un po’ di quella educazione per i giovani di oggi..’’ ‘’beh ma con i dovuti distinguo…’’ ‘’si beh dai con dei distinguo ma ci vorrebbe’’
Leggo lilin e mano a mano che proseguo nascono mille dubbi su questo libro ma soprattutto sul suo significato: è scritto in modo ‘diretto’ senza alcun tipo di volontà di essere un capolavoro di scrittura. A dire il vero anzi è fin troppo semplice (veder quanto volte è scritta la parola criminale in una stessa frase per credere) cosa forse voluta per dare credibilità al racconto. E brevemente si racconta l’educazione criminale di una parte del popolo russo, dei Siberiani della Transnistria e in particolare di un quartiere Fiume Basso: proviamo a capire… le regole ‘positive’ sono il rispetto per la famiglia. Il rispetto degli anziani, il rispetto per i malati di mente (Voluti da Dio), idea di onore, l’educazione e il rispetto delle regole (per quanto criminali siano), il rispetto dell’amicizia….. aggiungo il rispetto per la natura e le tradizioni di un popolo (es i tatuaggi)… le regole ‘negative’… beh tutto il resto perché per ottenere tutte le regole positive si devono per forza infrangere dei tabù o compiere atti che ai ns occhi non sono positivi: pensiamo al disprezzo totale delle autorità (certo bisogna capire un popolo perseguitato dai russi.. non facile è come parlare di partigiani per certi aspetti), pensiamo al disprezzo per la polizia ossia il braccio dell’autorità (sei degno di rispetto se uccidi un poliziotto…), pensiamo al disprezzo per certi tipi di criminali che non seguono le loro regole (si possono uccidere ma senza usare il coltello che per loro è sacro.. etc etc), pensiamo all’odio per i gay (ma considerano sacri i malati di mente…) o pensiamo alla scena più cruenta quanto il gruppo di amici del ns eroe tutti adolescenti, vendicano uno stupro di una ragazza malata di mente uccidento a sangue freddo i responsabili. Non valuto il libro per come è scritto ma per come purtroppo qualcuno potrebbe interpretarlo… Già per qualche ragazzotto è un mito, non si valutano i fatti fin troppo romanzati, le scene cruente del carcere (anzi uno diventa più forte) le scene della vendetta che già qualcuno ha definito alla ‘’Guerrieri della notte’’. Il libro si legge facilmente ed è in qualche punto appassionante è vero, ma ho come l’impressione che sia stato mal interpretato, è un racconto e per tale deve passare. I giovani di oggi hanno bisogno di una educazione siberiana? Credo di no solo di educazione, punto. Un crimanle onesto e migliore di un altro crimanle? Bah che domanda… direi di si… meglio Maniero o i romeni che hanno trucidato i due anziani… e sono già fuori… bisogna chiedere ai parenti delle vittime della mala del brenta.. non ho risposte intelligenti… Se consiglio il libro? Si ma solo se uno è capace di dividere un libro dalla vita reale....

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Civetta delle Nevi Opinione inserita da Civetta delle Nevi    23 Mag, 2013
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I siberiani la vita la combattono

Contenuti forti. Il libro è la biografia dell'autore e il racconto della sua vita in Transnistria. Terra difficile, che lotta per l'indipendenza, tra l'Ucraina e la Moldova. Terra di criminali onesti.
E' una biografia che mette in evidenza la cultura Siberiana, le tradizioni e le sofferenza di un popolo combattente.
Descrizioni dettagliate e forti, riformatori, prigioni, armi, tatuaggi, rispetto, onore ........
Fotografia di una realtà a noi molto lontana. Coinvolgente se si amano i personaggi estremi e se ci si fa coinvolgere cercando di comprendere, per quanto possibile, il contesto storico sociale, nel quale è inserito il protagonista.
Personalmente l'ho apprezzato moltissimo.

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Atmai Opinione inserita da Atmai    11 Mag, 2013
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MAI PIU'

Mi stupisce l'entusiasmo per questo libro, qualcuno nei commenti parla addirittura del rispetto che i famigerati "urka siberiani" avevano per gli esseri umani. Capisco che la verità storica ai giorni nostri abbia poca importanza, ma gli urka erano criminali comuni - dunque non necessariamente siberiani - che sono stati deportati da Stalin nei lager insieme ai detenuti politici alla fine degli anni '30. Grandi scrittori russi come Shalamov e Solgenitsin hanno descritto molto bene i soprusi che i detenuti normali hanno subito nei lager da parte di questi criminali. Si tratta di soggetti che hanno attivamente contribuito nel peggiorare le già difficili condizioni di vita di migliaia di persone, appropriandosi del loro lavoro, del loro cibo, privandole del riposo, violentandole e se del caso ammazzandole per motivi futili. La Kolyma (con la "y") poi è un fiume della Siberia che identifica anche la zona dove si trovavano i peggiori lager, come le famigerate miniere d'oro.Per quanto mi riguarda evoca solo terrore. Tornando a Lilin, dopo aver letto Caduta Libera avevo la sensazione di essermi fatto infinocchiare, ma non contento ho letto anche Educazione Siberiana. I libri di Lilin poi si fanno leggere, per carità, Educazione Siberiana mi ha fatto passare un viaggio in autobus di 4 ore, ma sarebbe utile che l'autore precisasse che si tratta di racconti che non hanno nulla a che vedere con la realtà, altrimenti qualcuno poi può pensare che gli urka erano gentiluomini e che questa povera Bender sia un inferno peggiore del Congo. Ultima nota: il capitolo dove i giovani criminali attraversano la città affrontando le varie bande rivali a me ricorda molto I guerrieri della notte, non è che Lilin lo abbia visto troppe volte? Einaudi deve pur campare.

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lisetta. Opinione inserita da lisetta.    03 Mag, 2013
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Un dizionario dell'orrore!!!!

Il primo pensiero che mi viene i mente è: sfiancante. Si si, questo libro mi sta sfiancando. E si che ero partita con tutte le buone intenzioni, anzi mi intrigava l’idea di leggere una storia incentrata sulla criminalità narrata attraverso gli occhi di un (ex)criminale . Ma è proprio l’impostazione che non mi convince.
La prima parte di una noia mortale è tutta incentrata su un mero e sterile elenco delle usanze e delle credenze che regolano l'esistenza delle famiglie criminali, con tutte le sfumature ed eccezioni dettate dalle origini dei vari gruppi di provenienza. Come fosse un dizionario, di ogni parola lo scrittore, ne spiega l’usanza ad essa legata. Ogni ora della giornata è scandita da un rito; ogni evento ha il suo codice da seguire diligentemente anche nell'uccidere una persona si deve usare un’arma piuttosto che un’altra in base all'onore criminale dell’omicida .
E qui ho pensato, che non ne sarei mai uscita. Ma, invece, quasi illesa, passo alla seconda parte con una piccola speranza di rinascita che viene subito smorzata dalla lettura del primo capitolo, che da il via a un susseguirsi di eventi infarciti di violenza, stupri, torture, tutti inanellati tra loro a formare una catena “del nulla” del vuoto esistenziale. Ciò che provo è noia, orrore, obbrobrio di fronte alla naturalezza con la quale si può uccidere o massacrare una persona.
E’ un’impresa davvero leggere questo libro, ma, a differenza di altre imprese come quelle che mi legano ad esempio ad uno scrittore eccelso come Marìas, questa non mi lascerà nulla…..se non un senso di nausea e si schifiltosità di fronte al mero susseguirsi di violenze che scadono spesso in gratuite e sterili descrizioni truculente .

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BEPUZ Opinione inserita da BEPUZ    14 Aprile, 2013
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CRIMINALI ONESTI

Mentre ero al cinema per vedere un film, ho visto il trailer di "Educazione Siberiana" di Nicolai "piede scalzo" Lilin. Ho detto: "meglio leggere prima il libro e poi eventualmente vedere il film con regia di Gabriele Salvatores", e così è stato. Sin dalle prime battute sono stato assorbito in un mondo a me sconosciuto, la Transnistria dove cresce e viene educato secondo la legge dei criminali "onesti" il protagonista. A differenza di altri gruppi criminali come quelli di Seme nero, ucraini, caucasici, georgiani, armeni e cosacchi, colpisce il rispetto che gli Urca Siberiani hanno verso tutti gli esseri umani, ad eccezione dei poliziotti, politici, chi sfrutta gente semplice e omosessuali. Non solo, loro disprezzano il denaro non chiamandolo mai direttamente per nome, ma utilizzando altri aggettivi. Non sono criminali per arricchirsi e dare sfoggio della ricchezza mediante l'esibizione di collane in oro, macchine lussuose ed altri beni materiali, ma rimangono persone semplici, che hanno un rispetto per DIO (ma non per i preti) mettendolo sempre davanti a tutto. Le loro pistole difatti vengono custodite dove hanno le icone sacre e sopra di esse viene messa una croce che solo il proprietario puo' rimuovere. Anche se è un libro dove la violenza viene messa in risalto con risse, accoltellamenti, omicidi, l'autore non trascura il lato umano, come la compassione che si ha verso verso i disabili e portatori di handicap. Negli anni 50 il comunismo vietava per legge di tenere a casa i malati mentali. Molte famiglie quindi si trasferivano in Transinistria dove venivano accettati come "Figli di DIO". Splendido il passaggio in cui l'autore dice di aver imparato da loro molte cose perchè hanno dentro una purezza naturale, qualcosa che non si puo' sentire se non si è liberati completamente dal peso terrestre. Anche il rapporto con il saggio nonno Kuzja fa riflettere per i dialoghi che hanno: "tanta gente cerca disperatamente quello che non è capace di trattenere e di capire, per questo è piena di odio e sta male per tutta la vita. Gli uomini nascono felici, pero' si autoconvincono che la felicità è qualcosa che devono trovare nella vita". Crudo il racconto che il protagonista ha nel carcere minorile, dove anche le guardie usano violenza o non intervengono in casi di violenza. E' vero che il contesto dove cresce "piede scalzo" è molto duro, ma "l'educazione siberiana" che riceve, farebbe bene anche dalle nostre parti

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Rokiweb Opinione inserita da Rokiweb    21 Marzo, 2013
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REGOLE E TRADIZIONI

“C’è chi si gode la vita, c’è chi la soffre, invece noi la combattiamo” Antico detto degli Urca Siberiani

“Educazione Siberiana” di Nicolai Lilin, edizione Einaudi. Prima opera di questo autore di origine siberiana, è nato a Trasnistria nel 1980 da qualche anno vive in Italia. E’ una narrativa ad alta tensione molto cinematografica.
Ma che cos’è “Educazione Siberiana”? Praticamente 343 pagine di violenza, crimini efferati, risse e crudeltà allo stato puro!!!!! Tutto questo viene legalizzato e giustificato grazie a questa particolare educazione tramandata dai più anziani ai più giovani con delle tradizioni fin da bambini.
Non c’è pagina di questo libro senza un atto di violenza. Basta poco un gesto, una parola, uno sguardo per scatenare l’inferno tra varie bande che posso essere Ucraini, Caucasici, Armeni, Georgiani e Cosacchi. Solo in una cosa sono tutti uniti…..combattere la polizia.
E’ la storia vera di Nicolai "Kolima", un giovane ragazzo figlio e nipote di “criminali onesti” verrà educato da suo nonno Kuzja. Fa parte della comunità Urca molto potente e rispettata dagli abitanti di Bender in Trasnistria(comunemente chiamata anche terra di nessuno) proprio per questa loro educazione. Più precisamente si parla del quartiere Fiume Basso e del suo alto tasso di criminalità e di fatti storici, come quando i comunisti avevano deportato gli Urca in Trasnistria (regione più povera della Russia) con altri criminali.
I siberiani sono Cristiani Ortodossi credono molto nella Chiesa e troviamo tutta una spiegazione dei vari significati e valori dei Crocefissi e delle Icone dei Santi.
Tra le tante tradizioni, valori antichi c’è anche quella della protezione dei più deboli, per chi ha un handicap ed hanno un massimo rispetto per le persone anziane. Vivono nella povertà, rubano non per arricchirsi ma aiutare tutta la comunità.
Un’altra tradizione molto importante è quella dei tatuaggi raffiguranti sempre soggetti religiosi, molto complessi, ricchi di significati e di codici segreti. Sono tatuaggi particolari raccontano la storia ed avvenimenti di quella persona, anche questi vengono tramandati da generazioni e strutturati in modo che solo un siberiano puro può capire se sono veri o falsi.
E’ un libro ricco di tradizioni, di cultura e di folklore con descrizioni molto particolareggiate, in alcuni punti anche fin troppo, che ci fanno conoscere questo popolo siberiano e la loro visione riguardo la criminalità.
Scritto in modo semplice, come dicevo sopra in alcuni punti un po’ prolisso. La cosa che ho trovato più spiazzante è quella che fin da bambini era normale possedere dei coltelli, delle armi, parlare di carceri minorili, avere a che fare con criminali spietati stati più anni in carcere ed ascoltare le loro storie come se raccontassero delle favole.
Invece la parte che mi ha rattristato e rabbrividito di più il capitolo del carcere minorile……l’ho trovato terribile!!!!! Comunque consiglio ugualmente la lettura anche se in alcuni punti perde un po’ il ritmo.

“Chi vuole troppo è un pazzo, perché un uomo non può possedere più di quello che il suo cuore riesce ad amare. Tutti vogliono fare affari, vedere le loro famiglie felici e far crescere i propri figli nel bene e nella pace: questo è giusto, solo così si può condividere il mondo che il Nostro Signore ha creato per noi”.

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websurfer78 Opinione inserita da websurfer78    14 Febbraio, 2012
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Esiste una criminalità "onesta"?

Nicolai Lilin,classe'80,che ora vive in Italia,racconta in prima persona in questo suo primo libro la propria infanzia e adolescenza in Transnistria,terra al confine tra Moldavia e Ucraina,all'interno della comunità degli Urka siberiani,popolo deportato in questo lembo del pianeta dal regime comunista sovietico e dedito alla criminalità e ai traffici illeciti.
L'educazione che riceve,principalmente dai vecchi,lo spinge,fin dai primi anni di vita,a seguire un percorso criminale,fatto di risse,rapine,omicidi,ma secondo un codice di comportamento etico molto rigido,che il suo popolo segue in maniera religiosa...
Il libro,a mio parere,risulta interessante e coinvolgente nel momento in cui si sofferma sulle regole,i precetti del popolo siberiano,perchè ci catapulta in una realtà a noi completamente estranea e difficile da comprendere e accettare.Il suo limite però è quello di perdersi in una serie di micro-storie e in una moltitudine di personaggi che finiscono col frammentare in maniera eccessiva lo svolgimento del racconto,che sostanzialmente non evolve mai...E i personaggi stessi,cresciuti all'interno di una comunità chiusa,finiscono col seguire sempre le stesse dinamiche,senza mostrare una propria crescita personale...
Alla fine ci si chiede se tanta violenza,tanta spietatezza,possa trovare una seppur parziale giustificazione in un'educazione che sembra non lasciare alternative...
In definitiva,libro interessante da un punto di vista sociologico,ma imperfetto,e forse un po' acerbo, a livello narrativo

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fee Opinione inserita da fee    22 Gennaio, 2012
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Romanzo sorprendente

"Educazione siberiana" è un libro avvincente, coinvolgente e anche sorprendente.
L'autore Nicolai "Kolima" Lilin ci trascina nel suo mondo, nella sua vita e la racconta così bene che è difficile uscirci: una volta iniziato a leggere non si riesce più a fermarsi.
La Transnistria è una terra talmente lontana da noi che ci è quasi del tutto sconosciuta. Così come è distante da noi la loro cultura, in particolare la cultura di questi criminali onesti, che vivono seguendo regole precise, onorando gli anziani, i bambini, le donne, i disabili o matti("i voluti da Dio") e il loro Dio e disprezando omosessuali, poliziotti, vigliacchi, pedofili, violentatori e altri criminali che viòlano le regole. In questa società criminale sembra ci sia più rispetto e più legge che nella nostra società civile.
A tratti comico (vedi Mel, amico dell'autore un po' pasticcione, poco sveglio), è un libro molto duro, a volte difficile da leggere per le crudeltà raccontate e descritte molto abilmente dall'autore che scrive direttamente in italiano. E a Lilin va un plauso per il suo stile e la forma con cui racconta la sua vita.
"..così capirai che la fame viene e passa, ma la dignità una volta persa non torna più..", "La giustizia umana è orribile e sbagliata, per questo motivo solamente Dio può giudicare. Peccato che in alcuni casi noi siamo obbligati a superare le sue decisioni": due passi del libro che un po' fanno capire la filosofia di vita di questi siberiani, attaccati alle tradizioni, al sapere degli anziani e alla volontà di Dio.

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rivendell Opinione inserita da rivendell    17 Novembre, 2011
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Le regole vanno rispettate...

...se non le rispetti subirai la "giusta" punizione.
Le regole della malavita siberiana sono molteplici, il lettore viene messo al corrente, di volta in volta, del perchè ci si comporta in un determinato modo nella società malavitosa dei Siberiani.
Non sarà semplice per Salvatores far capire la stessa cosa a chi vedrà il film tratto da questo libro.
L'educazione ricevuta dal piccolo Nikolai in Transnistria, all'interno della comunità Siberiana, sembra fin troppo incredibile per essere vera.
Ma non finiremo mai di stupirci di cosa ci riserva il mondo in cui viviamo...o forse è meglio dire il mondo in cui (fortunatamente!) non viviamo.
Infatti è di questo che si parla nel libro, un altro mondo lontano anni luce dal nostro, un mondo nel quale noi, molto probabilmente, non saremmo in grado di sopravvivere, un mondo intriso di violenza (mai gratuita se a commetterla sono i Siberiani...mentre negli altri casi...).
Consiglio la lettura di questo libro per lasciarsi andare in una dimensione violenta e selvaggia, dove l'istinto animale di sopravvivenza è la cosa più importante...dopo le "giuste" regole dei malavitosi Siberiani.
Questo libro l'ho letto un anno fa, in questi giorni esce il terzo ma prima dovrò leggermi il suo secondo dove racconta l'esperienza nella guerra Cecena.

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mrc Opinione inserita da mrc    27 Giugno, 2011
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I lupi

Finito oggi, libro davvero bellissimo!

Sorprendente è la naturalezza della vita in un mondo criminale, così lontano dalla mia realtà. Fra criminali "Santi", nonni, mamme, poliziotti cui non si rivolge la parola a segno del massimo disprezzo, pistole e coltelli, un'umanità che non si può neanche ammazzare tanto è in basso nella scala gerarchica, risse e sparatorie scorre l'esistenza "normale" di un giovane criminale.

Un estremo senso del rispetto e della giustizia sovrintende ad una complessa struttura di regole, rituali e usanze (che mi ricordano le regole vittoriane di comportamento) - tutto questo in un mondo che per definizione immaginiamo fuori da ogni regola. Al contrario, lì il rispetto delle regole è assoluto e violare un'usanza può portare a conseguenze estreme.

E mi torna in mente… credo fosse Konrad Lorenz, che descriveva come nella società dei lupi i combattimenti fossero (guarda caso) fortemente ritualizzati. E il lupo vincitore, pur con la bava alla bocca, schiumante di rabbia, non avrebbe mai e poi mai ucciso il lupo perdente, una volta riconosciuta la sconfitta. Cosa glielo impediva? Una regola santa scritta nel sangue, una regola tanto simile a quelle raccontate da Nicolai Lilin.


Il perché di questa regola è facile: affinché una società di individui forti e pericolosi, per cui uccidere è facile, possa sopravvivere, è necessario che ci siano queste leggi inviolabili che impediscono l'autodistruzione della società stessa. Ecco perché la struttura raccontata da Lilin funziona, ecco perché, nonostante l'enorme distanza dalla mia quotidianità, posso leggere, capire e apprezzare le leggi e la vita dei criminali siberiani.

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Qweedy Opinione inserita da Qweedy    18 Ottobre, 2010
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Uno sguardo su un altro mondo

Libro molto interessante e molto istruttivo. Leggendolo ci si rende conto che il nostro non è l'unico mondo possibile, a poca distanza da noi si vivono altre vite, con altre regole e altri valori, che però io non definirei sottocultura.
E' già stato detto tutto nei commenti precedenti, aggiungo solo che un amico,viaggiando in Moldavia mi aveva raccontato di una zona, la Transnistria appunto, dove c'erano posti di blocco con persone armate, uno stato nello stato, e per poter passare era necessario pagare.
Per essere il primo romanzo, e scritto per di più in una lingua non sua, direi che anche lo stile di scrittura di Nicolai è più che accettabile.

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silvia71 Opinione inserita da silvia71    18 Ottobre, 2010
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Educazione siberiana

Leggere questo libro è stato come affacciarsi ad una finestra aperta su un mondo sconosciuto tanto lontano dal nostro da apparire frutto di fantasia, eppure maledettamente reale.
Il giovane Nicolai racconta come si vive in quella regione della Siberia dove è nato e cresciuto, dove appartenere a bande criminali è nient'altro che la “normalità”, dove si rischia la vita ogni giorno per strada, dove regna unicamente la legge della violenza, infarcita di codici d'onore e regole da rispettare. Eppure leggendo della vita di questo giovane siberiano, ci si avvicina sì ad un mondo di degrado e orrori, ma al contempo ci si stupisce al cospetto di un universo a suo modo pieno di “umanità” e di attaccamento a valori profondi, come la protezione della famiglia, l'amicizia, il rispetto per gli anziani, le donne, i bambini, i disabili.
Se sul fronte dei contenuti il libro è davvero inattaccabile, lo stesso non si può dire su quello stilistico. Infatti è d'obbligo ricordare che l'autore non è uno scrittore professionista, cosicchè il testo manca di verve narrativa e di approfondimento degli stati d'animo dei protagonisti, assumendo la veste di un accurato diario dove sono registrati scrupolosamente fatti, persone e vita quotidiana.
E' sicuramente un racconto da leggere e lascia un segno profondo.

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eleonora. Opinione inserita da eleonora.    16 Settembre, 2010
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".....perchè gli animali vivono seguendo il loro istinto e non fanno sbagli. L'uomo vive seguendo la ragione, quindi ha bisogno di una parte della vita per fare sbagli, un'altra per poterli capire, e una terza per cercare di vivere senza sbagliare."(pag.67)
Leggere nero su bianco la vita vera di Nicolai mi ha messo un pò in imbarazzo, perchè fino a ieri non sapevo nemmeno l'esistenza dello stato Transnistria e di quella che viene definita in gergo "educazione siberiana". Un testo semplice, diretto che racconta uno spaccato di vita "criminale" intrisa di codici e di regole. Un libro crudo soprattutto per alcune vicende, come il periodo in carcere, dove non si può fingere di leggere solo un romanzo, ma il lettore viene posto davanti ad una realtà agghiacciante, dove ci si rende conto "banalmente" che è il caso che ci fa nascere in una piuttosto che in un'altra parte del mondo. Dopo aver terminato il libro non lo si ripone solo in mezzo agli altri, ma si va oltre...rimane l'esigenza di capire come funziona lo stato in cui è vissuto, immagino, fino a qualche anno fa, la curiosità di sapere qualcosa in più di Nicolai Lilin e sicuramente il voler leggere "caduta libera" il suo secondo libro.

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A.Menghini Opinione inserita da A.Menghini    17 Giugno, 2009
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le sottoculture

chi non conosce gli urca siberiani?
chi non sa individuare sulla cartina la transnistria?
personalmente prima di leggere questo libro non avevo le minima idea della differenza tra un siberiano ed un russo.
Il racconto ci apre uno squarcio in un mondo a se, con regole e modi di vita severissimi ai quali opporsi significa morire, o al meglio essere rigettatti da tutta la propria comunità.
Uno stato nello stato, dove i "criminali onesti" non possono neanche rivolgere la parola ai poliziotti o funzionari del governo per non abbassarsi di rango.
Dove l'omosessualità ed il tradimento non sono concepiti, dove essere irrispettosi nei confronti della persona sbaglita equivale a rischiare la vita,servire lo stato non è concepito, non vale altra autorità che quella criminale, e le leggi interne.
deturpare un muro scrivendoci sopra un graffito significa morire per esempio...
tornando al libro, in questa comunità i tatuaggi sono l'unica forma d'arte ammessa.
Ma i tatuaggi bisogna soffrirli, meritarli, guadagnarseli,sono la carta di identità di una persona.
guardando i tatuaggi di un delinquente, i menbri delle famiglie criminali sanno se la persona in questione è un rapinatore, un assassino o un criminale di basso rango, se ha avuto condanne e per cosa e quali sono i suoi legami.
di contro in questa comunità le donne sono sacre, ma praticamente non hanno altra scelta che servire il proprio uomo, l'infedeltà e la separazione non sono ammesse.
I bambini sono sacri ed i pazzi sono rispettati e curati come figli da tutta la comunità.
Tutte ottime cose, ma ad un certo punto della lettura che è ben coinvolgente, sarebbe bene che il lettore faccia una pausa di riflessione distaccandosi dalla fraterna comunità criminale siberiana e pensando a quanto sia accettabile uno stile di vita del genere, mi riferisco alle varie situazioni che vediamo nei campi delle nostre più grandi città che tanto mi hanno ricordato , ma solo nel male badate bene, questa cerchia chiusa di criminali.
L'autore giustamente esalta la sua educazione siberiana, che qualche pregio ce l'ha, ma alla fine del libro si dovrebbe provare a riflettere sul possibile,impossibile dico io, incontro di culture così diverse.
Il libro è scritto in maniera fluida e arricchito con continui riferimenti a detti modi di dire ed usi siberiani.
molto cruda la parte relativa alle carceri russe ed alle violenze in generale.
Ottimo soprattuto perchè fa luce su aspetti veramente poco conosciuti della sottocultura siberiana.

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Arcangela Cammalleri Opinione inserita da Arcangela Cammalleri    26 Mag, 2009
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Educazione siberiana di Nicolai Lilin

Nicolai Lilin, giovane di 29 anni, racconta la sua vita straordinaria, diversa per codici e stili da noi occidentali. La Transnistria, regione dell’ex URSS, ad est della Moldavia, autoproclamatasi indipendente nel 1990, ma non riconosciuta dal alcun Paese- al contrario di altre entità fuori ONU- ( l’unico Stato socialista a porre la falce e il martello nella bandiera nazionale), è il teatro di questa storia sconcertante e, per certi versi affascinante. Nicolai, Kolima vive a Bender, capitale della Transnistria, nel quartiere Fiume Basso, secondo la tradizione siberiana, dove il codice d’onore è regolato da un’educazione criminale. L’educazione siberiana, è, secondo il nostro punto di vista, un ossimoro: criminali onesti. “I criminali dignitosi si presentano, si salutano e si augurano ogni bene anche prima di ammazzarsi”. La criminalità retta da una giustizia violenta, s’innesta con i valori quali, l’amicizia, la solidarietà, la violenza, come un seme necessario e naturale. Nicolai trascorre l’infanzia, l’adolescenza e la prima giovinezza imparando tutto un cerimoniale fatto di parole non dette o dette in un certo modo, il gergo criminale, le gerarchie con i propri ruoli, l’uso delle armi, il coltello prima, la pistola dopo come se si maneggiassero innocenti giochi di guerra, l’odio per gli sbirri, la cui uccisione è men che meno la morte in un conflitto a fuoco dentro un video – game. I figli dei criminali adulti frequentano la scuola della strada che li abitua alla violenza come reazione primaria ad infrazioni di precise regole della comunità. I criminali anziani nel ruolo di nonni adottivi insegnano ai giovani l’uso delle armi, della violenza, come necessità-virtù, sottesi all’amore per i disabili, al rispetto per gli anziani, alla cultura del tatuaggio, della pelle che racconta il destino dell’individuo. E’ un mondo chiuso la cui trasmissione dei valori assume una sacralità antica le cui leggi affondano nella notte dei tempi: “ Homo homini lupus”. Questo giovane, dall’esperienza di un anziano, è una commistione di antichi codici d’onore che cozzano con la civiltà odierna, perché una vita violenta avvicina alle bestie, ma anche una vita pacifica, in cui i valori sono solo materiali, è una vita disonesta. La vera realtà della vita si presenta amara per Nicolai, ai diciotto anni prende coscienza di crearsi un futuro diverso, fuori dalla comunità criminale, il consumismo post-sovietico è impressionante per uno educato alla sobrietà dei costumi siberiani e si sente stanco, disorientato nella prospettiva di realizzarsi in qualche modo onesto ed utile. In uno stile semplice ed immediato, come quasi cronistoria, Lilin ci addentra in queste realtà sconosciute che solo da poco stanno perdendo la loro identità e si avviano verso l’occidentalizzazione forzata. E’ una lettura inconsueta, interessante, e al di là del tam tam mediatico, dà, se ce n’era la necessità, un’ennesima testimonianza dell’infinità gamma dei comportamenti umani e di quanto l’abisso del male sia estremamente profondo e senza fondo.

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Opinione inserita da Saverio    02 Mag, 2009

Scorrevole ed avvincente

La storia è scorrevole e piuttosto avvincente, scritta direttamente in italiano dal protagonista degli eventi raccontati.Lo stile narrativo è piacevolmente dispersivo, mente l'autore racconta un fatto si intrecciano e si diramano da esso molteplici micro racconti e interessanti informazioni su quella che era ed è la vita nei paesi del vecchio blocco sovietico. Sicuramente sarà apprezzato da chi ha amato il libri di Ed Bunker, l'adrenalina che essi trasmettono l'ho ritrovata in questo libro che come valore aggiunto ci mostra e cerca di farci comprendere una cultura talmente lontana dalla nostra da lasciare sbigottiti.Infatti mentre i libri di Bunker comunque descrivono una società americana che grazie a film o altri interpreti già ci era nota, questo libro ha il merito di farci conoscere un mondo, che essendo stato piuttosto blindato fino a qualche hanno fa, per molti aspetti ci è del tutto estraneo. Pensare che interi popoli abbiano vissuto esistenze simili a quelle citate nel libro è davvero triste e inevitabilmente nasce un senso di angoscia per l'impotenza dell'uomo nel cercare di vivere una vita dignitosa quando il destino ti fa nascere nel posto sbagliato, nel momento inopportuno, nella posizione sociale meno conveniente ( non è detto che debba essere necessariamente la più umile, essere nobile durante la rivoluzione francese non era proprio una passeggiata di salute ), insomma la vita è veramente una roulette... russa. Sono convinto che malgrado la giovane età dell'autore, esso abbia ancora molto da raccontarci e da tramettere, perchè in fondo aver avuto un '"educazione siberiana" non è la cosa peggiore che poteva capitare ad un ragazzo nato in un paese ex Urss.

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I libri di Edward Bunker.
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