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I venerdì da Enrico's
 
I venerdì da Enrico's 2016-02-03 01:51:41 Visitatore
Voto medio 
 
4.0
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
Visitatore Opinione inserita da    03 Febbraio, 2016
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Beat Generation

Libro postumo di questo autore statunitense morto suicida nel 1995, mi viene in mente che è il secondo libro in poco tempo che leggo di un autore che ha deciso di chiudere la sua vita in maniera personale, l'altro è stato John Kennedy O'Toole e la sua "banda di idioti" (un capolavoro difficilmente classificabile).
Carpenter in questo libro, curato e finito da Lethem che ne ha voluto a tutti costi la pubblicazione per fortuna, racconta la vita di alcuni scrittori durante il periodo della Beat Generation, qui sentirete parlare in maniera marginale di Keruac, Ginsberg o Brautigan, qui leggerete la storia di scrittori minori degli anni 60, ma non per questo ne sarete meno rapiti o conquistati. Personaggi ben definiti che ti fanno assaporare il clima che vivevano gli intellettuali, veri o presunti in quel determinato periodo storico. Ho apprezzato molto i "sentimenti" così ben descritti nel romanzo: la paura di non saper scrivere, di essere un totale fallimento, d'invidia per chi riusciva ad essere pubblicato, le rivalità, il bisogno di soldi e di affermazioni, i lavori "temporanei" in attesa di sfondare e soprattutto la spinta fortissima di scrivere che è il fulcro e l'anima di ognuno di loro. Un ottimo romanzo, un libro che ti fa entrare con naturalezza in un mondo che poco conoscevo, un libro molto "autobiografico", quindi il senso della realtà che assapori non è così insolito. Ho letto la storia di Don Carpenter incuriosita da questo libro, sempre più confermo che i bravi scrittori sono quelli che raccontano il loro mondo, la loro vita e sono così bravi da riuscire a far sì che il lettore ne diventi parte. Consigliatissimo
Ps: non è leggenda metropolitana, pare che gli scrittori bevono come se non ci fosse un domani...
In attesa che pubblichino altro di Carpenter.

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Commenti

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Riguardo al tuo curioso post scriptum, anche io ho notato la correlazione tra scrittori e alcool. Da una parte credo sia uno stereotipo, dall' altra è incredibile il numero di scrittori famosi che hanno avuto più di un problema con le sostanze alcoliche. Bukowski, Fitzgerald, Joyce, Faulkner, Hemingway, Capote, Kerouac, Chandler, London, King, Williams e tantissimi altri meno conosciuti. Quasi tutti attivi nel diciannovesimo secolo e americani. A parte le cause che hanno spinto queste personalità a gettarsi anima e corpo nell' alcolismo, una domanda sorge spontanea. Oggi avremmo per le mani gli stessi capolavori che molti di questi scrittori hanno sfornato, spesso sotto l' effetto di alcool o stupefacenti ?
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