Dettagli Recensione
TUNDA, CARO TUNDA
Un fatalismo distruttivo anima le righe di questo romanzo, gli uomini visti intenti ad agitarsi, ad affannarsi, dimentichi dei passi del destino al di sopra di loro. Tutto stride agli occhi di Tunda , Franz Tunda, ex tenente dell’esercito austriaco, inghiottito dopo la fine delle ostilità dalla taiga siberiana, ufficialmente disperso, fantasma redivivo poi. Infatti torna Tunda, riemerge da un quadro della storia, spaventato dalla Rivoluzione Russa, reintegrato in vecchi legami sociali: trova pure una moglie ma è ufficialmente ancora fidanzato. Che fa Tunda? Chiude quella finestra temporale e riaggancia la sua, quella lasciata irrisolta dalla Grande Guerra. Va a riprendersi il proprio nome, la propria patria, la propria donna e finisce in fuga, purtroppo da se stesso, dai suoi legami famigliari, dalla sua patria. Non ritrova più niente: la società è incapace di reintegrare il reduce, la vita ha annullato vecchi legami amorosi, la città è contraffatta da altra cultura, è globalizzata, ha perso la sua identità. Gli scomparsi non possono tornare, disturbano il flusso della storia, ricordano le premesse dell’involuzione, annoiano pure…
Tunda, caro Tunda, sei tu un’anima ferita come altre di nostra memoria o la tua esistenza è solo la metafora dello smarrimento?
Lettura dall’impatto immediato meno efficace dei grandi scritti del nostro, vive però di un senso di delusione che gli è connaturato e lo caratterizza , perfettamente in linea con il messaggio veicolato. Se si supera l’atteggiamento da lettore egocentrico alla fine lo si apprezza proprio per la perfetta simbiosi tra stile e contenuto.
Indicazioni utili
la marcia di Radetzky