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Trilogia della città di K.
 
Trilogia della città di K. 2008-02-04 01:27:35 Maristella
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Stile 
 
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Contenuto 
 
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Opinione inserita da Maristella    04 Febbraio, 2008

" Certe vite sono più tristi del più triste dei

Con una prosa cruda, diretta ed essenziale, pervasa da sfumature di surrealismo ed allucinazione, Agota Kristof, scrittrice ungherese naturalizzata svizzera, ci trascina nel dolore, nell’orrore e nell’assurdità della guerra con questo drammatico ed originalissimo libro.



Come si comprende dal titolo, il libro è diviso in tre parti legate fra loro da un filo quasi invisibile di sofferenza e solitudine che, intrecciando la mente e l’anima del lettore lo conduce, in un coinvolgimento totale, a percepire i sentimenti dell’estrema incertezza e della malinconica solitudine della vita, soprattutto quando sopraffatta da un’ impietosa realtà.



La prima parte, intitolata “ Il Grande Quaderno”, narra la storia di due fratelli gemelli, Klaus e Lukas, che durante una guerra ( non meglio definita, ma si pensa l’ultima) e in un paese (anch’esso mai nominato, ma si presuppone dell’Est), vengono per necessità abbandonati dalla propria madre a casa della nonna, una vecchia malvagia e dispotica. I ragazzi porranno in atto tutte le strategie di sopravvivenza possibili, fino a veri e propri esercizi di dura autopunizione, per poter prevaricare il male che nonostante tutto li sovrasta inesorabilmente, facendoli crescere con una mentalità distorta, la quale, sfiorando spesso la pura perfidia, apporta loro un’infelicità esistenziale profonda e ben radicata nel tempo.



Nella seconda parte, intitolata “ La Prova”, i gemelli effettuano un’ultima terribile e suprema prova: la loro separazione. Essa sara’ possibile solo con l’attuazione di uno spietato e calcolato parricidio. Da questo momento, Lukas, il fratello rimasto, vive una vita disadattata e cupa, in un paesaggio desolante, denso di personaggi stillanti devastazione e abbandono. Conosciamo così Victor, il libraio alcolizzato con l’ossessionante pensiero di scrivere un romanzo, Peter l’omosessuale funzionario di Partito, Clara che lo inizierà all’amore adulto, Yasmine con cui convivrà e suo figlio Mathias, a cui farà da padre, un ragazzo di straordinaria intelligenza e sensibilità, con una malformazione alla quale non sarà in grado di reagire e che lo condurrà verso una straziante decisione.



La terza parte, intitolata “ La Menzogna” sarà il luogo delle destabilizzazioni, sia per i protagonisti della storia sia per il lettore.



Tutto ciò che è stato letto in precedenza viene ripercorso, distorto, rimesso in discussione fino al disorientamento totale che condurrà perfino al dubbio dell’esistenza di una gemellarità, la quale, potrebbe essere stata soltanto l’aggrapparsi ad un’ intima invenzione, per appropriarsi di quella forza indispensabile ad affrontare un mondo tanto disincantato e brutale.



La Kristof, con una straordinaria costruzione narrativa, ci costringe ad attraversare il danno e l’indelebile segno che la mostruosità della guerra può portare, soprattutto negli animi infantili, costringendoli a vederne e subirne gli orrori, a non cedere al dolore ricacciando le lacrime, a rinunciare ai loro bisogni primari, alla dolcezza e alla tenerezza necessari per una giusta crescita.



Un romanzo di grande impatto emotivo, dove la menzogna è correlata alla verità più di quanto sia possibile immaginare, dove l’intuizione per gli avvenimenti raccontati, sfuma in altre infinite forme e consegna al lettore tutto il suo carico claustrofobico di indeterminatezza e di perdita di confini concreti, un carico di sofferenza che gli trasferisce dentro il raccapriccio verso l’iniquità e la disumanità di ogni guerra.

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