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La donna che rubava i mariti
 
La donna che rubava i mariti 2023-07-27 17:06:19 68
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68 Opinione inserita da 68    27 Luglio, 2023
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Vite sospese

…“ Dalla cucina le giungono una risata e un rumore di piatti. Charis sta apparecchiando la tavola e Roz racconta una storia. Ecco che cosa faranno, sempre di più ora in avanti, nella loro vita: racconteranno storie. Stasera le loro storie parleranno di Zenia. Somigliava per caso a noi, per certi aspetti? si chiede Tony. O, viceversa :Somigliamo per caso a lei? Poi apre la porta, entra e raggiunge le altre ”…

Tre donne, tre porzioni di vita, un legame spezzato che improvvisamente ritorna, inquietudine, tensione, sbalordimento, un incubo di nuovo vivido, rimuginio emozionale e intellettivo che riporta al passato, una ricostruzione dettagliata tra ipotesi, rimpianti, menzogne, desideri, una certezza, quella presenza femminile fascinosa, misteriosa, ingombrante che accarezza i propri sogni e ne popola gli incubi.
Chi è Zenia e che cosa nasconde, quali fini sottende, come è entrata nelle vite di Charis, di Tony, di Roz distruggendole per sparire per sempre, quale il legame con i loro mariti e compagni, vita e morte, realtà e finzione, fino a che punto è stata vera o solo una declinazione del proprio apparire, amata e odiata, desiderata e respinta, popolando le stanze delle esistenze altrui, negandosi per farvi ritorno, specchio dei propri desideri più intimi?

….” La storia di Zenia dovrebbe cominciare quando è cominciata Zenia”…, ….” quale delle versioni che Zenia ha dato di se stessa è vera?”…

Il romanzo di Margaret Atwood inizia e finisce con un mistero irrisolto, quanto la vita e le proprie storie raccontano e si raccontano in funzione di chi ne assume una parte che ci somiglia, che credevamo rimossa, nascosta, sepolta.
Zenia e’ onnipresente, indossa maschere cangianti, neppure la sua morte è certa, le tre protagoniste ricercano un senso negando l’ evidenza, ripercorrono le tappe di un’ adolescenza controversa, di una giovinezza intrisa di speranze, di una età adulta indirizzata laddove pareva persa, nascoste a se stesse, in balia degli eventi, dipendenti affettivamente, un po’ vittime e un po’ carnefici, ma in fondo che cosa sanno di se’ e degli altri?
Tony, Charis, Roz e un pranzo da condividere mensilmente, una catastrofe ( Zenia ) per unirsi, col tempo un senso di lealtà sfociato in uno spirito di corpo.
Zenia è indefinibile e sfuggente, induce emozioni eccessive e controverse, affascina morbosamente, è onnipresente, appare, scompare, si traveste, vive la menzogna in profondità, è pericolosa, ferina, illimitata, ha attraversato orrori in una calma apparente, solca maestosamente la vita come la prua di una nave, è il rischio e l’ audacia.
Forse non possiede un’ anima, una bella donna sospinta dal vento del destino, accalappiatrice seriale di uomini, perennemente insoddisfatta, una semplice orfanella, senza una casa, limitandosi a sabotare quelle altrui.
Zenia scoperchia le vite e le attraversa, se ne impadronisce, le stravolge per abbandonarle, la sua misteriosa identità svanisce nelle sue menzogne, ogni volta un racconto diverso e si finisce inesorabilmente con il crederle.
Zenia sa penetrare le debolezze altrui, Tony così piccina, da sempre una approssimazione, Charis piuttosto goffa con un passato da Karin, non completamente pulita dentro, Roz luminosa e imperiosa con una nota sotterranea di tristezza da esiliata, fuma, aspetta, mangia, la storia della sua vita.
Destini incrociati, un legame che trascende il semplice sviluppo del tempo bucandolo tra passato e presente.
E allora che cosa resta e che cosa si vorrebbe recuperare, riparare, difendere, la vendetta è un calice amaro che riporta mestamente a se’.
“ La donna che rubava i mariti “ ( 1993 ) richiama i temi della prima Atwood, femminismo, identità, tradimento, accurati profili psicologici, una costruzione centellinata imbevuta di umorismo e di indagine socialogica, una trama deviante in un thriller sospeso tra realtà e finzione sullo sfondo di una Toronto che accompagna e attende l’ intricato sviluppo degli eventi.

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Dal titolo di questo romanzo l'avrei scartato.
Ora, Gianni, tu mi hai incuriosito.
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