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La lettrice di tarocchi
 
La lettrice di tarocchi 2016-05-09 17:49:49 franziska
Voto medio 
 
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Stile 
 
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franziska Opinione inserita da franziska    09 Mag, 2016
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Il destino nelle carte

L’umanesimo prima e il rinascimento poi sono stati, per la penisola italiana, periodi storici estremamente significativi, luminosi per la cultura, le arti, la letteratura, la filosofia, le scienze. Accanto a questi ambiti, spesso favoriti dal fenomeno del mecenatismo, si sono sviluppate anche la storiografia e la politica, intesa, la prima come capacità di raccontare i fatti collegandoli in una concatenazione causa-effetto, la seconda come organizzazione e gestione della cosa pubblica, in questo periodo, però, spesso coincidente con l’amministrazione degli interessi privati da parte dei membri di famiglie nobili e potenti delle città, inserite in una ragnatela di relazioni non sempre chiare e affidabili. Non a caso, a questo proposito, si comincia a parlare di “diplomazia“, ma anche di “ spionaggio “.
Contemporaneamente si andava affermando l’interesse per conoscenze più remote, non facilmente percepibili dai sensi comuni, espressione di un mondo misterioso e oscuro, sede di forze benigne e maligne in grado di guidare o condizionare la vita degli uomini, di solito ignari e inconsapevoli. Erano incluse in questa sfera la magia, l’astrologia e perfino l’astronomia, per lo più condannate dalla Chiesa, ma praticate da molti con interesse e ostinazione, con la certezza di trovare in esse la soluzione a problemi di carattere personale o universale.
Tutti questi aspetti sono presenti nel libro di Jeanne Kalogridis “La lettrice di tarocchi”, opera che racconta l’ultimo quarto del XV secolo.
Al centro di questo periodo e degli avvenimenti che lo caratterizzano c’è Caterina Sforza, donna sfolgorante per bellezza, intelligenza, capacità di azione e riflessione, orgogliosa e coraggiosa al punto tale da avere spesso la meglio sugli uomini, signori incontestati di quel periodo storico.
Accanto a Caterina, c’è l’altra donna del romanzo, Dea, sua dama di compagnia, destinata a condividerne il cammino, che da Milano le porterà a Roma e infine a Forlì. Mentre Caterina, di carattere esuberante ed esibizionista, si mette in mostra, desidera farsi ammirare, fa scelte a volte controverse e criticabili, Dea si sforza di non apparire, di non attirare su di sé l’attenzione degli altri, attenta tuttavia all’incolumità della sua signora, sempre prodiga di consigli, a volte anche critica per atteggiamenti non consoni al ruolo istituzionale ricoperto dalla Sforza. Inoltre Dea è prigioniera di un passato non svelato, al centro di un matrimonio misterioso che la condurrà, attraverso strade interiori difficili da praticare, alla rivelazione di sconvolgenti segreti. E’ lei la “lettrice di tarocchi”, lei l’interprete dei “Trionfi”, lei che, ispirata da una forza sconosciuta, evoca, per chi invoca luce sul proprio futuro, visioni palpitanti e intense, a volte terribili, destinate a rivelarsi sempre, nel bene e nel male, attendibili e reali.
Intorno alle due protagoniste ruota una folla di personaggi maschili, quasi tutti ben caratterizzati e interessanti; fra questi Girolamo Riario, primo marito di Caterina, Rodrigo Borgia, futuro Alessandro VI, Lorenzo de’ Medici, signore di Firenze, “ago della bilancia” della politica della penisola italiana in quel periodo storico.
I libro ha catturato la mia attenzione a partire dalle prime pagine e l’ha mantenuta salda fino alla conclusione. Coinvolgente, scritto bene, attento ai particolari, il romanzo ti avvolge nella sua atmosfera e in quella del tempo e ti stupisce con colpi di scena e rivelazioni inattese. Stile e linguaggio sono raffinati, preziosi, sia quando descrivono con minuzia di particolari un abito (“…indossava un abito di seta damascata bianca con un bordo sottile di velluto cremisi, ricoperto di perline d’oro…”); sia un arredo (“…il grande e splendido letto al centro della stanza…pieno di cuscini di velluto e di coperte di pelo di martora, leopardo e coniglio. Le tende del baldacchino intessute con fili d’oro…”); sia un volto (“…possedeva i tratti classici, regolari amati dagli antichi romani: un naso diritto e sottile, con narici svasate, un mento ben proporzionato con una fossetta al centro…”); sia la natura (“…al di là della finestra i rami pendevano bassi, si spezzavano sotto il peso del ghiaccio e gemevano sospinti dal vento…”).
Ottimo testo, dunque. Confermo che si legge tutto di un fiato. Difetti? Non ne ho notati. Al più qualche omissione negli eventi della vita di Caterina, qualche infiorettatura nel racconto. Ma sono peccati veniali, non dimentichiamo che si tratta di un romanzo, non di un saggio. Piuttosto rileverei un finale che, pur molto teso, lascia qualche ombra. Detto questo, il mio giudizio non cambia. Si tratta di un lavoro solido e ben strutturato, esempio brillante di come si scrive un’opera narrativa a carattere storico.

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