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La guerra di H
 
La guerra di H 2023-08-24 14:31:07 Mian88
Voto medio 
 
3.3
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
3.0
Mian88 Opinione inserita da Mian88    24 Agosto, 2023
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H

“«Un giorno capirai tutto». Un giorno, certo. Intanto però dovevo stare zitto e obbedire ai grandi.E pazienza se molti di loro, a cominciare dai miei genitori, avanzavano come sonnambuli o nascondevano la testa sotto la sabbia, con la curiosa speranza – tipica dei bambini – che se ci fossimo nascosti la storia non ci avrebbe toccato.”

Una sera come tante, una cena come tante. O almeno è quel che pensa la famiglia. È il 13 gennaio del 1945, siamo all’aeroporto militare di Langensalza, Turingia, è un mercoledì cupo di neve del mese di gennaio. Sono pronti al pasto quando bussano alla porta. Il padre è rientrato da poco dal lavoro, non è altro che il direttore del personale alla Junkers, la grande fabbrica di aerei con una succursale all’aeroporto di Langensalza. Da qualche tempo a casa lo si vedeva sempre meno. La guerra durava già da cinque anni, la situazione non sembrava affatto cambiare. Alla porta due sconosciuti che desiderano parlare con lui. Dopo la cena, risponde il padre. Tuttavia nessuno si sarebbe mai aspettato un tale risvolto; la cena avrà luogo ma dopo, del padre non vi sarà più alcuna traccia.

«Aveva ragione, naturalmente. A ben guardare quella brutta storia era cominciata tanti anni prima. Ed era arrivata assieme a una venata di euforia. Quando la Germania sembrava padrona del mondo e io… Io ero il bambino più felice dell’universo.»

La madre, donna coraggiosa, proverà anche a varcare i confini della Gestapo per ritrovarlo ma ben presto si renderà conto che non sarà così semplice e che il capo d’accusa è ravvisabile in cinque tazze di riso usate per verificare che il prodotto fosse commestibile. L’equilibrio già fragile della famiglia cambierà, un malinteso riuscirà a rompere l’idillio. La famiglia si troverà a dover affrontare stenti e fame ma anche paura e separazioni in un mondo che è ben diverso da quel che i potenti hanno voluto far credere al popolo.
La narrazione avviene per mezzo di un bambino libero da pregiudizi e animato dalla curiosità del capire le cose dei grandi. Heinrich Stein è il primogenito dei suoi fratelli. Lo conosciamo nel 1945 ma poi torniamo indietro nel tempo di sette anni al 1938 quando tutto è davvero iniziato. Qui si pone l’accento su un aspetto che oggi come oggi è ancora poco conosciuto e cioè sulle deportazioni degli stessi tedeschi.
La vicenda de “La guerra di H” è tratta da una storia vera che ci riporta ad anni fatti di prigionia, indottrinamento, menzogna e violenza. Tra queste pagine assistiamo a una volontà di non dimenticare ma anche al desiderio di riportare l’attenzione su un qualcosa che si pensa essere completamente noto ma che in verità non lo è. Il lettore potrà porsi domande proprio grazie a Heinrich che vedrà il suo mondo crollare, che assisterà alle sempre maggiori divergenze tra quanto proposto e imposto dal regime e quanto in realtà manifestatosi nel concreto, che crescerà e si salverà proprio grazie a queste domande.
L’epilogo della sua vita non sarà altro che quello di una famiglia dai sogni infranti, dai diritti negati, dalla perdita e dal desiderio di riscatto.
Quella di Nicoletta Sipos è la descrizione di una società divisa in due, una società che vede i fanatici da un lato e i benpensanti che avevano mandato la coscienza in letargo, dall’altro. Una società che si articola negli anni della Seconda guerra mondiale, che vede le sparizioni, le morti all’ordine del giorno, che giustifica e che prova la fame.
“La guerra di H” di Nicoletta Sipos è uno scritto che invoglia alla riflessione, che pone l’accento sulla vita e l’esistere, che invita il lettore a non dimenticare affinché gli stessi errori non vengano nuovamente commessi.

«Mi resi conto solo in quel momento di quanto mi mancava. Era la prima volta che ci pensavo da quando ci aveva salutato, convinto di tornare indietro in pochi minuti. Le preoccupazioni di quegli ultimi mesi avevano assorbito tutte le mie energie. All’improvviso mi scoprii disperato. “Finirà presto” mi dissi, cercando di farmi coraggio. Invece era solo l’inizio.» p. 245

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