Narrativa italiana Gialli, Thriller, Horror Vuoto per i bastardi di Pizzofalcone
 

Vuoto per i bastardi di Pizzofalcone Vuoto per i bastardi di Pizzofalcone

Vuoto per i bastardi di Pizzofalcone

Letteratura italiana

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Anche le vite all’apparenza più piene possono nascondere un vuoto incolmabile. Ed è in questo vuoto che devono affacciarsi i Bastardi. Un’insegnante di liceo scompare nel nulla e i Bastardi di Pizzofalcone, che a dispetto dei tanti nemici interni al corpo di polizia sono ormai una delle migliori squadre investigative della città, hanno il compito di ritrovarla. O almeno di ritrovare il suo corpo. Nella completa assenza di indizi, Lojacono e i suoi colleghi saranno costretti a indagare negli angoli oscuri di esistenze che sembrano del tutto normali, portando alla luce, infine, le ragioni di un odio mortale.



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Vuoto per i bastardi di Pizzofalcone 2022-09-25 08:33:57 Pelizzari
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Pelizzari Opinione inserita da Pelizzari    25 Settembre, 2022
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A più colori

Quella dei Bastardi è una squadra scalcinata e poco ortodossa, ciascuno di loro è stato però capace di rimettere insieme i pezzi della propria carriera e di ricostruirsi una reputazione, proprio grazie alla squadra di cui è entrato a far parte. In questo episodio si aggiunge un elemento nuovo, che ha il compito di sostituire, provvisoriamente, Pisanelli, che avevamo trovato disteso a terra in un lago di sangue nell’episodio precedente. Elsa è la new entry, un vicecommissario piemontese, una donna alfa, dal carattere forte e volitivo, che entra in una prima fase in rotta di collisione con il gruppo, e che però, nel corso di questi primi giorni di permanenza, riesce comunque a smussare qualche suo angolo, capendo le dinamiche della squadra e cominciando ad inserirsi in essa. Il caso attorno a cui ruota questo episodio è la sparizione di una donna, un’insegnante, che ha scoperto di essere sposata ad un uomo che si è rivelato un mostro e che ha scoperto il bisogno di tornare a sentirsi se stessa e quindi libera. L’andamento stilistico è come sempre meravigliosamente piacevole da leggere e lo scrittore è capace di entrare in empatia con il lettore così come raramente succede. L’alternarsi di punti di vista, i capitoli in corsivo che danno la voce non sai bene a chi quando li leggi, e, più di tutti, la seconda parte dell’episodio, quando, con una lentezza quasi esasperante direi, la parola che dà il titolo al libro viene vivisezionata, esplosa, scorporata, quasi impastata, nei suoi più profondi significati, nei suoi mille colori, dal punto di vista di ogni personaggio. Quello è sempre il momento in cui lo scrittore ci dà i suoi messaggi più profondi, che vanno molto oltre allo scioglimento dei nodi del caso poliziesco, sono messaggi di vita, di un’interiorità profonda, in cui molto spesso ti riconosci e ti ritrovi. Prima del colpo di scena finale del caso, che, come sempre è sorprendente. Il ritmo stilistico è veramente unico; normalmente ai colpi di scena arrivi con un crescendo di tensione, con un innalzarsi del climax ed un’accelerazione del ritmo. Nei suoi gialli hai sempre invece questi momenti di lentezza rallentata, che ti danno la stessa sensazione di essere sulle sponde di un lago in una giornata di calma piatta, e che stanno a dimostrare una capacità narrativa eccezionale.

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Vuoto per i bastardi di Pizzofalcone 2019-01-06 15:29:22 ornella donna
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ornella donna Opinione inserita da ornella donna    06 Gennaio, 2019
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La mancanza buia dell'animo umano

Tornano i Bastardi di Pizzofalcone, protagonisti de Il vuoto di Maurizio De Giovanni.
I Bastardi di Pizzofalcone sono detti in questo modo perché sono soggetti che, tutti in modo diverso, sono invisi al potere costituito. Sono persone che in qualche modo hanno sbagliato e per punizione sono stati mandati in un commissariato molto problematico. Quello che si suol dire “in una zona di frontiera”, al limite. Sempre con lo spettro di una possibile chiusura, il gruppo si dimostra, al contrario, capace e competente, pur con limiti indiscutibili, e :
“Aveva formato una squadra con sei disadattati che nel giro di pochi mesi avevano dimostrato non solo di non essere da buttare, ma di poter diventare investigatori di prim’ordine. All’inizio l’equilibrio, nato quasi per caso, era stato piuttosto precario, ma col tempo si era consolidato in un blocco granitico di intese e confidenze, che aveva permesso di valorizzare le capacità di ciascuno.”
Ma questo precario equilibrio, ora, faticosamente costruito, rischia di subire una inclinazione dall’arrivo di un nuovo elemento con facente funzioni di vicecommissario, che si chiama Elsa Martini:
“Un personaggio indecifrabile, duro, che non aveva perso tempo a esibire il proprio carattere riottoso. “.
Elsa e gli altri si trovano ad affrontare il caso oscuro della scomparsa nel nulla della professoressa Chiara Fimiani, una docente di lettere, insegnante in una scuola difficile, molto amata e preparata. Sposata con un ricco industriale delle pentole, Marcello Baffi, una notte, dopo aver violentemente litigato con il marito nella sua barca, e aver lasciato messaggi inquietanti sullo stesso alla cara amica del cuore, scompare nel nulla. Evaporata e l’unica a preoccuparsi è l’amica, nonché collega. Il marito pare nascondere tanto,forse troppo. O forse nulla? E il suo corpo perché non si trova? L’indagine è complicata anche perché il marito della suddetta è un uomo che appartiene all’alta società, con ambizioni politiche. Pare quasi un intoccabile. Ma tali esistenze, all’apparenza serene e perfette, cosa celano nell’intimo?
L’ultimo giallo di Maurizio de Giovanni scruta, con perizia e sapienza, gli abissi oscuri del vuoto. Quel vuoto, indefinibile, oscuro, buio, tetro, che si nasconde, che è:
“Il rumore del cuore. I fantasmi. Un senso disperato, immenso, di vuoto. Il dolore del vuoto è il peggiore,perché è quello del silenzio, dell’impossibilità di fare qualcosa per riparare, per rimettere a posto le cose. Di fare qualcosa per cancellarlo, quel finto silenzio che urla e scuote il corpo dall’interno.”.
L’ultima fatica letteraria di De Giovanni è un libro malinconico, in cui si respira un senso di incompletezza, di mancanza, di sospensione. Una prosa veloce, intima ed intimistica, che indaga nel profondo dell’animo umano e dei suoi abissi imperscrutabili. Un ottimo giallo, ben congegnato e strutturato, dalla trama solida e consolidata. Corrisponde bene alle aspettative di genere. Una sicura garanzia di successo.

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Consigliato a chi ha amato la serie dei Bastardi di Pizzofalcone a cominciare da Pane, Cuccioli, Buio.
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Vuoto per i bastardi di Pizzofalcone 2018-11-30 17:10:50 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    30 Novembre, 2018
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Quella incolmabile sensazione di vuoto...

«Il vento, pensa lei, costringe a tacere. Il vento impedisce le conversazioni. Il vento sottolinea la solitudine, come un errore da matita blu nell’eistenza. Benedetto il vento, pensa. Mentre la rabbia oscura non molla la presa sul cuore, mentre il fiato esce in piccoli sbuffi dalle labbra strette, mentre la mascella serrata guizza sulla guancia»

Dopo “Souvernir” Maurizio De Giovanni torna in libreria con “Vuoto”, un nuovo e appassionante caso dei suoi Bastardi di Pizzofalcone. Li abbiamo lasciati alle prese con la risoluzione del misterioso ferimento di Ethan Wood, turista americano figlio di Charlotte Wood celebre attrice che ha soggiornato in quel di Sorrento nel 1964 per girare il film di cui al titolo del romanzo nonché alle prese con una enigmatica inchiesta che tra tutti viene affidata, su richiesta esplicita dei piani alti, a Marco Aragona, la “pecora nera” del gruppo. Ma abbiamo lasciato i bastardi anche in ansia per le sorti di uno dei membri della squadra poiché gravemente ferito.
Il nuovo capitolo si apre riproponendoci i cari e affezionati poliziotti con qualche novità di non poco conto. Eh sì, perché viste le precarie condizioni di salute e i tempi di recupero dell’agente Pisanelli, memoria storica del commissariato, viene rinforzato il nucleo con una risorsa esterna che ha tutte le carte in regola e i requisiti per farne parte: il suo nome è Elsa Martini, trentaquattro anni, nata ad Alessandria, vissuta e formata in Piemonte, più giovane vicecommissario del paese, di una grande bellezza ma anche di un carattere affatto diplomatico e collaborativo. Si trova tra i bastardi a causa di “incidente” occorso in data 13 febbraio dell’anno prima, ai danni di Bruni Armando, medico pediatra sessantasettenne, che aveva ricevuto un avviso di garanzia per pedofilia. Il suo atteggiamento, purtroppo, però non è affatto collaborativo. Il suo essere una figura inquietante seppur talentuosa e di carattere, il suo essere individualista e oscura, refrattaria all’attività di gruppo e apertamente disinteressata alle modalità operative del comando, non rendono semplice il suo inserimento soprattutto a fronte del nuovo caso da risolvere. Perché proprio il giorno del suo subentro arriva la denuncia di una scomparsa. Dapprima non formale, di poi formalizzata. La persona di cui si sono perse le tracce non è altro che Chiara Fimiani, insegnante di lettere coniugata con Marcello Baffi, un potente industriale con ambizioni politiche. È una donna semplice e riservata, Chiara. Serena, silenziosa, sempre disponibile ad ascoltare e assai poco ad aprirsi, eppure al contempo determinata e decisa, dal profondo senso di giustizia e dalla grande volontà di aiutare i suoi studenti, in particolare quelli più problematici e più vicini alle attività delittuose anche a stampo mafioso.
Sono trascorsi già molti giorni dalla sua presunta o non presunta sparizione e tanti sono gli elementi che portano Lojacono e la sua squadra ad interrogarsi. Perché molteplici sono le incongruenze che vi ruotano attorno. Prima tra tutte, il fatto che a rivolgersi alle autorità siano stati il vicepreside e Gloria, amica e collega di matematica, piuttosto che proprio il marito. Cosa si nasconde dietro l’assenza della donna? Che sia un allontanamento volontario? Che le sia successo qualcosa di male? Che abbia davvero scoperto qualcosa di così grave da metterla in pericolo e poterne causare addirittura la morte? Perché è proprio di questo che gli agenti hanno maggiore timore.
Con uno stile narrativo che conduce e accompagna nella narrazione passo dopo passo e mediante l’ausilio di un intreccio e di una trama solida e magnetica, “Vuoto” è un elaborato ben costruito che conquista sin dalle prime pagine e che conferma e al contempo innova una serie che con il suo sviluppo stava tendendo a perdere di fascino. Questo anche a causa del fatto che De Giovanni aveva adottato un format che aveva l’inclinazione a ripetere, a riprodurre in ogni capitolo dedicato a questo commissariato di polizia macchiato dall’infamia della corruzione dei suoi stessi agenti e a cui, per tali ragioni, erano destinati soltanto i reietti. In detto nuovo capitolo, non mancano le vicende personali di ciascun protagonista che si fondono e alternano all’inchiesta e non manca nemmeno l’enigma da risolvere, ma l’introduzione di un nuovo personaggio che per il suo essere autoritario rompe gli equilibri e la scelta di focalizzare l’attenzione del conoscitore su un unico fatto delittuoso anziché su due indagini separate come in passato, portano una ventata di novità alla saga e al contempo la ravvivano tanto che staccarsi dallo scritto è impossibile. Si divora.

«Tu lo sai bene quanto siano importanti le parole. Sulle parole ci si incontra, attraverso le parole si sviluppano le relazioni con le parole ci si lascia. E dopo, rimangono solo le parole a fare da rifugio, fino a un altro incontro. La meraviglia delle parole sono le concatenazioni. Come si mescolino, si raggruppino e cedano un po’ del loro significato, o lo cambino addirittura quando si incontrano»

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