Narrativa italiana Romanzi La solitudine dell'assassino
 

La solitudine dell'assassino La solitudine dell'assassino

La solitudine dell'assassino

Letteratura italiana

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"Ho vissuto da uomo libero, e la libertà mi ha devastato." Così si apre la confessione di Carlo Malaguti che, passati gli 80, viene rilasciato dopo 21 anni di prigione. Nel 1944 tradì la ragazza che amava, un'ebrea piena di fascino. Il senso di colpa non l'ha mai abbandonato e un giorno il passato bussa alla sua porta. Malaguti uccide e accetta la sentenza, ma per espiare quale colpa? Su invito della direttrice del carcere, il traduttore Luca Rainer scava nel vissuto dell'omicida. Tra loro esplode un'amicizia inattesa, e mentre il vecchio riscopre la bellezza nascosta nel tormento, l'altro intuisce una via di riscatto nel racconto di una vita a cui il dolore ha dato significato, la vita dell'assassino.



Recensione della Redazione QLibri

 
La solitudine dell'assassino 2016-10-04 03:57:20 silvia71
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silvia71 Opinione inserita da silvia71    04 Ottobre, 2016
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Colpa e libertà

Andrea Molesini esordisce nel 2010 con “Non tutti i bastardi sono di Vienna”.
Da qualche settimana è stato pubblicato un nuovo romanzo che sembra voler percorrere ancora una volta il sentiero della Storia utilizzando un pretesto narrativo per affrontare un viaggio a ritroso nel tempo e nella coscienza di un uomo che alle soglie degli ottant'anni tira le somme di una vita.

Quando le pagine scorrono e manca il definirsi di un costrutto narrativo solido, sorge il dubbio di una carenza di base oppure si evidenzia la fretta di mandare in stampa un lavoro che non nasce da una vena genuina e ben congegnata.
La narrazione parte lentamente e fatica a decollare, la figura del maturo protagonista cela un segreto ed un passato complicato, cela una storia da raccontare e da comprendere.
In questo romanzo si avverte l'intento dell'autore di sondare in maniera più decisa l'aspetto psicologico rispetto a quello storico.
L'approfondimento storico è totalmente assente, ma ciò non costituirebbe un pecca se il fulcro fosse sostenuto da una narrazione corposa , definita e viva.
Il romanzo si propone inoltre di intrecciare due piani temporali e due anime, una di ieri ed una di oggi, un uomo protagonista di un'intervista ed uno scrittore che vuole conoscere un uomo e scrivere di lui. Da qui nascono due storie, due sentieri di vita, o meglio di tutto ciò leggiamo solamente un timido abbozzo.
Se “La solititudiine dell'assassino” vuole essere un romanzo sulla colpa, uno sentimenti più affilati e amari, possiamo dire che non riesce a farla vivere e toccare al lettore.
Se vuole cantare la libertà, le sue forme ed il suo agognato raggiungimento, non riesce a darne la misura.

La storia del protagonista, l'anziano Carlo, porta con sé ombre e misteri, un uomo che ha scontato per decenni una pena chiuso tra quattro pareti spoglie di una cella; eppoi in piena senilità arriva la libertà, arriva una persona che vuole ascoltarlo e capire chi sia.

Consapevoli che non tutte le opere possiedono le stesse caratteristiche e lo stesso vigore narrativo, ci auguriamo di tornare a leggere un prossimo romanzo dell'autore.

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La solitudine dell'assassino 2018-01-01 19:28:48 Pelizzari
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Pelizzari Opinione inserita da Pelizzari    01 Gennaio, 2018
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Braccato dalla memoria

Questo libro è la storia di un incontro tra due uomini, uno dei quali trova le chiavi del labirinto fortificato in cui si è chiuso l’altro. L’altro è un assassino dichiarato, che ha ormai scontato la sua pena e che non ha mai voluto salvarsi dal proprio destino: questo è proprio uno dei particolari che più incuriosisce della sua personalità, perché il suo campo di battaglia è la sua coscienza a brandelli ed il lettore è spinto a voler capire i tanti perché che ci sono in questa coscienza. Lo sforzo di tutta la storia è quello di tradurre la sua anima, che ha conosciuto il dolore, la caduta, la tenebra e che non si è mai voluta salvare da nulla, nemmeno da se stessa. Lo stile è elegante, i ritmi lenti, i messaggi chiari, i colpi di scena tanti. E’ una storia che ti fa capire che è la solitudine, con il suo tempo ed il suo spazio privato, la cosa più preziosa che ha l’uomo, e che il segreto della felicità è la libertà ed il segreto della libertà è il coraggio.

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La solitudine dell'assassino 2017-02-05 12:56:32 Renzo Montagnoli
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    05 Febbraio, 2017
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Delitto e castigo

La solitudine dell’assassino, ultimo lavoro di Andrea Molesini, narra dell’incontro fra il traduttore e scrittore Luca Rainer e l’ergastolano Carlo Malaguti, incontro voluto dall’editore affinché il suo autore scriva una biografia di quest’uomo, ormai vecchio, che dopo aver trascorso dietro le sbarre venti anni della sua vita viene messo in libertà per buona condotta. Non è però che la notizia della liberazione rallegri in modo particolare il carcerato che, anzi, sembra piombare, nonostante le apparenze, in un grave disagio, come se la colpa dell’omicidio che a suo tempo ha commesso non fosse stata totalmente espiata. C’è qualche cosa che avvolge come una cappa Malaguti, un segreto che si porta dentro e su cui Rainer, sempre più incuriosito, vorrebbe far luce. Non aggiungo altro perché la trama ha la giusta tensione di un giallo e un giallo in effetti è, anche se è un pretesto per mettere a confronto due anime: quella complessa di un Malaguti che ha maturato, nel lungo soggiorno in galera, una filosofia di vita per nulla disprezzabile e quella di Rainer che, nonostante non sia proprio un giovanotto, rivela una certa immaturità. I dialoghi fra i due protagonisti hanno il pregio di non essere banali, ma sono fatti da piccole perle rappresentate da osservazioni filosofiche, da dei piccoli cammei sull’esistenza che finiscono per interessare il lettore forse ancor più della vicenda. Alla fine l’alone di mistero sarà squarciato, ma si potrà anche constatare come ogni essere umano debba imparare a vivere con i propri errori, con i sensi di colpa, accettandoli, come parte integrante di un “io” che, accanto ad aspetti positivi, ne ha pure di negativi, insomma siamo quel che siamo e come tali dobbiamo accettarci.
É da un po’ di tempo che leggo i libri di Andrea Molesini e quindi ritengo opportuno evidenziare le caratteristiche dell’autore presenti appunto nelle quattro opere fino a ora edite. Il comune denominatore è il dramma della guerra, alternando la prima alla seconda, entrambe quelle mondiali (ed è di quest’ultima l’origine della vicenda di La solitudine dell’assassino); la scrittura, fresca e semplice, propria di Non tutti i bastardi sono di Vienna, si è fatta via via più complessa e non sempre è riuscita; la struttura è sovente esile, ma non per questo fragile e infine la capacità di descrivere situazioni, paesaggi e protagonisti permane di buon livello. Personalmente sono affezionato a Non tutti i bastardi sono di Vienna, ma non è che le opere successive siano poca cosa; il fatto è che ogni tanto ritraggo l’impressione che qualche cosa gli sia rimasto nella penna, che ci sia un che di incompiuto al di là delle apparenze.
Resta in ogni caso il fatto che, come gli altri, anche La solitudine dell’assassino è meritevole di lettura.

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La solitudine dell'assassino 2016-11-13 17:49:58 ant
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ant Opinione inserita da ant    13 Novembre, 2016
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Luca e Carlo

L'incontro tra un traduttore e un carcerato, che sta scontando la sua condanna x aver commesso un omicidio, dà vita ad un libro intenso e ricco colpi di scena. I protagonisti son Luca Rainer, che vive di traduzioni, e Carlo Malaguti ottantenne che ha scontato la sua pena ed è prossimo alla scarcerazione. Luca incalza Malaguti cercando di capire il perché abbia accettato una pena così severa e accuse così gravi senza mai essersi difeso in tribunale, non solo quindi digressioni personali ,ma dal testo traspaiono anche temi scottanti come il razzismo e riemergono rancori e orrori relativi al periodo della seconda guerra mondiale.
Concludo estrapolando un passaggio in cui si parla del carcere e di quello che lascia dentro(p131)
""Non c'è luogo più rumoroso di un carcere: porte che sbattono di continuo, oggetti che cadono, uomini-secondini e carcerati-che quando parlano urlano e quando urlano spaccano i timpani e nemmeno lo sanno , movimenti bruschi che spostano sedie di ferro, tavolini di latta, è una sinfonia di rumori dissonanti, violenti, perché le porte sono blindate, e i cardini male oliati , perché le serrature i chiavistelli gli spioncini sono fatti di clac e ri-clac, perché tutto, laggiù, ha un rignhio che dura""...
Particolare

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