L'uomo di Marte L'uomo di Marte

L'uomo di Marte

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Mark Watney è stato uno dei primi astronauti a mettere piede su Marte. Ma il suo momento di gloria è durato troppo poco. Un’improvvisa tempesta lo ha quasi ucciso e i suoi compagni di spedizione, credendolo morto, sono fuggiti e hanno fatto ritorno sulla Terra. Ora Mark si ritrova completamente solo su un pianeta inospitale e non ha nessuna possibilità di mandare un segnale alla base. E in ogni caso i viveri non basterebbero fino all’arrivo dei soccorsi. Nonostante tutto, con grande ostinazione Mark decide di tentare il possibile per sopravvivere. Ricorrendo alle sue conoscenze ingegneristiche e a una gran dose di ottimismo e caparbietà, affronterà un problema dopo l’altro e non si perderà d’animo. Da questo libro il film diretto da Ridley Scott con Matt Damon.



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L'uomo di Marte 2016-01-02 13:28:57 Vany
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Vany Opinione inserita da Vany    02 Gennaio, 2016
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Armstrong dei giorni nostri

Marc Watney viene lasciato solo su Marte dal suo equipaggio che, credendolo morto, abbandona il pianeta rosso per mettersi in salvo da una pericolosa tempesta di sabbia. Al suo risveglio, Mark dovrà affrontare le difficoltà dell'ambiente ostile marziano che ripetutamente minaccia di ucciderlo. Saranno la sua caparbietà e la sua competenza (oltre allo spettacolare senso dell'umorismo!) a tenerlo in vita e ad avvicinarlo sempre di più alla salvezza...ma tutto questo basterà a farlo tornare a casa? (Frase di suspance per evitare spoiler!)
Nessuno può negare che questo romanzo sia avvincente...ecco, l'aggettivo giusto è decisamente avvincente! Ad eccezione di alcuni passaggi eccessivamente tecnici che risultano difficili da digerire da un pubblico non prettamente "ingegneristico", il resto del romanzo è al cardiopalma. Ottimi i tempi usati da Weir tra un colpo di scena e l'altro (non stucchevoli e distribuiti bene all'interno del racconto) e anche la scelta della personalità del protagonista. Per quanto mi riguarda mi ci sono innamorata fin dalle prime righe...il suo senso dell'humor risulta schietto e convincente ed entra in empatia immediatamente con il lettore.
Ho trovato questa storia veramente credibile in tutti i suoi aspetti, tanto che mi è sembrato impossibile che ad oggi l'uomo non sia davvero mai sbarcato anche su Marte!
Lettura consigliata anche ai non amanti del genere, abbraccia un po' tutti i gusti per la sua impeccabile capacità di catalizzare l'attenzione del lettore, fino all'ultima pagina, dove non manca quel pizzico di emozione che, manco a dirlo, non guasta mai!

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L'uomo di Marte 2015-11-02 14:25:36 ferrucciodemagistris
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ferrucciodemagistris Opinione inserita da ferrucciodemagistris    02 Novembre, 2015
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Naufragio interplanetario

A similitudine di altri romanzi e sceneggiature cinematografiche, dal più classico “Robinson Crusoe” al relativamente, recente “Cast away” interpretato, quest’ultimo, da Tom Hanks, anche il presente narra un’avventura (o disavventura) di un naufragio stavolta avvenuto sul pianeta rosso Marte.

Durante una missione spaziale diretta all’esplorazione di Marte, i sei astronauti membri dell’equipaggio si imbattono in una tempesta di sabbia così violenta da indurre sia il comandante della spedizione sia la NASA ad annullare il viaggio interplanetario e ritornare rapidamente sulla navicella che hanno lasciato nell’orbita marziana e in seguito far rientro sulla Terra; nel bel mezzo di questa attività di emergenza, un membro dell’equipaggio, Mark Watney, rimane seriamente ferito e non è più ritrovato dai suoi compagni di missione.

Mark Watney, ingegnere e botanico, è creduto morto e disperso per cui le ricerche sono interrotte al fine di non pregiudicare tutte le altre vite degli altri cinque componenti che si avviano in maniera repentina a lasciare il suolo marziano per rientrare sulla navicella madre. Inizia in tal modo il singolare naufragio dell’astronauta in un ambiente alieno che nulla ha in comune con i luoghi rappresentati dalle spiagge e dalla vegetazione delle isole o atolli sperduti e deserti inerenti altri naufragi, reali o immaginari, avvenuti sulla Terra.

La situazione è alquanto tragica sia per la poca speranza di sopravvivenza, sia per il particolare ambiente marziano che si presenta come un’immensa e infinita landa di sabbia, crateri e sassi ricoperta da ossido di ferro. L’impresa per procurarsi cibo, energia e acqua diventa quasi impossibile, ma l’essere umano posto anche in situazioni ambientali e psicologiche estreme riesce a mettere in atto tutte quelle conoscenze e iniziative che normalmente rimangono sopite e latenti in circostanze naturali; ecco prevalere l’istinto di conservazione che consente allo sfortunato astronauta, dotato di uno spiccato senso dell’ironia e dell’umorismo, a individuare e costruire tutte le soluzioni necessarie al fine di poter sopravvivere per un lungo periodo di tempo in un ambiente molto ostile con la speranza di poter essere salvato da una futura spedizione marziana nell’arco di qualche anno.

Mark Watney riesce a organizzarsi con maestria e grazie al suo notevole intuito, che ha come base le sue specializzazioni di ingegnere e botanico, rende il suo stato psicofisico ai limiti della sopravvivenza; gli ostacoli sono moltissimi ma sempre affrontati con spirito positivo senza mai cadere nella facile disperazione foriera di dolore e morte.

La trama è molto articolata riguardo agli innumerevoli accadimenti che accostano e trattano le basilari formule ed enunciati di chimica, fisica e meccanica; viene quindi spiegato come ottenere l’acqua dall’anidride carbonica, l’energia dai pannelli solari della sonda rimasta sul suolo marziano, la coltivazione di tuberi escogitando una miscelazione che ha dell’incredibile.

Un romanzo che si legge volentieri nonostante le notevoli citazioni scientifiche, con una parte finale che induce a riflessione.

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L'uomo di Marte 2015-08-16 21:23:58 martaquick
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martaquick Opinione inserita da martaquick    16 Agosto, 2015
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un simpatico astronauta

Questo libro è fantascienza con la F maiuscola.
Attenzione possibili spoiler.
Si tratta di una specie di diario di Mark Watney, astronauta che si trova su Marte da solo dopo una tempesta di sabbia che ha fatto abbandonare la missione Ares 3 a tutti i suoi compagni di spedizione.
Il protagonista dopo essere sopravvissuto ad uno squarcio sulla tuta si trova alle prese con il pianeta rosso, la sua atmosfera e le varie attrezzature danneggiate. Non si perde mai d'animo e riesce a trovare soluzioni a problemi complessi e tutto è spiegato nei minimi dettagli.
Per una persona come me che non sa nulla di scienza e viaggi nell'universo capire le dinamiche di astonavi e reazioni chimiche è stata una sfida, vinta grazie all'abilità dello scrittore di spiegare in maniera chiara tutti i passaggi.
Il bello di tutto questo è che ti riesci ad immedesimare in Mark grazie alle sue pagine di diario, durante i suoi Sol e nello stesso tempo hai il cuore in gola quando si racconta cosa succede alla base e al mondo intero che fa il tifo per lui.
Non so come dire quanto questo libro mi sia piaciuto. Basti dire che mi ha spinto ad informarmi sui viaggi spaziali in programma e a quelli già stati fatti, a leggere informazioni su Marte e così ho anche scoperto che il libro come trama è fantasia ma come spiegazioni scientifiche rispecchia quasi al 100% la realtà! Ancor meglio!
Lo consiglio a chi come me ha tanta voglia di leggere cose nuove e per chi vuole aprire nuovi orizzonti.

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L'uomo di Marte 2015-07-14 09:53:31 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    14 Luglio, 2015
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Mark vs Mars.

Scritto sotto la forma di diario “L’uomo di Marte” è un romanzo incentrato sulle vicende che hanno quale protagonista Mark Watney, ingegnere meccanico e botanico della missione Ares 3, membro dell’equipaggio della terza spedizione umana sul pianeta rosso. A causa di una violenta tempesta di sabbia, i cui venti superano i limiti di tollerabilità del Mars Ascending Vehicle (MAV), lo strumento destinato a riportare in orbita marziana l'equipaggio, la squadra è costretta ad abbandonare l’incarico e a tornare sulla Terra. Mark viene colpito da un oggetto volante (che si scoprirà poi essere una delle antenne minori) e vuoi per i forti venti, vuoi per l’urto, perde conoscenza. I suoi compagni tentano di ritrovarlo ma non avendo più traccia di suoi segni vitali (dunque ritenendolo morto) e messi alle strette da condizioni atmosferiche che non lasciano alternative, sono costretti a partire.
Dopo un indefinito periodo di tempo in cui era stato privo di sensi, Mark si risveglia. Il sangue della ferita, coagulando in fretta per via della quasi nulla pressione atmosferica marziana, ha funzionato da sigillante impedendo all’aria di fuoriuscire. Rientrato allo Hab (Martian habitat), la base dell’equipaggio situata nella Acidalia Planitia, si accerta delle funzionalità di questa constatando che tutto è intatto e perfettamente operante, al tempo stesso realizza un piccolissimo dettaglio: è completamente solo.
Ma non si lascia scoraggiare dalle circostanze il nostro astronauta. Lo Hab è stato programmato per 31 giorni di vita ovvero per la durata pianificata per Ares 3 e tutto – funzioni vitali etc – era stato calcolato per 6 persone. Essendo l’uomo da solo questo lasso temporale è ben più ampio di quello previsto ed è in grado di garantirgli giorni extra da sfruttare per ampliarli ulteriormente in modo da poter per raggiungere la sua unica possibilità di salvezza: la base di Ares 4. Ben 5 erano le missioni previste nel programma Ares ed ognuna distava dall’altra qualche anno al fine di assicurare l’arrivo su Marte prima dei beni di sostentamento e di poi dell’equipaggio. La quarta missione è prevista a distanza di 4 anni dalle vicissitudini attuali, la base è altresì allocata ad oltre 3.200 km dalla sua corrente location e dunque non è facile da raggiungere ma Mark ha tutti gli strumenti nonché le conoscenze scientifiche per riuscire nell’impresa. Nell’eventualità di non farcela e dunque al fine di lasciare una memoria ad un prossimo esploratore nonché per farsi compagnia e distrarsi dalla malefica disco music anni ’70 del capitano Lewis, inizia a registrare un giornale di bordo che nulla risparmia al lettore. Ed è proprio in questo diario che Mark ci descrive le sue idee, i suoi piani per sopravvivere altri 1460 giorni su un Pianeta che ogni giorno ha quale unico scopo quello di ucciderlo così come le sue strategie per percorrere una impensabile quantità di suolo impervio e ricco di complicazioni.
Questi sono i presupposti di partenza di un romanzo di fantascienza ricco di colpi di scena, suspance e avventura. Ogni pagina è dannatamente accattivante, chi legge non riesce a staccarsi dal componimento e brama di sapere come farà il protagonista ad affrontare ciascun problema.
Avvalorato da un linguaggio simultaneamente tecnico che comune “L’uomo di Marte” è un’ opera intrigante che nasce da un’idea semplice che può sembrare trita e ritrita ma che in realtà ben si distanzia dagli altri scritti in materia. E’ un testo capace di far sorridere il lettore che viene rapito dai dialoghi dell’eclettico Mark, dalle sue disavventure, dalla sua quotidianità; è uno scritto in grado di soddisfare l’appetito scientifico degli appassionati di sapere, di astronomia.

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L'uomo di Marte 2015-07-04 18:50:46 andrea
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Opinione inserita da andrea    04 Luglio, 2015

documentato

Avendo compiuto studi in fisica e ingegneria aerospaziale sono stato immediatamente attratto dal genere pur temendo di ritrovarmi fra le mani il classico romanzo pseudo fantascientifico. Sin dalle prime pagine invece mi sono accorto di quanto si sia documentato l'autore su ogni aspetto e dettaglio per rendere verosimile non solo la trama ma il contenuto nella sua interezza. Il risultato è un romanzo molto molto piacevole e ben scritto che ti trascina pagina dopo pagina. Ho letto che sono stati acquistati i diritti per farne un film spero molto presto. Resto in attesa di un altro libro dell'autore nella speranza sia all'altezza di questo.

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L'uomo di Marte 2015-03-24 19:12:05 max
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Opinione inserita da max    24 Marzo, 2015

Lettura noiosa

Questo romanzo si è rivelato abbastanza noioso. Attratto dalla fama di questo libro, ho deciso di acquistarlo e leggerlo, ma purtroppo ho constatato che di fantascientifico c'è ben poco, di già sentito c'è invece molto... impossibile concluderlo senza morire di noia.

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