Il richiamo delle spade
Editore
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 2

Top 50 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Nominate il Pratico Severard impiegato del mese!
Dopo anni di paziente attesa sugli scaffali della mia libreria, ho finalmente deciso di dare spazio ad una serie di Joe Abercrombie, autore che avevo la quasi certezza di apprezzare perché viene spesso accostato a Mark Lawrence. Ho infatti letto "Il richiamo delle spade", primo capitolo della trilogia La prima legge; o meglio, la prima trilogia ambientata in questo vastissimo mondo fantasy.
Il romanzo viene narrato in terza persona ma concentrando il focus sui tre personaggi principali, affiancati da altri tre secondari, a parte i capitoli più importanti che hanno dei paragrafi alternati al loro interno; ciò non crea alcuna confusione durante la lettura, aiuta anzi a capire meglio la caratterizzazione che è l'aspetto del libro sul quale l'autore ha dato maggiormente attenzione. Per contro, la trama viene un po' trascurata, limitata al solo riunirsi dei protagonisti nella città di Adua da dove partiranno alla fine del volume per la missione vera e propria. Questo non si traduce necessariamente in un ritmo lento perché i personaggi sono talmente carismatici e dinamici che non si trova tempo per annoiarsi.
Ho trovato estremamente coinvolgente la narrazione di Abercrombie, in particolare nelle molte scene di combattimenti che vengono descritti sempre in modo chiaro e semplice da seguire, cosa che non si può dire degli spostamenti tra le città e gli Stati perché questi non vengono quasi mai raccontati direttamente. Anche la scelta di adottare spesso un linguaggio scurrile è appropriata dal momento che l'ambientazione ed i personaggi stessi lo contestualizzano perfettamente alla storia.
Pur avendo trovato molto piacevole questo romanzo, devo segnalare qualche difetto che -seppur di poca importanza- non passa inosservato durante la lettura. Partiamo dai diversi info dump nei primi capitoli, che servono comunque poco a dare un quadro chiaro del mondo ideato da Abercrombie vista anche l'assenza di una mappa, e risultano così doppiamente irritanti. Gli amanti dell'epic fantasy noteranno poi parecchie somiglianze con la saga di George R.R. Martin: ci sono personaggi, termini e situazioni molto simili, anche se in alcuni casi la colpa è da imputare alla traduzione (ad esempio, Mastino in originale è chiamato Dogman e non The Hound, come Sandor Clegane).
Reputo fuori luogo l'inserimento dell'Inquisizione, perché pur adottando termini come Eminenza e impiegando la tortura negli interrogatori, non ha effettivamente nulla in comune con la sua omonima storica, quanto piuttosto con quella presente nella serie di Marie Lu: sembrano semplicemente dei poliziotti dai modi un po' bruschi, ma non certo dei ferventi religiosi. Mantengo invece delle riserve sulla sola coppia effettiva del romanzo, perché la loro relazione sembra inserita a forza dall'autore, senza dei sentimenti genuini alla base.
Indicazioni utili
La lama stessa induce alla violenza
“La lama stessa induce alla violenza” diceva Omero, e il mondo in cui viene catapultato il lettore, fin dalle prime pagine, è una serie di molteplici scenari di guerra, dal nord (dove Bethod, il Re degli Uomini del Nord vuol muovere guerra all’Unione e da dove il pericolo degli Shanka incombe) al sud (dove il territorio dei Gurkish è in fermento e dove il Profeta e i suoi Mangiatori sfidano le Prime Leggi), fino al centro dell’Unione, che si sta sfaldando sotto i colpi di una burocrazia miope e corrotta, in balia dello strapotere di gilde mercantili sempre più avide e corruttrici.
E molteplici sono i personaggi di cui via via facciamo conoscenza, ciascuno nel proprio ambiente, ciascuno con qualche pregio e molti, parecchi difetti.
Perché questo va subito detto: Abercrombie non ama gli eroi senza macchia e senza paura, ma predilige invece personaggi imperfetti e con svariate ombre nel loro passato, nel loro presente e nel loro futuro.
Si potrebbe dire che questo prima parte sia in realtà una fase di preparazione alla grande battaglia, dove i pezzi vengono disposti sulla scacchiera e gli schieramenti non sono ancora ben definiti.
Mentre le minacce si fanno ogni giorno più vicine Bayaz (che forse è il primo Mago di cui parlano le leggende o forse un cialtrone che gli assomiglia molto), raccoglie intorno a sé un piccolo gruppo, quasi una strampalata compagnia di tolkieniana memoria, con il capitano Jezal, ricco, bello e viziato, Ferro Maljinn, l’ex-schiava guerriera, e soprattutto Logen Novedita, una formidabile figura di condottiero selvaggio, ricoperto di cicatrici dentro e fuori.
A parte, ma non in disparte, si muove poi Sand dan Glokta, una volta un ufficiale ammirato (anzi, la stella più luminosa del firmamento) e ora, dopo la caduta, la prigionia e la tortura, un Inquisitore dell'Impero, storpio e distrutto nel corpo, sospinto avanti solo dal rancore e dalla sete di riscatto.
Per ora personaggi formidabili, un intreccio che conquista e che ti costringe a divorare quasi settecento pagine senza neanche accorgertene, uno stile concreto, fresco e tuttavia pieno di reminiscenze che non potranno non deliziare chi è cresciuto con il fantasy classico (oltre a Tolkien, io ci ho visto ad esempio spunti del ciclo di Dune di Herbert, del Conan di Howard e anche qualcosa del Vazkor di Tanith Lee).
Serie consigliatissima.