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Fidanzati dell'inverno. L'Attraversaspecchi
 
Fidanzati dell'inverno. L'Attraversaspecchi 2021-01-06 18:46:06 Cathy
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Cathy Opinione inserita da Cathy    06 Gennaio, 2021
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Niente è come sembra

Nel mondo del fantasy contemporaneo per ragazzi l'originalità è un concetto ormai poco conosciuto. Spesso quello che si legge o si trova in giro sembra irrimediabilmente influenzato dalla saga "Il trono di spade" di George Martin: universi pseudo medievali divisi in regni che lottano tra loro e un'eroina chiamata a salvare la situazione, di solito con l'aiuto della magia o animali fantastici. Ciascuna di queste letture può essere piacevole e interessante, ma non si può negare che si avverta il bisogno, ogni tanto, di qualcosa di diverso. In questo contesto la saga dell'Attraversaspecchi della francese Christelle Dabos sembra essere una vera e propria ventata di aria fresca. È vero che "Fidanzati dell'inverno" è solo il primo volume di una quadrilogia, ma se le premesse sono queste ci si può aspettare grandi cose nel proseguo della saga.
La vicenda ha inizio quando la giovane Ofelia, che lavora in un museo e vive sull'arca chiamata Anima (le arche, una sorta di pianeti galleggianti nello spazio, sono tutto ciò che resta del vecchio mondo unico e rotondo, la Terra, distrutta molto tempo prima a causa di una non meglio precisata catastrofe), scopre di essere stata destinata dalle anziane decane della sua arca a sposare uno straniero, un uomo che proviene da un'altra arca e in particolare dal Polo, un luogo che, stando alle descrizioni, è gelido e inospitale quanto promette il suo nome. Su Anima, dove tutti discendono da una stessa antenata e si sposano tra di loro, formando una sorta bizzarra famiglia allargata, è un evento a dir poco straordinario. Ofelia è una ragazza piuttosto ordinaria: gracile, pallida, goffa, freddolosa, con una certa tendenza a nascondersi dietro gli occhiali e a evitare il suo prossimo, si distingue solo per i suoi poteri (sulle arche, infatti, tutti hanno capacità particolari e quelle di Ofelia sono più sviluppate del consueto). La ragazza non sa spiegarsi il perché della strana decisione delle decane ed è convinta di non essere affatto la persona più adatta a vivere in un luogo così duro e inospitale. E il suo promesso sposo, Thorn, che sembra affascinante e simpatico quanto una zucca, è altrettanto scontento dell'unione che è stato costretto a siglare. Ofelia, però, non può sottrarsi alla decisione delle decane e si rassegna a seguire l'ombroso fidanzato, trovandosi catapultata in un mondo che non soltanto è completamente diverso dal suo, ma nel quale nulla è mai quello che sembra e anzi si rivela spesso il suo esatto opposto.
In parte a causa dei poteri di alcuni abitanti del Polo, capaci di creare strabilianti illusioni, un po' per l'ambiguità di coloro che la circondano e dei loro scopi, Ofelia non può fidarsi di nessuno se non della zia Roseline, che l'ha accompagnata, e di se stessa, circondata da inganni, menzogne, segreti e apparenze che si capovolgono completamente da un momento all'altro. Adagiarsi su una qualunque certezza, in questo romanzo, è impossibile. L'indecifrabilità dei personaggi e l'imprevedibilità della maggior parte degli eventi sono un indiscutibile punto di forza del racconto, scandito da un ritmo rapido e incalzante. I primi capitoli sono un po' più lenti, anche se mai noiosi, ma già da metà libro la situazione si ribalta (come sempre in "Fidanzati dell'inverno"), gli eventi si susseguono senza sosta e non si fa in tempo a girare la pagina che già si sono rimessi in moto.
Altre punte di diamante del mondo creato dalla Dabos sono il world building, il cui risultato è un universo ricco, elaborato, dalle caratteristiche originali e spesso del tutto inaspettate, e i personaggi. Tanto le figure principali quanto quelle secondarie sono complesse, stratificate, multisfaccettate, oltre che difficilmente prevedibili: ogni volta che si penserà di aver inquadrato qualcuno, subito accadrà qualcosa che costringerà a rimettere in discussione la propria idea e a trovare una nuova interpretazione. Nessuno è mai come sembra e per giunta nessuno è mai tutto bianco o tutto nero: egoismo e generosità, coraggio e paura, durezza e tenerezza, inganno e onestà, bontà e crudeltà possono convivere in una persona e mostrarsi a seconda del momento, della situazione, dei soggetti coinvolti, proprio come accade nella realtà, dove nessuno è un santo e nessuno è un mostro. Il risultato è particolarmente interessante e positivo nei due protagonisti, Thorn e Ofelia. Quando si tratta di young-adult (fantasy o meno) siamo spesso, tristemente abituati a leggere di eroine bellissime e piene di doti favolose, ma del tutto inconsapevoli di se stesse e convinte di essere brutte e indesiderabili finché non incontrano il principe azzurro di turno, solitamente il campione sexy e bellissimo di una mascolinità tossica o quanto meno discutibile.
Tanto per cominciare, Ofelia e Thorn non sono bellissimi, ma due persone nella norma, forse con più difetti (fisici e caratteriali) che pregi. Per chi è stufo di leggere di addominali scolpiti e curve giuste nei punti giusti è una autentica ventata di piacevole normalità. E soprattutto sono personaggi realistici, ben costruiti, che non cadono l'uno tra le braccia dell'altro al primo sguardo, ma imparano a conoscersi lentamente, giorno dopo giorno, tra discussioni, litigi, timori e imbarazzi. L'evoluzione futura del loro rapporto è forse l'unico aspetto più facilmente prevedibile di tutta la trama, ma in fondo l'importante non è tanto cosa succede: è come ci si arriva, è la strada verso la meta, la cura e l'attenzione nel costruire una storia che promette scintille. Da questo punto di vista Christelle Dabos ha vinto fin dalle prime pagine del suo romanzo.

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