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Fidanzati dell'inverno. L'Attraversaspecchi
 
Fidanzati dell'inverno. L'Attraversaspecchi 2021-11-28 14:17:46 FrancoAntonio
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FrancoAntonio Opinione inserita da FrancoAntonio    28 Novembre, 2021
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Quo vadis, Ophelia?

La Terra che era “tonda come un’arancia” si è frantumata in centinaia di zolle che ora galleggiano in un mare di nubi. Sulle più grandi di esse, chiamate “arche”, vivono i superstiti del genere umano riuniti in clan familiari. In ciascuna di queste famiglie, discendente ognuna da un diverso “spirito di famiglia” immortale e potentissimo, si sono sviluppate abilità e attitudini a dir poco magiche. Su Anima vive la giovane Ofelia che, come tutti gli “animisti”, ha maturato l’insolita perizia di entrare in empatia con gli oggetti, “addomesticandoli” e rendendoli quasi animati. In particolare, poi, Ofelia riesce a “leggere” con il solo tocco delle dita la storia passata di ognuno di essi e a partecipare delle vite di coloro che lo hanno posseduto anche solo provvisoriamente. Questa abilità ne ha fatto una competente curatrice del museo di antichità dell’arca ove vive. Qui sono custodite le vestige del passato di una Terra ancora integra. Ma Ofelia ha pure un’altra abilità: sa viaggiare attraverso gli specchi. Basta che ci si sia riflessa almeno una volta e da quel momento la lastra si trasforma in una porta per un qualsiasi altro specchio non troppo distante. La sua vita scorre serena su Anima. nonostante l’incomprensione delle donne del clan, più attente al lato frivolo della vita. Ma grazie anche all’affetto del prozio Archivista che l’ha istruita sin da bambina, tutto andrebbe bene se le Decane (guida spirituale e amministrativa dell’arca) non avessero deciso che non può rifiutare l’ennesimo matrimonio combinato. Si sposerà con l’uomo che le è stato destinato senza più scuse. Purtroppo per Ofelia, costui non è un animista, ma un uomo che vive nell’arca Polo, distantissima da lì, sempre avvolta da un clima inclemente e abitata da uomini con istinti quantomeno brutali.
A peggiorare le cose si aggiunge il fatto che il fidanzato, Thorn, si rivela essere un uomo dal carattere gelido, duro e taciturno privo di alcuna cordialità o garbo che, più di lei, pare accettare il matrimonio come un sopruso impostogli. Giunta su Polo, accompagnata solo dalla zia e madrina Roseline, Ofelia verrà affidata alla zia di Thorn, Berenilde, favorita dello spirito di famiglia di Polo, il sire Faruk, da cui aspetta un figlio. Normalmente dama fatua e incostante, almeno all'apparenza, si mostra rigida e implacabile con la ragazza.
Su Polo regna ovunque un manto di illusioni: la realtà (in effetti squallida, sporca e preda del gelo implacabile) è celata sotto un apparente patina fastosa, un lusso barocco esagerato, un susseguirsi di feste sfrenate. La società non è paritaria: vi sono le famiglie nobili, dotate ognuna di particolari e terribili abilità, e la marea dei servitori che sono sottomessi a esse. Ma quel che è peggio, i clan nobiliari sono in perenne guerra tra di loro e non di rado ricorrono all’omicidio per disfarsi dei rivali sgraditi. Perciò Ofelia, in quanto fidanzata di un appartenente ai Draghi, sarà relegata nella (apparentemente) lussuosa residenza di Berenilde, per difenderla sino al momento del matrimonio dagli attacchi dei Miraggi e della Rete, nemici giurati del clan di Thorn. Ma quando la ragazza si permetterà una scappatella esplorativa per Citta-Cielo, cominceranno i suoi guai, quelli seri davvero.

Ho sempre apprezzato molto i romanzi fantasy e questa saga della Dabos mi aveva incuriosito sin da subito anche per il generale consenso che sembrava suscitare. L’unico mio timore era che fosse diretta a un pubblico troppo giovanile. Una volta decisa la lettura, in effetti, ho notato subito un certo approccio in stile favolistico che, però, non risulta stucchevole o fastidioso. L’impressione che la storia sia rivolta a una platea di adolescenti è rafforzata pure dalle scelte editoriali (caratteri grandi, nitidi e ben spaziati, pagine pesanti, etc.). Tuttavia, nel complesso, i temi trattati possono essere apprezzati da lettori di tutte le età e l’idea di base è innovativa e intrigante.
Questi lati positivo, però, risultano offuscati da una certa inconcludenza nella storia. Parafrasando Nanni Moretti, Ofelia “fa cose e vede gente”, ma in effetti la trama sembra in qualche modo irrigidita in una vana attesa di una evoluzione, di un cambio di ritmo che non arriva, se non (forse) solo alla fine. Il primo volume non ha una storia autoconclusiva e, come prologo alla tetralogia, stenta a incatenare l’attenzione del lettore che non comprende quale sviluppo dovrà avere la vicenda. Anche i vari personaggi (visti tutti esclusivamente dall’ottica di Ofelia) mancano di spessore.
Mi è sembrato che il libro non sia altro che una lunghissima (500 pagine!) premessa a una vicenda che l’A. non aveva ancor chiaro in mente dove sarebbe andata a parare. Un po’ come un albatro, che ha necessità di prendere una lunga rincorsa prima di poter spiccare il volo, così anche questo romanzo “si stacca dal suolo” solo nelle ultimissime pagine rimandando la speranza del lettore di vederlo librare alto solo alle successive parti della saga. Purtroppo, però, la curiosità di scoprire come si evolvono le cose non è così forte da invogliare all’acquisto dei restanti tre volumi.
Beninteso, lo stile è semplice, ma abbastanza gradevole. L’idea di base delle arche come oasi post apocalittiche è geniale. L’ambientazione, abbastanza inconsueta, che miscela un’atmosfera tra il rococò e il fin de siecle con suggestioni magiche stile Harry Potter, è simpatica. Anche le crudeli lotte di potere, senza esclusioni di colpi, sono ben studiate. Ma tutto è troppo poco (o troppo?) per dar vita a un amalgama ben equilibrato e invitante. Insomma quel “to be continued” mai sottinteso risulta abbastanza fastidioso e, se vogliamo, eccessivamente furbo.
In conclusione non credo che mi affretterò a scoprire in quali ulteriori guai saprà cacciarsi l’Attraversaspecchi.

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