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Una storia crudele
 
Una storia crudele 2016-03-04 10:19:31 Donnie*Darko
Voto medio 
 
3.5
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
3.0
Donnie*Darko Opinione inserita da Donnie*Darko    04 Marzo, 2016
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Ricordi distorti

Keiko ha appena dieci anni quando viene rapita nella sordida città di K da un ragazzo probabilmente disturbato, tenuta prigioniera in un fatiscente appartamento sopra la fabbrica in cui il suo aguzzino lavora, tornerà libera solo dopo tredici mesi. Alla vita quotidiana non riuscirà più ad adeguarsi, ricostruendosi attraverso la fittizia identità di Koumi Narumi, ora adulta e scrittrice di successo.
Anni dopo, una lettera di Kenji, il sequestratore uscito di prigione, risveglierà i fantasmi di un trauma mai assorbito
"Una storia crudele" si potrebbe definire un "metalibro", in quanto è il manoscritto che il marito di Keiko/Koumi invia all'editore della donna. Natsuo Kirino struttura il suo lavoro attraverso tre voci: quella del rapitore, quella di Keiko/Koumi e quella del suo consorte.
L'oscillare tra realtà e fantasia, tra vero e immaginazione, è il fiore all'occhiello di questo romanzo, in cui la verità viene sbugiardata più volte, in quanto filtrata da prospettive diverse inerenti ricordi ora ammorbiditi più o meno inconsciamente, ora resi ancor più duri per giustificare la misantropia esplosa nella protagonista.
La bambina infatti rifiuta di parlare evitando la collaborazione con polizia e psicologi. Per certi versi si potrebbe pensare all'urgenza di evitare l'ennesima umiliazione, arginando i particolari di un vissuto così morbosamente eclatante da attirare l'attenzione dell'intera opinione pubblica.
In realtà tra le ferite mai rimarginate si nasconde qualcosa che nemmeno la vittima riesce a definire, una negazione estrema resa al lettore con sapienza nel graduale riconoscimento dei sentimenti di Keiko, rimanendo tuttavia sospesi perennemente tra certezze e mistificazioni.
Kirino è molto brava nel dare spazio ad un forte senso di pudicizia e di imbarazzo, tanto potente da poterci addirittura scorgere qualcosa di autobiografico, oltre a fra trapelare una giustificazione per l'autoalienazione scaturita dall'incapacità di un mondo adulto idealizzato in maniera negativa.
L'atmosfera generale è grigia, dimessa, con una bambina già problematica prima del fattaccio. Il romanzo è meno crudo di quanto si possa presumere, soprattutto alla luce dei vari specchi latori di immagini distorte o dai molteplici significati in cui i ruoli si ribaltano o miscelano, con fatti che indubbiamente atroci vengono resi più sopportabili nello svelamento di contatti tra immaginato e reale sorprendentemente intricati.

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Commenti

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Bel commento.
Amo la letteratura giapponese, ma non conosco quest'autore.
Grazie Emilio, si dice che Grotesque sia il suo miglior romanzo, io però non l'ho ancora letto
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