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Limbo
 
Limbo 2013-01-11 20:48:19 annamariabalzano43
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annamariabalzano43 Opinione inserita da annamariabalzano43    11 Gennaio, 2013
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Limbo di Melania Mazzucco

“La fine della notte nera è bianca” è il proverbio afghano citato da Melania Mazzucco in apertura al suo nuovo romanzo “Limbo” e come sempre le citazioni offrono spunti e suggerimenti di lettura.
La struttura del romanzo si basa sull’alternarsi di capitoli intitolati “Live” e “Homework”. Solo il titolo del penultimo, “Rewind”, differisce dagli altri. Questa scelta è assolutamente funzionale al contenuto e al significato della vicenda raccontata: i termini inglesi, sono infatti molto più sintetici e concisi della corrispondente versione italiana. La protagonista è Manuela Paris, maresciallo degli Alpini, reduce da una missione in Afghanistan. La sua storia ci giunge attraverso una narrazione che si svolge su due piani paralleli: uno live, appunto, cioè dal vivo, in contemporanea, in terza persona, l’altro, in prima, registra i ricordi di Manuela sul campo; ella deve svolgere, infatti, i “compiti a casa”, il cui scopo è quello di esorcizzare e affrontare in modo cosciente l’esperienza negativa dell’attentato di cui è stata vittima in Afghanistan, insieme con i suoi uomini, deceduti in quel tragico evento.
La figura di Manuela, donna soldato, il cui fisico porta le cicatrici dell’agguato di cui è stata vittima, con i capelli tagliati a spazzola, zoppicante, è l’emblema delle difficoltà che deve affrontare una donna che sceglie questa carriera. Se essere soldato significa dover affrontare prove fisiche e psichiche di una certa difficoltà, ciò diventa doppiamente arduo se il soldato è di sesso femminile. Manuela, dunque, come le sue colleghe, è tenuta a reprimere, addirittura a soffocare la propria femminilità, deve vincere le paure e le esitazioni, si sente sottoposta a un giudizio severo ed è proprio lei il primo giudice di se stessa. La personalità di Manuela si definisce ancora meglio nel contrasto con la sorella Vanessa che rappresenta lo stereotipo della femmina. Vanessa non disdegna di ricorrere alla chirurgia plastica per correggere i suoi difetti fisici, cerca l’amore anche in incontri occasionali. La sua superficialità si accompagna alla sua generosità e i suoi difetti e le sue qualità sono esattamente il contrario delle qualità e dei difetti di Manuela. Sembra che la funzione di questi due personaggi sia di dimostrare che l’armonia si raggiunge solo dalla perfetta sintonia e sintesi delle loro diverse caratteristiche e che un’esasperata repressione della femminilità sia inutile. L’affannosa lotta femminista di Manuela, comprensibile in un mondo di uomini, risulta a volte esagerata.
La Manuela reduce incontra un uomo misterioso che alloggia nell’hotel di fronte a casa sua e tra loro nasce un amore, turbato però dai dubbi e le incertezze sul passato di lui.
Vivono dunque entrambi in una sorta di limbo, come meglio si capisce nel capitolo “Rewind”, il capitolo in cui il nastro si riavvolge, le verità si scoprono. E il termine “limbo” ricorre spesso nel corso del romanzo: esso si riferisce ora al gioco della piccola Alessia, ora viene usato come termine scientifico, in oftalmologia, ora indica la condizione umana di sospensione e attesa – si ricordi Dante che allude a coloro che “sono esclusi dalla grazia pur senza colpa”.
La prosa della Mazzucco è corposa e coinvolgente, con punte di grande lirismo: ciò soprattutto nei capitoli intitolati “Live”, mentre quelli dal titolo “Homework” eccedono a volte nei dettagli tecnici. È utile, a questo proposito, ricordare quanto ha scritto Asor Rosa nel terzo volume della sua Storia Europea della Letteratura della Nazione, nella pagina dedicata alla Mazzucco. La scrittrice, dice Rosa in sintesi, ha una passione documentaristica e ciò dà maggiore spessore e realismo ai fatti che racconta; ella “conosce per scrivere …..scrive per conoscere, perché scrivere è il suo modo di conoscere.”

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Commenti

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Brava Anna Maria.
Mi piace molto la tua recensione ... concordo in pieno con la frase finale....
Pia
Grazie, Pia. Mi fa piacere che tu sia d'accordo. L'ho trovato un libro un pò ostico in certi capitoli, troppo tecnici. In altri si rivela tutta la bravura della Mazzucco, con brani molto toccanti. L'impressione che ne ho tratto è sempre la solita: la donna deve sempre impegnarsi fino all'esasperazione per farsi valere....Ma forse soffriamo ancora di complessi che dovremmo superare e accettarci con i nostri limiti, il che non significa affatto che siamo "inferiori", anzi!
In risposta ad un precedente commento
Pia Sgarbossa
12 Gennaio, 2013
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D'accordissimo!!!
Ciao Annamaria, profonda ed esaustiva la tua recensione!
Io reputo la Mazzucco una delle migliori narratrici del nostro tempo ed ho apprezzato molto anche questo suo ultimo lavoro.
A presto!
Non credo che le donne soldato abbiano più difficoltà ad affrontare prove psichiche rispetto ai colleghi maschi, tanto è vero che si trovano perfettamente a loro agio in posizioni di comando. Quanto a Vanessa, non mi sembra tanto lo stereotipo della femmina quanto quello della tamarra, il che stride un po' troppo con le frasi brillanti che la Mazzucco le fa pronunciare alla fine del romanzo.
In risposta ad un precedente commento
petra
12 Gennaio, 2013
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Bella e approfondita questa recensione, complimenti!:)
Grazie, Silvia!
Grazie, Petra.
Sono d'accordissimo con te, Cristina. Le donne superano assai meglio le prove psichiche. Su questo non ho alcun dubbio. Nel mio commento intendevo solo dire che nell'ambiente militare in particolare, per quanto si sia molto aperto ed evoluto rispetto al passato, (e ne parlo con affetto e ammirazione per molti motivi personali) una donna si deve impegnare più di un uomo per dimostrare di essere allo stesso livello, o quanto meno crede di doversi impegnare di più. Forse il problema è più in noi, che negli altri. Ho visto recentemente all'Accademia di Modena delle splendide cadette, che conservavano tutta la loro femminilità. Un bel segno di cambiamento. Questo non appare nel bel personaggio della Mazzucco. Quanto a Vanessa, è vero è proprio "tamarra" come tu dici, ma tiene al suo sesso e fa di tutto per conservarne le caratteristiche, persino alterandole... In questa prospettiva si, forse alcune frasi stridono; ma credo che l'opera vada giudicata nel complesso.
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