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Di fama e di sventura
 
Di fama e di sventura 2013-04-04 11:57:22 ChiaraLotus
Voto medio 
 
3.3
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
3.0
ChiaraLotus Opinione inserita da ChiaraLotus    04 Aprile, 2013
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Tu non altro che il canto avrai del figlio...

Parliamoci chiaro: in tutti questi anni non ho mai trovato un protagonista più bastardo ed odioso di questo Tommaso. Nonostante ciò, non si può fare a meno di entrare in sintonia con lui. L’autrice riesce ad innescare nel lettore un meccanismo di identificazione che, non potendosi agganciare ad elementi oggettivi, punta tutto sulle emozioni. La nostra vita è sicuramente distante da quella di Tommaso: chi di noi è un orfano con doti intellettuali megagalattiche che al primo lavoro ottiene un posto da direttore finanziario e riesce a sposare la ricchissima figlia del proprietario? Ma i moti dell’anima sono comuni a tutti gli esseri umani. Dunque, il concetto chiave per comprendere il romanzo è “realismo emozionale”: quando il lettore non può identificarsi con il carattere e lo stile di vita dei personaggi, l’autore riesce a farlo identificare con i suoi sentimenti. Solitudine, rabbia, scoramento, vendetta, incazzatura, durezza, rigidità. Tommaso prova tutto ciò. E chi sfoglia le sue pagine vede in se stesso proprio ciò di cui si vergogna, e finisce per innamorarsi di questa figura evanescente che non viene mai descritta completamente. Non è menzionato il suo cognome, né è descritto fisicamente in modo approfondito, e proprio da questa nebbia nasce il suo fascino.
Originale la scelta di affidare la narrazione ad un personaggio secondario. Tommaso è ritratto con occhi esterni. Ma non sono gli occhi di un narratore onnisciente, bensì di una donna che l’ha conosciuto, amato ed odiato, e che ne filtra l’essenza più pura. Con questo stratagemma narrativo si riesce a ripulire il personaggio dalla propria stronzaggine e a restituirne un’immagine più dignitosa ed amorevole.
Infine, il titolo rimanda alla poesia di Ugo Foscolo, “A Zacinto”, che definiva “bello di fama e di sventura” il viaggio di Ulisse attraverso le più dure insidie del mare. Il mare di Ulisse è, per Tommaso, la vita stessa, destinata a donare prove e dolori, immensi successi ed immediate ricadute, con un andamento narrativo che ricorda la grande epica.

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Commenti

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Bastardo Tommaso?? Non hai letto allora il Pellegrini di Carlotto Lotus :DD
In risposta ad un precedente commento

04 Aprile, 2013
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Infatti non l'ho letto :)
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