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Io no
 
Io no 2014-11-30 20:28:51 Vincenzo1972
Voto medio 
 
4.0
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
5.0
Vincenzo1972 Opinione inserita da Vincenzo1972    30 Novembre, 2014
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Io no.. ma anche sì, un pò mi rivedo..

Molto, molto gradevole questo breve romanzo di Licalzi. Il primo in ordine cronologico della sua bibliografia e credo anche quello meglio riuscito.
Niente di nuovo, in fondo: si parte con la classica storia di amore incrociato tra due coppie, molto incrociato visto che un lui è il fratello dell'altro lui, una lei è la moglie di un lui nonchè primo grande amore dell'altro lui (oltre che sua cognata) e la seconda lei s'innamora di un lui pur essendo amante dell'altro lui (fratello del primo).
Insomma, per farla breve, tra tutte le possibili combinazioni in cui i quattro protagonisti possono incrociarsi mancano solo quelle omosessuali.
La prima parte del libro, quindi, risulta veramente molto piacevole, scorrevole e divertente; tra l'altro, l'idea di descrivere una stessa situazione, per esempio la cena al ristorante tra i quattro protagonisti, esponendola dal punto di vista di ciascuno di essi evita che il racconto scada nella monotonia.

Laura: "Vaffanculo"
"Perchè le nostre conversazioni finiscono sempre con te che mi mandi affanculo?", chiedo io persino un pò seriamente.
"Me lo tiri per i capelli, e poi tra cognati è così, o ci si manda affanculo o... "
Abbassa gli occhi.
"O cosa?"
"Niente".
Li rialza, mi guarda con tono di sfida, e mentre sta per uscire dalla cucina conclude: "... E comunque tranquillo che non è il nostro caso".
Allora si vede che il nostro caso è quello di mandarci affanculo, meglio così.

A metà libro, però, la storia prende una piega drammatica, così inaspettata che pare forzata; sembra quasi sia stata decisa a posteriori, magari per aumentare il numero delle pagine che altrimenti sarebbero state troppo poche per un romanzo.
Anche perchè trasforma in tragedia quella che sembrava una commedia brillante. Tuttavia questa seconda parte del libro pur non essendo di grande spessore, forse per una certa superficialità nel tentativo di descrivere il dolore sofferto con i suoi risvolti psicologici, e pur trattando in modo forse un pò troppo sbrigativo un tema trito e ritrito come il viaggio alla ricerca dell'io perduto (o forse, in questo caso, mai trovato) riesce nonostante tutto a coinvolgere, a commuovere.
Soprattutto l'epilogo, il finale... potrebbe persino riuscire a strappare qualche lacrima, non dico a me, sia ben chiaro, ma a qualcuno dotato di eccessiva sensibilità...
O forse sarà che quando c'è di mezzo una 'principessa' ed il suo papà non posso fare a meno di immedesimarmi e le mie corde, anche quelle più dure e resistenti, vibrano come impazzite.
"Non piangere Principessa, nessuno può sapere dove vanno le anitre, perchè le anitre hanno le ali, volano via, sono libere di andare dove vogliono, è questa la loro fortuna."

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Commenti

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Ho letto solo Il privilegio di essere un guru di Licalzi. Ma lo trovo un autore molto divertente, che dipinge bene alcune dinamiche uomo-donna. Segno anche questo!
In risposta ad un precedente commento
Pia Sgarbossa
01 Dicembre, 2014
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Mi piace il racconto della cena sotto i punti di vista di tutti...mi ricorda "La donna giusta" di Marai...
Bella la tua confessione finale..l'ho detto io che hai le corde giuste della sensibilità...Ciao e grazie Vincenzo!
Pia
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