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Il treno dei bambini
 
Il treno dei bambini 2021-06-03 10:04:55 andrea70
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andrea70 Opinione inserita da andrea70    03 Giugno, 2021
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Bellissimo

Amerigo è un bambino che vive nei rioni poveri di Napoli con la madre, una giovane madre sola che lo cresce come può tra mille privazioni e qualche lavoretto per tirare a campare. Il padre per Amerigo è
una sorta di figura mitologica perduta il giorno in cui è partito , dicono, per cercare fortuna in America.
In paese si viene a sapere che il Partito Comunista sta organizzando dei treni per portare molti bambini del sud al Nord, affidandoli a famiglie del posto perchè abbiano la possibilità di sfuggire alla miseria di un meridione disastrato.
Siamo nel primissimo dopoguerra, le condizioni tra nord e sud sono diverse, il Nord viene visto come un posto dove c'è benessere, c'è un futuro oltre il tirare a campare di giorni sempre uguali.
Amerigo e i suoi amici sono svegli come deve essere un bambino dei rioni ma non colgono fino in fondo la portata del viaggio che stanno per intraprendere, che sta tutto nei silenzi della madre di
Amerigo. Bellissima la scena in cui alla stazione al momento di partire tutti i bambini lanciano i cappotti appena avuti in dono dagli organizzatori verso i parenti rimasti sulla banchina perchè
questi o i fratelli a casa abbiano finalmente qualcosa con cui coprirsi durante l'inverno.
Dopo un viaggio un vissuto con qualche preoccupazione instillata nei bambini da certi commenti degli adulti che per ignoranza sostenevano che li avrebbero deportati in Russia, Amerigo trova a Ferrara una nuova famiglia, un pò inusuale perchè quella a cui avrebbe dovuto essere affidato è costretta a rinunciare e si ritrova con una donna sola Derna e i suoi parenti che hanno già
tre figli (Rivo, Luzio e Nario...olè !!)
I due bambini più grandi sono quasi coetanei di Amerigo e all'inizio lo accolgono con un pò di naturale gelosia ma ben presto diventano veri fratelli conquistati dalla sua genuina semplicità.
La famiglia non è benestante, ma rispetto alle condizioni in cui Amerigo viveva a Napoli la differenza è drammatica, vestiti a posto, scarpe giuste, pasti sani e regolari e un affetto che la miseria sembrava misurare come il pane in tavola quando ce n'era poco.
Amerigo va a scuola con regolarità, scopre un insospettato talento musicale ma soprattutto si affeziona alla nuova famiglia pur pensando sempre alla madre Antonietta a casa e diventa a tutti gli effetti il quarto figlio della famiglia Benvenuti.
Tutto il racconto scorre tra le parole del piccolo Amerigo, con il suo spontaneo candore, la sua disincantata sincera irriverenza.
Viene il momento di ritornare a casa, Amerigo trova ad attenderlo la madre, poco incline a smancerie anzi preoccupata per il fardello di dover crescere quel bambino da sola senza avere niente e dopo che questo si è abituato a comodità e lussi (perchè le scarpe nuove o 3 pasti al giorno qui sono un lusso). In un impeto di disperazione la donna fa sparire tutti i doni, alimentari e non, che Amerigo ha portato da Ferrara.
Passa qualche mese, gli altri bambini rientrati dal Nord hanno una corrispondenza continua con le famiglie a cui erano stati affidati mentre Amerigo non ha alcuna notizia finchè non scopre il motivo di quel silenzio.
A quel punto ha già realizzato che il futuro che gli ha progettato a Napoli la madre (apprendista e poi garzone dal calzolaio del paese che già fatica a campare) non è quello che vuole, solo al Nord , dove lo avevano accolto come un figlio, può aspirare a costruirsi un futuro diverso, migliore, il dolore per quanto appena accaduto gli da la forza di prendere una decisione estrema: sale sul primo treno per Bologna senza un soldo in tasca per riprendersi quel futuro interrotto.
Ritroviamo Amerigo quarant'anni dopo a fare i conti con le sue scelte e i sensi di colpa e riallacciare affetti che credeva perduti e le cose non dette, per l'ultimo abbraccio ad una madre che pensava di non aver mai ritrovato dopo la sua fuga ma che in realtà scopre di non aver mai perso.
" Attendo, in piedi, fino a che non sento le gambe farsi pesanti e solo allora ti saluto.
Quello che non ci siamo detti non ce lo diremo piú, ma a me è bastato saperti dall’altra parte di quei chilometri di strada ferrata, per tutti questi anni, con le braccia strette a croce sul mio cappottino.
Per me è lí che resti. Aspetti, e non vai via."
Bellissimo.

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