Mille splendidi soli Mille splendidi soli

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saby Opinione inserita da saby    01 Giugno, 2022
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Mashallah

“Non si possono contare le lune che brillano sui suoi tetti né i mille splendidi soli che si nascondono dietro i suoi muri” con queste parole il poeta persiano Saib Tabrizi, esprime il fascino di Kabul.

Questa è una storia piena di dolore ma anche di coraggio e di rivalsa, due donne legate dal destino in una Kabul martoriata dai conflitti bellici e dalla supremazia dei Talebani. Mariam e Laila hanno età ed estrazione sociale diverse. Mariam è una “harami” una bastarda, sua mamma non tarda mai a ricordaglielo, figlia illegittima di un uomo benestante, fin da piccola sa cosa significhi la sopportazione e la privazione non solo materiale ma affettiva. Al contrario Laila cresce in una famiglia privilegiata che cerca di darle un’istruzione e la circonda d’amore. Due vite parallele che per un tragico evento dovranno incontrarsi.
Possiamo considerarlo un romanzo di denuncia. In quegli anni, a cavallo tra il 1970 e il 2000 i diritti alle donne venivano negati. Sottomesse ad uomini che le considerano solo un mezzo per procreare, una donna che non riesce a mette al mondo un figlio maschio veniva ripudiata, nella maggior parte dei casi spose-bambine vendute dalla famiglia stessa. Con l’escalation del regime Talebano le privazioni aumentarono, furono costrette ad indossare il burqa, ed uscire di casa solo accompagnate da figure maschili, non era ammessa loro nessuna istruzione perché una donna istruita è pericolosa, non avevano diritto al lavoro e alla sanità, molti ospedali non accettavano pazienti donne, l’adulterio era punito con l’esecuzione in pubblico, da parte dei Talebani, o dalla famiglia stessa, in molti casi è proprio il padre, che secondo una tradizione scellerata, doveva lavare l’onore con il sangue. Per l’emancipazione femminile bisognerà attendere ancora molto, perché la storia si ripete, dopo l’accordo di Doha nel 2020 che sanciva la pace tra il regime talebano e gli Stati Uniti, con il ritiro delle forze armate statunitensi dal paese, il 15 agosto 2021 i Talebani hanno ripreso il controllo dell’Afghanistan, facendo ripiombare nell’oscurità la città di Kabul, con milioni di profughi in fuga, ma promettendo alle donne che questa volta sarà diverso, che i loro diritti non saranno calpestati, come? Facendo ritornare di moda il burqa, con l’obbligo di indossarlo ogni volta che escono di casa.

Khaled Hosseini è nato a Kabul, conosce bene questa terra, e nei suoi romanzi ne racconta le mille sfaccettature, descrivendone la storia e le origini, le antiche tradizioni, conflitti interni, governi filo-sovietici fino l'ascesa dei Talebani. Offre la possibilità a noi occidentali di capire cosa significa nasce in Afghanistan, lo fa con una prosa semplice, diretta, non si limita a raccontare e basta, sbatte in faccia la realtà. Il primo romanzo che lessi di questo autore fu Il cacciatore di aquiloni” è stato un pugno nello stomaco, così decisi di leggere anche Mille splendidi soli, beh sono rimasta letteralmente senza parole, c’è un passaggio nel libro che ho fatto fatica a leggere, non nascondo di aver pianto, pensando alla forza di coraggio di una donna, che mette al mondo il proprio figlio, in un ospedale fatiscente dove non c’erano attrezzature e medicinali adeguati, subendo un parto cesareo senza anestesia. Consiglio questo romanzo perché tutti sappiano, perché è una storia che fa male, tocca le corde più profonde dell’animo e perché fa riflettere, quando crediamo di aver subito un torno, allora ricordiamoci di questa storia.

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GioPat Opinione inserita da GioPat    15 Febbraio, 2021
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Ci sono cose che bisogna vedere e sentire

Mariam e Laila sono due donne con due età e due storie molto differenti: la prima ha uno stretto rapporto con il padre e un rapporto più complicato con la madre, la quale non manca mai di ricordarle che è stata avuta illegittimamente e non perdendo occasione per chiamarla “harami”, bastarda. Non le viene permesso di andare a scuola e al compimento dei suoi quindici anni viene data in sposa. La seconda, invece, ha un bel rapporto con entrambi i genitori e le è consentito andare a scuola. Sarà un tragico evento a far incontrare le due donne e a farle scoprire di avere molto più in comune di quanto credano, in una Kabul bellicosa disposta a non risparmiare nessuno.

Secondo romanzo di Khaled Hosseini in cui appare chiara la denuncia verso tutte le brutalità che hanno visto protagonista l’Afghanistan durante gli ultimi anni del secolo scorso. Il libro copre un arco di tempo considerevole: dagli anni ‘70 ai primi anni 2000 e, immancabilmente, gli avvenimenti raccontati sono tanti. La trama mi è piaciuta in quanto lineare e di facile comprensione, seppur all’inizio del racconto ho faticato un po’ a comprendere il periodo di cui si parlava, visto che il libro si apre con Mariam bambina e vengono fatti dei salti avanti nel tempo non sempre ben spiegati. Tuttavia una volta superati i primi capitoli, tutto risulta di più facile comprensione.

I personaggi del romanzo non sono molti, ma hanno tutti caratteristiche ben chiare e delineate. Ho apprezzato il cambiamento che hanno avuto alcuni, pur mantenendo i loro comportamenti originari. Lo stile l’ho gradito molto e ho apprezzato l’inserimento nel corso del racconto di termini arabi, anche se non sempre sono stati tradotti dallo scrittore in italiano, il che ha reso leggermente più complicata la comprensione. Tuttavia i molteplici avvenimenti del racconto sono ben spiegati in tutta la loro essenza e il finale mi ha indotto inevitabilmente a sorridere, nonostante tutto.

Mi sento di consigliare fortemente questo romanzo perché, seppur faccia male leggerlo per via della verità messa a nudo raccontata, è una realtà che a mio parere va conosciuta. Purtroppo non tutti viviamo nelle stesse condizioni e leggere la storia di Mariam e Laila ne è la prova: una vita fatta di paura e oppressione, in cui essere succube del proprio marito è considerato normale, il tutto incorniciato da un conflitto senza fine.

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Anna_ Opinione inserita da Anna_    05 Novembre, 2020
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Nel cuore di una "piccola, goffa harami"

Il cuore di Nana è pieno di risentimento verso la vita e le parole di quel risentimento sono quelle con cui si rivolge a sua figlia Mariam. Mandare a scuola lei? E perché esaudire questo suo desiderio? "Sarebbe come lustrare una sputacchiera". A donne come loro serve imparare una sola abilità nella vita: il tahamul, la sopportazione, e ad insegnargliela può bastare lei. Sì, perché Nana ne è convinta: il destino di sua figlia è già segnato. È una donna e "il dito accusatore dell'uomo trova sempre una donna a cui dare la colpa". Ma sopra ogni cosa, Mariam è una harami, una bastarda, "qualcosa di indesiderato", e mai avrebbe potuto rivendicare per sé le stesse cose cui i suoi fratelli e le sue sorelle, degli estranei per lei, hanno invece diritto: "l'amore, la famiglia, la casa, l'essere accettata".

"Pensi che ti consideri una figlia?... Non hai altro che me al mondo, Mariam... Sai che ti voglio bene, Mariam jo."

Tuttavia Mariam si fida di Jalil, suo padre, uno degli uomini più ricchi di Herat; lui le insegna a pescare, a disegnare un elefante con un solo tratto, le insegna poesiole. Lei lo attende con ansia ogni giovedì alla kolba di legno in cima ad una collina. Accanto a lui, Mariam "sentiva di meritare tutta la bellezza e la bontà che la vita aveva da offrire".

È il 1974 e i suoi quindici anni segnano una triste svolta nella sua vita. Il risentimento di Nana le raccontava la verità: Jalil, suo padre, non ha il dil, il coraggio, e lei, Mariam, per le sue tre mogli legittime rappresenta "la personificazione in carne ed ossa della loro vergogna" e ora, che Nana non c'è più, non rinunciano all'occasione di allontanarla per sempre dalle loro vite.

Laila, "Bellezza della notte", "Ragazza Inqilabi, ragazza Rivoluzionaria" perché nata la notte del colpo di stato dell'aprile 1978, è invece orgogliosa del suo Baba, "orgogliosa della dedizione che le riservava e determinata a continuare gli studi come aveva fatto lui". La presenza di suo padre però compensa solo in parte l'assenza di Fariba, sua madre, ancorata al ricordo di Ahmad e Nur, i figli che la jihad le ha portato via. Laila non ha che un vago ricordo di loro, "Era difficile sentire, sentire veramente la perdita patita dalla mamma". Per lei suo fratello è Tariq, il figlio dei vicini, suo compagno di giochi che la difende dai dispetti dei coetanei. Tariq, un amico, un amico speciale.

Ad unire le vite, così diverse, di Mariam e Laila ci saranno la guerra e Rashid.
La guerra, inferno per il paese, per Kabul, priva Laila dei suoi affetti, ma le insegna a mettere da parte se stessa quando c'è un bene più grande da preservare.
Quella stessa guerra 'concede' a Mariam di vedere la sua vita attraversata da "alcuni momenti di bellezza".

"Pensa come deve pensare una madre, Laila jo. Pensa come una madre. Io lo sto facendo."

Sotto la coltre del tahamul, della vergogna, del disprezzo, dei falsi spiragli di felicità, quella "piccola, goffa harami" ha custodito la capacità di dare amore e una silenziosa e insospettabile forza.

"Pensò al suo ingresso in questo mondo, figlia harami di una povera ragazza di paese, una cosa indesiderata, un malaugurato, increscioso incidente, un'erbaccia. Eppure lo lasciava dopo essere stata un'amica, una compagna, una donna che si era presa cura degli altri. Una madre. Una persona di valore, finalmente. No. Non era poi tanto male che dovesse morire in quel modo, pensò Mariam. Era la fine legittima di una vita che aveva avuto un inizio illegittimo".

Un romanzo coinvolgente che dà spazio all'Afghanistan, alla sua storia e alla sua cultura soprattutto attraverso le voci e la forza delle donne.





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Clangi89 Opinione inserita da Clangi89    19 Settembre, 2020
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Guerra fuori, dentro e dietro gli occhi

Due donne, un uomo, destini che si incrociano nelle fine di una guerra fuori e dentro le mura domestiche. Parliamo di Kaboul, di Hetar e del cuore afgano. Un cuore che ha l'animo femminile in questi romanzo crudele, diretto, ricco e profondo.
Ho letteralmente divorato le pagine, non ci si può staccare dal destino di Maria mentre, ragazzina, vorrebbe approcciarsi al padre naturale. Quest'ultimo è un facoltoso uomo di Herat che vive con la sua estesa famiglia... Esclusa questa figlia, la cui madre è relegata in un kolba. Proprio questo amore per il padre che vede ogni giovedì la porta ad accettare un matrimonio ed andare a Kabul.
Sogni che svaniscono quelli di Mariam. Dopo la firma del matrimonio non toccherà più una penna sino alla fine. Dopo la firma del matrimonio si apre la via di gravidanze andate a male, marito molto più vecchio di lei e violento. Botte, impara ad indossare il burqa voluto dall'uomo e subisca colpo su colpo, litigate sfrenate dal marito calzolaio in proprio.
Gli anni passano e la situazione afgana peggiora, la guerra di metà/fine anni '90 si fa più incresciosa. L'autore pertanto ne dà conto in maniera fluida. Poi ecco Co. Parure una nuova moglie, Laila. Ragazza giovane che ha perso la famiglia sotto i bombardamenti. Marim la ostacola poi nasce la complicità. Laila diventa mamma di Aziza ma c'è un amore, di lei, lontano e vicino, vivo e nascosto. Iniziano le botte anche per questa moglie dall'uomo.
Donne che resistono, Laila aveva una cultura, credeva nel futuro che la guerra annienta. Morti, distruzione, fame e miseria si avvicendano con scene nitide e dalle tinte forti di emozioni.
La trama si evolve su eventi tragici dei quali non spoilerizzo per chi non avesse letto. Quel che mi preme evidenziare è l'importanza che assumono i sentimenti tra le donne. La forza ma anche la debolezza malcelata di lacrime e graffi. Donne che si difendono da un sopruso casalingo. Donne che però non smettono di CREDERE per vincere, per sperare, per essere qualcuno nella comunità.
I personaggi sono ben delineati, benché emergano soprattutto le sensazioni. Si sente che come evince la prefazione, l'autore ha approfondito la sua terra di origine, non soltanto dal punto di vista cronicistico ma soprattutto dal versante femminile. Ha parlato molte donne ed è nato un romanzo che lascia il segno. La volontà umana è ben più forte di quanto ci si aspetta.
L'istinto alla sopravvivenza umana ha una evidenza emozionale e sentimentale che ci rende unici. La vita, l'ambiente sociale, la storia in cui viviamo non possiamo controllarlo, ci siamo dentro nella maggior parte delle circostanze, tuttavia un gesto può rappresentare una scintilla. La scintilla che per quanto piccola è pur sempre uno spiraglio di vita essenziale per qualcuno.
Primo libro che leggo di questi autore, no l'ultimo. La sua penna si è calata bene nell'animo femminile eccetto per alcuni stereotipi, a mio parere, classicamente sentimentali.

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Paola75 Opinione inserita da Paola75    01 Dicembre, 2017
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RADIO KABUL

Mariam vive con sua madre nella Kolba una piccola casa di legno vicino Harat.I suoi giorni trascorrono in attesa del giovedì giorno in cui le fa visita Jalil suo padre che lei ama e ammira profondamente. Sua madre le fa presente che lei è una "harami" ossia una bastarda e l'unica cosa che deve apprendere è la sopportazione; inizialmente Mariam non crederà alle sue dure parole ma ben presto si renderà conto di quanto ha ragione infatti suo padre un uomo ricco e potente la deluderà dimostrandole che mai la considererà come figlia leggittima e tanto meno la inserirà nella sua famiglia e da quel momento nutrirà un profondo odio verso suo padre. Morta la madre, Mariam ormai quindicenne verrà costretta da suo padre e dalle sue tre mogli a sposare Raschid un uomo molto più grande di lei.Nella capitale condurrà una vita modesta e sottomessa alla volontà del marito un uomo violento e di vecchio stampo.
In contemporranea conosceremo Laila, una bimba bella e istruita,vive a Kabul con i suoi genitori e conduce un'infanzia serena e agiata. Ha una profonda amicizia con Tariq e con il passare degli anni si trasformerà in amore. Molto più giovane di Mariam diventerà una donna forte e corraggiosa.
Le due donne dopo varie sventure si ritroveranno a vivere sotto lo stesso tetto all'inizio fra le due ci sarà una profonda avversione ma con il passare del tempo diventeranno grande amiche. Due donne molto diverse tra loro ma tragicamente unite dalle stessa sventura ossia essere donne in uno stato come l'Afghanistan.
La storia raccontata da Laila e Mariam in realtà è la storia di molte donne Afghane costrette a vivere nell'ombra, nascoste dietro le grate del burqa con un marito padrone, picchiate e sottomesse.
E' un libro duro, triste e soprattutto reale che ci porterà a vivere la lunga guerra iniziata nel '79 narra l'occupazzione dei sovietici e la loro ritirata , il regime dei mujadehhin e la presa del potere da parte dei talebani i quali attuarono un nuovo regime politico fondato sulla legge islamica e imposero le loro rigide regole, ad esempio: vietare di ascoltare musica, vedere film, proibire ogni forma d'arte (distrussero I Budda di Bamiyan)e bandirono tutto ciò che veniva dall'occidente . Se prima dell'avvento dei Talebani le donne (tema centrale del romanzo) erano libere e indipendenti con il loro arrivo fu la fine infatti considerate una nullità (servono solo per servire l'uomo l'unico essere superiore) emanarono un decreto che vietava l'uso dei cosmetici, di lavorare, di studiare, di ridere, divieto di uscire se non accompagnate da un mahram (parente stretto)e molto altro con esecuzioni atroci per chi non obbediva.
Sempre del periodo storico Hossein menziona l'attacco alle torri gemelle e l'intervento degli americani (secondo me una visione troppo ottimista).
Ho provato dolore ,rabbia ,disgusto e impotenza verso questa tirrania governata da gente ignorante, non nego di essermi commossa più di una volta perdendomi tra le pagine di questo romanzo che esprime la quotidianità di queste povere donne vittime di guerre e di soprusi e noi occidentali conosciamo ma non possiamo nemmeno immaginare il loro dolore. L'autore comunque conclude il romanzo lasciando un messaggio di speranza per un mondo migliore.


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Io sono Malala
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Opinione inserita da AddictedtoBooks    30 Marzo, 2016

Una storia di speranza in una città devastata

"Mille splendidi soli" è stato il libro che mi ha spinto ad avvicinarmi al mondo dello scrittore Khaled Hosseini e ad approfondirne la conoscenza. Devo ammettere che avendo sentito parlare molto bene del "Cacciatore di aquiloni", suo primo romanzo, pensavo che "Mille splendidi soli" non avrebbe potuto superarne la bellezza, ma mi sbagliavo. Questo romanzo non solo (a mio parere naturalmente) supera il primo, ma è anche diventato uno dei miei libri preferiti in assoluto.

Hosseini ambienta la vicenda nella città di Kabul,narrando della vita di due giovani ragazze, Mariam e Laila, le cui vite si intrecciano per un evento casuale. Mariam è una donna che cresce isolata dal mondo con la madre ( poichè ripudiata dal padre) e quando quest'ultima muore è costretta a vivere con il padre Jalil che la da' in sposa a Rashid, un uomo molto più avanti con l'età rispetto a lei.
Laila invece è una ragazza più giovane e bella di Mariam e anche lei , suo malgrado, sarà costretta a sposare Rashid, seppur per motivi profondamente diversi. Hosseini sviluppa magistralmente il rapporto tra le due: in un primo momento Mariam nutre odio e gelosia nei confronti di Laila, che,essendo più bella e più giovane,ottiene tutte le attenzioni di Rashid, ed è capace addirittura di dargli un figlio (anche se poi si scoprirà non essere legittimo) , cosa che lei non era mai riuscita a fare.
Pur essendo molto diverse tra loro, le due donne col passare del tempo instaurano un legame di amicizia e una complicità molto profonda, proteggendosi a vicenda dalle violenze e angherie che compie Rashid su entrambe,sostenededosi e aiutandosi come sorelle.

Consiglio la lettura di questo romanzo in primis perchè il messaggio che trasmette è molto forte,è un messaggio di speranza che invita a non arrendersi mai, neanche nelle situazione più difficili in cui sembra di non avere via d'uscita, ma anche perchè delinea uno spaccato di quotidianità della difficile Kabul del tempo, devastata dalla guerra, aiutando il lettore a capire quanto possa essere difficile vivere e,soprattutto, essere donna in un simile contesto.
Inoltre Hosseini ha uno stile molto particolare, riesce a far vivere al lettore le emozioni provate dai protagonisti, a suscitare sentimenti contrastanti, commozione (uno dei pochi libri che è riuscito a farmi commuovere davvero), ma anche sentimenti positivi.
Uno di quei libri che quando finisci di leggere ti fa sentire dentro un vuoto incolmabile, e ti fa venir voglia di rileggerlo da capo.

"Imparalo adesso e imparalo bene, figlia. Come l'ago della bussola segna il nord, così il dito accusatore dell'uomo trova sempre una donna cui dare la colpa. Sempre. Ricordalo, Mariam. "

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Il cacciatore di aquiloni
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Phoenix25 Opinione inserita da Phoenix25    15 Febbraio, 2016
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Ricordarsi di cosa si ha

Spoiler (poco ma c’è)
C’è stato un momento preciso in cui mi sono quasi commossa durante la lettura di questo romanzo: quando Aziza ancora neonata stringe il dito di Mariam, senza volerla lasciare andare.
Ed è esattamente questa la sensazione che l’autore fa provare al lettore, la sensazione di essere ancorato in un luogo che non vuole lasciarti andare via. Nel caso di “Mille splendidi soli” si tratta dell’Afghanistan, ma bisogna sempre tenere a mente che in molti altri posti meno “discussi” accade lo stesso.
Sarà per l’educazione ricevuta o per presunzione insita che non dimentico mai le fortune che ho, tentando di aiutare in tutti i modi chi non le ha; e questo romanzo non fa altro che ricordare e dipingere con impareggiabile poesia la realtà che ancora oggi vivono alcune donne.
Nonostante il romanzo sia incentrato sulle due figure femminili protagoniste (Laila e Mariam), non è da sottovalutare anche la netta differenza tra Rashid e Tariq, due uomini della stessa terra, ma con opposti modi di pensare e agire; punto a favore per la speranza di un futuro migliore.
Hosseini non cade mai nel pietismo o nella retorica e questo lo apprezzo molto.
Leggerò sicuramente altro di suo.

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Opinione inserita da Giulia    29 Gennaio, 2016

L'apocalisse di essere Donna.

Quando lessi questo libro di Hosseini, una volta terminata l'ultima frase dell'ultima pagina, chiusi il tutto ed osservai la copertina, immaginando quante cose prima non sapessi davvero su questa condizione di terribile sofferenza che alcune "prigioniere" sono ancora costrette a vivere. Grazie a questo capolavoro, ho scoperto di avere dentro di me un mondo completamente all'oscuro, che desiderava uscire e che forse aspettava soltanto il momento giusto: quello che mi fa sentire fiera di poter essere una Donna che può mettersi in discussione.
E' come se fossi riuscita a sentire l'asfalto sotto ai piedi nudi di Mariam o di Laila nelle lunghe passeggiate; come se avessi ascoltato i loro suoni, annusato i loro stessi odori e visto anche io da dietro una grata, per un momento. Mi sono sentita offesa per le parole denigratorie di Rashid, come se rivolte ad ogni donna, ad ognuna di noi. Ma poi mi sono detta che tutto questo non può essere capito: non deve. Capire in questo contesto significa far si che la nostra mente si adatti ad una situazione, cercando di identificarsi in essa e noi non possiamo accettare così drasticamente che una vergogna simile si adatti al nostro essere umani, perchè ciò non è umanità, è essere trattati come la peggiore delle creature. L'unica cosa che dobbiamo sempre fare è guardare altrove, mobilitarci affinchè i diritti che tutte le donne d'Occidente possano essere condivisi con qualcuno che non sa cosa ci sia al di là di quella terribile prigione e di quel burqa.
Per tutte le volte che abbiamo dedicato parte del nostro tempo a delle sciocchezze non degne di nota, ricordiamo che abbiamo dinanzi la possibilità di votare, di scegliere chi amare e sopratutto non in età prematura nè contro voglia, di parlare, di discutere così come sto facendo io in questo momento, come farete tantissime altre di voi. Di poter leggere, scrivere, arricchirci studiando cose che ci piacciono.
Che la Donna non sia considerata come un accento sul "fa", un fiore da non curare o da estirpare prima che cresca la sua parte più bella. Che non sia un libro da lasciare a metà, una bozza che non diventerà mai racconto. Che sia, invece, Bellezza, Rispetto, voglia di Vita, perchè quella non si perde mai.
Grazie ad Hosseini che ci ha ricordato quanto sia importante non dimenticare, non accantonare parti del mondo in piccoli pezzetti da mettere in tasca; che anche Donne silenziose, che subiscono tutto ciò, abbiano la parte di Vita che meritano.
Lo consiglio vivamente a tutti.

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Fabeng Opinione inserita da Fabeng    02 Gennaio, 2016
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Voglia di libertà

Nel romanzo "Mille splendidi soli", Khaled Hosseini si riconferma: con una storia che fa luce sulla vita di due donne, falciate come fiori a causa della concezione del "nang e namus" estremamente maschilista e retrograda. Vengono esaltati temi come la guerra e l'amore, l'oppressione e la ribellione, la devozione ed il sacrificio: elementi che accostati tra di loro rendono questo romanzo un flusso irrefrenabile di emozioni. È un immersione in mezzo secolo di continua evoluzione dell'Afghanistan, che va dalla fine degli anni cinquanta con la nascita di Mariam: educata all'oppressione e all'idea di non poter aspirare a nulla di grande in questa vita; ai primi degli anni 00, con la conorazione del sogno d'amore e libertà della giovane Laila: ricca di aspettative e con la forte concezione di uguaglianza che nemmeno il monopolio talebano riesce a spegnere. Due donne completamente differenti, accomunate da un destino crudele presentato loro con il nome, con l'aspetto e con l'odore acre del terribile Rashid: vecchio calzolaio di Kabul, iracondo e violento. Un uomo che ha rubato loro l'innocenza e la spensieratezza attraverso brutali e massicce fustigazioni. Con l'omicidio dell'orco e con il sacrificio dell'amorevole Mariam, Laila ed i suoi bambini riescono ad evadere da quella gabbia di cattiveria e sottomissione. Ed eccoci presentato un romanzo che tocca le corde più intime di ogni animo, così coinvolgente da far sentire sulla pelle i colpi animaleschi e crudeli del cuoio, da lasciar impresso nella mente ogni singolo particolare. È un po' come provare l'ebrezza del volo con al piede un palla di ferro, si assapora la libertà che si cela nella speranza anche quando tutto intorno brucia e cade a pezzi. In questo libro capace di sensibilizzare ogni persona sentiamo ed arriviamo a condividere il desiderio di cambiare il mondo e di creare qualcosa di speciale da poter lasciare in eredità all'umanità, il diritto di poter scegliere e decidere, la dimostrazione che ogni inverno è destinato a finire. È posta innanzi tutto la verità chiave dell'esistenza: siamo tutti esseri umani, e a prescindere dal sesso tutti meritiamo una vita dignitosa e nessuno puó negarcela. Nessuno puó nasconderci dietro metri di cotone perchè siamo donne, come se fosse una colpa. Nessuno puó privarci del piacere dei raggi del sole sul viso.

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Vincenzo1972 Opinione inserita da Vincenzo1972    20 Dicembre, 2015
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Il mondo da una grata

"Come sei stupida! Pensi di contare qualcosa per lui, di essere gradita in casa sua? Pensi che ti consideri una figlia? Che ti accoglierà in famiglia? Ascolta bene. Il cuore dell'uomo è spregevole, spregevole, Mariam. Non è come il ventre di una madre. Non sanguinerà, non si dilaterà pre farti posto. Solo io ti voglio bene. Non hai altri che me al mondo, Mariam, e quando io non ci sarò più, tu non avrai più niente. Più niente. Tu non sei niente!"
Chi pronuncia queste parole è Nana, madre di Mariam: entrambe vivono in una kolba, una casa di campagna potremmo definirla, alla periferia di Herat in Afghanistan, gentilmente concessa loro da Jalil, il padre di Mariam, uomo ricco e potente, uno dei più influenti nella città di Herat e che proprio per tale motivo deve nascondere agli occhi degli altri i suoi peccati, la sua colpa, il disonorevole frutto del suo rapporto carnale con una serva, la sua serva Nana.
Così Mariam sin da piccola cresce con la consapevolezza di essere una harami, una figlia illegittima, uno sbaglio, una nullità, "Tu sei niente" le ripete continuamente la madre.
Ma Mariam è una ragazzina e lei vede il mondo con gli occhi ingenui della sua età, il suo cuore è ancora intatto, non conosce odio, vendetta, ipocrisia, è solo un ricettacolo di amore e speranza.
E svaniscono alle orecchie di Mariam le dure parole della madre quando ogni giovedì vede il padre Jalil che la raggiunge alla kolba per trascorrere con lei qualche ora del suo tempo, giocano insieme, ridono, parlano e a Mariam sono sufficienti quelle poche ore di felicità per convincersi che il mondo non sia così ostile come lo descrive Nana.
Forse ha ragione suo padre, Nana è malata, è stata colpita da uno jinn, uno spirito maligno, per questo dice tutte quelle cattiverie, per questo c'è tanto risentimento nel suo cuore.
Un giorno però Mariam, spinta dal desiderio troppe volte represso di conoscere il resto della sua famiglia, i fratelli e le sorelle nate del matrimonio di Jalil con altre tre mogli, decide di superare i confini della kolba, guadare il torrente per giungere così a Herat, una città tanto vicina alla kolba quanto sconosciuta ai suoi occhi, spingendosi sino alla casa del padre Jalil: una casa enorme, favolosa, come mai avrebbe neanche potuto immaginare, ma con un portone chiuso, chiuso su ordine del padre che lei intravede dietro la tenda di una finestra mentre cerca di nascondersi dal suo sguardo implorevole, che chiede solo di entrare per salutarlo e conoscere la sua famiglia.
Solo in quel preciso momento, Mariam capisce: capisce che quella non è la sua famiglia, che la madre aveva ragione, ha sempre avuto ragione, lei è una nullità, è niente agli occhi del mondo.
E questa dolorosa constatazione si palesa nella vita di Mariam con un impatto devastante come quello di un meteorite, sgretolando in una reazione a catena tutti i suoi sogni, le sue ambizioni per il futuro: avrebbe voluto proseguire gli studi, frequentare una scuola e poi viaggiare, esplorare il mondo intero, quanti luoghi avrebbe voluto visitare.
Invece, tornata a casa, trova la madre appesa ad un albero e ne subisce i sensi di colpa per averla indotta al suicidio col suo comportamento ostile e ribelle; poco dopo, neanche quindicenne, viene data in moglie ad un calzolaio di Kabul, Rashid, un uomo irascibile, violento, ai cui occhi una donna è un essere indegno di qualsiasi forma di rispetto, un corpo su cui soddisfare i propri istinti sessuali, un corpo da preservare dagli sguardi altrui non perchè prezioso bensì perchè proprietà esclusiva del marito, un corpo che deve dedicarsi esclusivamente alle faccende domestiche e alla preghiera.. un corpo che perde valore e merita di essere sostituito non appena si scopre incapace di generare un erede maschio o non appena diventa 'vecchio' e ci sia un corpo più giovane da sposare, come quello di Laila.
Laila, scampata miracolosamente all'esplosione di un razzo che ha distrutto la sua casa a Kabul, uccidendo i suoi genitori, si ritrova sola e gravemente ferita dopo essere stata estratta dalle macerie proprio da Rashid che la porta a casa sua per curarla; ma non c'è compassione ed altruismo nel suo atto, non c'è amore, solo un crudele opportunismo e viscido cinismo. Rashid gode nell'umiliare Mariam dinanzi alla giovane e bella Laila:
"Se fosse una macchina, sarebbe una Volga. Tu invece sei una Mercedes. Una Mercedes nuova di zecca."
E' sconcertante la violenza psicologica e fisica che Mariam prima e Laila dopo saranno costrette a subire; tanto più sconcertante se si pensa che le vicende narrate nel romanzo non sono reali solo perchè fanno riferimento a personaggi inventati, ma potrebbero esserlo in quanto riflettono esattamente quella che è la condizione della donna nella società afghana.
E da uomo provo vergogna e sdegno: la violenza sulla donna è un atto deprecabile a priori, come qualsiasi atto di violenza, indipendentemente dalla società o religione di appartenenza.
Ma quello che trovo assurdo è che questa violenza venga tutelata e quasi imposta come diritto dell'uomo attraverso leggi e regole dettate in nome di un dio che invece dovrebbe esaltare la vita ed il rispetto della vita.
E' assurdo che non un uomo, due, tre, ma un intero popolo, una società di persone nel secondo millennio siano testimoni passivi di una tale ingiustizia basata su una follia di fondo, su un inconcepibile diritto di supremazia dell'uomo ed annullamento della donna che trova un paragone solo nello sterminio degli ebrei da parte del regime nazista, anch'esso alimentato da una folle pretesa, la purezza genetica.
"Imparalo adesso ed imparalo bene, figlia mia. Come l'ago della bussola segna il nord, così il dito accusatore dell'uomo trova sempre una donna cui dare la colpa. Sempre. Ricordalo, Mariam."
E in tutto ciò c'è solo da ammirare la forza di sopportazione, la strenua resistenza delle donne che subiscono un tale sopruso, la negazione assoluta della propria libertà personale e dignità umana e nonostante tutto non voltano mai le spalle alla vita, non cedono alla disperazione anche quando la guerra, i bombardamenti, la fame rendono ancora più buia e precaria la loro esistenza.
Se mi capitasse di incontrare per strada una donna col burqa non potrò fare a meno di pensare a Mariam e Laila e alle migliaia di donne afgane costrette a spiare il mondo da quella grata senza mai alzare lo sguardo; ma a cui nessun burqa, nessun uomo, nessun assurdo precetto religioso potrà mai nascondere la luce di quei mille splendidi soli che accendono una speranza nel futuro, che rendono la vita degna di esser vissuta.
Un romanzo bellissimo, una lettura che consiglio vivamente: anche per l'ottimismo, il messaggio di speranza che lo stesso titolo trasmette e che fa bene a chi legge.
Per questo motivo preferisco non associare a tale messaggio un'implicazione politica, preferisco non accostare tale ottimismo alla fine del potere talebano dopo l'arrivo delle Nazioni Unite in Afghanistan, una conseguenza facilmente ipotizzabile essendo l'autore uno scrittore statunitense di origini afgane, inviato in Afghanistan dell'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati.
Forse questo romanzo avrebbe avuto un epilogo diverso se a scriverlo fosse stato un afgano non trapiantato in USA, forse alcune considerazioni sulla guerra e sulle cause che l'hanno determinata sarebbero state esposte in modo diverso; ma non importa perchè non è la guerra la protagonista di questo romanzo: è la donna.
"Una volta Nana le aveva detto che ogni fiocco di neve era il sospiro di una donna infelice da qualche parte del mondo. Che tutti i sospiri si elevavano al cielo, si raccoglievano a formare le nubi e poi si spezzavano in minuscoli frantumi, cadendo silenziosamente sulla gente. "A ricordo di come soffrono le donne come noi" aveva detto. "Di come sopportiamo in silenzio tutto ciò che ci cade addosso".

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LaClo Opinione inserita da LaClo    04 Luglio, 2015
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Due donne

( Spoiler)

Il libro racconta la vicenda di due donne molto diverse che inizialmente conducono la loro vita su binari paralleli destinati tuttavia, ad incrociarsi.

Mariam è sempre stata considerata tra gli ultimi, una harami, figlia illegittima e la madre la educa da subito ad essere considerata una nullità, in primis in quanto donna e in secondo luogo poiché nata all'infuori del matrimonio. Non ha amici, neanche una famiglia si ciba di storie, immagini, di ritagli di tempo in cui il padre le fa visita. Non ha il diritto all'istruzione e dopo che la madre muore e il padre con le sue tre mogli la rifiutano è costretta a sposarsi e a trasferirsi a Kabul. Qui quando si scoprirà che non potrà avere figli verrà vessata dal marito e considerata ancora più priva di valore.

Laila invece, è più giovane appartiene ad un'altra generazione è una figlia amata, istruita con una famiglia unita, con un migliore amico che la protegge dai bulli del quale si innamora e un futuro che si prospetta positivo. Tuttavia, anche lei come Mariam ha un rapporto problematico con la madre per la quale non esiste. La madre di Laila vive nel ricordo dei due figli maggiori, morti nella jihad.
La guerra colpisce Laila che si ritrova sola, orfana e incinta del suo amico Tariq, ospite in una casa di sconosciuti e alla fine con un inganno diventa la seconda moglie di Rashid.

Da questo punto è interessante notare lo sviluppo del rapporto tra le due donne, dapprima Mariam è capace di provare solo odio nei confronti di Laila, del resto la dura vita senza amore l'ha resa gelosa e diffidente. Nonostante ciò Laila riuscirà a dare a Mariam una nuova ragione di vivere dopo il parto di una bambina che non incontrerà il favore di Rashid ma farà rinascere Mariam che potrà colmare il vuoto emotivo e la mancanza di figli. Le due donne aumenteranno sempre più la loro complicità fino al sacrificio finale di Mariam che per amore deciderà di costituirsi per aver ucciso il marito e difeso Laila. Mariam è consapevole del fatto che la morte sarà inevitabile ma vuole garantire a quella che ormai è la sua amica una possibilità di amare ed essere amata da Tariq che era riuscito a trovare Laila.

Il romanzo non presenta solo personaggi realistici ma anche un Afghanistan devastato da guerre e dall'avvento dei talebani le cui leggi si ripercuotono sulle donne impedendo loro di compiere qualsiasi lavoro e addirittura di essere operate negli stessi ospedali degli uomini, si blocca qualsivoglia forma di sviluppo che possa ricondurre all'Occidente considerato maledetto dai talebani.
L'Afghanistan ci pare quindi una terra contrastata, la patria di poeti che ne hanno decantato le bellezze è anche il triste luogo di guerre e repressione.

Il finale chiaramente dimostra come il totale lieto fine che auspicava Laila cercando di sottrarre Mariam dalla decisione di costituirsi sia un'illusione e la felicità in un paese del genere si possa ottenere solo a prezzo di sangue e sacrifici. Nonostante ciò l'autore attraverso Laila vuole dare una speranza che si concretizza nell'immagine finale di Laila nuovamente incinta che decide di chiamare Mariam la nascitura.

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Fabricius Opinione inserita da Fabricius    27 Febbraio, 2015
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Mille soli di speranza

“Mille splendidi soli” non è solo un libro, è la storia di Mariam e di Laila, dell’Afghanistan e di tutte le donne afghane. È un libro che colpisce inevitabilmente e ti fa riflettere sulla condizione della donna e sui soprusi che, purtroppo, molto spesso esse devono subire, a causa dei sistemi politici e delle credenze religiose, che, ancora oggi, non le considerano quasi delle “persone”. Esse spesso sono solo considerate oggetti in subordinazione al genere maschile. Ciò si traduce nel non avere spesso alcun diritto, o comunque goderne in modo limitato, nel non potere aspirare ad alcun sogno, a divenire qualcuno, a fare ciò che si ama, perché il futuro di Mariam, di Laila e di tutte le donne è scritto: essere solo mogli, madri e sopportare. “È il nostro destino, Mariam. Di donne come noi. Non abbiamo altro.” È davvero il destino delle donne sopportare situazioni come quelle scritte nel libro? È la sopportazione l’unica abilità che donne come Mariam devono apprendere? E allora cosa rimane a tutte le Mariam e le Laila esistenti al mondo? Il sole. Mille soli (per restare in tema) di speranza, che splende e deve far comprendere a tutti, uomini e donne, che siamo uguali, che ci sono uomini come Tariq e che per le donne si prospetta una vita migliore di questa, fatta di soprusi.
In conclusione, vorrei citare una frase che mi ha fatto veramente riflettere e che, molte, troppe volte, rispecchia la realtà: “Come l'ago della bussola segna il nord, così il dito accusatore dell'uomo trova sempre una donna a cui dare la colpa”.

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f.ilvi Opinione inserita da f.ilvi    20 Dicembre, 2014
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Mille splendidi soli: l'incontro di due vite.

Personaggi inventati, ma VERI. Anche la storia non è fittizia, ma purtroppo racconta la realtà di tante persone che la guerra l'hanno vissuta realmente. E non si tratta solo della guerra che si svolge all'esterno, ma anche e soprattutto quella che si combatte all'interno delle mura domestiche, che per troppe donne è la vera battaglia per la sopravvivenza.
Mariam e Laila hanno due storie ben distinte: età diverse, origini diverse e culture diverse. Fino a un certo punto del racconto ho pensato che fosse un altro di quei libri che tratta due storie parallele... invece poi mi son stupita di come le vite di queste due donne si siano incontrate, scontrate e poi incastrate alla perfezione!
Romanzo che mi ha coinvolto, commosso e meravigliato per i suoi colpi di scena... e per il lieto fine (nei limiti del possibile) quando pensavo che per una storia simile un lieto fine non potesse esistere!

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FrankMoles Opinione inserita da FrankMoles    03 Novembre, 2014
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Tu sei niente

Tu sei niente. Questo la prima lezione di vita che una madre afghana può dare a sua figlia.
Tu sei niente. Questo ciò che una giovane bambina afghana si sente dire, speranzosamente incredula, e ciò di cui si convincerà di lì a poco.

Il mio terzo viaggio in terra afghana attraverso la sempre più sorprendente penna di Khaled Hosseini, è stato certamente il più intenso. La storia è spaventosamente struggente e in svariati punti trattenere le lacrime è quasi titanico. In un romanzo che si intreccia alle vicende della storia recente, Laila e Mariam sono due giovani fanciulle nate e cresciute diversamente, ma accomunate da un uomo, Rashid. Si tratta di due donne profondamente contrastanti: Mariam, rassegnata al suo destino, che vede come un’espiazione per aver causato la morte di sua madre; Laila, più giovane e culturalmente così evoluta da permettersi di disobbedire o di rispondere al suo uomo. Un uomo che, manco a dirlo, nessuna delle due ama ma a cui son giunte per caso e con cui son rimaste per necessità. La svolta nelle loro vite deriva dal loro incontro, che porterà alla condivisione di una vita amara, fatta di doveri e zero diritti, di guerra e di stenti, di sangue e di morte, di dovuta sottomissione e di violenza sotto ogni punto di vista. Due esperienze a confronto che consentono all’una e all’altra, anche grazie alla condivisione della genitorialità di Laila, di scoprire la complicità e la solidarietà. Ma la felicità, a una donna d’Afghanistan, non è concessa; la loro vita è irrimediabilmente intrisa di dolore e lo sarà anche quando il destino deciderà di fare un passo indietro, concedendosi una seconda possibilità.

“Come l'ago della bussola segna il nord, così il dito accusatore dell'uomo trova sempre una donna a cui dare la colpa.”

Dovrebbe essere una consolazione il fatto che sia tutto inventato? No, purtroppo non siamo in un thriller: Laila, Mariam, Rashid e tutti gli altri personaggi sono fittizi, ma riproducono la realtà quotidiana che autorizza a picchiare una donna perché ha cotto troppo il riso, a violentarla perché non ha voglia di avere un rapporto, a strangolarla perché ha osato contraddire un uomo. Cosa rimane alla donna? La speranza: questa è l’unica costante nella vita di Laila e Mariam. Perché “quando questa guerra sarà finita, l'Afghanistan avrà forse più bisogno di donne che di uomini. Perché una società non ha nessuna possibilità di progredire se le sue donne sono ignoranti, nessuna possibilità.”
Tu sei niente. Questo il tabù da eliminare attraverso la speranza, che nel cuore di una donna afghana deve splendere sempre con la forza di mille splendidi soli.

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P.P. Opinione inserita da P.P.    10 Settembre, 2014
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Storia di una storia vera

« Non si possono contare le lune che brillano sui suoi tetti, né i mille splendidi soli che si nascondono dietro i suoi muri. »

Mille splendidi soli è la storia di Mariam, di Laila, di Tariq, dell'Afghanistan.
Ciò che viene raccontato da Hosseini, con mia grande amarezza, risulta molto più vicino alla realtà che non alla finzione, e la costante paura di perdere i propri cari in un esplosione, di rimanere mutilati, di addormentarsi e non risvegliarsi perché un bombardamento ha raso al suolo case, vie, interi quartieri, in non pochi paesi è una attuale terribile realtà. Così come nel romanzo in Afghanistan, oggigiorno in paesi come l’Iraq, la Siria, la Palestina migliaia e migliaia di persone si trovano ad affrontare fame, bombe, infinite privazioni. Innocenti trascinati in conflitti e battaglie, le cui vite vengo stravolte se non spezzate per mezzo di demagogiche ideologie, in realtà pretesti che celano la cupidigia o gli interessi di pochi manovratori.
Non meno importante è la terribilmente realistica descrizione della condizione delle donne, i cui volti coperti nascondo vite di soprusi e sacrifici, per la loro unica colpa di essere donne. Donne come Laila, Mariam donne costrette a vivere soggette alla volontà dei propri mariti, la cui libertà è limitata alle mura domestiche. E anche questa è una condizione attuale, che seppur meno presente che in passato, è vigente in vari paesi del Medio Oriente e del Nord Africa. La tradizione religiosa islamica, nelle sue manifestazioni più estremistiche, va a contrapporsi ad una progressiva ed effettiva trasformazione della condizione femminile nel mondo, proponendo una modello societario anacronistico, basato su una concezione distorta dei rapporti tra uomini e donne, in cui la donna è relegata ad una condizione quasi servile.
“Mille splendi soli” porta alla luce una realtà sempre più spesso denunciata e avversata, ma per la quale ancora si è fatto troppo, troppo poco in pratica. Hosseini con questo romanzo induce a riflettere, ma la riflessione diventa vana se non coniugata all’azione.

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diogneto Opinione inserita da diogneto    21 Mag, 2014
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mille splendide donne

Quando incontri un libro come “Mille splendidi soli” di Khaled Hosseini, edito Piemme 2007, non puoi che uscirne in punta di piedi consapevole che, la storia narratavi, non sia così lontana dalla realtà che, anche oggi, molte donne vivono nell’Afghanistan, e non solo, dei (fù?) talebani.

Il vortice intenso di cambiamenti che ha vissuto l’Afghanistan in questi ultimi 30 anni, con gli innumerevoli gruppi in lotta tra di loro e i tentativi di conquista da parte di forze esterne, fanno da sfondo ad una storia di donne forti e fragili come i Buddha di Bamiyan alti e maestosi custodi per 800 anni spazzati via, in un attimo, dalla furia talebana. Rimangono echi di felicità perduta, inganni malcelati, menti ottenebrate dal potere e dal dominio, supremazie violente e leggi che oscurano ogni tipo di sorriso. In questa ombra lunga si intravede però, a chi ha ancora gli occhi per riuscire a scorgerla, l’alba di un nuovo mondo che non arriva mai se non attraverso il sacrificio e la voglia di forzare la notte stessa per lasciare spazio a “mille splendidi soli”.

E’ un romanzo che lascia spazio a moltissime considerazioni che non possono essere certo riassunte in una piccola recensione… il rapporto tra la religione e la vita, non la fede attenzione bene, i rapporti tra le diverse etnie che vivono negli stessi paesi, la cultura orientale e quella islamica e la diversità profonda dalla nostra, il rapporto padre figlia, l’amore, l’Amore e l’AMORE in tutte e tre le sue forze!

Quello che ha detto a me e incontrovertibilmente differente da quello che potrà dire a te… qualcuno ne avrà fatto un romanzo di condanna politica-religiosa, qualcuno un romanzo d’amore, altri ancora un romanzo storico… l’importante è non fermarsi a ciò che dice al nostro stomaco ma lasciarlo decantare, come il buon te afghano, per assaporarne il sapore fino in fondo e lasciarci dissetare da una storia dai molti risvolti dalla quale, sicuramente, ne potremmo uscire uomini e donne migliori.

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MALIKA Opinione inserita da MALIKA    05 Mag, 2014
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LO SPENDORE DELL'UMILTA'

Mille splendide pagine e un solo neo: sono appena quattrocento. La storia di due donne, Mariam e Laila, lacerate dalla guerra, nell’anima più che nel corpo. La possibilità di guardare da vicino gli orrori di una guerra che non conosciamo – quella dell’Afganistan – ma in fondo una guerra come tutte le altre animata da odio, rancori, rabbia, egoismo dove mani e braccia e gambe vengono ritrovate su un tetto o su un albero dopo giorni dal funerale. Una guerra nella guerra la vita delle due protagoniste che si ritrovano, ognuna in modo diverso, in un vortice di sofferenze senza fine che le porteranno a veder morire le persone care, o crederle morte. Vittime di scelte che il destino proietta sulla loro strada, superanno a fatica l’astio tra loro dovuto alla condizione di essere mogli dello stesso marito per veder nascere un legame profondo che le unirà al punto di sentirsi madre e figlia. Mariam, la madre che Laila ha sempre desiderato e Laila, la figlia che Mariam non ha mai avuto. Il loro sarà un legame che niente riuscirà a distruggere: né la violenza cieca, convulsa dell’uomo che condividono loro malgrado, né la guerra con i suoi strascichi di sacrifici, privazioni, sofferenza, morte. Oltre la morte resteranno unite nei segreti che avranno condiviso, nella paura nascosta dietro le loro scelte.
Due figure di donne magistralmente descritte dalla penna dell’autore con particolari che emergono sempre più prorompenti lungo il corso della narrazione rapida, ricca di pathos e colpi di scena che a tratti rallenta per dipingere con il pennello dell’immaginazione la desolazione della kolba dove Mariam ha vissuto da bambina, il deserto che la guerra lascia sulla terra inerme, la prigione affollata di donne e bambini.
Una mano esperta, quella di Hosseini, nelle descrizioni dei personaggi, dei luoghi e degli eventi della guerra intercalate all’interno della narrazione senza mai essere di peso, talvolta emergendo dai dialoghi, talvolta come rapidi flashback. Un autore che dice tanto scrivendo poco perché lascia i ciottoli sulla strada della sua storia che il lettore raccoglie uno alla volta chinandosi per riflettere o per nascondere le lacrime. Perché è questo il vortice in cui il lettore è risucchiato dallo stile incalzante, pieno di “buchi” che non restano mai irrisolti, dove ogni personaggio, anche il meno coinvolto nella trama, trova il suo meritato posto. Così si finisce con il diventare tutt’uno con le protagoniste, in particolare Mariam che è il fulcro centrale della storia, l’alfa e l’omega della narrazione, il personaggio che si finisce con l’amare di più per l’empatia che si stabilisce con lei, con le sue sofferenze, con il suo destino crudele – il destino delle donne dell’Afganstan e non solo – per la sua mitezza, la sottomissione incondizionata che si trasforma in aggressività incontrollata quando viene minato l’unico affetto che abbia mai avuto nella vita, Laila, e tira fuori le unghie affilate di una madre che difende i suoi cuccioli. E la difenderà fino alla fine, senza pretendere nulla in cambio. Pur non avendo figli, la proteggerà con le sue scelte, con il suo sacrificio, come solo la forza di una madre può fare. E nel momento più difficile, quando la morte busserà alla sua porta, la dolce Mariam sarà accompagnata dalla consolazione di aver avuto anche lei diritto ad un pizzico di felicità, anche se pagata a caro prezzo.
Ho apprezzato, oltre tutto il resto, la conclusione del romanzo che lascia trasparire la fondatezza delle speranze che emergono dall’animo umano nonostante tutto, nonostante la guerra. Perché c’è desolazione e tristezza in ogni vita, ma la voglia di ricostruire non deve mai perdersi. E nemmeno deve perdersi il valore dei rapporti umani che possono essere la linfa della vita anche quando non c’è un legame di sangue, senza lasciarsi annegare nei rancori oppure si perderà l’occasione di perdonare e farsi perdonare e non si leggeranno mai quelle lettere commoventi che restano chiuse in una scatola di latta come quella che il padre lascia a Mariam e che lei non potrà mai conoscere.

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Rosa Iorio Opinione inserita da Rosa Iorio    06 Marzo, 2014
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Splendida donna

Quando nella prefazione Hosseini “si augura che le emozioni di chi legge facciano da eco a quelle che questa storia individuale racchiude”, non immaginavo di dover provare così tanta sofferenza, nel leggere il libro,da doverne, talvolta, sospenderne la lettura.
Mariam e Laila: storia di due donne. La prima è una “harami”, una bastarda che, in quanto tale e in quanto donna in un paese ostile al suo genere, sa che deve solo subire. Vive nell’assoluta mancanza di considerazione, abbrutita anche dalla miseria. La seconda vive una condizione diversa, ha una famiglia che le rivolge cura e attenzione, possiede ricchezza e bellezza e un papà che affida anche alla cultura la possibilità di riscatto delle donne della sua terra.
Per un tragico destino, di guerra ma anche di condizione femminile , le due donne si trovano a dover percorrere la stessa strada e quello che doveva essere motivo di rivalità tra le due e cioè la mancata maternità dell’una rispetto all’altra, diventa il terreno su cui nasce un’alleanza che le fa diventare una donna sola: anche Laila non ha più attrattiva fisica , è trasandata, come Mariam mentre questa, mettendo a rischio la sua vita, conquista il ruolo di mamma per difendere il figlio di Laila, un figlio non suo.
Alla fine del libro ho pianto: splendido Hosseini….

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manumanu74 Opinione inserita da manumanu74    05 Marzo, 2014
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Intenso, toccante, commovente

Ho letto questo libro con molta curiosità e devo dire che mi ha aperto un mondo che non conoscevo. Certo sapevo delle guerre in Afghanistan, ma mai mi ero soffermata sulle condizioni degli afghani, e soprattutto delle donne afghane. E' un libro che esalta la enorme sofferenza in cui vivono le donne afghane, donne già da bambine che vengono date in spose a quattordici anni. Sottomesse in tutto al marito, vittime di violenze e soprusi, private della libertà ma forti, estremamente forti e coraggiose e con la speranza nel cuore che "Mille splendidi soli" possano ancora far brillare le loro vite. Romanzo sulla amicizia e sulla vita incrociata di due incredibili donne, appassionante in ogni pagina, a volte ho avuto voglia di strappare le pagine più difficili ma sono stata felice di averlo letto con intensità e con desiderio di seguire il cammino di Mariam e Laila fino alla fine. Veramente uno splendido romanzo.

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Opinione inserita da Francesco    25 Febbraio, 2014

Mille splendidi soli

Mille splendidi soli, un bel romanzo, una storia triste, triste come il pensiero che quello che subiscono queste donne è divenuta normalità. Vite letteralmente sacrificate, ragazze vittime dell'ignoranza come (forse, al peggio non c'è mai fine) in nessun'altra parte del globo. Questo libro ho deciso di leggerlo in quanto avevo già letto 'Il cacciatore di aquiloni' dello stesso autore, che mi aveva letteralmente rapito.
Ottimo lo stile di questo bravo scrittore, bravo anche ad aiutarci nella stimolazione dell'immaginazione con una buona tecnica narrativa. Scrivere una recensione su questo libro mi viene più difficile che in altre situazioni, perché questo è un libro che mi ha reso molto triste. Abituati alle nostre vite, ci sembra quasi di leggere racconti che vengono da un altro mondo, un mondo dove non esiste dignità per la donna, non esiste legge, né rispetto. Purtroppo questo mondo è quello a cui apparteniamo anche noi in questo preciso istante, e quello che più non riseco a capire è come mai di questi orrori non se ne parli praticamente mai. Come è stato possibile che nella nostra mente si sia instaurato quel meccanismo che ci rassegna a queste barbarie, come è possibile che nessun Paese democratico si batta per i diritti di questa gente!? Al di là delle riflessioni, è un libro pregno di emozioni autentiche, come l'odio, l'amore, l'amicizia e infine, a dispetto di tutto, speranza.
Buona lettura.

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Nadiezda Opinione inserita da Nadiezda    19 Febbraio, 2014
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A thousand splendid suns

Ultimamente per me è tempo di riletture e questo è uno dei libri che ha lasciato un segno indelebile nel mio cuore.
Si tratta del secondo romanzo dello scrittore americano di origini afghane, Khaled Hosseini.
La trama racconta principalmente la vita di due donne: Mariam e Laila.
Queste due persone conducevano esistenze completamente differenti ed un giorno il destino le costringerà a condividere non solo la stessa casa, ma anche lo stesso uomo.
La prima donna con cui veniamo a conoscenza è Mariam la quale vive con sua madre vicino a Herat.
Il padre di lei non la vuole neppure vedere perché è stata concepita illegittimamente.
Mariam, infatti, proprio perché è una “bastarda” vive lontano dal mondo, ma un giorno tutto comincerà a girare per il verso sbagliato e dovrà andare in sposa ad un uomo molto più vecchio di lei.
La seconda protagonista è Laila, si tratta di una bambina di nove anni che ha perso i suoi fratelli, i quali erano partiti per la guerra.
Laila perderà anche il resto della sua famiglia a causa di un bombardamento e si salverà grazie a Mariam.
Il marito di Mariam, Rashid dopo aver curato questa ragazzina deciderà di sposarla e di avere un figlio da lei. Il tanto desiderato erede che la sua prima moglie non è riuscita a concepire.
Laila scoprirà di essere incinta, ma non del marito, ma del suo amato perso anch’esso in guerra con il quale aveva avuto un rapporto prima della sua partenza.

In questo magnifico libro la storia si va piano piano a complicare, con il susseguirsi delle pagine ci addentriamo in una storia sempre più complicata e talvolta raccapricciante.
Ci sono sempre più intrecci, disgrazie, tragedie, in un territorio flagellato dalle guerre.
È un romanzo fondato su due importanti sentimenti: l’amore e l’amicizia.
Un libro che ci fa vedere come la guerra porti distruzione e come il popolo sottomesso di Kabul riesca a sopravvivere.
La violenza e l’angoscia sono all’ordine del giorno ed è proprio il caso di dire che “la speranza è l’ultima a morire”.

Buona lettura!

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Marco Caggese Opinione inserita da Marco Caggese    12 Febbraio, 2014
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Impossibile da chiudere

Leggere queste pagine, sentire le emozioni dei protagonisti, sperare con loro, piangere con loro, tutte sensazioni che hanno reso ogni volta faticoso il gesto di inserire il segnalibri tra le pagine e chiudere questo volume.
La storia è quella di due donne Afghane, Mariam e Laila. In due momenti separati le conosciamo bambine, con i loro drammi, poi assistiamo alla loro crescita, alle loro evoluzioni. Le vite di queste due donne finiscono poi per incrociarsi e fondersi, entrambe condividono un uomo che le usa e le calpesta. Fino al sorprendente finale.
Hosseini ci regala un romanzo dalla scrittura limpida, scorrevolissima, priva di qualsiasi artefazione, ma proprio per questo fortemente incisiva. Con il passare delle pagine si entra violentemente in contatto con la storia dell'Afghanistan, con la follia integralista che ne ha miseramente condizionato la storia degli ultimi 30 anni. L'autore non punta il dito contro nessuno direttamente, lascia al lettore la comprensione della follia umana.
E dopo la lettura di questo libro, pensare ad una donna musulmana non sarà più la stessa cosa. Quanto hanno sofferto e quanto ancora dovranno soffrire queste donne prima di tornare a vivere una vita vera? Quanto è drammaticamente importante non ignorare l'esistenza del Burqa, insuperabile muro tra gli esseri umani?
La meraviglia di questo libro è però come Hosseini riesca a far conoscere al lettore la vera essenza dei personaggi. E' evidente quanto le donne costituiscano l'asse portante di questa storia, e l'autore ce le fa conoscere davvero, ne svela ogni aspetto più personale, rendendole meravigliosamente reali.
Personalmente credo che porterò sempre con me il pensiero di Mariam, un personaggio difficile da dimenticare per quanto la vita sia riuscita a negarle praticamente tutto, senza però essere riuscita a toglierle la forza di esistere.
Difficilmente si può rimanere toccati così nel profondo come è avvenuto per me con questo libro, che ritengo, senza alcun dubbio, un vero capolavoro.

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Francesca251 Opinione inserita da Francesca251    28 Gennaio, 2014
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Mille applausi

Ogni aggettivo in questo momento mi sembra riduttivo...questo è veramente un signor libro, un libro con la L maiuscola. Dubito che ce ne siano tanti altri in grado di sortire lo stesso effetto, ma non nego che mi dispiacerebbe smentirmi. Semplicemente da brivido, addirittura mi era venuta voglia di entrare dentro la trama, di tuffarmi in quelle pagine e vedere dal vivo, fare qualcosa, agire in qualche modo. 430 pagine che volano via così, come un soffio di quel vento caldo che tira a Kabul. Tutte le sere è stato un appuntamento con Mariam e Laila, tutte le sere ho partecipato alle loro avventure. Quando non c'erano più pagine da leggere, mi sono sentita sola e privata di qualcosa di molto caro. Così si sono fatte largo tra i miei occhi due piccole lacrime, come a voler dire alle protagoniste "Io sono con voi!Non abbiate paura, ci sono io a proteggervi e non vi succederà niente!". Davvero un libro meraviglioso. Unica nota storta? Lo si divora troppo velocemente!

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controluce Opinione inserita da controluce    10 Gennaio, 2014
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ALTRI MILLE DI QUESTI SPLENDIDI SOLI

La popolarità di Hosseini e i temi da lui trattati sono talmente noti che sicuramente non c’è bisogno di altre recensioni, il successo è stato grande e avrebbe fatto il giro del mondo anche senza l’aiuto di internet. La bellezza di “Mille Splendidi Soli” è stata però talmente sorprendente da farmi essere qui a battere sulla tastiera e posso affermare che probabilmente non sarò l’ultimo a dire la sua a proposito di questo libro e a condividere le emozioni che può trasmettere.

Ma partiamo dai mille splendidi soli che illuminano l’Afghanistan, visti attraverso gli occhi di due donne, Mariam e Laila. Vittime di una sorte avversa e nate in una terra nella quale nascere femmine è una condanna, si ritroveranno ad essere unite più che mai. Prima dal caso, poi dall’odio ed infine da un amore profondo ed unico.

L’Afghanistan delle guerre e della fame è descritto magistralmente da Hosseini, sembra quasi dipinto, filmato senza censure, rappresentato senza frenare la penna davanti alla cruda realtà che ti salta addosso ad ogni facciata.
I sentimenti e le caratteristiche dei personaggi fuoriescono dalle pagine con forza, sanno colpirti allo stomaco. La durezza di Rashid, la schiettezza di Tariq, la tenacia di Mariam, la sofferenza e la forza di Laila vi daranno sensazioni uniche che solo i Capolavori con la C “più che maiuscola” possono dare.

L’indifferenza non può e non deve far parte di questo libro.

La storia abbraccia quattro generazioni, i valori della famiglia, dell’amicizia e della religione fanno da collante e fungono da ingrediente principale nella narrazione dei fatti.

Cos’altro aggiungere? Se siete alla ricerca di un libro da leggere, regalare, ricordare, raccontare, divorare affidatevi a Khaled Hosseini e agli occhi di Mariam e Laila, che permetteranno di vedere anche a voi i mille splendidi soli che si nascondono dietro i muri di Kabul.

Buona lettura.

Controluce

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mia77 Opinione inserita da mia77    04 Dicembre, 2013
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Mille splendidi soli di Khaled Hosseini

Questo, insieme al precedente " Il cacciatore di aquiloni" è un bellissimo libro, assolutamente da non perdere. Inoltre, essendo le protagoniste femminili, sono riuscita ad immedesimarmi maggiormente e mi ha veramente colpita. L'autore trasporta ancora una volta il lettore in un mondo incredibile, ma purtroppo vero. Un mondo fatto di violenza e sopraffazione ( soprattutto sulle donne), anche se non ti toglie mai la speranza che tutto possa andare nel migliore dei modi. Sono stata piacevolmente colpita dall'amicizia femminile tra Mariam e Laila, le due protagoniste, che si incontrano per mano del destino e cercano di aiutarsi a vicenda. Tra di loro c'è molta solidarietà ed anche senso di protezione, tanto che la più adulta si sacrifica per la più giovane, come se fosse la propria figlia. Sicuramente un libro che lascia il segno!

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SunshineAle Opinione inserita da SunshineAle    28 Novembre, 2013
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Un cielo pieno di Mille splendidi soli.

Mariam e Laila sono due donne diverse, ma unite forzatamente e tragicamente dallo stesso destino. Leila è una giovane ragazza, nata a Kabul la notte della rivoluzione, nell’Aprile del 1978. Tutto prometterebbe per lei un buon futuro, fatto di successi scolastici e la possibilità di potersi sposare per amore vero. Mariam invece è una donna nata in una “kolba” e considerata una “Harami” perché nata fuori dal matrimonio. Lei vorrebbe andare a scuola, poter studiare come i figli legittimi di suo padre, ma qualcosa di irragionevole glielo impedisce, l’idea che una “harami” non abbia la purezza necessaria per poter imparare e poter vivere un’ esistenza diversa da quella a cui è stata condannata con quell’appellativo. Si incontreranno sotto al cielo di Kabul, in un modo che nessuna delle due avrebbero immaginato, legate inizialmente dalla rabbia è dall’odio impareranno a combattere insieme per sopravvivere alle leggi insensate che la vita ha imposto loro. Credo che questi siano i libri da proporre nelle scuole, i libri che insegnano la storia e la vita, che aprono la mente su cosa accade davvero fuori dalla porta di casa nostra, riflettendo sul fatto che non accade solo lontano e soprattutto non accade solo in epoche passate. Questo libro parla di una guerra durata fino al 2001, ma che sta continuando a generare vittime, basti pensare che il governo Afghanistano sta studiando la possibilità di reintrodurre “la lapidazione fino alla morte” in casi di adulterio. Basta pensare a Sahar Gul, una ragazzina afghana di 15 anni che ha quasi rischiato di essere uccisa dal marito perché non voleva prostituirsi, e diventata ora simbolo dei diritti umani. Mi sono emozionata, ho pianto lacrime amare pensando a cosa sono constrette a subire delle donne in carne ed ossa come noi, ma con un cuore ed un fegato d’acciaio. Per caso ho terminato questo romanzo il 25 novembre, giornata nazionale contro la violenza sulle donne, e mi sono chiesta se sia mai possibile, ora come ora, dover considerare una maledizione il fatto di essere nata DONNA. Con questo mi viene in mente una citazione di William Shakespeare:
Per tutte le violenze consumate su di Lei, per tutte le umiliazioni che ha subito, per il suo corpo che avete sfruttato,
per la sua intelligenza che avete calpestato,
per l'ignoranza in cui l'avete lasciata, per la libertà che le avete negato, per la bocca che le avete tappato,
... per le ali che le avete tagliato,
per tutto questo:
in piedi, Signori, davanti ad una Donna

Un libro tragicamente vero, scritto per raccontare cosa accadde qualche anno fa, e accade ancora oggi in un cielo pieno di Mille splendidi soli.

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Opinione inserita da Rossana    06 Novembre, 2013

TRAVOLGENTE E COMMOVENTE

Ottimo libro, una lettura consigliata a tutti. è stato finora l'unico testo che è riuscito a commuovermi, in diversi punti. Con le sue descrizioni di paesaggi, ma non solo, anche dei personaggi, dei loro atteggiamenti, dei loro modi di fare, della loro psicologia, Hosseini riesce a coinvolgerti COMPLETAMENTE all'interno del racconto. Mi sono ritrovata a vivere io stessa la situazione di Mariam e Laila, le due protagoniste, condividevo con loro i momenti di ansia, quando vengono percosse dal marito, ho condiviso il dolore e la sofferenza di cui sono state vittime in diversi momenti della loro vita, la quale è stata molto dura con entrambe. Stile ottimo, lettura scorrevole e piacevole, ogni capitolo termina creando in qualche modo una certa suspence che ti invoglia a leggere subito il capitolo successivo. Interessanti anche i diversi spezzoni riguardanti la guerra nell'Afghanistan di cui parla l'autore delineandola nel suo sviluppo. Mi ha preso talmente tanto da averlo letto in tre giorni. Anche se molto triste, lo consiglio senz'altro!

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elina Opinione inserita da elina    05 Novembre, 2013
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Una splendida lettura

Sullo sfondo di una guerra che fa scempi, le vite di due ragazze, Mariam e Laila, si intrecciano fino a ritrovarsi sotto lo stesso tetto, entrambe mogli dello stesso uomo, vittime della sua prepotenza e di una cultura che le vuole sottomesse e schiave.
Mariam è la figlia illegittima del potente Jalil e tutto ciò che possiede è una vita con la madre nella vecchia “kolba”e il desiderio ogni giovedì di incontrare il padre che la tiene lontana dalla “buona società” in quanto considerata “figlia del peccato”. Laila è più giovane di Mariam, ragazza piena di vita e di sogni, è una delle poche che ha il privilegio di vivere in una famiglia benestante che le offre la possibilità di istruirsi e di costruire un futuro lontano da quel paese. I suoi fratelli sono in guerra senza che nemmeno lei si ricordi di loro, il suo vero fratello è Tariq con cui condivide i suoi giochi da piccola e il suo amore appena cresciuta. Ma la guerra non dà pace a nessuno nelle terre dove la parola pace non è ormai più conosciuta e una bomba quando cade non è tanto “intelligente” da capire dove colpire… e così colpisce la casa di Laila facendola trovare improvvisamente sola, orfana in un paese brutale che lei non conosceva seppure il suo. Salvata da Rashid, marito di Mariam, si ritrova a sposarlo per mettere in salvo il bambino che porta in grembo frutto del suo amore per Tariq. E’ così che le due donne cominciano a conoscersi, dapprima con diffidenza e poi a instaurare un rapporto di profonda amicizia che le porta ad essere complici di una fuga e non solo.
Un libro sull’ amicizia dunque che mostra come in due è più facile sopportare anche i soprusi e le violenze, un libro sul coraggio, sulla speranza di poter ottenere un futuro migliore, sul desiderio di lottare per raggiungere la libertà . Ma prima di tutto un libro-cronaca che fa arrivare al cuore delle donne di cui troppo poco udiamo la voce e troppe poche volte vediamo i volti. Un libro che ci fa camminare per le strade di Kabul, entrare nelle case dei suoi cittadini e negli animi di chi la guerra la vive prima di tutto nel suo conflitto con uomini dispotici e prepotenti che hanno il possesso della loro libertà.
Dopo aver letto Mille splendidi soli, ogni fiocco di neve ci appare come “il sospiro di una donna infelice a ricordare di come soffrono le donne e di come sopportano in silenzio ” e dietro l’immagine di un burqa non ci appaiono più volti anonimi, ma le vite tormentate e ingiuste di Mariam e Laila, le loro rughe che attestano una vita difficile e i loro occhi che scrutano il mondo e lanciano grida di aiuto. Un libro “splendido” da leggere tutto d’un fiato fino all’ inatteso, triste e commovente finale.

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Ironkarlo Opinione inserita da Ironkarlo    02 Agosto, 2013
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Rivalsa e speranza

Due donne apparentemente differenti ma che il destino unisce, dapprima in modo forzato ed indifferente, poi le rende inseparabili come sorelle o meglio madre e figlia.
Un romanzo che mette in evidenza la condizione della donna Afghana nell'arco di alcuni decenni, soggiogata sempre al volere dell'uomo sin da bambina; una donna che però sà rialzarsi e ricominciare con coraggio e determinazione.
Una storia commovente che fà riflettere, semplice ma intensa.

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il cacciatore di aquiloni
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Ciccio159357 Opinione inserita da Ciccio159357    30 Giugno, 2013
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Un romanzo denso e autentico

la verità... La parte più importante di questo libro, la raccapricciante verità.
Le donne si sa, in afghanistan non sono trattate come dovrebbero. Il loro sogno di rivalsa però è grande, autentico. Ogni maltrattamento, ogni insulto a Mariam e Laila, lo prendevo come insegnamento da dare sia ai miei figli che a me stesso. Le lacrime versate nelle descrizioni di quelle agghiaccianti torture del marito fanno riflettere e molto. Urla di giubilio ed approvazione (SPOILER) alla morte di Rashid, maledizioni contro di lui. Che dire, la conclusione a lieto fine di Laila fa sorridere, ma non dobbiamo dimenticare gli insegnamenti che l'autore ci ha dato nelle pagine precedenti di questo amabile e rispettosissimo libro, come non dobbiamo dimenticare quelle toccanti parole di Mariam

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leonard Opinione inserita da leonard    25 Giugno, 2013
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Mille splendidi soli che scaldano i cuori

Hosseini tesse una ragnatela facilmente leggibile per espressione e raffinatezza che si chiarisce, dopo alcuni colpi di scena, solo nelle ultime pagine. Un libro intenso le cui pagine profumano di deserto, spezie e soprusi. Le due co-protagoniste sembrano le due faccie della stessa moneta in quanto pur essendo differenti l'una dall'altra sono fatte dello stesso materiale. Protagonista della trama è la passione che l'amore condiviso o rubato provoca nellle due "eroine". Le pagine che descrivono l'amore adolescenziale consumato senza prevaricazione tra Tariq e Laila appartengono ad una letteratura di alto spessore per gradevolezza e semplicità. Il lieto fine può sembrare scontato ma si è talmente aggrappati alla tela di Hosseini che non si è liberi di immaginare nulla di diverso di ciò che riga dopo riga la trama ci offre.

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Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    16 Mag, 2013
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Elpi-logo n. 14

Quando la poligamia si ribella contro il poligamo

Dopo “Il cacciatore di aquiloni”, Hosseini propone un altro romanzo che consente al lettore occidentale di “infiltrarsi” nella vita e nella cultura di uno dei paesi più tormentati del mondo: l’Afghanistan.
I “mille splendidi soli” brillano su due donne, profondamente diverse ma accomunate dalla circostanza di aver sposato il medesimo, orribile uomo.
La prima donna: è Mariam. Vive con la madre Nana alla “kolba”, vicino a Herat; è figlia illegittima del ricco e potente Jalil, che si vergogna di lei e neppure la riceve in occasione del suo quindicesimo compleanno. Dopo questa triste esperienza, Mariam fa ritorno a casa e scopre che la madre si è impiccata. Costretta a vivere con Jalil, viene data in sposa a Rashid, più anziano di lei, che vive a Kabul.
La seconda donna: è Laila. Istruita, bella e più giovane di Mariam, si innamora di Tariq, amico d’infanzia. Poi la guerra si abbatte su tutto: Tariq abbandona l'Afghanistan, un razzo colpisce la casa di Laila lasciandola orfana. La ragazza viene portata in salvo da Rashid, che la sposa.
Accomunate da un destino di soprusi, le due donne diventano complici e progettano una fuga, che non riesce.
Poi Laila reincontra Tariq, che credeva morto. In occasione di un’ennesima violenza compiuta da Rashid su Laila, Mariam lo uccide, si sacrifica per l’amica, confessa il delitto e viene condannata a morte.
"Mille splendidi soli" è sia una testimonianza degli eventi degli ultimi decenni in Afghanistan, sia una toccante saga familiare condotta attraverso i contrasti culturali e sentimentali di una civiltà profondamente diversa dalla nostra. Non per questo, meno propensa a celebrare i valori indiscutibili dell’amicizia e dell’amore.

Bruno Elpis

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Elena75 Opinione inserita da Elena75    28 Aprile, 2013
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Un libro per riflettere

Intensa storia di due donne nate e cresciute in Afghanistan durante la guerra: Mariam nata da una relazione extra coniugale del padre e per questo mai accettata, data in sposa a un bruto che la picchia e la tratta come un oggetto, costretta ad accettare in casa Laila come seconda moglie di suo marito. Laila una ragazza a cui la guerra ha strappato i genitori e l'amore della sua vita, in attesa di un figlio da quest'ultimo quindi costretta a sposare il marito di Mariam per garantirle la sopravvivenza. Un romanzo crudo, da lacrime agli occhi che però lascia uno spiraglio di cambiamento in quella terra martoriata che e' l'Afghanistan. La vita al limite della sopravvivenza delle due donne capaci di tanto amore ma impossibilitate a manifestarlo, succubi della violenza e dei soprusi dell'uomo In quanto nato maschio. Ma c'e' anche una rivincita delle donne che sembrano gridare "coraggio, si puo' cambiare qualcosa"....

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ChiaraLotus Opinione inserita da ChiaraLotus    16 Aprile, 2013
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Un insegnamento per le donne

Hosseini, nello scrivere questo romanzo, è come se avesse voluto completare “Il cacciatore di aquiloni”.
Il primo libro, infatti, assumeva un punto di vista maschile e raccontava l’essere prima bambini e poi uomini in un paese prima in pace e poi allo sbando.
“Mille splendidi soli” chiude il cerchio e completa l’incastro. Quando penso al rapporto fra questi due libri, mi vengono i ciondoli degli innamorati, suddivisi in due metà che poi vengono unite rivelando un unico gioiello.
Questo romanzo offre un insegnamento alle donne, e lo fa attraverso due protagoniste che hanno in comune solo il fatto di aver sposato il medesimo uomo. Le separa il livello socio-culturale. E le separa l’età.
Se Mariam è ancora figlia di una generazione che punta alla sottomissione della donna, Layla sta pian piano assumendo una nuova mentalità, non ancora riconosciuta a livello collettivo, ma destinata ad offrire nel corso degli anni nuove possibilità. Quella di Layla si può definire un’ “emancipazione potenziale”: esiste nella mente, cerca degli appigli, ma è ancora vittima di un sistema che ne impedisce la concretizzazione.
Esistono molti paesi in cui le donne vivono ancora in una condizione di sottomissione. Altri, ad esempio Turchia e Marocco, stanno vivendo una progressiva emancipazione. Il burqa è vietato in molti ambienti (ad esempio le moschee) e a Rabat il re sta promuovendo un disegno di legge finalizzato all’abolizione della poligamia. Tuttavia, ci sono ancora molti passi da fare.
E questi passi - mi spiace dirlo ma mi baso sulla conoscenza di molte donne musulmane che vivono nel nostro paese - non devono compierli soltanto gli uomini. Per molte giovani che decidono di sposarsi e trascorrere la vita fra le mura di una casa a crescere i figli, questo è infatti un privilegio.
Sapete quante ragazze conosco che lavorano in Italia e non vedono l’ora di poter abbandonare una necessità vissuta come punizione, e trovare il “principe azzurro sul cammello bianco” che le sposi e le mantenga?
Preparare la cena, stare in casa, avere uno che ti scarrozza avanti e indietro perché non hai la patente, è visto come un privilegio. Salvo poi trovarsi sole in ciabatte e con i bigodini in testa, a seppellire l’amore sotto il senso del dovere.
Esistono donne che, cresciute nel nostro paese, liberalmente scelgono questo stile di vita. Io stessa mi sono sentita dire “quando il tuo compagno farà carriera potrai stare in casa”. Poi hanno capito che questa frase, seppur detta in buona fede, mi offendeva. Credo che la dipendenza economica ti imponga di essere, in un certo senso, un oggetto del tuo uomo. E credo che queste donne debbano imparare, prima di tutto, a ritagliarsi un proprio spazio all’interno del matrimonio. Questo spazio deve configurarsi come libertà sia fisica che mentale, come la possibilità di dedicare amore a se stesse.
Spero che questo libro possa insegnare alle donne questo tipo di libertà, invogliarle a studiare, ad arricchire se stesse, ad essere sì brave mogli e brave mamme, ma anche e soprattutto persone autonome. Chi vive all’estero può scegliere. E questa scelta deve essere compiuta anche per rispetto nei confronti di quelle giovani che, invece, sono costrette in una sorta di schiavitù socialmente riconosciuta.

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Il cacciatore di aquiloni
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whasting Opinione inserita da whasting    14 Aprile, 2013
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CHE SOLLIEVO

Ero scettica a riguardo, non volevo leggerlo. Non mi ispirava poi chi sa che cosa!
Ho letto metà libro in un giorno ed ho pianto tanto, tutta la prima parte me la sono fatta con gli occhi lucidi! In un punto del racconto ho dovuto chiudere il libro e pensare un attimo. Chi ha letto capirà che parlo di Nana.
Continuando il libro, non ho pianto così tanto, tranne per le ultime pagine.
Radish mi sembrava buono all'inizio, gentile con Mariam, comprensivo... finché.
Laila e Tariq li ho amati.
Peccato poi anche per Laila, per fortuna che alla fine va tutto bene.
Uno stile semplice, veloce, chiaro, nulla da dire!
Leggetelo, è un buon libro e alla fine vi sentirete sollevati.
Di solito i bei libri, quelli scritti bene, vi lasciano un vuoto.
Questo no, questo vi lascerà un profondo sollievo.

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peucezia Opinione inserita da peucezia    07 Marzo, 2013
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La forza dei deboli

L'autore ha superato il suo capolavoro Il cacciatore di aquiloni con questo romanzo che sceglie di dare voce a chi in un paese arretrato e nelle mani dei talibani quale l'Afghanistan voce non ha più: le donne e chi ha subito mutilazioni ed è quindi un diseredato indegno di considerazione.I protagonisti della storia di Hosseini son quindi Tarq, che ha perso la gamba sin dall'infanzia come molti suoi coetanei, Mariam, che appartiene a un'etnìa inferiore e Laila di classe superiore ma condannata dalla guerra a un triste destino. Con fredda razionalità Hosseini pone l'accento sulle violenze e sulla condizione ingiustamente inferiore delle donne. Il suo racconto oltre a rendere gli occidentali maggiormente consapevoli di quanto accade nello stato afghano offre la possibilità di apprendere usi e costumi di un popolo per moltissimi,troppi versi ignoto a chi ha sentito parlare di Afghanistan solo in virtù degli ormai rari serivizi giornalistici.
Commovente, ma mai patetico, con uno stile narrativo liscio e che offre principalmente il punto di vista delle due protagoniste, il romanzo è adeguato all'ottica occidentale e per questo ha ottenuto non pochi riconoscimenti.

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Hosseini-letteratura orientale
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martino81 Opinione inserita da martino81    06 Marzo, 2013
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ma quale sesso debole..

Tema:l'importanza delle donne in Afghanstan.
L'autore riesce con le vicende narrate a farci emozionare come pochi,a farci entrare nel vivo della storia,nel cuore dei personaggi cioè due donne che prima rivali ora amiche combattono lo stesso destino infame..Da leggere assolutamente.Un superbo Hosseini.Dopo il cacciatore di aquiloni un altro libro meraviglioso.
Il messaggio e' una cruda realtà..ma è ora di svegliarci e cambiare questo mondo una volta per tutte..
non deve esistere un sesso debole..anche perchè se proprio esiste non e' certo quello femminile..non prendiamoci in giro.

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Elena-cug Opinione inserita da Elena-cug    27 Febbraio, 2013
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Uno dei pochi libri che mi ha fatto commuovere

Libro piacevolissimo da leggere!
Dopo il successo de " il cacciatore di aquiloni" Hosseini colpisce ancora sottolineando la condizione delle donne nel suo paese e il tema della guerra e del terrorismo. Molto scorrevole,si legge in una settimana massimo.La storia delle due donne ti prende subito e il rapporto delle due mogli fa molta tenerezza,che aumenta quando c'è l'entrata in scena della guerra. Anche dal punto di vista informativo è molto utile. Spiega le usanze e i misteri della poligamia.Il finale ti lascia un po' perplessa: sia triste,sia contenta poiché (SPOILER)non si tratta né di un lieto fine né di un finale così angosciante anche se la perdita di Mariam colpisce molto.

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A chi si interessa della condizione della donna in Afghanistan!
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AndCor Opinione inserita da AndCor    13 Gennaio, 2013
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420 pagine di cruda e dannata verità

Tante volte noi occidentali guardiamo con estrema diffidenza al Medio Oriente. Perché vediamo terre meravigliose e ricche di fascino, però abbiamo talmente tanti pregiudizi riguardo le loro legislazioni che spesso ci troviamo ad aver condannato ancor prima di aver riflettuto.

Focalizziamoci sulle donne;
Vivono segregate in casa e dipendono totalmente dalla volontà di mariti, padri e fratelli, che hanno avuto un'unica fortuna: quella di nascere uomini. In Arabia Saudita, le donne non possono nemmeno guidare l'auto e per sposarsi hanno bisogno della benedizione di un "superiore", anche se sarebbe meno eufemistico parlare di "carceriere". Prendiamo l'esempio dell'Egitto, dove le mutilazioni genitali sono all'ordine del giorno per la generazione di donne precedente a quella di Piazza Tahrir (quindi parliamo di mamme e nonne tra i 50 e i 60 anni), e dove le ragazze scese in Piazza per scacciare Mubarak sono poi state sottoposte all'umiliazione dei test per la verginità nelle carceri de Il Cairo.
Potremmo proseguire per lungo tempo, ma fermiamoci: vogliamo essere così presuntuosi da affermare che in Europa la situazione sia diversa? Mancano le violenze fisiche e gli sfregi con l'acido, ma sfido chiunque ad affermare che la parità dei sessi sia effettiva sotto ogni punto di vista.
Dagli stipendi, alle possibilità di carriera e alla reputazione di veri e propri soggetti (o oggetti?) giuridici, passando per la piaga della prostituzione, si può concludere che: "la legge è uguale per tutti", ma probabilmente in questi 'tutti' non sono comprese tutte le donne.

Questa lunghissima premessa per dire cosa? Che il libro è straordinario e fornisce un terribile spaccato della condizione femminile in Afghanistan, e, in generale, nella maggior parte del Medio Oriente.
Ma Hosseini non si ferma a una mera constatazione: perché lui ci racconta delle violenze esplicite verso le donne afghane, e, leggendo fra le righe, vuole farci prendere atto che prepotenze del genere avvengono ovunque in tutto il mondo. Forse in maniera meno frequente e più nascosta, ma si tratta pur sempre di classismo.

Per fortuna, non tutti gli uomini sono come Jalil e Rashid.
Per fortuna, ce ne sono molti come Babi. Alter ego di uno straordinario e superlativo Khaled Hosseini.

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"Il cacciatore di aquiloni", dello stesso autore
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Pia Sgarbossa Opinione inserita da Pia Sgarbossa    11 Novembre, 2012
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UN'UNICA COLPA...ESSERE NATE FEMMINE.

UNICA COLPA...ESSERE NATE FEMMINE.
Alcuni anni fa mi trovavo in convalescenza per aver avuto un intervento chirurgico; in quell'occasione mi è stato regalato il libro "Mille splendidi soli".
La scelta non poteva essere più giusta e azzeccata soprattutto per quel momento di vita.
Infatti questo libro è stato per me un compagno di viaggio ideale e importante, perchè nel dolore che vi ho trovato, sono riuscita a sopportare meglio il mio di dolore.
Credo che non ci sia rimedio migliore per una persona in difficoltà assistere alla sofferenza ancor peggiore della propria...perchè la storia raccontata è reale e attuale.
Pensare che nel contempo donne vivevano succubi a tanta violenza mi faceva ritrovare più forza in me e mi ha portato a riflettere, forse per la prima volta, in modo così importante, sulla fortuna che ho di essere nata "donna occidentale"..."donna italiana".
Ho seguito la storia delle due protagoniste con tanta passione, soffrendo con loro, piangendo con loro, e a momenti ho provato un senso d'impotenza nel non poter far nulla per aiutarle.
Erano talmente assurde le vicende che capitavano alle protagoniste e sapendo che si trattava di una realtà, pensavo che non era possibile che il mondo stesse inerme a guardare, senza intervenire...no, per me non era possibile!!!
Mariam fin dalla prima infanzia subisce il dramma di non essere riconociuta dal padre perchè figlia illegittima, un padre che lei adora, ma che la madre , Nana, tenta invano di sminuire come persona...ma invano...perchè come può capire una figlia che suo padre si vergogna di lei?...come può?
La madre, arida di sentimenti, perchè provata tanto dalla vita, la cresce cercando di trasmetterle la convinzione che le donne devono sempre e solo sopportare e accettare, non possono fare altrimenti, perchè è il loro destino.
Laila invece vive una bella infanzia perchè ha la fortuna di avere un padre colto, che crede che, perchè il loro paese ( Afghanistan), si sviluppi sia necessario che anche le donne siano acculturate.
Ma la vita "crudele" porta entrambe a sposare lo stesso uomo che le maltratta: una perchè non può avere figli, l'altra perchè dà alla luce una femmina...Solo al secondo figlio "maschio" riserva un buon trattamento e delle buone attenzioni. Eh si, in questo paese gli uomini sono dei privilegiati; le donne vengono considerate come oggetti e non come persone "pensanti".
Mariam e Laila vivono la stessa malcapitata sorte e per questo diventano grandi amiche e complici, tanto che una dà persino la vita per far vivere l'altra...Due donne che soffrono in silenzio tra le quattro mura domestiche e che quando tentano di ribellarsi alle violenze e ai soprusi incontrano anche al di fuori una società pronta a condannarle...ingabbiate in casa...ingabbiate nella società.
E non sbagliava Nana quando paragonava i fiocchi di neve ai sospiri delle donne giunti in cielo...non era un suo pensiero...era la verità.
Ma da che mondo è mondo i figli fanno scaturire nelle donne forze inaspettate e mai viste...é così che Laila si impegna ,e in parte ci riesce, ad aiutare quei bambini, in particolare tutte quelle bambine che vivono abbandonate dalle famiglie in orfanatrofi e che hanno un'unica colpa, quella di essere nate femmine...
E'un libro che fa riflettere sul ruolo della donna in Afghanistan, e che ci rende consapevoli che ci sono tante donne "eroine"che soffrono e muoiono, ogni giorno, in silenzio...senza che il mondo ne sia a conoscenza. Ben vengano quindi libri come questo che ci fanno conoscere di più il mondo in cui viviamo...e chissà che prima o poi qualcosa si muova, qualcosa di buono succeda...me lo auguro di cuore...perchè queste donne io le ho nel mio cuore...

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A chi è interessato ai soprusi che le donne vivono in Afghanistan...a chi desidera sapere come va il mondo...
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enricocaramuscio Opinione inserita da enricocaramuscio    27 Settembre, 2012
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Guerre, soli che splendono e dita accusatrici

Partendo dagli anni '60 e giungendo fino ai nostri giorni Hosseini ripercorre la storia del suo paese d'origine, l'Afghanistan, raccontandola attraverso gli occhi di due donne molto diverse tra loro ma unite da un destino comune. Mezzo secolo di scontri ideologici, politici, religiosi, una guerra continua per il potere che semina odio, rivalità, sangue e distruzione sotto gli occhi di un occidente capace di intervenire solo quando c'è di mezzo il proprio tornaconto. In questo contesto si svolgono le vite delle due protagoniste, Mariam e Laila. Mariam è una piccola "harami", figlia illegittima di un ricco possidente e di una sua domestica. Già in tenera età scopre quanto sia dura e difficile la vita, soprattutto per le donne. La serenità della sua infanzia finisce presto, in un attimo crollano ineluttabilmente i suoi sogni e le sue illusioni, scopre quanto si può soffrire quando si è traditi da chi si ama e senza poter reagire si ritrova invischiata suo malgrado in un matrimonio con un uomo violento e prepotente. Laila invece ha un'infanzia felice, una famiglia emancipata, belle amicizie e importanti progetti per il futuro. Ma la guerra tra i sovietici e i mujaheddin incrinerà la sua serenità familiare e la vittoria di questi ultimi segnerà per lei l'inizio di un incubo. E' qui che le vite delle nostre eroine entrano in contatto: all'inizio il loro rapporto non sarà facile ma si sa, le difficoltà uniscono, e quando le due si ritrovano a dover sottostare alla stessa arroganza e alla medesima prepotenza, a dover subire le stesse umiliazioni, a dover sopportare la stessa violenza fisica e psicologica e le stesse discriminazioni sessiste tra loro sboccerà un'amicizia fortissima, toccante, invulnerabile, un legame talmente intenso che porterà una delle due a sacrificare la sua stessa vita per il bene dell'altra. Spaccati di vita quotidiana, precisa cronaca storica, incantevoli descrizioni, angoscianti scene di violenza domestica e non, interessanti riflessioni; il tutto magistralmente condito da una prosa fine ed elegante e dalla straordinaria capacità che possiede Hosseini di emozionare il lettore fino a portarlo alla tachicardia e alle lacrime. L'autore offre un ritratto magnifico di una terra martoriata fino all'accesso dalla follia umana ma incredibilmente affascinante, dove ci sono città come Herat in cui "non si poteva stendere una gamba senza dare una pedata in culo ad un poeta" o come Kabul di cui "non si possono contare le lune che brillano sui suoi tetti, ne i mille splendidi soli che si nascondono dietro i suoi muri". Da atmosfere incantate come queste Hosseini passa ad altre più cupe come ad esempio quelle che si respirano in casa di Rashid: qui la paura e la tensione divengono talmente reali da apparire solide come le pagine del libro che si ha in mano, e si ha l’impressione di vivere in prima persona umiliazioni e angherie tanto è forte l’empatia che si crea con i personaggi. Importante e interessante infine la profonda riflessione sulla condizione della donna che è il vero motivo di fondo del libro, e che sarebbe bene guardare non solo in relazione al mondo estremista in cui si svolgono le vicende. Le discriminazioni, gli abusi, la misoginia infatti sono sotto gli occhi di tutti anche da noi e la violenza spesso si trova nella porta accanto o nelle nostre stesse case: “Come l'ago della bussola segna il nord, così il dito accusatore dell'uomo trova sempre una donna a cui dare la colpa”.

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Sara S. Opinione inserita da Sara S.    03 Giugno, 2012
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1000 splendidi soli

E' una storia capace di catturare l'attenzione del lettore, con un uno stile di scrittura molto valido, scorrevole, che non annoia e stimola a proseguire fino in fondo. Questi secondo me sono i punti di forza del romanzo, che comunque ritengo sia ampiamente sopravvalutato. Ad una più attenta analisi si capisce infatti che un po' ovunque sono stati subdolamente posizionati "trabocchetti" atti a sensibilizzare e commuovere il lettore, e io non amo particolarmente gli autori che ricorrono a questi tipi di espedienti per garantirsi il successo.
Il libro infatti trasuda drammaticità e crudeltà senza fine. Le protagoniste, di una bontà disarmante, subiscono ogni tipo di vessazione, diventando delle vere e proprie martiri. Inoltre, Khaled Hosseini non riesce a nascondere la propria simpatia per gli Stati Uniti, paese dove vive tutt'ora, infarcendo i sentimenti dei personaggi (quelli buoni ovviamente) di positivà gratuita nei confronti degli USA e del suo popolo.
Quindi, tirando le somme, lo schema narrativo, anche se efficace, è semplice: maltrattamenti alle donne + guerra in Afghanistan + attentati dell'11 settembre = lacrime e successo garantito!

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ChiaraC Opinione inserita da ChiaraC    27 Mag, 2012
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Sorgere e morire,come mille splendidi soli..

MILLE SPLENDIDI SOLI
Se vuoi che il mondo ascolti ciò che hai da dire,devi colpirlo al cuore.E’ questa la più profonda verità conosciuta da ogni scrittore che si rispetti.
E per colpire il cuore delle persone,devi farle affezionare ai tuoi personaggi.
Inizia a raccontare la loro storia partendo da quando sono poco più che bambini.Falli crescere,falli innamorare ,falli vivere attraverso le tue pagine,in modo che ogni capitolo diventi un capitolo della loro vita.Lascia che il lettore provi lo stesso dolore che prova la piccola Mariam nel rifiuto di suo padre,lascia che si innamori di Tariq proprio come se ne è innamorata Layla.Fai in modo che la vita dei personaggi diventi familiare come quella di un amico,o di un fratello che si conosce molto bene.
Poi falli morire.
Non c’è niente di più sconvolgente del veder morire qualcuno che si è conosciuto così nel profondo.Perchè,almeno parlo per me,i personaggi di mille splendidi soli erano diventati come amici,come fratelli,come vicini di casa con cui condividere il dolore di una guerra che sembra non finire mai. Ti crei insieme a loro delle aspettative e delle speranze sul futuro di un popolo, del TUO popolo.
Inizi a sperare che i tuoi amici tornino a casa da scuola sani e salvi,e quando senti cadere le bombe,rimani in bilico anche tu,insieme a loro,e speri che nessuna di queste uccida un altro dei tuoi fratelli buoni.Perchè,proprio come Layla,hai imparato che la guerra,purtroppo,ammazza sempre i buoni e porta allo sfacelo la vita degli innocenti.
Ed anche se il messaggio finale è un messaggio di speranza,tu muori dentro perché non sai se anche questa volta quella speranza sarà distrutta. E ve lo dice una che per un libro non ha mai pianto.Ma posso assicurarvi che questa volta è stato diverso. E’ stato travolgente,straordinario,tragico: non ho mai pianto tanto come quando ho letto mille splendidi soli.

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a chi pensa che la questiona afghana non sia affar suo
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franceschita Opinione inserita da franceschita    24 Mag, 2012
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Deliziosamente bello.

Iniziato perchè consigliatomi da molti. C'ho messo davvero poco a leggerlo, considerando anche il tema molto poco "piacevole" trattato dal libro. Adorato dal primo istante. E' una storia affascinante di una quotidianità sofferta, e ahimè vera, in Oriente. Un libro scritto divinamente e che ti lascia il segno. Io ho pianto molto mentre lo leggevo. C'erano punti in cui ogni pagina era un pugno allo stomaco. Dovevo smettere per pochi secondi e poi ricominciare. Senti la vita di queste due donne scorrere tra le tue dita, mentre sfogli le pagine, e ti rendi conto della bellezza dell'espressione "donna occidentale". Senti le bombe quasi nelle orecchie, i cadaveri, il dolore... Vivi un pò con loro. Ringrazio Hosseini perchè, nel suo piccolo, mi ha fatto conoscere meglio questa realtà che mi sembrava prima tanto tanto distante da noi, e di cui, mi dispiace davvero dirlo, non mi ero mai granchè interessata. E' stata davvero una bella sorpresa questa. Molto presto leggerò "Il cacciatore di aquiloni". Non vedo l'ora.

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Opinione inserita da Alessia    09 Febbraio, 2012

Come si fa a non amare questo libro?

Incredibile... Bellissimo! E' profondo, scorrevole, piacevole, "crudo" e con una velata dolcezza. Tutti DEVONO leggerlo, è fantastico. Adulti o adolescenti che siano! Hosseini è incredibile, riesce a raccontare benissimo tutto quanto dal punto di vista delle donne e mi piace molto il suo modo di scrivere. Ho gioito, sofferto, riso e pianto con i protagonisti. Questo libro mi teneva incollata alla sedia, avevo voglia di andare avanti e sapere sempre di più su Laila, Tariq e Mariam. Poi invece quando si arriva alla fine si ha voglia che il libro non finisca mai, talmente è bello!
Oltre ad essere un libro che merita, ci inquadra in maniera perfetta e incalzante una società e le rispettive tradizioni diverse dalle nostre, ci fornisce una prospettiva a 360°.
E bravo Hosseini!

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Tutti devono avere nella propria libreria questo libro.
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nicari92 Opinione inserita da nicari92    24 Gennaio, 2012
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Un romanzo di qualità

Ho letto questo libro dopo che persino amici che non hanno letto più di tre romanzi in vita loro me l'hanno caldamnete consigliato. E' indubbiamente un romanzo importante, che come pochi è in grado di figurarci luoghi e esperienze di vita lontani anni luce dalla nostra idea di società, per lo stesso motivo però non è stato capace di rapirmi come hanno fatto altri romanzi, perchè per me (maschio) è stato difficile immedesimarmi nelle sofferenze della vita di donne del medio oriente.
Probabilmente, a causa della mia giovane età, dovrei rileggerlo tra una decina d'anni...
Ne consiglio comunque caldamente la lettura. E' oggettivamente una grande opera letteraria.

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Pelizzari Opinione inserita da Pelizzari    10 Gennaio, 2012
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Destino di donne

E' difficile, per un autore che ha scritto un capolavoro, scriverne un secondo. Eppure questo è un secondo capolavoro. E' un libro incentrato sull'assurdità della guerra, sull'analisi della condizione di donna in questo popolo, sull'intimità e sulla forza dei sentimenti, anche quelli che sono oltre i vincoli familiari. Si parla di donne che coltivano il proprio dolore in solitudine e in silenzio, che trovano in se stesse una forza straordinaria. Ogni fiocco di neve è il sospiro di una donna infelice da qualche parte del mondo, ma le donne protagoniste di questa splendida storia hanno nel loro cuore il calore di mille splendidi soli. Sono capaci di costringere il pensiero ad andare via, a uscire dalla stanza, dalla finestra, al di là della strada, al di là della città. In questo libro si ritrovano alcuni elementi comuni al "cacciatore di aquiloni": l'orfanotrofio, il ponte di San Francisco, il settembre 2011, gli aquiloni, ma, sopra ogni cosa, l'amore per la vita.

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Il cacciatore di aquiloni
Libri di David Grossmann
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Rosanna86 Opinione inserita da Rosanna86    06 Gennaio, 2012
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Senza parole..

Da premettere che sono innamorata di Khaled Hosseini. Mi innamorai di lui già con “Il cacciatore di aquiloni”, per poi riscoprire ulteriormente il mio amore travolgente per il suo modo di scrivere con questo libro stupendo, “Mille splendidi soli”.
La storia inizia con Mariam che vive con la madre Nana vicino a Herat e il padre, il ricco e potente Jalil, si vergogna di lei. L’unico suo contatto con il mondo esterno è suo padre Jalil e quando, un giorno, decide di andare a trovarlo lui non la vuole vedere. Così quando Mariam fa ritorno a casa trova la madre morta suicida ed è costretta dal padre e la sua famiglia a diventare sposa di Rashid, un uomo sulla quarantina, di Kabul. La storia di Mariam si intreccia con quella di Laila. Laila e Tariq sono amici, amici sin da piccoli ma crescendo questa grande amicizia si trasforma ben presto in amore. Quando Laila è ormai quindicenne viene a sapere che Tariq abbandonerà l'Afghanistan a causa della guerra scoppiata qualche anno prima. Quando anche Laila sta per partire e raggiungere Tariq un razzo colpisce la casa di Laila lasciandola orfana.
La ragazza viene portata in salvo da Rashid che la sposa, dopo averle detto che Tariq è morto. La ragazza, cosciente del fatto di essere incinta di Tariq, fa l'amore con Rashid facendogli così credere che il figlio che porta in grembo è suo. Laila, di ritorno da una visita ad Aziza all'orfanotrofio, incontra Tariq sulla porta di casa la cui morte era frutto di un messa in scena di Rashid.
Mariam e Laila alla fine diventano complici, diventano amiche. Mariam salva la vita di Laila uccidendo Rashid e si sacrifica per Laia, per Tariq e per i loro figli e così confessa tutto alla polizia.
La storia di Laila e Mariam è una storia di coraggio, è una storia intensa ed emozionante.
Grazie a questo romanzo è possibile avere anche un quadro storico dell’Afghanistan, è possibile anche capire meglio le usanze e le sofferenze di questo paese in cui soprattutto la figura femminile vale zero; paesi in cui le donne non possono uscire da sole per le strade, dove sono costrette a coprirsi il volto, dove sono costrette a sposarsi a 12-13, poco più che bambine.

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Verdus Opinione inserita da Verdus    03 Gennaio, 2012
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Stupenderrimo.

È la storia dei destini di due donne che si incrociano nella Kabul talebana sconvolta da una guerra infinita , dall’invasione russa e dell’assedio talebano. Da una parte c’è Mariam, figlia illegittima di jalil,che non solo la ripudia ma la da in sposa a Rashid un uomo molto più vecchio di lei. Dall’altra parte c’è Laila, innamorata dell’amico Tariq ,che partirà per la guerra scoppiata tempo prima, lasciandola incinta. Laila, rimane orfana a causa di una bomba che uccide la sua famiglia e viene accolta da Rashid che successivamente la sposerà. E’ a questo punto che le due donne iniziano un’unica vita, che si trasformerà in orrori , e mortificanti abusi .Nonostante tutto il dolore e la sofferenza emergerà alla fine l’amicizia delle donne come grido di riscatto a una vita di violenze .L’autore con il gesto finale di mariam vuole dimostrare che in un mondo di guerre e umiliazioni e sofferenze può sbocciare un sentimento di solidarietà e amore cosi’ forte da portare ad un estremo sacrificio. Il libro attraverso una narrazione forte è un tributo d’amore alla propria patria ,alle donne, alla Pace e alla ricerca di identita’ di un popolo e la sua lettura non puo’ che lasciare un segno profondo, oltre alla consapevolezza della fortuna che abbiamo di vivere in un paese in cui c’e’ la pace e il rispetto delle donne.
Stupenderrimo.

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Gondes Opinione inserita da Gondes    30 Dicembre, 2011
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MILLE SPENDIDI SOLI

Devo ringraziare voi lettori di QLIBRI per avermi suggerito questo stupendo libro, diversamente non lo avrei preso in considerazione e mi sarei perso un lettura a dir poco illuminante. La storia è ambientata in un paese diventato suo malgrado molto attuale e cioè l’Afganistan. Racconta la vita di due ragazzine, che per una serie di sfortunate circostanze si trovano sole, senza più l’affetto delle persone a loro più care e devono affrontare le difficoltà della vita. Difficoltà enormi se pensiamo che vivono in un paese dove la maggior parte degli uomini considera la donna come un qualcosa nato esclusivamente per soddisfarli e venerarli. La loro giovane età contribuirà purtroppo a renderle ancora più vulnerabili e a dover imparare l’arte della sopportazione e dell'ubbidienza. Nella prima parte del libro l’attenzione è focalizzata solamente su una delle due ragazze, mentre nella seconda parte il loro destini si uniranno.
Naturalmente la storia raccontata è un’invenzione dell’autore Khaled Hosseini, ma comunque prende spunto dalle reali condizioni di vita delle donne afgane che lui ben conosce in quanto nato proprio in quel paese.
Grazie a questo romanzo è possibile rendersi conto delle condizioni di vita e delle usanze di questa martoriato paese che negli ultimi decenni ha visto solamente violenza e povertà, mettendo a dura prova la sopravvivenza di molte persone. Inserito come contorno alla storia delle due protagoniste, Mariam e Laila, è possibile avere anche un quadro chiaro e ben delineato delle vicende storiche che hanno interessato l’Afganistan negli ultimo 30 anni, in modo da comprendere meglio l’attuale situazione ed il perché della venuta dei Talebani. Un bel mix di sentimenti e attualità.

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