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Sabotaggio 2024-02-15 14:14:58 FrancoAntonio
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FrancoAntonio Opinione inserita da FrancoAntonio    15 Febbraio, 2024
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Gli scorpioni pungono pure l'arte?

Autunno 1937. L’agente franchista Lorenzo Falcò, appena tornato da una missione — nella quale ha “recuperato forzosamente” a Biarritz un finanziatore della fazione repubblicana che, in Spagna, dovrà dare molte risposte e, poi, esser messo a tacere — viene convocato dal suo capo, l’Ammiraglio, il quale gli affida un nuovo incarico, urgente.
Si dovrà recare al più presto a Parigi per cercare di screditare lo scrittore attivista Leo Bayard, noto per il suo appoggio finanziario, ma anche personale, da eroe di guerra, alla causa repubblicana e far sì che venga sospettato di collusione con i franchisti, in modo che “chi di dovere” provveda a toglierlo di mezzo. Però c’è pure un’altra missione che lo aspetta: nel suo studio di Rue des Grands-Augustins, il grande pittore Pablo Picasso, noto per le sue simpatie socialiste, sta lavorando a un enorme quadro che dovrà apparire nel padiglione spagnolo (gestito dai repubblicani) dell’Esposizione internazionale «Arts et Techniques dans la Vie moderne» che dovrà aprire i battenti tra poco nella capitale francese. Quel quadro avrà lo scopo di denunziare la brutalità dei falangisti e l’orrore della guerra che stanno facendo contro il loro stesso popolo. Si intitolerà “Guernica” (!) e Falcò dovrà distruggerlo o, comunque, renderlo impresentabile per la mostra.
Questa missione, oltremodo ambiziosa e pericolosa, a cui collabora pure l’Abwher tedesco guidato dall’Amm. Canaris (e forse pure un insospettabile MI5 britannico), lo porterà in una Ville Lumière, che vive ancora una falsa illusione di spensieratezza nella sua ultima stagione di grandeur, e gli farà conoscere personaggi di spicco della cultura di quegli anni, in un accavallarsi di azione frenetica, intrighi e vita mondana nei prestigiosi night club della città.

Terzo e (per ora?) ultimo capitolo della trilogia dedicata all’anti-eroe Lorenzo Falcò, dove la finzione letteraria sfuma in modo inavvertibile nella realtà storicamente documentata. In una Parigi in gran splendore per l’imminente esposizione internazionale si muovono sia personaggi che hanno lasciato la loro impronta nel ventesimo secolo e ancora brillano per la loro fama, che individui cupi e pericolosi che nei torbidi anni d’anteguerra operarono losche trame nella crescente contrapposizione tra i vari totalitarismi. In mezzo ad essi agisce — con la solita, inusuale perizia, meccanica efficienza e scanzonata fredda indifferenza — l’agente spagnolo, fascinoso ammaliatore, abile trasformista, ma anche spietata macchina di morte.
In un mondo in cui l’essere “politicamente corretti” è assurto a precetto a cui tutti, obbligatoriamente, dobbiamo sottostare, pena il pubblico ludibrio, leggere le avventure di Falcò è come assaporare una ventata d’aria fresca e impudentemente sbarazzina. Lui è l’esatto contrario di tutto ciò che l’odierno sentire imporrebbe. È amorale e, talvolta, immorale; freddo calcolatore e, se serve, brutale esecutore anche di compiti deprecabili, senza alcun freno morale. Cinico, sprezzante di tutte le convenzioni, impudente e impunito in tutti i suoi atteggiamenti; apolitico e religiosamente agnostico. Esplicitamente concreto e non intellettuale, ma in grado di muoversi in mezzo all’intellighenzia e al bel mondo dell’alta società con assoluta naturalezza e savoir faire. È fedele solo a sé stesso e, se ha deciso di servire una delle parti in lotta nella sanguinosa guerra civile spagnola, lo ha fatto non perché creda nei principi del franchismo, ma solo perché, con fredda valutazione razionale, ha scelto di stare dalla parte di chi risulterà il vincitore finale. Ammira e stima le donne, di cui riconosce il valore e la determinazione, le tratta da sue pari (a differenza di ciò che è il sentire dell’epoca), ma si rapporta con loro solo come un predatore e si dimentica di loro dopo essersele portate a letto.
Insomma, un vero eroe negativo, ma, forse proprio per l’esasperata contrapposizione al convenzionale che lo contraddistingue, Falcò è inesorabilmente simpatico, l’individuo a cui tutti gli uomini vorrebbero assomigliare e che tutte le donne vorrebbero incontrare sulla propria strada: una specie di James Bond mefistofelico, ma, ancor più dell’eroe di Fleming, decisamente umano e realistico. Non è un supereroe invincibile, perché anche lui commette errori che potrebbero costargli la vita, ma la fortuna gli ha sempre arriso e, per ora, è sempre riuscito a cavarsela, in avventure ad altissima tensione emotiva che avvincono il lettore.
Questo terzo romanzo, oltre alla consueta attrattiva della trama, ben congeniata e ottimamente ambientata, ha un ulteriore spunto di interesse che viene offerto al lettore: alle rapide incursioni nella finzione letteraria di personaggi reali, come l’Amm. Canaris, Picasso, Marlene Dietrich si frammischiano altri personaggi chiaramente ispirati a figure realmente vissute, ma abilmente mimetizzati in false identità; sta a chi legge giocare a scoprire chi si nasconda dietro la loro maschera. Facile individuare nella bellissima Eddie Mayo, quella stupenda artista che fu Lee Miller. Ma Leo Bayard a chi dovrebbe somigliare? E dietro a quel pletorico sbruffone alcolista che è lo scrittore americano Gatewood, chi dovremmo scorgere? E il comandante Verdier, capo della Cagoule? E la bellissima e bravissima cantante di colore Maria Onitsha? Insomma un gioco di specchi che invoglia a discernere la realtà storica in mezzo alla finzione ucronica.
Come al solito lo stile di Perez-Reverte è ottimo, anche quando indulge nelle iperboli volutamente pulp, fuori luogo in diverso contesto, ma che qui ben si adattano a questa storia spionistica dove l’esasperazione è d’obbligo.
Insomma un bel romanzo tutto da godere in tutte le sue irriverenti sfaccettature, con l’unico rammarico che, forse, questo è l’ultimo romanzo che vedrà protagonista l'incontenibile Falcò.
_______________
Chiudo con una riflessione che Lorenzo fa sulla sua vita sempre ai limiti; riflessione che ben lo descrive:
“Gli uomini, pensò ancora una volta, nascono, camminano, lottano e si spengono. Nel frattempo, era formidabile continuare a giocare giochi mai dimenticati, vivere in margini fabbricati da sé stessi; naturalmente, a patto che si fosse disposti a pagare quando fosse arrivato il conto. Che alla fine arrivava, o sarebbe arrivata. Però nel frattempo il sangue scorreva nelle vene in un altro modo, e sentirlo così era un privilegio prossimo alla felicità: azione, donne, una sigaretta, un’aspirina, alberghi di lusso, pensioni sordide, passaporti falsi, frontiere incerte attraversate all’alba, un completo di Savile Row, un berretto proletario, un paio di scarpe su misura di Scheer & Söhne, un bicchiere di vino in un bordello da quattro soldi, una lametta da barba nella fascia di un cappello da ottanta franchi, una pistola identica a quella che aveva scatenato la Grande Guerra, un sorriso ironico e divertito di fronte allo spettacolo di un mondo che Falcó si beveva fino all’ultima goccia della bottiglia. Una sfida, insomma, alla vita e anche alla morte, in attesa della risata finale.”

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
... i primi due libri della serie ("Il codice dello scorpione" e "L'ultima carta è la morte"), ma anche a chi apprezza le storie d'azione ben ambientate entro un bel romanzo storico.
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