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Le cose che possiedi, alla fine ti possiedono
Da un saggio pregno di riflessioni interessanti, contenente un’attenta analisi della natura umana e della società in cui quest’ultima si trova a vivere, non ci si dovrebbe stupire nel ritrovarsi davanti a pensieri e temi già riscontrati in opere di altri scrittori. Oltre alla soddisfazione di “collegare i fili”, rendendosi conto che probabilmente Palahniuk ha preso qualche idea da quest’opera e lo stesso Fromm trova qualche analogia analitica nel precedente “Il tallone di ferro” di Jack London, durante la lettura ci si presenta la piacevole sensazione di un puzzle che comincia lentamente a riempirsi; un puzzle che contiene in sé un’immagine degli uomini e della società moderni. Certo, come ogni opera “Avere o essere?” va contestualizzato; va compreso come il pensiero dell’autore sia pregno di quel terrore “atomico” tipico della piena Guerra Fredda, e dunque di quel sentimento condiviso di catastrofe imminente. Tuttavia, molti dei pensieri trattati da Fromm trovano ancora pieno riscontro nell’essere umano contemporaneo e nella società odierna, entrambi tendenti a vivere una vita basata su quella che il filosofo chiama “modalità dell’avere”.
Ma cos’è la modalità dell’avere?
“Tu non sei il tuo lavoro, non sei la quantità di soldi che hai in banca, non sei la macchina che guidi, né il contenuto del tuo portafogli, non sei i tuoi vestiti di marca”. Questo pensiero espresso da Tyler Durden in Fight Club è l’esatto contrario di quanto sostenuto (consciamente o meno) da chi vive secondo la modalità dell’avere, ed è facile capire quanto il mondo moderno sia pregno di questa illusione di felicità derivante dal possesso di cose materiali. Non lavoriamo per poterci permettere sempre più lusso? per avere una nuova auto, per avere l’ultimo ritrovato tecnologico, e per avere una bella casa? Avere, avere, avere. Eppure, non è vero che poco tempo dopo l’acquisto tutte queste cose perdono di valore? non è vero che subito dopo sentiamo il bisogno di acquistare altro, di avere altro? Dunque qual è la soluzione?
Secondo Erich Fromm, la soluzione sta nella modalità dell’essere; una soluzione sostenuta anche da quelli che lui definisce i più Grandi Maestri della storia dell’uomo, tra i quali figurano Gesù Cristo, Buddha, fino ad arrivare a Karl Marx, il cui pensiero è stato talmente precoce da venire snaturato e utilizzato per perorare la causa dell’avere. Ma cos’è la modalità dell’essere, invece?
La modalità dell’essere è slegata dal possesso. Certo, per sopravvivere l’uomo ha bisogno di “avere” certe cose, ma non è a questo scopo che dovrebbe essere volta la sua esistenza. L’uomo dovrebbe dedicarsi alla sua evoluzione interiore, a una vita contemplativa che gli consenta di essere dinamico, pregno di un’attività che non si intenda come un semplice “fare le cose”, ma come costante evoluzione della propria umanità che faccia del proprio perno l’amore verso sé stessi e di conseguenza verso gli altri. Vivere secondo la modalità dell’essere significa vivere con l’obiettivo di avvicinarsi ogni giorno di più alla effettiva natura umana, che è libera da ogni egoismo e che trova il suo benessere definitivo nella completa condivisione con gli altri e con l’amore reciproco. L’egoismo, infatti, non è insito nella natura umana come molti credono, bensì il prodotto della mentalità di un mondo che ha fatto della modalità dell’avere e del consumismo il suo centro.
La salvezza dalla catastrofe verso la quale si dirige il mondo, dunque, si troverebbe nel completo cambio di rotta dell’uomo e della società verso un modo di vivere improntato sull’essere; un cambiamento della cui difficoltà è lo stesso autore a rendersi conto, pur tentando di fornire qualche linea guida. Mentre l’individuo può tentare più “facilmente” di provare a vivere staccandosi dall’illusione che i beni materiali lo rendano ciò che è, e che quanto più ha tanto più sarà felice, un’altro paio di maniche è far invertire la rotta al mondo intero. Potremo mai essere in grado di mettere in atto tale cambiamento? Forse solo quando la catastrofe sarà imminente, sperando che a quel punto non sia già troppo tardi.
“Secondo la modalità dell’avere, non c’è rapporto vivente tra me e quello che io ho. Questo e l’io sono divenuti cose, e io ho le cose perché ho la forza di farle mie. C’è però anche una relazione inversa: le cose hanno me, perché il mio sentimento di identità, vale a dire l’equilibrio mentale, si fonda sul mio avere le cose (e quante più è possibile). La modalità dell’esistenza secondo l’avere non è stabilita da un processo vivente, produttivo, tra soggetto e oggetto; essa rende cose sia il soggetto sia l’oggetto. Il rapporto è di morte, non di vita.”
Indicazioni utili
"Fight Club" di Chuck Palahniuk
"Il tallone di ferro" di Jack London
Commenti
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Un altro libro dell'autore che mi colpì molto è "Anatomia della distruttività umana" . Tu l'hai letto ?
riguardo Marx e il marxismo, Erich Fromm esprime il tuo stesso pensiero :)
Grazie mille!
Vale.
ti confesso che è il primo libro dell'autore che leggo, ma mi segno il titolo che mi hai citato!
Vale.
sì, l'ho davvero apprezzato!
Vale.
Vale.
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