Saggistica Scienze umane A libro aperto
 

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Se ci sono libri che ci cambiano la vita, è perché sono in grado di svelarci il segreto che è racchiuso in noi, di far risuonare l’enigma che ciascuno di noi è per se stesso. Un incontro è un evento che taglia il percorso di una vita rendendola diversa da com’era prima. Per questo ogni vero incontro è un incontro d’amore, perché ci trasforma. E, come ci trasformano le persone in carne e ossa, ci trasformano anche le idee e le parole. Sono esistite, per ciascuno di noi, letture che hanno cambiato radicalmente la nostra vita, che l’hanno resa diversa da prima. Perché quel libro mi scuote? Forse perché in esso trovo le risposte o le domande che mi attraversano. In questo senso, leggere non è solo conoscere altri mondi e altre vite, ma è anche incontrare inaspettatamente pezzi del nostro mondo e della nostra vita. Un libro è importante quando mostra i miei fantasmi, quando affonda, per qualche ragione obliqua, nel mio essere più riposto, sorprendendomi e rivelandomi quello che sapevo già ma che non avevo ancora le parole per dire. In queste pagine Recalcati racconta tutta la profondità di questa esperienza, aprendo anche lo scrigno dei suoi personali incontri di lettura e mostrandoci come leggere non sia erudizione, accumulazione, ma un modo per offrire alla vita l’occasione di un incontro con la parte più segreta di se stessa, rendendo possibile il suo rinnovamento, la sua espansione, l’acquisizione di una forma nuova. Perché un incontro con un libro è un incontro d’amore.



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A libro aperto 2022-06-18 10:56:30 mariaangela
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mariaangela Opinione inserita da mariaangela    18 Giugno, 2022
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E io, ho già incontrato il mio Jacques Lacan?

Appena letto l’incipit del saggio autobiografico di questo psicanalista tra i più famosi in Italia, ho immediatamente capito che avrebbe dato una risposta, psicanalitica, alle domande che da sempre mi pongo.

Da cosa nasce questo trasporto anche fisico nei confronti di questo oggetto chiamato libro?

E’ un incontro, una esperienza emotiva, un appuntamento al buio al quale ci si presenta fiduciosi senza sapere chi ci sarà, se sarà gradito, se leggeremo ciò che vorremmo oppure ciò che non avremmo voluto sapere ma che dovevamo conoscere.
Ignoriamo tutto di lui pur anelando la sua conoscenza.

E’ successo di scoprire noi stessi, diversi da come immaginavamo, altre volte ancora siamo semplicemente rimasti stupefatti.
E’ sempre un nuovo viaggio, come cambiare per crescere, come aggiungere un tassello in più che ci porti a dire ce la possiamo fare, nel lavoro, nelle amicizie, nei rapporti interpersonali in genere, nella vita. E’ una continua crescita.

Altre volte abbiamo dovuto fare un passo indietro, sempre costruttivo. Mai per sentirci abbattuti o sconfitti. Anche quando abbiamo pianto di disperazione o riso fino alle lacrime di gioia, anche quando abbiamo capito di non aver capito, o essenzialmente appreso ciò che non sapevamo.

Io personalmente ho sempre detto grazie.

Come dice Recalcati, è tutto racchiuso in questo semplice concetto: io leggevo il libro, ma lui leggeva me. Ed era ciò che volevo. La lettura spia, cattura, anche fisicamente. E’ un attaccamento, come dice l’autore, sempre anche erotico. E’ il continuo scambio di sensazioni a instaurarlo. Quanto siamo disposti a lasciarci andare, quanto siamo disposti a cedere di noi, dei nostri pensieri più segreti e reconditi, quanto siamo disposti a scoprirli per affrontarli?

Recalcati ne parla come di coltello, corpo, mare.
Coltello perché “taglia la nostra vita offrendole la possibilità di acquisire una forma nuova”, una vita prima e dopo la lettura.
Corpo nell’accezione più erotica possibile, avendo il libro un suo corpo, un suo profumo, una sua consistenza, una sua sensualità. Mette in moto impulsi.
Un mare, perché è sempre aperto, scopre mondi.
E noi lettori siamo aperti a quel supplemento di valore.

Quanti nomi illustri si sono forgiati grazie agli incontri fatti nel proprio cammino…
Lacan con Freud, Philip Roth con Kafka, Beckett con Joyce e Proust…

E per me chi ha scandito un prima e un dopo? L’ho già incontrato?
Chi mi ha spinto, se è successo, ad approfondire me stessa? Cosa ho ricordato che pensavo, aver dimenticato?

Per l’autore i suoi incontri, Lacan, Sartre, Freud, Heiddeger… ne hanno indirizzato gli studi rendendolo filosofo prima, psicanalista poi.
Lacan è stata la sua “tyke” che ha spezzato la routine.

E io, ho già incontrato il mio Jacques Lacan?

In questa piacevole e impegnativa lettura, cercando di star dietro a discorsi a volte un po’ troppo impegnativi, ho trovato tante risposte e mi sono fatte tante domande. Ho letto con gioia e meraviglia ciò che pensavo ma non sapevo esplicitare.
Il mio viaggio è solo all’inizio.

Buone prossime letture.

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A libro aperto 2020-01-06 01:17:52 DanySanny
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DanySanny Opinione inserita da DanySanny    06 Gennaio, 2020
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Accozzaglia commerciale

Sarò tranchant, ma mi perdonerete: Recalcati (paraculo) finge di scrivere un libro sui libri e sulla bellezza dell’essere letti dai libri e confeziona invece una collezione di autocitazioni (ci saranno almeno cinquanta note con rimandi ad altri suoi lavori), sulle orme di Lacan (che nomina a ogni piè sospinto), tramite cui nutrire il proprio narcisismo evidentemente non superato con uno stile che vorrebbe essere evocativo, ma che, invece, finisce per essere stucchevole. L’idea di base è bella: i libri ci scelgono e hanno la capacità di leggerci, non hanno senso se non interpretati e restano fissi nel nostro vissuto quando sanno parlare alla nostra radice più pura, alla nostra forma primaria, alle più infantili delle nostre esperienze. Certo lo dice raffinando il discorso, ribadendolo all’infinito con sinonimi vari e mutevoli, ma il succo è questo. E non gli sfugge che i libri possono diventare una prigione, un mondo di vetro che ci allontana dalla nostra esistenza. Il libro fin qui sarebbe anche passabile (e per un lettore è sempre bello capire di più della propria passione), ma nella seconda parte del libro, quando Recalcati analizza nove testi che hanno segnato la sua vita, il gioco si scopre e la struttura perde davvero ogni forma. Ogni libro che esamina diventa l’occasione per un percorso di autoanalisi, per nutrire ancora una volta il discorso sulla sua vita, oppure si trasforma in articolata discettazione sulla filosofia di Heidegger o Sartre (piegati naturalmente alla sua visione psicoanalitica), oppure al tributo, inevitabile, al suo maestro Lacan. Recalcati critica i filosofi speculativi, ma ne eredità la verbosità espressiva e nutre la mia insofferenza per questa cultura non dico da baci Perugina, ma da documentario di seconda serata. Non ci sarebbe nulla di male nell’essere divulgativi, ma non bisogna mai mentire ai propri lettori: questo non è un libro sulla forza e sulla bellezza dei libri, o meglio, lo è solo nella sua prima parte; è piuttosto un’autobiografia psicoanalitica che usa i libri come pretesto per affrontare i propri temi ricorrenti (e d’altronde sono sempre gli stessi, se riesce a pubblicare tre o quattro libri l’anno). Insomma questo libro è talmente ibrido da risultare fastidioso. Ciononostante ci sono un paio di capitoli che, estratti, mi paiono ben riusciti: quello su “Il sergente nella neve” di Rigoni Stern e quello sull’”Idiota di famiglia” di Sartre, che parlando di Flaubert, mi sembra cogliere bene un elemento cardine del suo stile. Per il resto, il libro non è né carne né pesce, poteva fermarsi a pagina sessanta ed evitare di inserire a forza una parte slegata, oppure avrebbe potuto dichiara in apertura che in fondo questo libro non è altro che la sua biografia.

Per non rendere del tutto inutile questo libro, voglio raccontarvi brevemente una storia. Conoscendo i miei gusti, non lo avrei mai comprato spontaneamente. Mi è arrivato come regalo da una mia professoressa della scuola media che, dopo aver letto il mio libro, ha sentito il bisogno di scrivermi un bigliettino nascosto tra le pagine di questo volume. Ha sbagliato la scelta, ma mi fa pensare alla capacità bellissima che i libri hanno di creare relazioni, di richiamarsi tra loro, anche a distanza di anni, di riportare le persone ad avvicinarsi, di costruire comunità. Non a caso di questa professoressa ricordo ancora la bellezza di una lezione su Carlo Magno e i suoi paladini, Durlindana e il corno suonato sull’orlo della disfatta: con quale incredibile potenza espressiva certe immagini ci fissano e ci accompagnano per tutta la vita. E in fondo questo libro ha permesso, nel piccolo, quello che tutti i libri permettono di fare qui su Qlibri: unire le persone e creare relazioni.

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A libro aperto 2019-08-21 09:39:18 Endlesslybooks
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Endlesslybooks Opinione inserita da Endlesslybooks    21 Agosto, 2019
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UN LIBRO CHE PARLA DI LIBRI (E DI UNA VITA)

In un'epoca in cui la lettura pare così lontana e inusuale, un autore vuole parlarci di libri! Questo testo parla non solo della potenza della lettura, ma anche della vita stessa dello psicoterapeuta che cambia costantemente ad ogni nuovo incontro... Ebbene sì, ogni libro rappresenta un incontro che può capovolgerci l'esistenza: non esistono regole; ognuno di noi ha dei libri che "lo leggono dentro", basta solo scoprire quali sono. Si instaura un forte legame tra lettore e libro, al punto che non è più il lettore che legge il libro, ma l'azione si ribalta, il libro legge il lettore, lo fa sentire nudo talmente parla di lui. Così, Massimo Recalcati ci racconta da quali libri è stato letto durante il corso della sua esistenza analizzando sia gli aspetti privati che quelli contenutistici della lettura in questione.

Nella prima parte del testo, l'autore analizza il concetto di libro e di lettura. Qui, il libro viene paragonato a un coltello che trafigge, a un corpo da scoprire e al mare, simbolo dell'Aperto. Perché la lettura è l'opposto del Muro: da accesso a mondi nuovi e sconosciuti, permette alla mente di viaggiare, di pensare, di creare opinioni, di incontrare altre vite, di incontrare pezzi di noi! A livello cronologico, è la scuola la prima tappa temporale dell'incontro con il libro: rappresentazione del sapere. Recalcati ritorna spesso sul concetto legato al fatto che è il libro che legge il lettore, riprendendo moltissimi dei concetti del suo maestro Lacan, tra cui quello de "Lalingua". Essa è l'unico strumento che noi abbiamo per leggere il mondo e quindi di interpretarlo.E' uno strumento che abbiamo appreso durante le primissime fasi della vita, sono le parole usate dai genitori, quelle parole che forgiano tutta la nostra vita. Anche lo scrittore, quando crea il suo mondo inventato spesso si rifà alla propria "Lalingua".

Nella seconda parte del libro vengono analizzati e raccontati i libri del cuore dello psicanalista e in parte, emerge anche la sua "Lalingua". I libri in questione sono:

*L' "Odissea": ne rimase impressionato per le avventure di Ulisse: il lungo viaggio durato anni, il ritorno a casa, la fedeltà, la resistenza alle difficoltà incontrate lungo la strada.
*I "Vangeli": dove scoprì che Gesù ci insegna a vivere usando il cuore, il suo messaggio non è per nulla legato al sacrificio.
*"Il sergente nella neve" di Rigoni Stern: realizzò cosa volesse dire vedere uomini che combattono contro la morte pur di vivere.
*"La nausea" di Sartre: quando iniziò a sentirsi di troppo si domandò il significato dell'esistenza.
*"Essere e tempo" di Heidegger: dove continuò ad indagare sull'esistenza vedendo i concetti in un'ottica diversa da quella di Sartre.
*"Al di là del principio di piacere" di Freud: con questa lettura scoprì l'esistenza del trauma e dell'inconscio.
*"L'idiota di famiglia" di Sartre: indagò sulla scrittura come mezzo per la salvezza dal mondo reale.
*"Scritti" di Lacan: fu l'incontro con più impatto in assoluto, tutta la conoscenza assorbita venne ribaltata. Scoprì come l'inconscio in realtà sia una lingua incomprensibile da interpretare per potersi conoscere.
*"La Strada" di McCarty: libro della fase matura che parla di paternità e del dono che un padre può fare al figlio.


"Questo era il carbone ardente che Freud mi lasciava nelle mani. Io pensavo a quanto la mia vita fosse ancora incatenata a una ripetizione che ostacolava l'apertura effettiva alla vita. La lettura di quel testo sarebbe proseguita l'anno successivo, non nella sala di una biblioteca, ma sul divano del mio primo analista. Dove sarei stato per forza io il libro che doveva essere letto".

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A libro aperto 2018-12-06 10:54:40 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    06 Dicembre, 2018
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Leggere e leggersi

Quante volte ci viene posta la domanda sul che cosa ci danno i libri? Sul come sia possibile che taluni di questi siano in grado di cambiarci la vita? Quante volte a nostra risposta affermativa su questa unica capacità che la lettura ha, notiamo nasi che si storcono, stupore e sguardi allibiti in chi ci sta ascoltando? Eppure, i libri hanno davvero questa facoltà, questa forza. Forza che certamente risiede in un contenuto che si plasma a immagine e somiglianza del nostro essere. O chissà, forse, invece, siamo noi che ci plasmiamo ad immagine e somiglianza del testo che stiamo leggendo? Di fatto i libri sono in grado di svelarci chi siamo perché ciascuno al suo interno, anche inconsapevolmente, racchiude parti di noi che magari nemmeno sapevamo di avere. Ecco perché leggere un libro è al contempo anche essere letti, è dare avvio alla ricostruzione della nostra esistenza, della nostra memoria, dei nostri dolori, della nostra formazione e biografia umana e intellettuale. E quale miglior modo, ci suggerisce Recalcati, per ricostruire il proprio esistere se non attraverso quei libri che ci hanno accompagnato nella crescita emozionandoci e plasmando la nostra mente e la nostra anima in ogni difficoltà, in ogni passo del canto della nostra vita?
Il presupposto della lettura è il considerare il libro come uno scambio reciproco, un rapporto tra memorie che si uniscono e fondano; quella dello scrittore e quella del lettore. Da questo incontro nasce la possibilità di un cambiamento perché nel mettere a nudo la nostra vita, le viene donata forma nuova e al contempo essa viene innanzata e esaltata a nuove possibilità, fatte di mente e di cuore, di un mare infinito dalla sostanza complessa.
E come il libro apre le porte del desiderio e della mente, è nemico dell’odio e refrattario al mondo chiuso e invalicabile, bigotto e istituzionale, altrettanto specchio di noi e del nostro essere è la nostra libreria che con i suoi volumi ordinati o disordinati, nuovi e meno nuovi, cartacei o digitali, rappresenta la chiave di accesso al nostro percorso formativo, costituisce la chiave di volta che porta alla conoscenza del nostro vivere ed essere vivi. Chi osserverà la nostra biblioteca personale, chi si soffermerà a studiarla, chi ne prenderà in mano anche un semplice tomo, avrà accesso alla nostra anima e al nostro io. Comprenderà così quali difficoltà abbiamo provato nella lettura, comprenderà quanto quel linguaggio ostico e quel contenuto forte e devastante ci possa o non possa aver destabilizzato, comprenderà quali oceani in tempesta abbiamo attraversato per diventare quel che siamo.
Il libro dunque non è più un qualcosa con cui passare il tempo, uno strumento a sé, bensì è quel mezzo che ci consente di riversare il contenuto della lettura in quella che è la realtà quotidiana del nostro vissuto. Il nostro vissuto assume nuove vesti e nuove prospettive, la nostra esistenza viene letta a sua volta in modo diverso, e al contempo è a sua volta riversata nel volume. Lo scambio che avviene è pertanto totale e incondizionato e con la genuinità del suo essere rimodella la parte più intima e profonda con un nuovo linguaggio, con nuove lingue parlate. Lingue che sono fatte ancora prima che di parole di tutte quelle componenti astratte ma vivide (come sensazioni e impressioni) che hanno costruito il nostro io adulto. Il libro assolve ancora ad una grandissima necessità: il desiderio di sapere. Perché con il suo contenuto invita all’approfondimento, stimola la curiosità e sprona a conoscere ancora e ancora.
A questa prima parte riflessiva e introspettiva Recalcati ne aggiunge una seconda in cui ci presenta quelli che sono stati i suoi eroi dell’infanzia, dell’adolescenza e dell’età adulta. Passiamo da L’Odissea”, al Vangelo, a Sartre, a Heidgger, a Nietzsche, a Hegel, a Kirkegaard, a Freud e poi nuovamente, a fronte dell’insoddisfazione del dedicarsi ad una carriera da docente del narratore, a McCarthy e a tanti tanti altri letterati ancora. Mutamento quest’ultimo, ancora, che è dovuto al mutare dell’autore stesso e con il suo scontrarsi con quella che è stata la sua fase della maturità e il suo costante chiedersi – e chiederci – cosa e come si costituisce un uomo, cosa lo rende unico, quali sono i perché che lo attanagliano, qual è la vera forza del testo stampato.
Da qui l’invito a staccarci dalla sua mano conduttrice per incamminarci sul nostro personalissimo percorso di vita, un percorso questa volta a ritroso e volto al ripercorre tutti quei tasselli che sotto la forma di libro ci hanno accompagnato nel nostro presente e passato e che sicuramente ci accompagneranno nel nostro futuro.

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A libro aperto 2018-11-24 18:33:08 68
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68 Opinione inserita da 68    24 Novembre, 2018
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La lettura, maestra di vita

Leggere ed essere letti, ricercare spezzoni della nostra esistenza da ricostruire, frammenti di memoria, presenze attraversate da assenze, pezzi di noi, tratti essenziali della nostra biografia umana ed intellettuale.
Il percorso di Massimo Recalcati, una ricostruzione di se’ e del proprio “ esistere “ ed “ essere “ nel mondo attraverso i testi fondamentali che ne hanno accompagnato la crescita, è uno splendido dono per noi lettori.
Ed allora, oltre l’ approfondimento analitico dei nove testi ritenuti dall’ autore compagni e maestri imprescindibili di vita, emergono alcune considerazioni generali sviluppate nella prima parte del testo.
Che cosa è un libro ed il miracolo della lettura, come può cambiarci, leggerci dentro, parlarci, quale il legame tra lettura e vita, cosa definisce il desiderio di sapere, ed il ruolo della scuola in tutto questo?
Dalla premessa di Wittgenstein che ci ricorda come “…. i confini del mio linguaggio determinano i confini del mio mondo… “, l ‘ incontro con un libro va vissuto come tale, uno scambio vicendevole ed un rapporto tra due memorie, quella del lettore e quella dello scrittore.
Un incontro visto come un coltello, che taglia la nostra vita donandole la possibilità di assumere una nuova forma, disarmati e spogliati di fronte ad esso, un corpo, un corpo erotico, un profumo, uno sguardo, una esistenza che prevede la presenza della mente e del cuore, ed un mare sempre aperto, che apre il mondo ed al mondo, non un muro, letto e riletto in tanti modi originando mille altri libri.
La nostra libreria esprime noi stessi, un libro apre le porte della vita e del desiderio, è nemico dell’ odio quando non diventa esso stesso un muro, ( si pensi ad alcuni testi sacri), barriera invalicabile per accedere al mare aperto che contiene tutti gli altri libri.
Spesso il linguaggio è un ostacolo frapposto tra lettore e libro, una montagna da scalare, irta, faticosa, affascinante.
La contrapposizione tra esperienza di vita e lettura ci ricorda che la lettura rende possibile la lettura stessa della nostra esperienza del mondo donandoci la possibilità di leggere le nostre esperienze e di sperimentare le esperienze che vi sono raccontate.
Leggere è uno scambio, un incontro, un libro legge il lettore e viceversa in una esperienza che ne tocca l’ inconscio.
È allora che avviene il miracolo della lettura, l’ incontro con la parte più profonda e vera di se’, il rinnovamento e l’ acquisizione di una nuova forma, oltre ogni sterile erudizione.
Secondo Lacan ciascuno porta con se’ il deposito originariamente caotico della propria lalingua, una lingua privata il cui deposito costituisce il deposito del proprio inconscio. Non si tratta di parole articolate e compiute, ma di atmosfere, impressioni, umori, affetti, sonorità, immagini primarie, la nostra impronta sita nell’ inconscio.
La lettura riattiva il suo fuoco, rianima i suoi tizzoni sparpagliati. Le letture che ci leggono ed i libri che non dimentichiamo sono quelli che hanno stabilito un contatto segreto con la nostra prima lingua; sono quelli che rendono libri noi stessi: libri letti dal libro.
Un libro deve farsi promotore di un desiderio di sapere, deve parlarci, metterci in comunicazione con una parte profonda di noi stessi, è un incontro, un oggetto che causa un desiderio
Ed e ‘ qui che ci deve condurre la scuola, esercitando una funzione che possieda toni antiscolastici.
La seconda parte del testo si apre ai testi protagonisti della vita dell’ autore accompagnandoci, sin dalla infanzia, in una atmosfera di sogno e meraviglia nella ricerca della definizione di se’.
Ciascun libro consegna e legge porzioni di vita dell’ autore definendone senso e contenuto.
“ L’ Odissea “ ( Omero ) gli parla della sua infanzia, la lettura del “ Vangelo “ ripropone in Cristo la forza del desiderio, “ il sergente della neve “ ( M.R. Stern ) la propria storia di neonato sopravvissuto miracolosamente ad una morte certa.
A vent’anni, indirizzato agli studi filosofici, l’ incontro con “ La nausea “ ( Sartre ) apre a quella essenza preceduta dalla esistenza che deve dare un senso singolare a se stessa.
E poi Heidegger ( “ Essere e tempo “) Sartre, Nietzsche, Hegel, Kierkegaard, la laurea in filosofia, la ricerca di un senso d se’ e di un significato che definisca il se’, le proprie domande ed il proprio destino,
Ecco l’ importanza della psicanalisi e del sonno, manifestazione dell’ inconscio, di quella porzione nascosta anche a se stessa che cerca di definirne i contenuti. Ma è in “ Al di la’ del principio di piacere “ ( Freud ) in cui si parla di pulsione di morte, di difesa psichica dal mondo, di scandalo della vita che rifiuta se stessa, di paura della vita stessa, di coazione a ripetere, che si contravvengono i principi filosofici pregressi generando in lui la paura di vivere e la necessità di essere psicanalizzato.
Nell’ ” Idiota della famiglia “ ( Sartre ), nel passaggio dalla costituzione alla personalizzazione, nella scelta di Flaubert per la scrittura rifiutando un mondo che lo ha rifiutato, Recalcati riconosce la propria storia indebitamente definita dagli altri ed un preciso indirizzo intellettuale.
Lo studio della filosofia ( post laurea ) e la possibilità di dedicarsi ad una carriera di
docente è accompagnato da una insoddisfazione manifesta.
L’ autore si avvicinerà alla psicanalisi con una domanda ricorrente: “ come si costituisce un uomo? “, ma non un uomo in generale, il se’ uomo, con il proprio desiderio singolare, particolare, e solo negli “ Scritti “ ( Lacan ) arriverà ad una soluzione illuminante, la definizione di psicanalisi come “ scienza del particolare “ in un testo astruso ed angosciante ma in grado di leggerlo dentro, con una rivoluzionaria idea della “ Legge del desiderio ” svuotata della propria accezione negativa ed in grado di definire un nuovo significato di cura.
Il Recalcati uomo maturo e psicanalista affermato troverà in “ La strada “ di Cormac McCarthy uno struggente significato d’ amore, la legge della parola e del desiderio, il significato di eredità, e di quel respiro divino ravvivato nel figlio dal pensiero e dalla memoria del padre.
Questo il percorso dell’ autore, articolato, complesso, immerso nello sconfinato mondo dei libri con infinite ed indefinite chiavi di lettura. Uno scambio vicendevole, una compenetrazione vissuta intensamente per arrivare alla acquisizione di una precisa identità, la propria.
Ciascuno di noi, di certo, nello sconfinato oceano letterario, ha percorso la propria strada, sin dalla infanzia, la ricorda e l’ ha introiettata nel cammino di una vita che è i propri libri e che continuerà ad essere un libro aperto, tanti altri libri, innumerevoli, per sempre…



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