La rosa selvatica La rosa selvatica

La rosa selvatica

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Londra, 1914. In seguito al tragico incidente sulle vette del Kilimangiaro, l'anticonformista scalatrice Willa Alden taglia i ponti con il proprio passato e con Seamus Finnegan, l'uomo che l'ha salvata e che a lei è unito dalla passione per le imprese più estreme. Eroe delle esplorazioni polari, Seamus cerca di rifarsi una vita a Londra, provando a dimenticare quella donna, mentre Willa si rifugia in un angolo remoto del Nepal da cui contemplare le cime dell'Himalaya. Finché un evento improvviso la richiama a Londra, una città in fibrillazione per le tensioni che precedono la guerra, dove Max von Brandt - l'enigmatico alpinista tedesco conosciuto in Nepal da Willa - è riuscito ad affascinare i salotti dell'élite e a carpire i segreti dei più influenti politici. L'inatteso incontro tra i tre darà inizio a una serie di avventure che li porterà di nuovo a viaggiare in un vorticoso succedersi di colpi di scena e sentimenti.



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La rosa selvatica 2016-05-10 08:07:38 Belmi
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Belmi Opinione inserita da Belmi    10 Mag, 2016
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Ken Follet al femminile

Dopo “I giorni del tè e delle rose” e “Come una rosa d’inverno”, ho finito di leggere anche “Una rosa selvatica” e posso dire che la Donnelly ha fatto centro anche questa volta.

Il ciclo della famiglia Finnegan, dopo Fiona e Charlie, coinvolge Seamie, l’ultimo fratello, il famoso esploratore. Siamo nel 1914 e il mondo sta per cambiare. Come nei precedenti casi, la Donnelly manda avanti anche le vite degli altri protagonisti che ormai sono molteplici ma tutti ben distinguibili.

Le donne anche questa volta hanno il ruolo principale. Dopo l’inarrestabile Fiona e la tenace India, questa è la volta della temeraria Willa Alden, la giovane scalatrice che pur avendo perso un arto non ha smesso di portare avanti il suo sogno e spersa in Nepal, dovrà presto tornare a Londra e fare i conti con il suo passato, un passato di nome Seamie.

La Donnelly, parla della lotta per il diritto di voto delle donne, dell’importanza dell’istruzione per le classi inferiori, della speranza e dell’aiuto reciproco e soprattutto spinge “le sue donne” a ottenere la parità con gli uomini.

Al conflitto non viene dedicata una parte proprio centrale, sono altri gli scenari in cui l’autrice ci porta, fra cui l’Africa, la Turchia e il Mediterraneo. Con la presenza di Lawrence d'Arabia, ci racconta anche il mondo di una spia e la forza di seguire un sogno.

Alla Donnelly piace scrivere e tanto, ogni volume della trilogia supera le seicento pagine (il secondo addirittura le ottocento) e dal primo molte cose sono cambiate. Il primo volume rimane indiscutibilmente il mio preferito e questo si colloca in fondo alla serie. Ho visto una Donnelly un po’ frettolosa in alcune parti, un po’ pesante in altre e soprattutto questa volta l’ho vista un po’ esagerare.

Adoro l’importanza che da alle donne e alle loro lotte. Il romanzo è storico ma con un filo di rosa; importanti sono i temi storici ma molto ruota intorno ai due protagonisti. Consigliarlo? Assolutamente, una volta iniziato sarà difficile (per gli appassionati del genere) smetterlo! Per alcuni potrà sembrare una recensione contraddittoria, ma il mio intento era quello di spiegare che il libro mi è piaciuto e molto, ma che rispetto agli altri ha qualcosina in meno.

Buona lettura.

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