Jack Jack

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A Gilead Jack non fa ritorno da tanto tempo. Invano il vecchio reverendo Boughton continua ad attendere il suo figlio più amato e più sofferto, invano l'intera famiglia si è riunita intorno alla bara della madre, sperando di vederlo comparire almeno là. A trattenere Jack non è tanto la colpa per i danni che ha loro cagionato in gioventù, e che reputa irredimibili per gli uomini come per Dio, quanto il timore di cagionarne di nuovi. Il suo demone è un occhio acutissimo per la vulnerabilità; il suo maledetto talento, distruggerla. Jack è un uomo non più giovane, che vive di espedienti e dell'elemosina fraterna, si nutre di pasti occasionali, alcol e vergogna, e ha ormai un'unica ambizione: l'innocuità. Perciò volentieri di tanto in tanto passa la notte al cimitero Bellefontaine, lontano dal consorzio umano, fra statue e lapidi a lui care come vecchie amiche. Ma una notte passi insoliti calcano quei vialetti quieti. Sono quelli di Della Miles, insegnante di liceo nera e figlia di un autorevole predicatore metodista, fortuitamente rimasta chiusa nel cimitero per bianchi di St. Louis. La buona educazione del figlio di un uomo retto vuole che Jack la scorti fino al mattino, ma la coscienza scrupolosa del figlio di un uomo pio gli suggerisce che è da se stesso che soprattutto deve proteggerla. Non è la prima volta che i due si incontrano, e non è un bene: lui ha già avuto modo di deluderla, lei di rubargli il cuore. Ma che mai potrebbe offrire Jack a una giovane di buona famiglia che il Missouri segregato degli anni Cinquanta gli impedirebbe comunque di sposare? Sa bene, Jack, che «Della era una donna istruita saldamente sistemata in una buona vita. Lui non era niente, nient'altro che un nervo scoperto, una fitta mitigata da uno o due bicchieri, da una lustrata alle scarpe». Dopotutto l'innocuità può essere un'ambizione troppo grande. Ma per il momento Jack e Della, protetti dal buio e dalla benevolenza dei morti, possono discorrere di Amleto e Giudizio universale, di predestinazione e passione. E nel dialogo muto che i loro corpi intrattengono, perfino il Principe delle tenebre può chiedersi se l'amore non possa sconfiggere anche la perdizione. Tutti i romanzi di Marilynne Robinson sono pubblicati in Italia da Einaudi. Jack, incentrato sulla figura del misterioso figlio prodigo John Ames Boughton, aggiunge il quarto luminoso tassello alla serie iniziata con Gilead, e proseguita con Casa e Lila.



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Jack 2021-11-26 17:02:43 Chiara77
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Chiara77 Opinione inserita da Chiara77    26 Novembre, 2021
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Un incontro che avvicina alla Grazia

“A volte Jack chiamava la vita che aveva vissuto morte preveniente. Aveva imparato che nonostante tutti i suoi agi e disagi, innanzitutto il silenzio di tomba, chiaramente non contemplava alcuna tregua dal fare del male.”

Di nuovo un romanzo che racconta la solitudine e il tentativo di superarla, l’umanità e la ricerca della Grazia. Di nuovo un romanzo di Marilynne Robinson.
Questa volta seguiamo Jack, il figlio dissennato del reverendo Boughton, nel momento più cruciale della sua torbida eppure così profondamente umana esistenza, il momento in cui anche lui, come la maggior parte degli esseri toccati dalla Grazia, incontra l’amore. E’ un incontro che porta salvezza, che permette di superare la solitudine. Un po’ come era avvenuto per l’incontro che aveva finalmente dato conforto alle esistenze tormentate di Lila e del reverendo Ames. Ma Jack è pur sempre Jack. Jack è la pecora nera del gregge, è il “Principe delle tenebre”, è colui che si è imposto come primario obiettivo quello di non nuocere. Quindi anche il suo incontro, quell’incontro che può rendere una persona migliore, che permette di perdonarsi e pretendere di più da se stessi, sarà complicato, pieno di ostacoli.
Jack è un’anima tormentata, un personaggio molto riuscito, credibile nella sua debolezza. Si innamora di una ragazza giovane, bella, che svolge una professione che ama, è un’insegnante, è figlia, come lui, di un pastore. Ma lui invece è quasi un senzatetto, spesso beve, tende a passare le giornate cercando di non causare problemi. Lei è nera e lui bianco, nella St. Louis degli anni Quaranta del Novecento. La forza del personaggio di Jack sta nella sua umanità, e debolezza, nella sua profonda difficoltà a realizzarsi e a rompere le catene dei sensi di colpa. A differenza di Lila, che ha subìto la tempesta della sua vita senza averne responsabilità, Jack è stato sempre amato, protetto, perdonato. Eppure la sua sofferenza sta proprio qui: lui è vittima di se stesso, delle sue ombre, della sua fragilità. E l’incontro salvifico diventa difficile da realizzare, da mettere in atto. Forse si tratta semplicemente di una storia d’amore.
Un quarto romanzo si aggiunge alla trilogia di Gilead, stavolta ambientato lontano dalla cittadina dell’Iowa. Ci troviamo davanti di nuovo alla potente scrittura di Marilynne Robinson, capace di raccontare sentimenti profondamente umani con una sensibilità quasi mistica.

“Il pensiero di una presenza benigna toglie la maledizione della solitudine, per un motivo che è naturale quanto la solitudine stessa, una mediazione necessaria che ha reso la condizione umana meno disagevole.”

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La trilogia di Marilynne Robinson su Gilead: Gilead, Casa, Lila
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