Pioggia sottile
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I legami familiari
Luis Landero è uno scrittore spagnolo. Ha esordito con successo nal 1989 con un libro intitolato Giochi tardivi. Da allora la sua carriera di scrittore è stata molto prolifica e costellata di numerosi premi. E’ considerato uno dei maggiori scrittori spagnoli contemporanei. Ora in libreria troviamo Pioggia sottile, edito da Fazi. Un libro di grande fascino, un romanzo sulla famiglia e sui suoi legami, non proprio idilliaci.
Ambientato a Madrid, racconta la storia di una famiglia come tante. La madre, vedova da tanto tempo, ha avuto tre figli: due femmine, Sonia e Andrea, e un maschio, Gabriel. Quest’ultimo è sempre stato il preferito dalla madre, a discapito delle sorelle. A lui nulla era negato, a loro tutto. Eì così che il rancore si è sedimentato nel cuore delle due sorelle. Di Gabriel:
“Piacevano i capelli spettinati e scuri, la sua apparente noncuranza nel vestire, i suoi tratti affilai, il suo sorriso e le sue labbra sottili, e soprattutto i suoi gesti lenti e la sua voce persuasiva e placida. Non si arrabbiava mai, né perdeva la pazienza. Quando parlava aveva l’abitudine di accarezzare o giocare con gli oggetti che aveva intorno. Era molto abile con le mani.”
Ora la madre è prossima al compimento dei suoi ottanta anni, e Gabriel vuole riunire tutta la famiglia in un’unica grande festa. Ma per far ciò, ha dimenticato, forse, che non si parlano più tra di loro, e il rancore è ben presente nelle due sorelle? Si farà la festa, comunque? Tutti si rivolgono ad Aurora, la cognata, sposa di Gabriel, confessando le proprie storie e i propri dispiaceri. Perché proprio a lei?
“E quel dono Aurora ce l’ha sempre avuto. Tutti coloro che hanno qualcosa da raccontare vanno a raccontarlo a lei. Forse è per la sua aria placida e un po’ malinconica e per il suo modo di sorridere e di guardare.”
Riuscirà Aurora nell’intento, quasi impossibile, di placare gli animi?
Una lettura magica, pensata e descritta con un linguaggio sublime, minuzioso, ma fluido. Per chi ama le storie di famiglia, una vera e propria chicca letteraria. Curioso fino alla fine, ogni personaggio è una storia di vita e i legami sono come “pioggia sottile” che scende piano piano, ma si sedimenta nel terreno. Come i cuori e le coscienze di ognuno dei personaggi che, tutti i giorni, una goccia dopo l’altra, scavano nelle coscienze, abbruttendole o cancellandole. Un gran bel libro, che emoziona in profondo.
Indicazioni utili
Quale verità?
…” c’è qualcosa nelle parole che di per sé porta un rischio, una minaccia, e non è vero che il vento se la porta via, gli echi di quelle parole rimangono per molti anni in letargo, rimangono a palpitare in un angolo della memoria per poi tornare al presente”…
C’è un desiderio incombente, una festa da organizzare per gli ottant’anni della madre, un momento pacificatorio in cui Gabriel vorrebbe riunire tutta la famiglia, le due sorelle Sonia e Andrea in primis, riconducendole a se’.
C’è una donna, Aurora, moglie di Gabriel, che da sempre ascolta in modo dolce e compassionevole, tutti le si rivolgono, si sfogano e si confessano ringraziandola senza diritto di replica, lei tace e acconsente, trascinata in un vortice complesso e pericoloso, l’ ascolto e’ un dono che possiede da sempre, insieme a un’ aria placida e malinconica e a un certo modo di sorridere e di guardare.
Il gioco della memoria ricostruisce un’ infanzia soggettivata, ciascuno rimanda desideri inespressi, momenti vissuti e presunti, dolori e traumi inevasi, percosso da un rancore silente e da un’ interiorità monca, spicchio di verità dal proprio angolo di mondo.
E così Sonia e Andrea ricordano gli anni paterni come un periodo felice, fantasioso, spensierato, la sua morte l’ inizio della paura, la casa un luogo intristito dal fatalismo materno, una donna pessimista, acida, dominante, il solo Gabriel la vede diversamente, una madre che ha dovuto rimboccarsi le maniche.
Parole incalzanti svuotate della propria innocenza, abissi di lontananza, il male in esse contenuto prorompe in un cortocircuito familiare che può allontanare per sempre.
E allora questa festa non sa da fare, chi la vuole realmente, e per quale motivo, contrapposizioni, ipotesi, accuse infamanti, vite spezzate, sogni infranti, violenza domestica, una fiction dai toni e dai contenuti diversi, a chi credere, chi ascoltare, ciascuno impegnato a plasmare gli eventi in un giuoco al massacro auto celebrativo, tralasciando il proprio senso di colpa per scaricarlo sugli altri.
Prosegue lo stillicidio di una trama familiare stratificata In cui vigeva lo spirito della laboriosità e del profitto, Andrea e Sonia ridotte a piccole donne laboriose, Gabriel il cocco di mamma, pochi soldi, niente giochi, un’ infanzia rubata, un talento artistico negato, studi mai concessi, un presente in cui c’è chi sostiene di avere una vita piena e chi di essere rimasta bambina, per contro c’è chi ha potuto dedicarsi alla ragione e allo studio della filosofia.
Aurora prosegue nell’ ascolto, soffre e rimugina, quale l’ origine di tanta acrimonia, l’impossibilità di essere amati, il sentirsi poco amati, vorrebbe imporre una tregua, rimandare la festa, annullarla, mentre una voce interiore introduce un nuovo racconto, l’ incertezza di un matrimonio che svela un’ identità diversa e una figlia nata con una malattia.
Progetti declinati, silenzi obbligati, nessuna voglia di ascoltare, sotterfugi, sospetti, crisi, paura, pericolo, rabbia, risentimento, pentimento, un rinnovato patto matrimoniale…
…” Le persone non smettono mai di raccontare, anche se non gli succede nulla, e anche se un inferno esiste, anche lì continueranno a raccontare, cercando di capire qualcosa del mondo, ricaricando costantemente il giocattolo delle parole”,,,.
Un romanzo famigliare di relazioni psicologiche, sentimenti repressi e inespressi all’ interno di un nucleo ristretto pervaso da rabbia e risentimento. Un monologo di voci singole, moto perpetuo con una vittima sacrificale per lo più silente, costruzione architettonica che scade nell’ isteria e nel patologico, tra vero e presunto, certezze svanite in una rappresentazione artefatta, convincimenti difficili da sgretolare, ipotesi sulle quali ogni volta ricostruire una porzione di storia, tutt’altra storia, ridefinendo la verità, un uragano di parole che paiono svuotate legittimando lo stato di infelicita’.
Quante verità e menzogne oltre l’ apparenza, la reiterazione un boomerang di vuoto e di staticità con una frammentazione evidente, aggressività impotente, la quiete non sempre si accompagna alla profondità, ma lascia una nostalgica assenza e una rassegnata presenza, restituendo al lettore un costrutto che si fa ossessivo, poco godibile e solo a tratti gratificante.