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Questa notte mi ha aperto gli occhi

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William ha poco più di vent’anni e le frustrazioni di tanti giovani: odia il suo lavoro (commesso in un negozio di dischi), la città in cui vive (Londra), e la ragazza con cui sta è molto restia a concedersi. Il suo unico conforto è fare musica ma, pur aspirando a diventare pianista di jazz, suona la tastiera in una rock band di sfigati che si ostina a storpiare le sue composizioni. In realtà il suo vero talento sembra essere un altro: perdere gli autobus, essere ignorato dai camerieri, dire sempre la cosa sbagliata al momento sbagliato. Una sera, infatti, assiste involontariamente a un delitto commesso - a lui pare - da due nani. La caccia agli assassini lo porterà a una sorprendente scoperta, ma gli consentirà anche di ripensare alle proprie scelte di vita e di aprire finalmente gli occhi.



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Questa notte mi ha aperto gli occhi 2019-02-16 18:10:38 annamariabalzano43
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annamariabalzano43 Opinione inserita da annamariabalzano43    16 Febbraio, 2019
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La difficoltà di capire il mondo


Romanzo del 1990, “Questa notte mi ha aperto gli occhi” di Jonathan Coe, non mostra ancora la maturità narrativa de “La famiglia Winshaw” e di altre opere successive. Qui il racconto risulta quasi costantemente disorganico. Si potrebbe dire che la forma espressiva rifletta la mediocrità del protagonista, William, musicista in cerca di un’affannosa e disperata affermazione, continuamente frustrato nel lavoro come nell’amore. Proprio l’incapacità di dominare le situazioni in cui si trova è causa di un suo coinvolgimento in uno strano delitto di cui riuscirà a scoprire autore e movente solo alla fine del suo racconto. Lo schema narrativo del romanzo segue la struttura di una composizione musicale e ogni nuova sezione, come ogni nuovo tema è preceduto da una citazione tratta da un brano degli Smiths. Concluso il romanzo, Coe inserisce una sorta di appendice dal titolo V.O. (versione originale), in cui è sempre William al centro del racconto in terza persona. Qui troviamo un William che ha avuto un qualche successo ed è oggetto di un’intervista. Quasi a voler affermare uno dei presupposti iniziali del romanzo, che cioè sono l’impegno e la volontà elementi essenziali per raggiungere l’affermazione e talora anche il successo nel mondo dell’arte.

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Questa notte mi ha aperto gli occhi 2017-12-03 09:47:22 68
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68 Opinione inserita da 68    03 Dicembre, 2017
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Musica e vita, quale destino?

William e’ un ventenne innamorato della musica, porta di accesso a mondi immaginari ed all’ universo dei ricordi. Una vita, la sua, piena di promesse ma sfiorita ben presto, quando ad otto anni, seduto di fronte al pianoforte, invece di suonare, guarda fuori dalla finestra distratto dal mondo.
Dovrebbe esercitarsi, studiare, impegnarsi, ma percepisce il senso della musica come un semplice soffio vitale appartenutogli da sempre e semplicemente da esternare; questa sarà la sua rovina, quel perpetuo stato di incertezza che gli impedirà di divenire un vero musicista, ma solo uno strimpellatore di sentimenti.
Ogni istante vive di afflato musicale e desiderio di esso, ed anche l’ amore per Madeleine, ragazza ingenua, pura, enigmatica, altera, così diversa da se’, ma questo fa parte del suo fascino, è inserito nel suo essere, perché William neppure ricorda la sostanza delle loro conversazioni.
Londra è una città dove vive di anonimato in un quartiere piuttosto lontano dalle proprie aspirazioni, un posto tenuto insieme da un triste spirito comunitario, dove tutti progettano la fuga ma dove rimarranno per sempre in attesa di un autobus che non passerà.
William è impiegato in un negozio di dischi nella City, ha lasciato la scuola per suonare in una band, gli Alaska Factory, un gruppo con uno scarso numero di seguaci composto per lo più da parenti e fidanzate.
Oltre uno scarso talento ed una minima possibilità di un contratto discografico in lui si insinuano pensieri di una vita ridotta male. Relazioni interrotte, senza nessun approdo ( Stacey ), il proprio rapporto declinato con Madeleine, ma forse da subito lei aveva capito con chi aveva a che fare.
Da quando le cose avevano preso un indirizzo sbagliato e si era insinuata una stanca famigliarità, peggiore della indifferenza? William fatica a ricordare, musica e vita si mescolano, un po’ caoticamente, come sempre, in una colonna sonora dai contorni indefiniti.
E poi c’ è Tina, la coinquilina, con la quale scambiarsi semplici messaggi, perché lei vive di notte e lui di giorno.
Una storia nella storia, un barbaro assassinio cui inopinatamente assistere con tinte thrilling a delineare nuovi contorni e la possibilità che tutto finisca per sempre, travolti da una colpa che non ci riguarda, o forse nulla è mai cominciato.
La realtà non è come sembra, e le persone che crediamo di conoscere si rivelano altro, con vite dolorose ed un terribile desiderio di vendetta celato.
C’’è un prima, insoddisfacente, inesplorato, confuso, ed un dopo, a distanza di anni, quando la vita ormai ha intrapreso una strada diversa con una certa fama acquisita .
Oggi, William vive di presente, di attimi, di altro, ( scrive e pare essersi allontanato dal mondo musicale ), inserito in un mondo avvezzo a conformismo e malcelata ironia a nascondere una malinconia di fondo.
Tutto è chiaro o così sembra, ma è solo una recita, e nel crudele giuoco della vita tanti ricordi riaffiorano con un senso di confusione protratto.
È uno stato che da sempre lo ha definito, una sospensione tragicomica tra realtà ed immaginario, offuscata da immagini dark ed ipnotismo in attesa di un verdetto definitivo, riportandolo ad una dimensione primaria.
Romanzo del 1990 inserito nel filone del primo Coe ( quello di “ Donna per caso “ e “ L’amore non guasta “ ), e William possiede i tratti di Robin e Maria ( i protagonisti degli altri due romanzi ), quella ingenua e malinconica venatura di attesa ed un reiterato senso di fallimento.
La colonna sonora dei sentimenti che accompagna lo scorrere dei suoi giorni, il sottile humour e l’ autoironia calati in una atmosfera sospesa tra vero e presunto, reale ed immaginario, ne hanno tracciato la via e prosegue il suo lungo viaggio sempre e comunque alla ricerca di se’.

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Questa notte mi ha aperto gli occhi 2016-09-30 06:10:08 Mario Inisi
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Mario Inisi Opinione inserita da Mario Inisi    30 Settembre, 2016
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L'addio alla musica

In questo romanzo scritto in prima persona, William, appassionato e talentuoso musicista, dice addio alla musica dichiarandosi pentito di non averla studiata quando era il momento e di essersi affidato soprattutto all'improvvisazione come i musicisti Jazz. La storia è piena di musica, ci sono anche dei piccoli brani che io non sono in grado di valutare e ogni capitolo si apre con una frase di una canzone di un certo gruppo (gli Smiths o Morrissey).
La scrittura è leggera, frizzante e anche il romanzo è un po' jazz con salti temporali, invenzioni nella trama che in effetti risulta un po' strampalata. Tutto sembra andare storto a William ma poi non così storto. Succede di tutto: omicidi, tentati suicidi, rapporto strano con la fidanzata (?), e con l'amica, rapporto strano-simpatico con i compagni di musica. Non credo di avere capito tutto e pur essendo una storia piacevole non mi ha coinvolto più di tanto. Peccato che William abbia lasciato la musica per la quale sembrava così tagliato. Forse era destino, è per questo che le cose gli sono andate tutte storte e ha incontrato certe persone e non altre. Forse la sua strada era la scrittura e non la musica anche se lui a inizio romanzo dice di aver detto addio a entrambe le carriere. Forse questo romanzo non voleva avere un senso preciso se non quello di un saluto alla carriera di musicista che a un certo punto William e chissà, magari anche l'autore, hanno abbandonato.
VO non l'ho capito. Sono passati anni e William si occupa di cinema, forse anche di musica e con le donne il suo rapporto non sembra migliorato, anzi. E la vita non ha smesso di riservargli sorprese.
VO è scritto dopo i ringraziamenti perciò non è il finale, infatti l'ho visto per caso dopo aver letto la recensione di un altro. Non credo che sia il finale. E' più come un p.s. in una lettera, qualcosa che non c'entra molto.
Forse William vuole sottolineare di avere fatto passi avanti nella vita. In passato, era sempre in pericolo con le gente e con le donne mentre ora la persona "pericolosa" è lui per cui può stare relativamente tranquillo.

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Questa notte mi ha aperto gli occhi 2014-05-17 11:32:07 Giovannino
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Giovannino Opinione inserita da Giovannino    17 Mag, 2014
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Veramente brutto.

Faccio prima a scrivere quello che salvo di questo romanzo che quello che ho apprezzato. Salvo il titolo, che a mio modo di vedere è una stupenda trovata di marketing e salvo le citazioni degli Smiths, anche se non ho ben capito cosa c'entrano con il romanzo. Per il resto questo libro non ha nè capo e nè coda. La storia è campata in aria, divisa in due parti, la prima in cui un ragazzo nel cambiare gruppo musicale assiste ad un omicidio, la seconda in cui tutti i personaggi del romanzo entrano letteralmente di forza (l'esempio è lo spagnolo amante della coinquilina che casualmente diventa anche autista del taxi) in quello che diventa uno scapestrato giallo, a tratti splatter. Nel mezzo c'è un a spiegazione tramite flashback dei motivi del cambio di gruppo, ed infine un'appendice, sempre altrettanto sconclusionata, praticamente un flashforward. In questo romanzo c'è tutto e niente, amore, musica, litigi, omicidi, sparatorie, amicizie, tutto; il problema è che questi temi vengono solo toccati e mai approfonditi. Gli stessi personaggi si avvicendano in fretta e furia, e certi non si capisce da dove arrivino e dove vadano a finire. L'unica cosa sempre presente, forse anche un pò troppo, è il linguaggio musicale e le varie musiche. Dico un pò troppo perché a tratti l'autore sembra quasi volerci dare un saggio della sua cultura musicale, cosa a cui onestamente, come lettore, non ero interessato. Non giudico Coe perché è il primo libro che leggo dello scrittore inglese, ma per questo libro ho solo un aggettivo: brutto. Leggete altro.

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Questa notte mi ha aperto gli occhi 2010-08-18 10:14:35 garo
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garo Opinione inserita da garo    18 Agosto, 2010
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brutta bestia, l'invidia

Avete più o meno 25 anni e non sapete che ne sarà del vostro futuro? NON leggete questo libro. E' stato redatto da un signore che, alla vostra età, si trovò davanti a un bivio: diventare un noto pianista free jazz o un famoso scrittore. Lui scelse la seconda, ma a voi probabilmente non è stata data nessuna delle due possibilità, e leggendo questo romanzo sarete schiacciati dalla supremazia pop-intellettuale dell'autore. Che disegna benissimo il profilo di un giovane tastierista di belle speranze nella Londra degli anni '80, coinvolto suo malgrado in un omicidio; romanzo romantico e thriller ironico, i cui capitoli sono scanditi dalle canzoni degli Smiths e il cui ordine è disturbato come ne “La casa del sonno”, pieno di flashback su flashback.

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Questa notte mi ha aperto gli occhi 2009-03-02 10:48:54 AtramBlog
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AtramBlog Opinione inserita da AtramBlog    02 Marzo, 2009
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Un Coe acerbo

Anche in Italia ormai è raro trovare qualche lettore che non abbia mai neppure sentito nominare Jonathan Coe. Il primo libro di questo brillante autore inglese mi è stato regalato nel 2002: si trattava di La casa del sonno. Fantastico. Da lì non ho più lasciato Coe.

Lo stile fresco e accattivante, con quel disincantato e irresistibile british humour, la trama dagli incastri perfetti che riesce a risultare avvincente fino all’ultima riga, e quel sempre aleggiante senso di straniamento presente nelle sue opere, lo rendono certamente uno degli autori inglesi più interessanti ed apprezzati.

Appena ho notato tra i nuovi arrivi in libreria la riedizione del suo terzo romanzo The dwarves of death, pubblicato nel 1990, ma ancora non letto, l’ho preso a scatola chiusa.

Il titolo italiano riprende la prima di una lunga serie di citazioni musicali degli Smiths, posta da Coe nell’introduzione ad ogni capitolo. E da subito si ha la netta sensazione di come l’autore abbia partorito quest’opera totalmente immerso nell’atmosfera degli album anni ‘80 di Morrissey e compagni: un vero e proprio tributo a questa storica band.

A cominciare dal protagonista, William (singolo del 1984: William, It Was Really Nothing) un ventenne approdato nella metropoli londinese come tanti, per realizzare il suo sogno: sfondare nel campo musicale. La vicenda si snoda tra l’appartamento di periferia affittato in condivisione con l’enigmatica Tina, surreali prove con la sua strampalata band The Alaska Factory, improbabili uscite con l’algida fidanzatina Madeline, e ambigue chiacchierate con l’amico Tony.

Non vi svelo altro, perchè tutto il romanzo è incentrato attorno ad un grottesco giallo, che vedrà coinvolto William, in nome della tanto cara a Coe vulnerabilità dell’uomo, nella vita del quale eventi marginali o semplici equivoci possono far approdare a destini inimmaginabili e spesso difficili da cambiare o da accettare.

Il voto è solo per farvi capire che questo romanzo può essere un ottimo punto di partenza per avventurarsi alla scoperta dell’opera di Coe, ma il meglio sicuramente lo troverete nei romanzi successivi.

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Consigliato a chi ha letto...
- Donna per caso (The Accidental Woman) (1987)<br />
<br />
- L’amore non guasta (A Touch of Love) (1989)<br />
<br />
- Questa notte mi ha aperto gli occhi (The Dwarves of Death) (1990)<br />
<br />
- La famiglia Winshaw (What a Carve Up!) (1994)<br />
<br />
- La casa del sonno (The House of Sleep) (1997)<br />
<br />
- La banda dei brocchi (The Rotters’ Club) (2001)<br />
<br />
- Circolo chiuso (The Closed Circle) (2004)<br />
<br />
- La pioggia prima che cada (The Rain Before It Falls) (2007)<br />
<br />
Tutti di Coe.
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