Sete Sete

Sete

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"Non lo ripeterò mai abbastanza: avere un corpo è quanto di più bello possa mai capitare." Dopo il processo e il giudizio di Pilato, Gesù trascorre la sua ultima notte in cella, profondamente afflitto dalle incredibili testimonianze dei suoi miracolati. Nello spazio-tempo creato dalla penna di Amélie Nothomb prende vita questo romanzo in prima persona in cui la figura più universalmente nota al mondo occidentale, ma anche la più oscura, racconta di sé sulla soglia della propria morte. Ne viene fuori una preghiera urlata come un tributo alla vita, come un inno alla fragilità dell'umano, alla gioia del corpo, all'abbandono dei sensi, alla paura, alla sofferenza, alla compassione, a quella strana cosa che si chiama amore.



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Sete 2021-09-19 10:14:04 Valepepi
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Valepepi Opinione inserita da Valepepi    19 Settembre, 2021
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NOTHOMB STRARIPANTE

Dove la peculiare scrittura di Nothomb trova la sua massima espressione in testi quali “Cosmetica del nemico” e “Le catilenarie”, in “Sete” risulta poco efficace. Il sarcasmo, la sagacia, l’irriverenza, i vocaboli ricercati, le battute colpo su colpo propri di Nothomb aderiscono perfettamente a protagonisti nati dalla sua stessa penna, tipizzandoli in modo magistrale. In bocca a Gesù Cristo, invece, lo stesso eloquio risulta stonato, poco convincente e voce e personaggio non riescono mai a sovrapporsi. Risultato: a parlare è sempre e solo Nothomb.
Vero è che la sfida era ardua, ma ha un precedente riuscito in Saramago. Lo stile del portoghese, seppur anch’esso personalissimo, risulta calzare meglio indosso a Gesù Cristo, forse perché più compassato, remoto. Ad ogni modo, Saramago ha saputo reinventare questo personaggio, mettergli in bocca parole audaci, blasfeme, senza però mai tradirne la figura o sostituirsi ad essa, in una sintesi autore-protagonista originale e alla fine ben riuscita.

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Sete 2021-09-03 15:21:04 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    03 Settembre, 2021
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Una sete atavica

A esser protagonista di queste pagine è Gesù insieme ai suoi pensieri sulle sue ultime ore di vita.
È un viaggio introspettivo quello che ha inizio. Un viaggio che osserva, che si sorprende, che scuote e che porta a riscoprire tematiche tautologiche non indifferenti. Ci interroghiamo, ancora, su quei dogmi che appartengono alle divinità, osserviamo al contempo un Gesù umanizzato che si sorprende e quasi condanna dell’aver accettato il disegno divino del Padre.
Non mancano poi riferimenti ad altri personaggi della religione nonché ai miracoli.

“Ci sono uomini che pensano di non essere dei mistici. Sbagliano. Basta essere stati sul punto di morire di sete, anche solo per un attimo, per avere pieno diritto a questo appellativo. L’istante ineffabile in cui l’assetato porta alle labbra un bicchiere d’acqua è Dio.”

“Sete” è un romanzo che divide. O si ama, o si odia. Primariamente occorre amare la prosa della narratrice ma anche essere interessati alle sue tematiche e in particolare all’aspetto della religione che ella tratta e affronta sempre con molto scrupolo e cura.
Viceversa, in assenza o mancanza di queste componenti, il titolo non potrà arrivare al lettore in tutta la sua interezza rischiando, oltretutto, di annoiare o perdere di interesse e forza.
Come sempre il tutto in sole 108 pagine. Buona lettura!

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Sete 2020-03-04 11:31:13 Clangi89
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Clangi89 Opinione inserita da Clangi89    04 Marzo, 2020
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La consistenza del corpo nei passi dei sentimenti

Come sempre, la penna della Nothomb o la si ama o la si detesta. Rientro nella prima categoria pur ammettendo che alcuni suoi racconti, in passato, avevano abbassato la media di gradimento: quest'ultimo mi ha fatta ricredere.
La narrazione in prima persone delle ultime ore di Gesù. Cosa pensava mentre, mosso da nervi e da sentimenti saldamente ancorati al lato umano, provava il dolore della sofferenza che porta lentamente alla morte?
Ci addentriamo in un viaggio introspettivo. Gesù uomo sorpreso dagli atteggiamenti di chi ha ricevuto suoi miracoli, sorpreso e arrabbiato con sé stesso nell'aver saputo fin da subito ed accettato quel disegno divino.
Gesù descrive i miracoli come momento di concentrazione ed allontanamento dei pensieri, una "scorza" che ha seguito e che non reputa di essere l'unico a poterlo fare, anzi.
L'uomo che conosciamo si rimprovera come ogni persona sa fare, rimane estasiato dalla forza dell'amore e dalle differenze tra le persone. Ogni persona accosta dentro sé il bene e il male, lui non si sottrae a ciò.
Gesù si sofferma a più riprese sulla figura di Giuda e ce lo mostra da una prospettiva umana, totale. Un traditore o uno che fa domande e mette in dubbio i sentimenti?
La sete, apice del desiderio che non si colma, accostata all'amore e alla morte. Tre elementi che richiedono un corpo. Alcune osservazioni sul Divino risultano profondamente umane.
Lo sguardo per Maria Maddalena è sorprendentemente descritto mentre, dalla croce, si scambiano parole inespresse. La donna è amore, è l'essenza del sentimento. Una rinascita dalla morte che significa ripresa delle energie, un passaggio verso i suoni senza capire fino in fondo ciò che è materia da ciò che non lo è.
Le parole sui sentimenti, lungi dal rappresentare il monito di un guru, sono una tavolozza di colori differenti accostati come le sfaccettature umane.
L'autrice accosta sapientemente i pensieri alle esperienze vissute, in modo da non avere un flusso di coscienza costante, bensì un intervallarsi di situazioni che aderiscono alla concretezza.Poche le pagine, come sempre per questa autrice, molto ricche!

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Igiene dell'assassino, cosmetica del nemico. Stessa autrice
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