Che cosa ti aspetti da me?
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Non c'è più tempo
Qualche anno fa avevo conosciuto Lorenzo Licalzi grazie a “Il privilegio di essere un guru”, simpatico testo sulle mirabolanti avventure di un dongiovanni di provincia che metteva in luce le doti ironiche e dissacranti dell’autore.
Caratteristiche presenti anche in questo romanzo, “Che cosa ti aspetti da me?”, seppur in quantità minore a causa della diversità di genere.
Stavolta si parla di persone anziane, in particolare di un fisico nucleare di nome Tommaso Perez, costretto a vivere in una casa di riposo per problemi di salute.
Burbero, cinico e disilluso tanto da guadagnarsi l’appellativo di “Mister vaffanculo”; un motivo di orgoglio ad un’età in cui Perez ha capito di poter finalmente dire ciò che vuole e che davvero pensa, superando qualsiasi forma di ipocrisia e di pudore tipici delle persone più giovani, facendo sfoggio di irriverenza e franchezza tali da sfociare talvolta in pura maleducazione e cattiveria.
Forse si tratta di una magra consolazione, per un uomo non più autosufficiente a livello fisico ma ancora brillante nel pensiero, seppure tutti o quasi sembrano essersene dimenticati.
Ma la vita, anche per un vecchio decrepito divenuto la caricatura di se stesso, non smette mai di stupire ed emozionare. E così facciamo la conoscenza di Elena, che ha settantasette anni, gli occhi e la mente sognanti come quelli di una bambina, e che come il protagonista si è concessa il lusso della sincerità e dell’abbattimento di qualsiasi ipocrisia. Ma in modo molto diverso da Perez. Che si domanda se ci possa ancora innamorare alla sua età.
Curioso il fatto che Licalzi abbia fondato e diretto una casa di riposo, prima di dedicarsi completamente alla scrittura.
Non stupisce quindi il fatto che sappia toccare le corde giuste, descrivendo situazioni tragicomiche, malinconiche, pregne di frustrazione, di stanchezza e di attaccamento alla vita al tempo stesso.
“Che cosa ti aspetti da me?” è un breve romanzo che non colpisce per uno stile particolare o per altre caratteristiche da ricercare in libri di altra caratura. Ma riesce perfettamente a fare quello che, credo, l’autore si fosse prefissato.
Ovvero emozionare, scaldare il cuore con una storia semplice ma ricca di spunti e di riflessioni universali, senza tempo.
Perché i giovani di oggi, come me, saranno i vecchi del futuro. E come i protagonisti di questa vicenda, proveremo rabbia per le cose che non saremo più in grado di fare e ancora più per quelle che non abbiamo fatto o troppo a lungo rimandato. E forse soltanto allora capiremo quella frenesia, quell’irrequietezza tipica di alcuni anziani attivi che, al pari dei bambini, non sono contenti fino a che non realizzano qualcosa che si sono messi in testa.
Avere idee. Uno scopo, un progetto futuro. Sognare ancora ad occhi aperti. Anche a ottant’anni. Ne vale sempre la pena.
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Molto bello
Conoscevo Licalzi come scrittore arguto ed ironico, qui prende una piega riflessiva e malinconica di grande spessore, senza però perdere quel sano senso dell'umorismo .
E' il racconto della vita in un ospizio ma non solo, per voce di un ex ricercatore di grande ingegno, vittima di un ictus che lo ha costretto su una sedia a rotelle, rinchiuso in un corpo debilitato dall'età e dalla malattia, ma con la mente ancora lucida e attiva.
Il buon vecchio Tommaso che fa di tutto per non sembrare buono, ma irascibile e scontroso, a volte persino villano, in un modo per così dire "elegante", sempre col pretesto giusto per maltrattare qualcuno, ci parla della sua vita.
Tommaso racconta con entusiamo del proprio lavoro, con dolcezza della moglie morta da alcuni anni e di quel figlio perduto in tenera età , descrive le insicurezze, le sofferenze dell'età veneranda, ma soprattutto , tra un "vaffa" e l'altro ci fa riflettere sul nostro modo di raffrontarci con la graduale perdita di autonomia e autostima e su come troppo spesso gli anziani vengono scartati come scatole vuote di umanità ormai consumata.
Tommaso ha un carattere difficile, scontroso, quasi disinteressato verso la vita, come un bambino che non vuol più giocare ad un gioco dove un compagno sleale ha barato, così Tomamso si sente nei confronti della vita, che gli ha tolto le persone più care , senza le quali nulla ha più valore o senso, la vita durante la quale non è riuscito a dimostrare una teoria sulla quale ha lavorato per anni, arrabbiato con un Dio che secondo lui ci ha lasciati al nostro destino fino ad ipotizzare che non esista nemmeno tale è il genuino sdegno che gli provocano le ingiustizie verso i bambini e i più deboli.
Ma Elena , una degente del ricovero, riesce a vedere la perla dentro al guscio e lo riavvicina alla vita, che non è un gioco leale ma merita di essere amata e vissuta fino in fondo, insegnandogli a guardare le cose da una prospettiva più alta e più ampia che in fondo è un grande atto di fede verso l'eternità.
Sarà grande la scoperta di Tommaso di poter ancora amare ed essere amato a dispetto delle apparenze e del dolore.
"Io credo che la grandezza degli uomini si misuri con la grandezza dei loro sogni e con la loro capacità di realizzarli, ma ci sono sogni così grandi che fanno grande un uomo solo per essere riuscito a pensarli e per aver provato a realizzarli. Uno di quei sogni per cui vale la pena di vivere è vivere una vita che vale la pena di essere raccontata."
Questo è l'insegnamento che lascia Tomamso, in una società abituata a esaltare solo la foto del vincitore sul traguardo dimenticando tutti gli altri, l'aver camminato inseguendo degli ideali, dei sogni, amando, cadendo per rialzarsi, questo è il traguardo.
Finale struggente e non poteva essere altrimenti ma non è una storia triste, in alcuni punti strappa più di un sorriso, Licalzi riesce a non scadere nell'inutilmente lascrimevole e a far riflettere serenamente.
Bel libro, breve e infatti non c'è un pensiero di troppo.
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Struggente, comico, meraviglioso.
Un libricino che solo a guardarlo non diresti mai che dalla lettura di quelle poche pagine, alla fine avrai riso, sorriso, pianto e soprattutto riflettuto, spesso con un groppo in gola e con gli occhi lucidi .
La vita in un ospizio vista con gli occhi di un vecchietto come tanti, solo, burbero, scontroso ma ancora capace di innamorarsi, tra l'indifferenza dei più.
Uno stile semplice che sa immediatamente trasmetterti emozioni indescrivibili.
Bravo l'autore.
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AMORE SENZA ETA'...CHE VA OLTRE LA MORTE.
Ammaliata da un amore grande e tenero che ha visti coinvolti due anziani in una casa di riposo... No, non è un incantesimo , non è magia , questa è la forza dell'Amore.
Il protagonista è il Prof. Perez , un astrofisico che aveva inseguito un sogno importante di ricerca sulla luce fino a trent'anni , per poi passare dallo studio dell'infinitisamente piccolo allo studio del cielo, con alle spalle una storia dolorosa per due lutti prematuri, prima del figlio e in seguito della moglie .
E poi l' ictus...ed eccolo per forza di necessità , in una casa di riposo.
Assistiamo a scene variegate, che fanno sorridere, ridere, rendere tristi, arrabbiati...di tutto di più...tra l'altro tutte confermate, durante la mia lettura ,da mia figlia, che attualmente sta operando in una casa di riposo, come psicologa.
A volte ti intenerisci di fronte a questo burbero personaggio che si dimostra incapace di accettare aiuto di qualsiasi tipo, gentilezze o approcci di vario genere, a volte ti fa rabbia la sua incapacità di gratidudine verso tutti...
Ma te ne innamori , quando lo scopri così indifeso e fragile...e questo accade solo grazie a lei, ad Elena, unica tra tutti che lo fa star bene, che gli da' tutto quello di cui ha bisogno senza dover aspettarselo...solo perchè lo ama...solo per puro amore.
E da quel momento il nostro professore diventa anche più comprensibile a noi nel suo modo rude di comportamento...ma Elena lo ama a tal punto...che il suo sentimento supera anche la morte.
Si, sarà proprio da un evento così tragico che il nostro caro vecchietto diventerà più amorevole e invogliato a vivere. Ora nel suo cuore c'è l'Amore.
Un libro che invita a riflettere sulla condizione della vecchiaia, che diventa spesso il risultante logico di una vita, ma che a volte si confronta con l'imprevedibilità...del fato.
Si, perchè una vita vissuta con rabbia di risentimento , è spesso destinata a rimanere tale...ma non lo è stato per il nostro protagonista.
E concludo con un pensiero ai miei genitori che anziani e per fortuna ancora in buona salute, vivono con un entusiasmo contagioso giorno per giorno e in massima semplicità la loro vita, a casa loro, come fosse il loro regno, e circondati dagli affetti più cari...credo la sorte che vorrebbe la maggior parte delle persone.
...E vorrei rispondere alla domanda di Stefano, il fisioterapista del Prof.Perez e suo ultimo confidente.
A mio avviso, hai fatto un lavoro davvero lodevole...
Pia
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Lirica dell'eternità
L'accettazione del ridimensionamento è l'essenza lirica di una vita, fino a quando giunge al dunque, al capolinea, attraverso quegli occhi di un uomo che prima guardavano le stelle, ed ora si fermano su una crepa, frattura inesorabile tra l'essere e il nulla...fra l'ordine e il caos, una casualità ordinata, come scopre l'astrofisico di un tempo, che ci parla di Dio...Ma di lui ci parlano le vite spezzate di un ospizio, il dolore soffocato in un ghigno forzato di quel vecchio professore che comprende l'essenza irrazionale dell'amore, che fonde il sè e l'altro, e gli dà ancora la forza di un sogno...Lorenzo Licalzi è magnifico, autore sublime di una lirica dell'esistenza, che nel penetrare le stelle, varca la soglia dell'eternità.
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Bella è la vita
Una scrittura semplice per un argomento importante. E' una storia d'amore, commovente, lmpida, forte. Fra un uomo ed una donna. Fra un uomo e la vita. E' una condanna degli atteggiamenti incivili che si tengono in certe case di riposo. E' un inno alla speranza: spero siano molti i fisioterapisti come il nostro testimone. E' un pugno allo stomaco di noi figli e nipoti, troppo egoisticamente legati ad uno stile di vita veloce, inarrestabile, che non permette quelle pause necessarie per accudire ed ascoltare i nostri anziani genitori, nonni, zii. E' un libro cinicamente divertente grazie al carattere unico di Tommaso. La prima parte mi ha fuorviato dal messaggio che, credo, l'autore voglia diffondere. La descrizione del ricovero, degli anziani ospiti, dei parenti che li abbandonano come pacchi di roba ormai inutilizzabile: pensavo volesse darci l'idea di una vecchiaia inutile, di una fase della vita fatta di sola attesa della morte. Tommaso ha fatto di tutto per farmelo pensare. Poi, con Elena, ecco la nascita di un amore tenero, sincero, genuino. Ed un nuovo modo di intendere la vita anche nella fase terminale.
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...E POI TI VIEN VOGLIA DI REGALARLO.
Un anziano, un ospizio, un genio di un tempo, una mente ancora lucida blindata in un corpo inefficiente.
Lo smarrimento, la delusione, la rabbia, l'aridita' nel cuore.
La mente brillante dello scienziato e' stata dimenticata quasi da tutti, resta il vecchio corpo, trascinato qua e la' senza lode e senza infamia.
Non manca di situazioni tragicomiche, che fanno sorridere il lettore, ma quanto devono essere dolorose per coloro che le stanno vivendo ?
La memoria per qualcuno resta, il rispetto, l'orgoglio, la commozione, l'amicizia, la solidarieta'.
E l'amore.
Quell'amore pulito, sincero, l'affetto che confluisce come argento vivo e scalda due vecchi corpi soli.
Quell'amore che forse si puo' avere soltanto da vecchi, tra vecchi.
Mi ha fatto ridere, mi ha fatto piangere, con uno stile buono che non annoia.
infine, dopo avere sfogliato l'ultima pagina, ho chiuso questo piccolo libretto...e son passata in libreria, a comprarne un paio di copie da regalare a chi voglio bene.
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Nascosto dietro una piega...
La partenza molto lenta, quasi tediosa, m'aveva convinto d'abbandonare la lettura, ma chi me lo aveva prestato lo aveva fatto ragguagliandomi sulla pesantezza della prima parte, così ho tenuto duro e sono andata avanti nella lettura. Giunta a pagina 80 circa, il romanzo ha fatto un salto di qualità, il ritmo è cambiato e anche la trama ha trovato uno spunto inaspettato. Solo arrivando alla fine del racconto ho compreso che il libro altrro non faceva che seguire il ritmo di vita del protagonista che, all'inizio spento nella sua vecchiaia e nel suo handicap, riscopriva invece come il segreo della felicità in fin dei conti spesso si nasconda dietro la piega di un sorriso... il proprio.
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Un romanzo cinico ed ironico
Che bel libro !! Sicuramente una bella scoperta per me che l’ho iniziato con un po’ di scetticismo, ho detto provo, se non mi piace lo mollo, invece l’ho letto con grande piacere.
Tommaso Perez è solo al mondo, lui un importante fisico nucleare, che ha lavorato al fianco dei più grandi si trova a finire i suoi giorni in una casa di riposo, semi paralizzato da un ictus. Costretto su una carrozzina con addosso il pannolone vive perennemente arrabbiato con tutti e tutto, le infermiere gli altri degenti il fisioterapista, nessuno riesce a rompere quella cortina di ferro che ha costruito intorno a se, nessuno tranne Elena, che piomba nella sua triste vita e gli fa riscoprire di avere un cuore, dei sentimenti e tanto amore per se stesso, tutto sempre tenuto ben nascosto, Elena riesce a riportare la luce in lui, e Tommaso scoprirà che l’amore non ha età, esiste finché c’è vita, finché uno ha la voglia e la capacità di riconoscerlo.
Un romanzo sicuramente cinico e commovente, ma leggendolo mi sono ritrovata a volte a ridere, perché non mancano momenti in cui il testo prende una piega ironica. Una lettura scorrevolissima sulla vita, sulla morte, sulla fede e sull’amicizia. Lo consiglio vivamente, soprattutto per riflettere un po’.
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...Cosa ti aspetti da te?
"E' destino di tutti arrivare al dunque, salire il gradino della bilancia ed essere pesati. In quei momenti non ci sono trucchi, ci si pesa nudi."
Pensate un pò per un attimo alla vostra vecchiaia, alla malattia degenerativa e alla prospettiva di finire gli ultimi giorni della vostra vita in una casa di riposo e chiedetevi: Che cosa ti aspetti da te? E' dura e triste dare una risposta. Tommaso Perez ha avuto le sue risposte col tempo, senza finire mai di sognare.
"Io credo che la grandezza degli uomini si misuri con la grandezza dei loro sogni e con la loro capacità di realizzarli, ma ci sono sogni così grandi che fanno grande un uomo solo per essere riuscito a pensarli e aver provato a realizzarli."
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Che copertina
Ho sorriso, qualche volta persino riso. Mi sono riconosciuto in molti pensieri di Tommaso. Ho anche pianto. Ho pianto nei momenti più belli e non in quelli più tragici, e questo va a grande merito di Licalzi. Una gradevolissima lettura che consiglio a chiunque, soprattutto agli over 70 come me. Anche però una copertina assolutamente e disperatamente idiota. Una copertina che avrebbe sicuramente reso felice il protagonista del libro perchè gli avrebbe consentito di ringhiare un estremo gigantesco "Fanculo !". Però anche Licalzi che l'ha tollerata...
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