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RECENSIONE
A metà strada tra il claustrofobico e l’irritante, a tratti divertente. L’atmosfera che si respira leggendo il libro di Recami è quella tipica delle Black Comedy inglesi dove paradossi, equivoci, rovesciamenti e tentati omicidi sono alla base della storia narrata. Un umorismo nero portato agli eccessi dove trova spazio la farsa, l’ironia e la cattiveria. Bersaglio prediletto di Recami è il rapporto coniugale. Come può un uomo infelice, depresso, ansioso e stressato fuggire dalle grinfie di una moglie cinica, manipolatrice, arpia e aguzzina, nonché commissario di polizia? Questa è la situazione in cui vive Antonio Maria, maestro di taglio e cucito, seppellito in casa sotto la tirannia della sua consorte Maria Antonietta. In questo rovesciamento degli stereotipi maschili e femminili, al povero Antonio Maria non resta che progettare rocamboleschi tentativi di fuga prima ed ingegnosi progetti omicidi poi. E allora ecco una serie infinita di macchinazioni che si ribaltano contro di lui: dalla cassapanca (evocativo di Morte apparente di E.A. Poe) alle lenzuola annodate, dall’ambulanza ai polli alla stricnina, dalla statuetta di San Pietro Martire alla balestra costruita con le forbici di casa.
Ma non c’è scampo alla propria condizione, tutto torna al punto di partenza, come il personaggio dei cartoni animati che Antonio guarda ossessivamente in tv, cioè come Willy il Coyote che passa l’esistenza (senza successo) a cercare di catturare Beep-Beep. Antonio, perennemente vestito con il gilet di velluto e la giacca da camera di fustagno, dalla propria cucina si ostina nel mettere in atto una serie di esilaranti delitti imperfetti. Le vicende narrate diventano sempre più paradossali in un crescendo che porta velocemente al colpo di scena finale. “I miei libri sono delle parodie – ha commentato Recami stesso alla presentazione del libro in occasione del Festival del noir e del giallo civile 2017 - il mio è un intento provocatorio. Non vado incontro al lettore, la mia non è una narrazione ruffiana e non do al lettore ciò che si aspetta. Quello che rimane alla fine è una risata a denti stretti, come nel film I Mostri di Risi”. Come lo scrittore Vitaliano Brancati, da cui Recami prende ispirazione, con Commedia nera N.1 l’autore toscano vuole infilare il coltello in conflitti drammatici come, in questo caso, la violenza e i maltrattamenti psicologici in ambito familiare, ma lo fa da un’angolazione molto particolare, a metà strada tra la comicità e la claustrofobia.