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Commerciale al punto giusto...
Adesso che il successo è via, via scemato mi sono detto: “perche non affrontare il cacciatore d’aquiloni ?”
Che dire, è sicuramente un bel romanzo scritto per il grande pubblico: intenso e commovente. Scritto bene, in uno stile diretto e immediato. Forse un po’ troppo americano. E per certi aspetti poco affine alla realtà.
Il difetto più grande è anche il suo più grande pregio: l’essere scritto come memorie autobiografiche di Amir. Tale scelta pone il lettore ad osservare la storia a farla propria grazie al fattore empatico che si viene a creare nei confronti del protagonista, ma anche a percepirla da un unico punto di vista, in classico stile USA. (Ricordiamoci che l’Afghanistan è ridotto così proprio grazie a loro, gli Usa, che hanno permesso , dopo l’aiuto logistico fornito ai ribelli, ai Talebani di prendere il potere)
Io personalmente avrei preferito una narrazione in terza persona, con un approfondimento sui vari personaggi e vicende emotive di ognuno di essi: questo avrebbe restituito a mio parere un romanzo completo scevro da condizionamenti.
Il testo in se è avvincente, in particolare la parte centrale. Ma avrebbe potuto dare molto, molto di più, spesso è frammentario a tratti superficiale. L’aspetto positivo è stato forse proprio l’aver mostrato al mondo quello che il mondo già sapeva, ma non voleva accettare. In sintesi un romanzo/fiaba piacevole, che ha la capacità di rapire, l’impressione ancora una volta è che dietro a tutto questo c’è un gran lavoro di editing e marketing, che immancabilmente finisce poi a storcere ciò che è il reale valore dell’opera.
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