Quante donne Quante donne

Quante donne

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In questo libro Enzo Biagi racconta la storia delle donne che ha incontrato, delle confidenze (o confessioni) che ha raccolto, di chi ha raggiunto la celebrità della grande Storia, di chi invece è rimasta nascosta ma ha recitato sino alla fine tutta la sua parte. Dalla regina Elena alla sua rivale Margherita di Savoia, da Maria Callas ad Anna Magnani, da Katja Mann a Natalia Ginzburg, da Dacia Maraini a Catherine Spaak, da Marlene Dietrich alla Dama Bianca.



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Quante donne 2018-03-02 10:23:11 Lyda
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Lyda Opinione inserita da Lyda    02 Marzo, 2018
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Femmine e donne

Le donne con i loro sentimenti, passioni, tragedie, piccole conquiste o sofferte rinunce sono state le protagoniste, il più delle volte in sordina, di grandi eventi storici e avvenimenti che hanno determinato la direzione dell’ago della bilancia politica ed economica del momento.
Non per niente si suol dire che dietro a un grande uomo (che sia un letterato, un manager o un politico) ci sta sempre una grande donna.
La sapiente penna di Biagi ci fa rivivere pezzi di storia ufficiale, quella studiata sui libri di scuola, tramite gli amori immensi o fasulli, felici o tormentati di donne, alcune famose altre conosciute solo per essere la moglie o l’amante di … una tra tutte, la sensibilissima stella americana Marilyn Monroe.
Nel volume si parla di donne di ieri e di oggi (tenendo conto che il libro uscì a metà anni ’90 quindi comunque ormai un ventennio fa) e si annoverano stelle del cinema nostrane ma famose in tutto il pianeta come Sofia Loren e Gina Lollobrigida o donne più dismesse, vere e proprie femmine ‘dietro le quinte’ come ad esempio Katia Mann ovvero la consorte di Thomas Mann, autore del bestseller “I Buddenbrook” e Premio Nobel per la letteratura nel 1929, dal cui racconto si riesce a intravedere e assaporare la comune banalità della vita privata di un personaggio di spicco.
Tanto per rimanere in Italia altrettanto donna solida fu Marella Caracciolo dei Principi di Castagneto in Agnelli, ovvero la moglie dell’’Avvocato’ detta pure Lady Fiat, importante figura di sostegno di un imprenditore e uomo politico che lasciò una grossa impronta nella storia del boom economico italiano.
E in quanto a figure di primo piano della letteratura italiana, Natalia Levi, scrittrice nata a Palermo meglio conosciuta come Natalia Ginzburg, grande narratrice del dolore della memoria e della psicologia familiare, vincitrice di premi letterari tra cui il Premio Strega e il Premio Viareggio-Repaci nonché autrice di commedie teatrali (Ti ho sposato per allegria) e infine attivista politica e parlamentare alla Camera dei Deputati.
Interessante il capitolo intitolato “Nigel Nicolson racconta” ovvero il ritratto dell’esistenza a momenti strampalata di Virginia Wolf narrata attraverso gli occhi del figlio (Nigel, appunto) di Vita Sackville-West ovvero colei che ne fu per un breve periodo l‘amante. Enzo Biagi va in Inghilterra a intervistare quest’uomo, anch’egli scrittore così come lo fu la madre Vita e ovviamente Virginia Wolf e ne esce la descrizione  ironica ed eccessiva – soprattutto per quei tempi antichi – di una donna vivace e passionale, sua madre appunto, dei suoi innumerevoli peccati e turbe dei sensi che balzano fuori da quaderni segreti  ma non troppo e il ritratto di Virginia, donna sicuramente innamorata del marito ma che si lascerà fin troppo turbare dalle lettere infuocate della saffica amica fino a indebolire ancor più la mente già vacillante che poi la porterà al suicidio.
E poi molte altre donne ancora, ‘dipinte’ singolarmente o contrapposte tipo donna Rachele e Claretta, le due compagne più importanti di Mussolini, o Olga, musa e fedele amante clandestina di Boris Pasternak, colei che pare ispirò il personaggio di Lara de “Il Dottor Zivago”.
Insomma in questo libro, chi volesse fare un tuffo nel passato e rinverdire le vecchie memorie storiche scolastiche, trova molto di quello che occorre per rivisitare eventi con ironia e  intensità.
Sono donne che vissero le loro passioni fino in fondo, queste descritte qua, dunque donne vere.
Ed io in quanto donna, posso dire di averlo letto con piacere per un personale spirito d'orgoglio femminile ma non mi sento comunque di innalzarlo a grande capolavoro, in conclusione, non credo lo consiglierei.

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Quante donne 2015-04-16 09:19:03 C.U.B.
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C.U.B. Opinione inserita da C.U.B.    16 Aprile, 2015
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Pesce d'aprile

QUANTE DONNE di Enzo Biagi ha il merito di proporre una lunga e articolata carrellatta di fatti, personaggi , immagini dell'ultimo paio di secoli italiani soprattutto ma anche europei e oltreoceano.
Si inizia da Napoleone , le prime automobili, il decollo dell'industria, il clamoroso successo americano del Caruso nostrano, la luce elettrica, il telefono. Mussolini di qua e Hitler di là, poi arrivano gli americani con la gomma da masticare, Rita Hayworth e Christian Dior decreta l'allungamento delle gonne. 
Nella seconda parte del testo l'escursione si concentra su un giro del mondo degli amori, o degli ardori, per essere piu' precisi. Da Saigon alla Cina, dall'India al Giappone, dai boccoli di Parigi ai lustrini del burlesque di Broadway tutto il mondo pare popolato di postriboli e seduzione. 
Infine una carrellata di biografie piu' o meno striminzite : Marella Agnelli , Anna Frank, Gina Lollobrigida e tante altre.
Dal titolo ben preciso e dalla sinossi che inneggia  a pagine ironiche, drammatiche e appassionate mi aspettavo un testo in onore della donna , che Biagi la rendesse protagonista attraverso donne di spicco del tempo trascorso. 
Non conoscendo affatto la produzione dello scrittore, ho trovato il taglio prettamente giornalistico e privo di enfasi narrativa. La quantita' di fatti narrati e' eccessiva, il troppo storpia e la noia e' una sua fedele compagna, le donne su cui piu' ci si sofferma in genere non brillano di luce propria ma sono ombra di uomini che hanno fatto la storia . Per il resto pare che queste femmine siano piu' ancelle del piacere che menti autonome, il massimo del risultato nell'emisfero rosa par diventare una grande attrice, eppure ne abbiamo ben avute di donne emerse per cervello.
Intitolare un libro alle donne e lasciare la lettrice con un buon tasso di misoginia avvertita e' veramente stupefacente. Un risultato piuttosto antipatico, mai piu'.

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