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Letteratura italiana

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Casanova è un italiano da manuale: abbastanza socievole, poco sociale, molto adattabile. È un concentrato di virtú e di difetti; ma, per sua e nostra fortuna, i difetti non riescono mai a prevalere del tutto sulle virtú, perché, anche negli anni giovanili, le sue vittorie sono effimere e gli servono soltanto a rimettersi in gioco. In pratica, è un eterno perdente: e questo, forse, è il segreto della sua grandezza e del suo fascino. Troviamo in questo nuovo libro di Sebastiano Vassalli la precisione e l'efficacia di uno scatto fotografico, lo scricchiolio della ragione che nasce vedendo un uomo grande completamente travolto da una vicenda meschina, ordinaria, comune. Di toni grotteschi e malinconici, di ironia e di sorprendente umanità si compone questa vicenda che ha il passo di una novella e gli affondi di un romanzo.



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Dux 2015-01-02 06:25:52 Emilio Berra TO
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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    02 Gennaio, 2015
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Lettere dal crepuscolo

"... l'amore o la vecchiaia : ci si trova ciò che vi si porta" (M. Yourcenar).

Il racconto di questo curioso libretto è tratto da 21 lettere (e altri documenti), destinate al maggiordomo e mai spedite, che Casanova scrisse nel periodo vissuto a Dux, in Boemia, nel castello di Waldstein, dov'era stato assunto come bibliotecario e dove trascorse gli ultimi 13/14 anni di vita. "Ognuna di quelle missive (...) è un grido di dolore e di rabbia. Ma è un grido silenzioso".

I primi anni vissuti a Dux sono nell'agiatezza; però ben presto c'è la rovina economica, perché Casanova scrive molto e pubblica a proprie spese, ma senza neanche un po' del successo sperato.
Gli anni più tristi sono quelli (1790-93) in cui il Conte di Waldstein è assente dal castello. "L'ultima, grande battaglia che Casanova combatte nel mondo dei vivi non è quella contro se stesso giovane, o contro i fantasmi del passato (...). E' una lite di condominio, e che lite!".
Egli, che conosceva il latino e parlava più lingue straniere, non era in grado di comunicare in tedesco, parlato in quella piccola corte. Questo contribuiva al suo isolamento; ma il personaggio che esce da queste pagine è un uomo permaloso, sospettoso, supponente, che si atteggia a filosofo, con una grande considerazione di sé. Ciò che sicuramente non gli giova. Certamente sapeva come rendersi antipatico.
Di qui una serie di liti, dispetti, denunce, culminanti in un fatto increscioso: il frontespizio di un libro, col suo ritratto, usato come carta igienica ed esposto nelle latrine. Tanto da far intervenire perfino la madre del Conte, con una lettera,dalla sua residenza viennese : "Un uomo qual voi siete, signore, è al di sopra dei dispettucci di simile canaglia; disprezzateli, e saranno abbastanza puniti". Ma l'umore del Veneziano, "un avventuriero a corto di avventure", non cambia. In una lettera scrive di essere "come un nobile destriero che la sfortuna ha costretto a vivere in mezzo agli asini". L'avanzare del decadimento fisico fa il resto.

Solo col ritorno del Conte, come nelle fiabe, la situazione trova un nuovo equilibrio; e anche Casanova deve accettare il compromesso.
Ormai pure nel paese di Dux trova una specie di tolleranza : "è ' l'italiano ' ,a cui bisogna permettere di comportarsi in modo teatrale; sennò, che italiano sarebbe ?".
Lo scrittore Forster forse l'avrebbe definito un "essere che può rivelare abissi di stranezza, se non di pensiero".

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