Narrativa italiana Romanzi Le luci nelle case degli altri
 

Le luci nelle case degli altri Le luci nelle case degli altri

Le luci nelle case degli altri

Letteratura italiana

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Maria, l'amministratrice condominiale libera e carismatica di un palazzo apparentemente come tanti, muore all'improvviso, in un incidente stradale. Rimane sua figlia, una bambina di sei anni: e rimane una lettera. La bambina si chiama Mandorla, e già nel nome ha tutto l'incanto e l'assurdità di quello che sarà il suo destino: nella lettera Maria infatti rivela che il vero padre di Mandorla si nasconde proprio in uno dei cinque piani del condominio che lei amministrava... Chi è, dunque, il padre di Mandorla?



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Opinioni inserite: 21

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Le luci nelle case degli altri 2018-04-08 14:15:23 Laura V.
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Laura V. Opinione inserita da Laura V.    08 Aprile, 2018
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Dappertutto c’è del bene, dappertutto c’è del male

Chi non ha mai guardato le luci nelle case degli altri, invidiando anche solo per un istante l’apparenza di perfezione e d’ordine che crediamo di scorgere nelle vite altrui?
La piccola Mandorla le guarda, quelle luci, e per lungo tempo, nonostante lo faccia dall’interno di quelle stesse case, le sembra di vederle sempre da fuori, senza sentire che gli altri, con cui vive quotidianamente, le appartengano per davvero.
Bello, bellissimo romanzo questo della Gamberale, che già avevo apprezzato per il ben più modesto “L’amore quando c’era”. Una storia sorprendente capace di far tenere il fiato sospeso fino alle ultime pagine e, letteralmente, fino all’ultima riga. Già, perché sarà solo allora che si comprenderanno tante cose e, soprattutto, si svelerà il mistero attorno al quale si ritrovano a ruotare d’un tratto tutte le luci nelle case degli altri.
Una lettura che per giorni mi ha fatto immergere nel condominio di via Grotta Perfetta 315, rendendomi familiari infine tanti personaggi e le storie che ognuno di essi si trascina appresso, facendomi capire perché “viviamo tutti all’oscuro di qualcosa che ci riguarda”, non solo Mandorla.
Ci ho trovato tanto, di bello e di brutto, luci e ombre appunto. E soprattutto la menzogna di una madre che regala alla propria figlia la verità più bella: l’amore sincero non di una sola, ma di tante famiglie bisognose a loro volte di quell’amore.

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Le luci nelle case degli altri 2015-11-10 14:11:27 evakant
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evakant Opinione inserita da evakant    10 Novembre, 2015
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QUANDO LE FAMIGLIE SONO TROPPE

Vi è mai capitato, la sera, mentre siete in viaggio in macchina o in treno, di passare davanti alle case , notare le luci accese all'interno e sorprendervi a sbirciare all'interno per catturare pezzi di vita di perfetti sconosciuti?
Beh, a me capita spesso, magari di osservare situazioni, scenari che non durano più di due secondi ma che ci fanno fantasticare su come è la vita di chi vediamo anche solo per un istante intento nella sua vita, nella sua intimità domestica.

Il tema è certo affascinante e il titolo di questo romanzo del 2010 scritto dall'autrice romana Chiara Gamberale evoca scenari interessanti.
La storia poi francamente non è quello che evoca in me la frase “le luci nelle case degli altri” ma è sviluppata diversamente.
Forse a farci indentere che la vita vista dalle finestre illuminare delle “case degli altri” non è mai come la si potrebbe immaginare se fosse vissuta da dentro.

Mandorla ha 6 anni quando la madre Maria, amministratrice (un po' sui generis..) del condominio di via Grotta Perfetta 315 muore in un incidente stradale.
Maria non ha parenti, non ha un compagno, il padre di Mandorla è ignoto, non ha genitori, o parenti prossimi che si possano curare della piccola, che viene così affidata in prima battuta alle cure di Tina, la maestra in pensione che sta al primo pianto del condominio di via Grotta Perfetta.
Tina trova una lettera, scritta da Maria il giorno in cui la piccola Mandorla è venuta al mondo, lettera in cui Maria rivela che il padre della bambina è uno dei condomini che in una sera di marzo “un po' per noia un po' per curiosità” è stato con lei e insieme hanno concepito la bambina.
La situazione di fa spinosa: i possibili padri sono 5: Samuele Grò del secondo piano, marito di una concreta e pratica avvocatessa e già padre del piccolo Lars, Paolo o Michelangelo, i due omosessuali che convivono al terzo piano, lo scrittore Lorenzo, marito di Lidia del quarto piano e l'integerrimo ingegner Barilla che è il capo di una famiglia agiata e perfetta del quinto piano (non a caso il cognome...la famigliola perfetta degli spot Barilla).

La riunione straordinaria di condominio arriva ad un epilogo quanto mai assurdo: il test del DNA non verrà fatto, la bambina verrà adottata ufficialmente da Tina ma vivrà 2 anni ad ogni piano in modo che tutti siano un po' la sua famiglia.
E, di conseguenza, in pratica, al di là delle teorie strampalate dei condomini, crescerà con la sensasione che nessuno sia davvero la sua famiglia, che nessuna di quelle casa è la SUA casa.
Da qui il lettore entra subito nella spirale del Totopadre: chi sarà? “un po' per noia un po' per curiosità”...noia di Lorenzo, annoiato dalla vita in generale? Noia dell'ingegnere, per la sua vita perfetta? Noia di Samuele, che alle prese con una moglie in carriera vive praticamente facendo il casalingo e padre? Curiosità di Paolo o Michelangelo, che sono gay...ma si sa cha la curiosità è sempre in agguato, soprattutto in Michelangelo che era il migliore amico di Maria?

Mandorla intanto cresce e 11 anni dopo la ritroviamo in carcere, per un non meglio precisato reato, assistita dall'avvocato Luciano Pavarotti, nuovo compagno dell'avvocatessa Grò.
Negli anni Mandorla ha vissuto 2 anni per piano, prima con Tina, poi ogni 2 anni saliva di un piano.
Ha potuto osservare le vite di tutte le sue “famiglie”: vite tutt'altro che felici, vite piene di solitudine, di bugie, di sotterfugi, di noia, di meschinità, vite tristi, in generale molto tristi.
Anche se all'apparenza perfette.
Nella notte che trascorre in cella Mandorla ripercorre tutta la sua vita, dal primo amore fino all'arresto, dal momento in cui ha scoperto che uno dei suoi padri è uno dei condomini, fino alla consapevolezza di volerlo sapere, di volere il test del DNA, per poi concludere che no, non lo vuole sapere, fa lo stesso, lei sarà Mandorla indipendentemente da chi è suo padre, in fondo non sarà poi così importante.
Sapremo alla fine chi è il padre biologico di Mandorla, epilogo non scontato, ma che si potrebbe anche immaginare.

Il libro contiene spunti di riflessione davvero interessanti, forse non troppo originali, forse un po' troppi luoghi comumi ma ben sviluppati.
Si percepisce il disagio di questa ragazzina nel crescere in contesti così diversi, così insoliti, sempre in balia degli eventi, mai sicura della propria identità, delle sue origini, fino a capire che forse non è poi così importante.
La narrazione è scorrevole, con alcuni flashback che aiutano a chiarire meglio la storia delle 5 famiglie di Mandorla, ma ben presto diventa irritante.
La Gamberale, per rafforzare determinati concetti, ripete all'infinito determinati termini, a mio avviso in modo del tutto inutile. Come se non sapesse come rafforzare certe situazioni in altro modo.
Il “Voglio saperlo subito” diventa “Voglio saperlo subito, subito subito”
Mamma mamma mamma.
Davvero davvero davvero.

E non accade ogni tanto.
Accade all'inizio in quasi tutti i capitoli, per poi ritersi anche ogni pagina.
Ogni volta ripete la stessa parola per 3 volte. Se non 4, se non all'infinito, come accade a pagina 326-327 dove per una pagina e mezza compare solo la parola “innocente” ripetuta non so quante volte (non le ho contate) cosa che non è irritante, di più. Oltre che inutile a mio avviso.

Per concludere, spunti interessanti, sviluppati piuttosto bene, ma stile narrativo in fin dei conti fastidioso.
Peccato. Personalmente non so davvero se consigliarlo o meno. Non è una lettura indispensabile, questo no.

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Le luci nelle case degli altri 2013-11-01 22:28:33 ALI77
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ALI77 Opinione inserita da ALI77    02 Novembre, 2013
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MANDORLA E LE LUCI ACCESE NELLE CASE DEGLI ALTRI

Questo romanzo mi ha fatto sorridere, arrabbiare, divertire, commuovere, emozionare in tutti i modi possibili e immaginabili.
Come sempre avviene per le cose più belle, ho acquistato questo libro per caso, ero andata in libreria per prenderne un altro che poi non c’era, e mi aggiravo tra gli scrittori italiani e mi è capitato tra le mani proprio questo romanzo.
Mi ha colpito da subito la trama molto strana, particolare ed originale.
Il libro inizia con la scomparsa di Maria, l’amministrazione di un condominio sito in via Grotta Perfetta n.315 a Poggio Ameno, un quartiere a sud di Roma.
Maria è una donna giovane, ben voluta da tutti i condomini e madre di una bambina di sei anni Mandorla, quando la donna muore viene trovata una lettera, che ha scritto anni prima, dove rivela che il padre di Mandorla si trova tra i cinque piani della palazzina.
Questa notizia sconvolge l’equilibrio delle varie famiglie che abitano nel condominio, ma per il momento decidono di comune accordo di non sottoporsi al test del Dna e Mandorla vivrà a turno con i vari abitanti del palazzo.
Il libro è diviso in varie parti, inizia con Mandorla bambina poi, ai giorni nostri il giorno del suo compleanno e poi torna indietro raccontando la vita della ragazza dai sei anni fino ai diciassette.
Per me questa non è stata una lettura facile, nel senso che la prima parte non mi è molto piaciuta, si era scorrevole, curiosa come storia ma niente di più, la svolta avviene quando inizia Mandorla a parlare in prima persona e da lì il romanzo è stata per me indimenticabile.
Mi sono trovata dentro nella storia con le mani e i piedi, sembravo anch’io un condomino che viveva in via Grotta, e che soffriva e gioiva con Mandorla.
Questa ragazza in molte situazione mi ha ricordata me stessa, ho condiviso con lei i suoi dolori, le sue paure, le sue delusioni sentimentali, la voglia di ritrovare suo padre e di avere il diritto ad una famiglia tutta sua.
Ho adorato il personaggio di Mandorla e anche le varie famiglie del condominio che nel proseguo del romanzo ho conosciuto e ho imparato ad apprezzare con i loro pregi e i loro difetti.
La protagonista è una ragazza umile, semplice che soffre per la mancanza della madre e per il padre che non ha mai conosciuto, mi è piaciuto il fatto che in ogni situazione scomoda oppure quando ha paura lei ricorre alle sue “preghiere” .
Il finale, per me, è stato veramente una sorpresa non me lo aspettavo.
Vorrei poter leggere un seguito per questo libro, vorrei poter seguire la vita di Mandorla ancora una volta, vedere come cresce e le scelte che compierà una volta diventata grande.
Credo che questo libro vada letto, ad alcune persone può piacere ad altre no ma la storia di Mandorla forse rappresenta la situazione in cui si trovano i bambini che vengono adottati, le loro difficoltà, le loro paure a crearsi degli affetti e ad esprimere le loro emozioni.
Mi piace molto lo stile dell’autrice, la lettura risulta scorrevole, il titolo mi è particolarmente piaciuto in quanto le luci nelle case degli altri sta a sottolineare che in questo romanzo abbiamo tenuto accesa la luce nei vari appartamenti di via Grotta e abbiamo vissuto un po’ con loro.
Le famiglie che abitano il condominio rappresentano la varietà della nostra società oggi, coppie che convivono, che sono sposate, coppie etero ed omossessuali e single.
Un romanzo veramente interessante , dove attraverso la lettura si entra nella storia e si rimane attaccati al condominio e alla fine non si vogliono più lasciare i vari personaggi perché ci si è affezionati.
Nota positiva, nel romanzo si cita una delle mie telenovela preferite in assoluto “Cuore selvaggio” e anche per questo il libro per me assume una valore aggiunto.
Vi lascio con una frase che viene citata più volte nel romanzo” Viviamo tutti all’oscuro di qualcosa che ci riguarda” .

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Le luci nelle case degli altri 2013-09-07 21:03:40 paola melegari
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paola melegari Opinione inserita da paola melegari    07 Settembre, 2013
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porcomondo ,che paura mi fai

Storia di Mandorla,bambina eccezionale, adottata da un intero condominio dopo essere rimasta orfana di madre, unico genitore da lei conosciuto.
A sei anni, Mandorla perde improvvisamente Maria, sua madre,da lei era amata moltissimo.
Sarà un impatto durissimo con la realtà, non ha nessun altro al mondo.
Maria, lascia una lettera dolcissima, piena di errori grammaticali, ma satura di affetto per quella bimba che aveva tanto amato e protetto.
In questo scritto si scopre che il padre di Mandorla è un condomino del palazzo di via Grotta Perfetta, 315.
Mandorla è stata concepita all’ultimo piano, nell’ ex lavatoio.
Le famiglie del palazzo, si riuniscono e decidono, piuttosto di scoprire il proprio marito in flagranza di adulterio, che preferiscono adottare tutti insieme Mandorla , non facendole mancare nulla, crescendola collettivamente.
Mandorla, bambina davvero buona, servizievole, obbediente, cresce però con grossi problemi,dovuti inizialmente alla perdita dell’adorata e unico genitore ; in seguito alle grosse difficoltà di identificarsi ora con uno poi con l’altra famiglia del condominio.
Scopriamo così che ogni piano ospita coppie più o meno perfette, all’apparenza, e la piccola Mandorla si rivelerà spesso molto più matura e sensata di chi deve esserle genitore.
Quante paure, quante poesie rivolte ad oggetti, per poter diventare lei stessa oggetto, per scongiurare i suoi incubi, diventando inanimata, per non provare quei sentimenti di inadeguatezza, per essere una ragazzina come gli altri della sua età.
Per scongiurare il pericolo di incontrare Porcomondo, il drogato che girava per il quartiere anni addietro.
Per non dispiacere nessuno, cercarà di indossare gli abiti che le sono regalati, assumendo spesso le sembianze di una sorta di collage, dai colori e dai contenuti piuttosto strampalati.
Il racconto si articola tra continui sbalzi temporali, Mandorla reclusa in una cella carceraria, aspettando tutta la notte l’arrivo del suo avvocato , ricorda ogni passo della sua stana vita, ogni piano da lei abitato.
Ogni condomino in fondo le ha voluto bene,ma nessuno di loro in realta’ è il suo vero genitore
Quel famoso test del DNA non è mai stato fatto, ora si è decisa, ha diciotto anni, pensa di voler conoscere la sua identità.
Chiara Gamberale è davvero originale in questo suo racconto, scorrevole, e alquanto sorprendente!!!
Soprattutto nel finale.
Che dire di quello che mi ha trasmesso questo racconto, piacevolissimo e insolito, per nulla scontato, ai limiti della realtà.
Se dovessi definire questa scrittrice , la paragonerei ai sudamericani, alla Allende, a Marquez, Esquivel, non tanto per il talento, ma per la capacità di mixare reale e fantasia al limite del consentito dalla ragione.
Non vorrei essere azzardata con questa mia affermazione, tantomeno suscitare rivolte popolari, ma davvero , leggendo, mi chiedevo quanto fosse verosimile ciò che scorreva via, trovandolo comunque piacevole.
Ho trovato la riconferma, che in ogni famiglia c’è il buono, ma anche la pecca, l’altro lato della medaglia.
Che spesso le persone per non affrontare la realtà preferiscono mettere la testa sotto la sabbia.
Meglio non sapere, continuare così, nella menzogna e nel dubbio.
La luce delle case degli altri, è un po’ l’erba del giardino che sembra sempre più verde, della tua.
Però se la vai a vedere da vicino trovi un sacco di imperfezioni, a volte dei veri buchi.
L’amore vero di questa madre sfortunata che lascia sola la sua unica , fortemente voluta bimba, la dice lunga sulla vera forza dell’AMORE materno, gratuito, generoso , dimostrando che se non sappiamo la verità a volte siamo arbitri incondizionabili. Spesso il pregiudizio ci confonde , condizionandoci.
Scusate il giro di parole.
Giudichiamo chi è diverso a priori.
Maria ha saputo proteggere la sua bimba con intelligenza, lasciandole la possibilità di crescere, di esprimersi per quello che valeva veramente.
Certo il vuoto per la perdita materna non era colmabile, ma è stato contenu
to.
Davvero simpatica questa lettura, non conoscevo la Gamberale scrittrice, giovane talento.
Vi consiglio questa lettura, dotata di utile mappa del condominio, onde evitare confusione di nomi e cognomi.

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non voglio osare...
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Le luci nelle case degli altri 2013-05-08 07:51:02 Nadiezda
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Nadiezda Opinione inserita da Nadiezda    08 Mag, 2013
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Mandorla e le sue famiglie

Era da un po’ che avevo terminato questo libro, ma avevo bisogno di rileggerlo per poterlo riassaporare con calma e per capire quello che nella prima lettura mi era probabilmente sfuggito.

Attraverso le pagine di questo romanzo ci troviamo davanti la storia di Mandorla, ma con questa storia ci vengono narrate anche le vicende di altre famiglie, altre persone con momenti bui nella propria vita.

Maria è l’amministratrice del condominio di Via Grotta Perfetta 315.
Maria è una ragazza madre.
Maria purtroppo è morta e ha lasciato sua figlia, Mandorla, e una lettera.
I condomini decidono all’unanimità di prendersi cura di questa piccolina, siccome nessuno sa chi sia il suo vero padre, tutti si sentono chiamati in causa.
Mandorla crede che suo padre abiti sulla Luna e quando sua mamma le era ancora affianco lo salutava ogni sera dalla finestra con la manina.
Mandorla cresce, si innamora, fa i primi errori, si arrabbia e continua a cercare suo padre tra i condomini.

Con questo romanzo il lettore si trova di fronte ad una storia contemporanea fatta di un amore breve, durato solo una notte, di verità e di menzogne, di dubbi e di poche certezze.
Il finale è davvero spiazzante perché sicuramente ognuno di noi mentre leggerà questa storia si farà un’idea su chi potrebbe essere il possibile padre di questa piccolina, ma credo che nessuno immaginerà proprio a QUEL finale.

Che altro dire?
È stata davvero una lettura piacevole, una storia molto originale e un po’ fuori dalla logica.
Lo stile è molto scorrevole ed altrettanto semplice.
Questa lettura mi sento di consigliarla a tutti!

“Com’è che un amore finisce? “Finisce quando non ce n’è più, quando ce n’è troppo, quando in realtà non ce n’è mai stato. Un amore finisce perché qualcosa si consuma: allora non bisogna usarlo, forse, l’amore. […]”

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Le luci nelle case degli altri 2013-03-16 17:46:32 ChiaraLotus
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ChiaraLotus Opinione inserita da ChiaraLotus    16 Marzo, 2013
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Un romanzo che merita

Questo è uno dei classici libri che, come amo dire, "si legge da solo". Temi profondi - il tradimento, il senso di appartenenza ad una famiglia, le difficoltà dell'età adolescenziale - vengono descritti con estrema semplicità attraverso lo sguardo lucido e disincantato di Mandorla che, attraverso il passaggio da una famiglia all'altra, scopre pian piano lo spaccato di un'Italia realmente esistente dietro le porte dei condomini di ogni città.

Ci sono degli stereotipi in questo libro, è vero: ciascun personaggio ha una precisa collocazione nel nostro immaginario collettivo. Proprio per questo, abbiamo l'impressione di conoscerli personalmente. C'è la signorina Polidoro, zitella in pensione molto legata ad un ex-studente un po' nerd; c'è un aspirante regista un po' depresso destinato a separarsi dalla moglie, due omosessuali che lottano per i propri diritti, una coppia che nasconde la crisi dietro il Bon-Ton. E poi ci sono i Barilla, la famiglia perfetta che si siede a tavola sempre alla stessa ora senza accorgersi che la loro adorata figlia Giulia ha una serie di relazioni sentimentali con uomini molto più grandi di lei, o semplicemente è un po' zoccola.

Loro, che adottano Mandorla a turno, cercano di farle comprendere com'è la vita. E lei, un po' accondiscendente e un po' scettica, apprende via via diversi stili di vita, sempre accompagnata dalla paura infantile di Porcomondo, il tossico del quartiere ormai fuori circolazione da anni.

E su questo personaggio, che nelle vicende mai compare ma che è in un certo senso fondamentale, due parole vale la pena di dirle. Il suo nome è un'imprecazione. è l'imprecazione silenziosa che si nasconde dentro ciascuno di noi, pronta a saltar fuori in ogni momento. Se è vero che il prezzo che paghiamo per essere persone per bene consiste nel tenere a bada il cattivo che potrebbe mandare tutto all'aria, Porcomondo ben rappresenta questo cattivo: egli è l'anima nera che si nasconde in ciascuno di noi, e che ci spaventa come lui spaventava Mandorla. è quel Mr. Hyde che non vogliamo vedere. Ma le luci nelle case degli altri, nascondono tante, tante ombre.

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Le luci nelle case degli altri 2012-07-08 12:33:29 manu chan
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manu chan Opinione inserita da manu chan    08 Luglio, 2012
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Brutto, brutto, brutto.

Romanzo destinato a chi ha voglia di sfogliare le pagine credendo di leggere, anche se realmente i pensieri non sono su quelle righe. La storia, che potrebbe essere carina per l'idea, si rivela noiosa già dal principio.

Mandorla è ancora una bambina quando perde la madre, che la concepisce con un inquilino del numero 315 di via Grotta Perfetta, dove abita da poco tempo. La bambina, che è stata abituata da sempre a sapere che il padre è un astronauta in orbita - a quanto pare - da una vita, alla morte della madre si trova ad appartenere a tutte le famiglie residenti nel palazzo. L'inconfessato padre non vuole dichiararsi e così ad una delle solite riunioni condominiali-familiari si decide: "Mandorla è figlia di tutti" e da quel momento la povera piccola sarà costretta a fare sù e giù da un appartamento all'altro, figlia di tutti e di nessuno.

Lo stile, profondamente disordinato e incomprendibile, rende il libro assolutamente pesante e poco scorrevole; ad aggravare la situazione anche i frequenti errori di punteggiatura, che stancano il lettore per la poca chiarezza: insomma, provare non nuoce, ma in questo caso...

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Le luci nelle case degli altri 2012-06-25 07:56:46 C.U.B.
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C.U.B. Opinione inserita da C.U.B.    25 Giugno, 2012
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Mio padre vive sulla Luna

Mandorla, cosi’ piccina quando nacque prematura, che la madre guardandola nell’incubatrice decise di chiamarla come quel minuscolo frutto.
La mamma di Mandorla si chiama Maria, il suo papa’ non si sa.
Pero’suo padre e’ un astronauta, questo lei lo sa.
E quando, a cinque anni, la bimba perde la sua mamma in un incidente stradale, gli adulti presenti al funerale vengono a sapere che in realta’ la bambina e’ stata concepita al sesto piano della palazzina in cui viveva con la madre. Tra i volti esterrefatti delle famiglie che abitano quella casa , l’idea.
Nessun test del dna, Mandorla sara’ la figlia di tutti quanti. Cosi’ e’ deciso, l’udienza e’ tolta.
Nel mondo di Mandorla questo poco conta, in fondo lei sta solo aspettando che il suo papa’ parcheggi l’astronave e venga a riprendersi la sua bambina. E guarda le stelle. E cresce.
Ma cinque anni passano alla svelta ed i nodi vengono definitivamente al pettine.

Dopo una nota di demerito alla casa editrice che riassume la trama per filo e per segno, pur non essendo una fanatica della Gamberale, non posso che confermare di aver trovato questo libro una gradevole lettura. Un po’ lento e prolisso nella prima parte, nella seconda, con l’adolescenza di Mandorla, decolla e aumenta l’interesse nel lettore.
Un paio di riflessioni mie alla luce delle numerose recensioni precedentemente lette.
Il mancato test del Dna di certo non e’ una scelta condivisibile. Ma questa non e’ una pagina di cronaca locale di un quotidiano , questo e’ un romanzo. E se i condomini avessero praticato il test questo libro, semplicemente , non esisterebbe.
Non credo i personaggi non siano approfonditi. Anzi. Sono magistralmente approfonditi.
Il titolo del romanzo, LE LUCI NELLE CASE DEGLI ALTRI, e’ secondo me anche una chiave di lettura.
Perche’ spiando le finestre altrui, non possiamo che scorgere stralci delle persone che quelle case abitano.
Cosi’ l’autrice ci concede degli accenni e poi via via che Mandorla abita un appartamento piuttosto che l’altro, si invigorisce la descrizione dei suoi inquilini.
Io l’ho trovato piacevole, originale la trama, un po’ troppo lungo, mi ripeto , per il contenuto a disposizione, ma il finale che tanto ho amato ha spazzato via le nubi dei miei dubbi, lasciandomi un gradevole ricordo del libro nel suo complesso.

Buona lettura

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Le luci nelle case degli altri 2012-06-12 22:00:37 Picasso91
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Picasso91 Opinione inserita da Picasso91    13 Giugno, 2012
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Le ombre di un romanzo in precario equilibrio.

Mandorla è una bambina alle prese con le proprie famiglie. Sì, perchè Mandorla ha tante famiglie, che se da una parte si prendono cura di lei, dall'altra si mostrano con tutte le loro fragilità. Maria, la sua madre naturale, muore, portandosi con sè un segreto. Lascia una lettera: il padre di Mandorla si nasconde dentro uno degli appartamenti di Via Grotta perfetta 315, che lei stessa amministrava. La storia della piccola Mandorla però ha del surreale. I condomini non decidono infatti di sottoporsi al test del DNA, bensì stabiliscono all'unanimità di adottare la bimba tutti insieme. "Dobbiamo ancora organizzarci. Di fatto qui, nel condominio. Ospiteremo quella piccolina un po' per uno, stando ben attenti a che non si sballotti troppo, povera stella".

E così di fronte agli occhi prima innocenti poi sempre più consapevoli della protagonista - che nel frattempo cresce e si innamora, nonostante non riesca a sentirsi mai come gli altri della sua età - si presenta un'umanità variegata, afflitta dai problemi odierni, vittima chi di un'eccessiva solitudine, chi di un marito non troppo fedele perchè ambizioso e chi in lotta per l'integrazione nella società. Spostandosi di piano in piano, Mandorla ricerca nei piccoli gesti dei condomini l'identità negata del padre. Tra i candidati Samuele Grò, regista di ben poco successo e marito infedele, Michelangelo Arca, migliore amico di Maria nonchè dichiaratemente omosessuale - Mandorla si troverà ben presto coinvolta in un Gay Pride -, Lorenzo Ferri, abile scrittore con atteggiamenti nichilistici e infine l'Ingegner Barilla, padre di famiglia ma al tempo stesso uomo che farebbe sentire sicura ogni donna al suo fianco. Ma chi è realmente il padre di Mandorla? Alla lista si deve aggiungere Gianpietro Costanza, ex alunno della signora Polidoro, la zitella del primo piano tutta casa e chiesa, che "forse per noia forse per curiosità" potrebbe aver fatto l'amore con la madre.

La vicenda gira intorno al medesimo quesito, fino ad un finale che per quanto possa lasciare basiti molti - "Il corriere della sera" ha addirittura osato usare il prestito inglese knockout - risulta ancora più surreale della storia stessa. Nonostante non abbia alcuna pretesa di veridicità, il romanzo si lascia leggere fino all'ultima pagina, stimolando talvolta - ma non sempre come dovrebbe - la curiosità del lettore. Purtroppo Chiara Gamberale non riesce mai ad andare a fondo delle problematiche che affligono i propri personaggi, così come non riesce a munirsi della giusta profondità per descrivere condizioni in bilico. I suoi personaggi sono talmente prevedibili che rasentano la macchietta e le situazioni - al di là dell'irrealtà della vicenda principale - non sono mai descritte pienamente. Rimane un gusto di insoddisfazione, dovuto ad eccessive interruzioni del racconto, interruzioni appunto che non verranno mai riprese, ma che rimangono lì, in sospeso. Lo stile è moderno e fresco, anche se il romanzo è condito da parolacce e da ridondanze che a lungo andare risultano fastidiose (un'intera pagina ricoperta dalla medesima parola, per intenderci, è fastidiosa). Tutto sommato, è consigliabile per chi vuole una lettura non troppo impegnata, da portare sotto l'ombrellone nei caldi pomeriggi che oramai sono alle porte.

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Le luci nelle case degli altri 2012-05-13 07:46:29 lorenzamondina
Voto medio 
 
2.0
Stile 
 
2.0
Contenuto 
 
2.0
Piacevolezza 
 
2.0
lorenzamondina Opinione inserita da lorenzamondina    13 Mag, 2012
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Anch'io vittima della piacevolezza del titolo

Sono onestamente un po’ stanca di questo tipo di letteratura, appartenente a tutti questi giovani che, ad un certo punto, si “improvvisano” scrittori: la mia considerazione non è tanto (o non solo) legata all’assurdità della storia, ma perché ancora una volta mi trovo di fronte ad un libro, nel complesso, mediocre.
Apprezzo molto la Gamberale che scrive articoli (la leggo sempre con piacere su Vanity Fair), la trovo frizzante, divertente, quasi mai banale; purtroppo non posso dire lo stesso della performance romanziera in cui mi sono imbattuta.
E’ una storia improbabile, con poco “carattere”, scritta in modo eccessivamente semplicistico, tanto da renderla, a tratti, noiosa.
Non voglio dire che tutto sia da buttare, ma quel rafforzativo rappresentato dalla ripetizione di tre, dico tre, volte un termine è davvero irritante. E dai, è davvero troppo.
No, avrei voluto poter essere più clemente, avrei voluto avere di più da questo libro, ma questa volta non è andata molto bene!

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