L'universo in un granello di sabbia
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La mia Africa
«Per dare più verità al mio nuovo libro, avevo bisogno di sentire il posto, di rivisitare i ricordi, di ascoltare le voci di strada. Avevo bisogno di vedere la città.»
Quella di Mia Couto è una scrittura atavica. Da sempre le sue opere colpiscono il lettore per la capacità introspettiva e la propensione all’analisi critica di un mondo circostante che nel suo essere delineato non risparmia e non perdona. È uno stile, dunque, che si conforma al narrato e che con la sua unicità definisce i caratteri e i connotati del vivere quotidiano e del costante abitare. Già in “Confessioni di una leonessa” ciò veniva messo in evidenza, in quello che era uno scritto che riguardava la caccia ma che al tempo stesso riguardava il quotidiano relazionarsi in un universo di disuguaglianze e istinti primordiali.
Questa volta Couto torna a interrogarsi sulla sua Africa ma in modo diverso. Tutto ha inizio da una città, la città natale che nel 2019 viene devastata da un ciclone tropicale. Questo primo aspetto è l’elemento che più consente al lettore di iniziare a interrogarsi perché è da qui che lo scrittore si sposta su quelle che sono le inefficienze dei governanti africani.
Ed ancora si sposta sull’anima di quei luoghi che sono dotati di forza straordinaria. Con quei crepuscoli senza fine, con una memoria senza tempo che sembra essere scolpita in una operazione dolorosa che riguarda un intero popolo.
Sono infiniti i luoghi del ritorno. Sono luoghi imposti da dittatori sanguinari e da, spesso, assenza di coordinazione e legalità.
«In nome della sicurezza mondiale sono stati imposti e mantenuti al potere alcuni dei dittatori più sanguinari di cui si abbia memoria.»
In una completa assenza di legalità. In una completa abnegazione dei problemi sociali e una diseguaglianza che non tarda ad emergere e manifestarsi. Quasi come se esistesse un autismo dal resto del mondo verso questo continente silente eppure urlante.
Che ruolo può avere in questo contesto la convivenza civile? Che ruolo può avere in questo contesto la parola, la libertà, l’esistenza? Che ruolo può avere la morale? Può questa essere la letteratura?
Parole quelle presenti tra queste pagine che ci ricordano chi siamo ma che soprattutto ci ricordano che tutti possiamo fare. Recuperando le storie di chi abbiamo accanto, custodendole. Ricordando i passati, dei vinti ma anche delle minoranze. Rivivendo un territorio sin dalle sue origini. Più semplicemente ancora, costruendo e contribuendo a costruire quello che può essere un mondo migliore. Per tutti.