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La trama e le recensioni di Animal, romanzo di Indra Sinha edito da Neri Pozza. «Un tempo ero umano. Almeno così dicono. Io non ricordo, ma la gente che mi ha conosciuto da piccolo racconta che camminavo su due piedi come un essere umano». La storia di Animal comincia quella notte in cui lo trovarono steso davanti a una porta, bimbo di pochi giorni, avvolto in uno scialle. La notte famosa in cui la Kampani, la fabbrica chimica americana, sparse nel cielo del piccolo villaggio indiano di Khaufpur dei veleni «così buoni» che dopo tanti anni non si riescono ancora a togliere. Animal tossiva quella notte, aveva la bava alla bocca, gli occhi storti dalla nebbia bruciante. Nessuno si aspettava che sopravvivesse, quando lo portarono all’ospedale. E invece sopravvisse. E allora lo affidarono all’orfanotrofio locale visto che non c’era anima viva a reclamarlo. A sei anni, però, ecco un improvviso bruciore nel collo e dietro le spalle, e la schiena che comincia a piegarsi. Quando la spina dorsale ha smesso di fondersi, le ossa erano piegate come una forcina e la parte più alta di lui era il culo. I primi a chiamarlo Animal sono stati i bambini dell’orfanotrofio quando l’hanno visto camminare a quattro zampe. E da allora il nome gli è rimasto appiccicato come fango. Ogni tanto Ma Franci, la suora che lo accudisce come se fosse la sua vera madre, gli ricorda quanto gli piaceva da piccolo nuotare nei laghi dietro la fabbrica della Kampani e come si tuffava «con le braccia e le gambe tese, bello dritto».
Ma quando gli dice così Animal si sente triste, perché sogna ancora di tuffarsi dritto come un bastone nell’acqua profonda lasciandosi dietro la sua ombra storta. Ora, però, ha trovato un lavoretto. È entrato a far parte della banda di Zafar, un tipo che ha lasciato di punto in bianco l’università ed è venuto a Khaufpur per organizzare la lotta contro la Kampani. Animal deve tenere occhi e orecchie aperti nelle strade e nei chioschi di chai, per scoprire cosa stanno architettando governo e munsipal per fregare la gente. Nello slum, dicono che Zafar e i suoi sono dei santi a difendere le «vittime del veleno». Animal, però, odia tutti i discorsi sulle «vittime del veleno» e, per quanto riguarda Zafar, sa che non è affatto un santo visto che, quando compare la bella Nisha, nei suoi occhi c’è la stessa libidine che brilla nei suoi. Romanzo-evento della recente stagione letteraria britannica, finalista al Booker Prize, vincitore del Commonwealth Writers’ Prize, Animal è una di quelle rare opere in cui un tragico evento reale (il più grave incidente chimico-industriale della storia avvenuto a Bhopal nel 1984) consente alla letteratura di celebrare la vita descrivendo lucidamente la crudeltà del male.



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Animal 2011-10-28 16:37:06 Lady Libro
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Lady Libro Opinione inserita da Lady Libro    28 Ottobre, 2011
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Poteva esser meglio...

Questo libro ha suscitato in me parecchie opinioni contrastanti.
Non sono una grande appassionata di romanzi ambientati in Africa o Asia, perchè le storie mi sembrano tutte uguali.
Con "Animal", però, ho fatto un'eccezione, perchè la trama conteneva alcuni elementi originali e a me cari, inoltre non avevo mai sentito parlare in vita mia della tragedia di Bhopal (mai menzionata esplicitamente nel romanzo).
Ho adorato il personaggio di Animal che è anche il narratore dell'intera vicenda in prima persona che racconta registrandola in varie tape machines per un giornalista che gli ha chiesto di raccontargli la sua vita.
Abbandonato ancora in fasce durante la terribile notte di Bhopal nel 1984, riesce a sopravvivere e cresce in un orfanotrofio accudito da Ma Franci, una suora che lo considera come suo figlio, proprio come Animal la considera sua madre.
Purtroppo a sei anni la schiena del protagonista si incurva all'improvviso, e lui è costretto camminare a quattro zampe per potersi muovere. Proprio a causa di questa sua deformità, gli altri bambini dell'orfanotrofio lo chiamano "Animal", e lui non se ne lamenta, anzi, decide che da quel momento in poi quella parola sarà il suo nome, visto che nessuno sa o ricorda il suo.
Con un linguaggio spesso volgare e ricco di contenuti hard, ma senza l'assenza di introspezione psicologica, Animal parla di sè, della sua vita da vagabondo, poi in seguito da aiutante di Zafar, capo di una banda di caritatevoli benefattori a cui si unisce e del suo impossibile, disperato e sincero amore per Nisha che gli vuole molto bene, ma vede in lui soltanto un grande amico.
Arrabbiato con il mondo intero, schietto, rispettato dalla gente e selvaggio, Animal si definisce sempre e soltanto con orgoglio un animale, anche se in lui si dibattono desideri contrastanti: voglia di essere un umano, di tornare a camminare dritto, di possedere e amare Nisha (e alcune volte non solo lei).
Sebbene sembri una persona difficile, Animal è buono e farebbe qualunque cosa per le persone che ama, anche se non ama manifestarlo.

Sono proprio queste le parti del romanzo che mi sono piaciute maggiormente, cioè quelle in cui si descrivono i sentimenti e le emozioni di questo singolare personaggio, ma dopo di ciò il libro perde tutto il suo fascino.
Le ultime duecento pagine infatti non fanno altro che descrivere la vita e gli avvenimenti di tutta Khaufpur (la città dove Animal vive), eventi totalmente passivi che non suscitano alcun fascino o interesse, e quindi tutto il resto diventa una noia colossale.
Per non parlare del finale, che mi ha delusa moltissimo e ha rovinato tutte le mie aspettative.
Comunque non è un libro da buttare, e se qualcuno per caso avesse voglia di leggerlo lo consiglio caldamente.
Forse riuscirà a godersi le ultime duecento pagine meglio di me.

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