Narrativa straniera Romanzi Il barone e il guardacaccia
 

Il barone e il guardacaccia Il barone e il guardacaccia

Il barone e il guardacaccia

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Nell’ovest profondo, un castello ha perso il suo castellano. Siamo in tempo di rivoluzione, nell’immediata vigilia del 1848 nella Francia dei Bianchi monarchici e clericali che si tramandano per generazioni l’ira orgogliosa contro i Blu repubblicani e parigini. È Lambert, il guardacaccia, che dopo la morte del vecchio signore regge il cupo maniero dalle stanze più alte che ampie assieme alla moglie Eugénie e alla figlia Magdeleine, e cura il bosco e la muta di cani di cui va fiero; non s’aspetta che torni a vivere nelle sue proprietà, dalla città, l’erede. Il barone de l’Aubépine des Perrières il Giovane è stato torturato per tutta la giovinezza dalla tirannia del padre; si sapeva quindi del suo odio per quei luoghi. Rivoluzionario nonostante il suo titolo, come Lambert è un tradizionalista convinto, ha un carattere instabile e tormentato, a tratti euforico a tratti depresso: il guardacaccia non riesce a capire che cosa pretenda con i suoi modi a volte inopportunamente egualitari a volte offensivamente sprezzanti, sempre indecifrabili. Così, mentre scoppia la rivoluzione e poi inizia il Secondo Impero di Napoleone III e il barone consuma il tempo in ossessioni di cospirazioni politiche e un erotismo malsano, il guardacaccia scruta il padrone, fra i due inizia un confronto estenuante e angoscioso che dura negli anni, in una suspence crescente che fa fremere per violenze previste e misteri di sangue. Questo romanzo, il secondo di Vallejo pubblicato in italiano, insignito in Francia del premio Giono, è stato paragonato da alcuni critici ai drammi «a porte chiuse» di Sartre, gli estenuanti duelli morali che rivelano la tragedia senza uscite «dell’essere gettati nel mondo». Il barone e il guardacaccia avvinti in un unico destino recitano la tragedia della futilità umana, del fallimento storico, della condanna capitale ad essere anacronistici rispetto al proprio tempo.



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Il barone e il guardacaccia 2020-04-19 16:54:18 Mario Inisi
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Mario Inisi Opinione inserita da Mario Inisi    19 Aprile, 2020
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Il padrone del padrone

Il Barone e il guardiacaccia è un romanzo ambientato nella Francia del 1848 ( Napoleone III), all’epoca del conflitto tra i bianchi monarchico-clericali e i blu repubblicani. Nell’ambito di quel conflitto si inserisce il rapporto teso fin dall’inizio tra padrone e guardiacaccia che stanno in campi specularmente rovesciati rispetto alla loro posizione sociale. Infatti il nobile è quello contrario ai privilegi della nobiltà e vorrebbe espropriarsi delle terre a favore della causa. Il guardiacaccia invece preferirebbe un padrone che facesse il padrone anziché un tipo strano che dirige male la proprietà e che manifesta comportamenti poco consoni. Il guardiacaccia è anche guardiano dei valori morali e famigliari messi in pericolo dalle stranezze del padrone, dalla sua frequentazione di donne leggere per scopi anche lì un po’ diversi dai soliti rapporti tra un padrone e donne leggere. Il grado di follia generale aumenta nel corso della storia, fomentato da dubbi, sospetti, pettegolezzi, dal desiderio del padrone di andare a Londra da Victor Hugo, idealizzato in sommo grado, cui il padrone attribuisce chissà che poteri e capacità nell’ambito di una eventuale rivolta. La stranezza del padrone viene a poco a poco letta dal suo subalterno come incapacità di vivere, come follia fino al totale apparente rovesciamento di ruoli che innesca la vera follia del padrone e non solo. Il romanzo prende una piega inquietante, e la lettura diventa tesissima. E’ molto bello il modo di narrare di Vallejo come se il narratore leggesse i pensieri della gente, in particolare del guardiacaccia. Nel finale c’è una interessante sovrapposizione tra i due antagonisti, quasi una identificazione,come se il male perseguito fino in fondo, portasse alla fine a una specie di vera e concreta uguaglianza psicomorale o di sovrapposizione, come sei due antagonisti diventassero in qualche modo una stessa persona che porta su di sé l’impronta di entrambi.

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