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Le schegge
 
Le schegge 2024-03-23 13:45:19 Mian88
Voto medio 
 
4.0
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
Mian88 Opinione inserita da Mian88    23 Marzo, 2024
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Sesso, droga e... Los Angeles!

«[…] Molti anni fa mi resi conto che un libro, un romanzo è un sogno che chiede di essere scritto nello stesso modo in cui ci s’innamora di qualcuno: il sogno diventa irresistibile, non c’è niente che tu possa fare, e infine cedi e soccombi anche se il tuo istinto ti dice di battertela a gambe perché potrebbe trattarsi, dopotutto, di un gioco pericoloso – in cui qualcuno probabilmente si farà male.»

Bret Easton Ellis non lascia mai indifferenti. Chi già lo conosce sa che le sue opere non sono mai banali quanto provocanti e pungenti ma anche sconcertanti, per certi versi, chi non lo conosce vi si avvicina con quella giusta dose di curiosità e attrazione perché, si sa, come per lo scrittore scrivere è un po’ come innamorarsi, per il lettore il libro è un viaggio introspettivo che viene chiamato dal testo stesso perché spesso e volentieri non siamo noi a scegliere cosa leggere ma è il da leggere che sceglie noi.
Anche questa volta il suo è un ritorno in grande stile seppur a distanza di parecchi anni. Ci prende per mano Ellis e ci riporta negli anni ’80, anni in cui il narratore era adolescente e viveva in una metropoli californiana che diventa coprotagonista in quella che è una perfetta fiction narrativa mixata con tanti componenti di autobiografia. Non stupisce nemmeno la scelta di chiamare il protagonista con il suo nome e di munirlo di quel sogno di diventare scrittore. Tutto è costruito in perfetto stile Ellis.
In questo contesto conosciamo una serie di ragazzi appartenenti all’élite cittadina e iscritti alla Buckley, una delle scuole private più prestigiose. Sono persone abituate al lusso, a party alcolici a bordo piscina, a ville e sfarzi, all’uso di droghe e psicofarmaci, ad anestetizzare il dolore della quotidianità in ogni modo possibile, sono persone che vivono nel benessere più totale, in apparenza, ma sono anche persone sole. Abbandonate a se stesse, con famiglie assenti, incapaci di vivere nei silenzi che l’anima provoca e che la consapevolezza del vivere dona.

«E malgrado fossimo consapevoli del presunto razzismo del club semplicemente non davamo peso alla cosa, perché nel 1981 non ci era richiesto. Affermare che qualcuno di noi fosse politicamente impegnato avrebbe significato entrare nel territorio delle favole: eravamo adolescenti distratti dal sesso e dalla musica pop, dai film e dalle celebrità, dal piacere e dall'effimero e dalla nostra innocente neutralità.»

Da un lato conosciamo la Los Angeles del benessere e della perfezione, dall’altra quella che va oltre la facciata e che mostra le crepe di un sistema. Ma la vita non attende, passa. Oggi si è adolescenti, domani si è uomini e questo è forse uno dei passaggi, in generale, più difficili del nostro vivere. Sono anni in cui ci scopriamo davvero, in cui conosciamo della nostra identità sessuale, ivi compresi una omosessualità latente che ci porta a non esporci, in cui instauriamo rapporti e legami e altrettanti ne perdiamo.
Sarà l’arrivo di un nuovo affascinante compagno a rompere gli equilibri e a introdurre un profondo elemento di disturbo. “Il Pescatore a strascico” ha tutte le fattezze di un perfetto serial killer e il nuovo arrivato sembra esservi collegato.

«[…] E certe volte, quando mi sveglio da uno dei miei sogni su Robert o Matt o Ryan Vaughn o Thom o Susan, mi viene da ricordare che l'autunno del 1981 non è stato il sogno che nei decenni successivi mi è capitato di fingere che fosse. Ma mi sono sempre eclissato ogni volta che ho sentito il richiamo di quelle voci lontane, per andare a cercare il disco con la ragazza biondo platino in copertina, e alzare il volume, e suonarlo forte, chiudendo gli occhi e sdraiandomi ad ascoltare una canzone che parla di sogni.»

“Le schegge”, ultima fatica di Bret Easton Ellis, è un romanzo corposo, complesso e stratificato, a tratti un po’ ridondante ma che sa offrire al lettore molti spunti di riflessione. Non manca di una componente nostalgica per gli anni passati ma non manca nemmeno di critiche pungenti a una società che fa dell’apparenza e dell’opulenza il suo marchio di fabbrica per eccellenza. Un meccanismo elitario che cela un profondo disagio del vivere.

«[…] E me ne rimasi lì nella luce del pomeriggio che sbiadiva, rendendomi conto, a diciassette anni, che stavo già guardando nel mio passato - e che il passato aveva un significato capace di definirti per sempre. Ricordo quel momento come uno dei primi in cui mi avvicinai all’età adulta, in cui compresi quanto fosse potente la memoria - o comunque fu la prima volta in cui mi fece così male. E non c’era niente che potessi fare riguardo al dolore del passato - si posò semplicemente su di me. La dépendance e Matt erano una parte della mia vita che c’era stata e adesso non c’era più. Ecco tutto. Nessun altro lo sapeva. A nessun altro importava.»

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Commenti

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Lo sto leggendo. È sicuramente ridondante ma è davvero una meraviglia!
In risposta ad un precedente commento
Mian88
24 Marzo, 2024
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Una ridondanza secondo me voluta. Buona lettura!
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