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Sangue mio
 
Sangue mio 2010-12-29 16:32:59 Tuc
Voto medio 
 
3.8
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
Tuc Opinione inserita da Tuc    29 Dicembre, 2010
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Era mio padre

Hallervorden-Spatz, che cos'è? E' una di quelle malattie che quando te le diagnosticano, provi la stessa sensazione del condannato davanti al plotone d'esecuzione. Quando il medico pronuncia quei due cognomi tedeschi pensi "ecco,ha detto:fuocooo!",ed una mitragliata ti falcia il corpo.I dottori Hallervorden e Spatz individuarono questa sindrome neuro degenerativa fra alcuni "pazienti" nei campi di concentramento, in effetti è una specie di fottuto nazista che stà acquattato nel tuo cervello, può stare buono buono per anni, ma quando decide di venire allo scoperto ti rimangono solo dieci anni della peggior vita da trascorrere su questa terra.
Gretel ,la ragazza protagonista di questo romanzo, è una di quelle bionde con gli occhi celesti che sogni da bambino di andare a prendere col tuo cavallo bianco, un giorno gli diagnosticano la sindrome di Hallervorden-Spatz , anzi gli dicono che in Europa è l'unica insieme ad una ragazzo olandese Willem Karstens ad averla: quando si dice la "fortuna"! Allora Gretel decide di partire, di andare ad Amsterdam da Willem, quasi che la condivisione del male potesse darle un po' di sollievo, ma questo viaggio si rivelerà infruttuoso. Quindi decide di partire per il Santuario di San Biagio a Maratea, lì le amiche le hanno detto che dalle roccie fuoriesce una manna miracolosa, lì c'è una statua gigantesca di Cristo, sembra quella del Gesù brasiliano di Rio de janeiro, in quell'abbraccio di pietra crede possa succedere qualcosa di grande. Gretel decide di partire, all'università ha studiato antropologia, sa che gli indios prima di partire per un viaggio terapeutico scelgono un compagno, anzi Il Compagno, infatti è colui che si sceglie che potrebbe diventare la vera medicina al nostro dolore. Gretel decide così di proporre il viaggio al padre che non ha mai conosciuto. Un vecchio rapinatore di banche, un Vallanzasca in salsa piemontese che lei sa che di li a qualche giorno uscirà di prigione dopo trent'anni trascorsi dentro per aver assassinato due poliziotti: Ulisse Bernardini,la canaglia che sedusse e abbandonò quella illusa di sua madre vent'anni prima.Davide Ferrario ci descrive questo viaggio con parole toccanti,un linguaggio chiaro e narrazione lineare.

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Caos Calmo di Veronesi,Io e Te di Ammaniti
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