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Signori Bambini
 
Signori Bambini 2013-09-08 08:26:21 BettiB
Voto medio 
 
4.8
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
5.0
BettiB Opinione inserita da BettiB    08 Settembre, 2013
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Adulti si nasce, bambini si diventa

“Immaginazione non significa menzogna”. Così il libro comincia, e così il libro finisce... e questo gioco di “chiudere il cerchio” qui funziona a meraviglia, ha un significato e ti rimane nel cuore.
Frizzante, irriverente, comico, ma anche toccante, coinvolgente, commovente. Prima di iniziare la lettura di questo libro (qualche anno fa, lo ammetto) non avrei scommesso un euro sulla sua piacevolezza. E invece. E invece l'ho adorato, perché è leggero e scorrevole, ma con uno stile tanto semplice e diretto dipana argomenti delicati e scene amarognole tanto da far salire le lacrime agli occhi. Un piccolo libro di crescita perfetto per qualsiasi adolescente – e non solo!

Il romanzo inizia in un'aula delle medie, dove tre ragazzini di dodici anni, Igor, Joseph e Nourdine, se la ridono guardando la caricatura buffamente disegnata del loro cattivissimo professore di francese, Monsieur Craistang. E' il tipico professore scorbutico e arcigno, con pretese troppo grandi agli occhi dei suoi poveri alunni, spaventati a morte. Quando Craistang trova la caricatura assegna un compito di punizione ai tre allievi: un tema in cui si ipotizza che durante la notte i ragazzini siano diventati adulti, mentre l'adulto più vicino a loro sia regredito a bambino di sette, otto anni. Ovviamente i tre lazzaroni decidono di non fare il compito. I problemi nascono quando, la mattina dopo, la traccia del tema diventa realtà! Da qui partono avventure e disavventure, problemi e soluzioni “infantili”... immaginate tre ragazzini costretti a dover affrontare le incombenze della vita quotidiana: gestire i bambini, capire cos'è successo loro, scorrazzare per la città in posti molto poco raccomandabili in cerca del professore – che nel frattempo è stato trasformato lui stesso in bambino.
Non vi dico altro, se non che il finale è ricco di commozione e lascia un grosso sorriso in faccia.

Ciò che ho adorato più di tutto è la crescita dei personaggi. All'inizio ci troviamo dei perfetti stereotipi: il professore cattivo, i due amici monelli, il ragazzino straniero. Ma durante le loro avventure la vita dei quattro viene a galla, si scoprono retroscena tristi e difficili da mandar giù, situazioni pesanti persino per un adulto. Lo stesso professore nasconde molto più di quello che potrebbe sembrare e alla fine l'alone di terrore che lo circonda da generazioni tra i suoi alunni scema via. Tutta la vicenda viene raccontata dal padre di Igor (morto per un'errata trasfusione di sangue), che altri non è che un fantasma con cui il bambino parla al cimitero, forse per sentirsi meno solo. E' proprio la storia di Igor, suo padre e la sua povera madre quella che mi ha toccato di più. Un bambino già troppo grande costretto a guardare la madre piangere e distruggersi per la morte del marito – che comunque si dimostra iperpresente, e alla fine capirete perché!

Un libro dolce e profondo, un velocissimo racconto di scuola con un sacco di sfumature fin troppo realistiche. Pennac ha creato davvero un capolavoro.

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