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Patria
 
Patria 2019-02-16 16:16:10 Mian88
Voto medio 
 
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Stile 
 
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Contenuto 
 
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    16 Febbraio, 2019
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Spaccati di vita e di storia

È proprio vero, la vita è semplicemente imprevedibile. È capace di sorprenderci con la sua innata capacità di rompere gli equilibri e al contempo ricostruirne di nuovi, con la facilità con cui i legami possono essere distrutti, con la sua unica tragicità. Protagoniste di questi sconvolgimenti sono due famiglie basche, due nuclei legati da un profondo rapporto di amicizia che vengono a trovarsi su fronti politici opposti come risultato di quelle piccole crepe e quei drammi che anno dopo anno, mese dopo mese, giorno dopo giorno, si sono insinuati nelle rispettive esistenze. Fino al culmine di quell’avvenimento, quello che con il suo manifestarsi scava un solco profondo e incolmabile. Perché quel che accade alle famiglie di Joxian e del Txato, a seguito dell’omicidio di quest’ultimo a opera dell’ETA in cui milita niente meno che Joxe Mari, il figlio di Joxian e Miren, è un qualcosa a cui non può trovarsi giustificazione o motivazione alcuna. È un qualcosa che non tocca soltanto chi in quell’attentato perde la propria vita ma anche e soprattutto chi sopravvive che deve imparare a convivere con una perdita ingiusta, che deve imparare a convivere con le voci, con i nomignoli, con le colpe di altri, con quella macchia. Perché è chi resta che deve convivere con quel silenzio più rumoroso di mille campane e che deve lottare contro la memoria che scorre, che si perde, che focalizza l’attenzione sull’uno che è vittima ma non anche su chi attorno a quest’ultimo viveva.
Senza pregiudizio, senza giudizio Fernando Arambaru ricostruisce una delle pagine più difficili della storia del popolo basco e vi riesce con grande maestria grazie ad uno stile narrativo asciutto ma dettagliato, un alternarsi di voci narranti che invitano il lettore a vestire i panni di ciascun protagonista, un connubio di emozioni e sentimenti che proprio grazie a questo avvicendarsi suscitano l’empatia, la riflessione, la voglia di andare avanti sino a scoprire di una realtà mai scontata (né tantomeno semplice) dove fatti, avvenimenti, vite si intrecciano e trasformano tra amore e lotta, tra il sangue versato e il dopo.
In particolare, sono Bittori e Miren a rendere palpabile il dolore. Loro, che sono mogli, madri, donne forti e risolute, sono anche coloro che quel retrogusto amaro della tragedia lo portano dentro senza mai potersi permettere di cedere. A loro, semplicemente, non è consentito di spezzarsi. A queste due figure primarie che dalla tragedia trovano la forza di andare avanti, si contrappone la dimensione dei figli. In particolare l’attenzione si focalizza sul ruolo di Arantxa che a seguito dell’ictus che la costringe alla sedia a rotelle privandola della possibilità di poter proferire parola e con la parte sinistra del corpo completamente paralizzata, non rinuncia al suo senso di umanità e alla sua voglia di vivere. Con coraggio e forza di volontà, perché l’odio non è la soluzione e chiedere perdono per gli errori commessi non è mai facile.
Questo e molto altro è “Patria”. Un libro che è una testimonianza, una memoria storica, un invito. Un elaborato, ancora, che chiede tempo per essere assimilato e che una volta concluso si fatica a dimenticare. Lo dimostra il fatto che, seppur abbia portato a termine la prima lettura nel maggio del 2018, ancora oggi vi torno con la mente per coglierne nuove e diversificate sfumature. Non stupisce inoltre che, le successive opere dello scrittore, risultino inevitabilmente minori a questa, poiché semplicemente incomparabili.

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Commenti

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siti
17 Febbraio, 2019
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Confermi l'alta valutazione di chi ti ha preceduto. Mi sto incuriosendo...
Un libro di cui si parla molto. La tua bella recensione, Maria, conferma la qualità dell'opera.
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