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Kitchen
 
Kitchen 2021-03-21 18:49:11 Gloria Zoroddu
Voto medio 
 
4.8
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
5.0
Gloria Zoroddu Opinione inserita da Gloria Zoroddu    21 Marzo, 2021
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Un libro sulla bellezza e sulla solitudine

La storia comincia con una ragazza raggomitolata sul pavimento freddo di una vecchia cucina. A cullarla solo il ronzio di un vecchio frigo.
Mikage ha appena perso quel poco che le restava del suo tutto. La nonna è appena morta e nessuno che abbia il suo stesso sangue cammina più nel mondo.
Le sue notti senza fine vengono spazzate via dall’aiuto inaspettato che le offre il giovane Yuiki: va a vivere a casa sua e di sua madre, e si immerge in nuovi giorni in compagnia di una donna straordinaria, che vive di impulsi estremi, e cosa anche più assurda, sa come realizzarli.
E Mikage inizia a riprendere a vivere.
L’amore di questo libro è vissuto da anime che sono schiacciate da una solitudine perenne e da una tristezza cupa e inconsolabile. Sfugge agli slanci spontanei e azzurri delle anime felici e rinuncia ai suoi aspetti più effimeri e secolari.
Splende di una luce anche più accecante: è cresciuto nel terreno più arido e sopravvive nonostante tutto.
La natura si impone con la stessa solenne lucentezza. Anche nei momenti di disperazione Mikage non può non sentire il cuore spaurirsi davanti a cieli accecanti, venti gelidi, il chiacchiericcio della pioggia sulle finestre, il verde luminoso dei prati dei parchi in città, l’esile luccichio di miliardi e miliardi di stelle sopra un cielo nero e freddo.
Tutta questa bellezza delle volte aggiunge dolore. Altre volte lo toglie.
Il mondo narrativo di Banana Yoshimoto si fonda su un’emozionalità intensa e carica di tensione. Per nutrirla sacrifica anche caratteristiche narrative care al romanzo classico, che misura il suo livello di arguzia anche in base alla linearità logica e complessa della trama.
Eppure, se il libro dovesse essere un film finirebbe all’improvviso, in silenzio, con un ultimo fermo immagine che ritrae una scena semplice e ordinaria.
Questa ordinarietà, in un mondo regolato dalla forza paradossale delle emozioni e dal loro potere immobilizzante, appare straordinaria.

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