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L'architettrice
 
L'architettrice 2019-12-13 21:12:58 archeomari
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archeomari Opinione inserita da archeomari    13 Dicembre, 2019
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Qualunque artista sogna di cambiare il mondo

Qualunque artista sogna di cambiare il mondo, di migliorare la vita e l’anima degli altri, con le proprie opere. E io, a modo mio, l’avevo fatto”.

Plautilla Briccia, figlia dell’eclettico ed inquieto Giano Materassaio, racconta la sua vita in prima persona, dai primi ricordi dell’infanzia agli ultimi momenti . Un testamento di forza, di coraggio, di passione per l’arte e di desiderio di riscatto sociale. Ultimo lavoro di Melania Mazzucco, una scrittrice italiana tra le più amate ed apprezzate (oltre che pluripremiate) che torna al suo cavallo di battaglia : il romanzo storico.

Dal concepimento alla stesura di questo romanzo la scrittrice ha speso più di un decennio di ricerca in vari archivi e biblioteche. Sul sito Einaudi la Mazzucco ha reso disponibile un fascicolo di 27 pagine di bibliografia dei luoghi, delle persone, delle opere citate, per gli scrittori e gli studiosi che vorranno avvalersene per approfondimenti, poiché tutti i personaggi, anche quelli minori, sono realmente esistiti.

Il libro è abbastanza voluminoso, ma la lettura è veramente godibile ed interessante la trama. È uno di quei romanzi che fanno compagnia e che dispiace terminare.

La narrazione si snoda in un doppio filo temporale: quello principale e più ampio che comprende le vicende di Plautilla dal 1624 al 1678 e quello più piccolo degli “intermezzi” (così chiamati nel libro) posti alla fine di ogni capitolo che narrano gli eventi dell’estate della Repubblica romana del 1849, con Garibaldi che, dopo essere passato per porta San Giovanni era volto all’inseguimento delle truppe dell’esercito napoletano. I capitoletti “lampo” degli intermezzi hanno la loro ragion d’essere nella presenza dell’ imponente Villa Benedetta, la grande Villa, il sogno di Plautilla chiamata dai soldati che lì si rifugeranno, il Vascello, per via della sua forma ad imbarcazione. Potete ammirare la Villa e le opere di Plautilla Briccia negli inserti illustrati del libro, che rendono prezioso il volume, graficamente ben curato.

Un’opera di grande respiro, sia per la ricchezza di personaggi in cui si imbatterà Plautilla, sia per la poderosa ricostruzione storica. La rigorosità è protagonista insieme all’architettrice: personaggi calati perfettamente nell’epoca e nel contesto di una Roma barocca del Seicento, l’epoca dell’arte fastosa e capziosa, l’epoca in cui la Chiesa cattolica rispose alla “sfida” della riforma luterana costruendo chiese e cattedrali maestose e imponenti, per riconquistare i suoi fedeli catturandoli col piacere delle immagini e dei racconti visivi. Un terreno narrativo fertile per raccontare di intrighi, di miserie, della quotidianità della morte, di bigotteria e di libertinaggio, di pittori “posseduti dal colore” come Pietro da Cortona e il Bernini che dominano la scena artistica e culturale della Roma di quel secolo.
È questo il contesto in cui vive la nostra “architettrice”, la nostra Plautilla. Educata dal padre, uno scrittore di libelli molto amati dal popolo, snobbato dagli ambienti aristocratici, la protagonista non solo riuscirà ad uscire dall’umile ruolo di decoratrice di arredi, ma, grazie all’aiuto di Elpidio Benedetti, giovane abate al seguito del famoso cardinale Mazzarino, si farà strada tra le famiglie più importanti di Roma dipingendo quadri a tema religioso fino a realizzare il suo sogno più grande :

“Diventare architetto, (...) trasformare un disegno in pietra, un pensiero in qualcosa di solido, perenne. Tirar su una casa. Scegliere le tegole del tetto e il mattonato del pavimento. Immaginare facciate, cornicioni, architravi, logge, scale, frontoni, prospettive, giardini. Per quanto ne sapevo, una donna non l’aveva mai fatto. Non esisteva nemmeno una parola per definirla”.

Ma come in tutte le grandi cose, c’è un prezzo alto da pagare, un sacrificio grande e, per una donna, un percorso ancora più difficile e doloroso. “L’arte non si concilia col fardello del matrimonio” le aveva detto suo padre e lei non potrà mai scoprire la gioia di essere amata nel senso pieno del termine, di avere tra le braccia un figlio, carne della propria carne, che non sia uno dei figli della sorella Albina, morta dopo il settimo parto. La Mazzucco ha una penna versatile e scorrevole che sa descrivere anche le scene più crude e dolorose, i particolari più cruenti e realistici di un mondo dove la morte faceva parte della quotidianità delle famiglie, dove i bambini che riuscivano a superare i cinque anni di età potevano sperare di diventare adulti, dove le donne invecchiavano a trent’anni per i troppi parti, tenute lontane dal mondo della cultura perché considerate inferiori all’uomo intellettivamente. La storia di Plautilla, riesumata dalla polvere dei secoli, ci viene restituita in tutta la sua straordinarietà dalla penna di Melania Mazzucco insieme ai colori ed ai fasti dei personaggi che hanno fatto la storia di Roma e dell’arte barocca.

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La lunga attesa dell’angelo, Melania Mazzucco
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Commenti

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Ciao Marianna, presenti il libro meglio della casa editrice devo dire. Nono sono un amante dei libri storici, ma il seicento è decisamente il mio secolo, sembra una bella storia.
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archeomari
16 Dicembre, 2019
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Ahahah grazie Danny, tra poco imbratterò le seconde di copertina! Scherzo.
Ti piace il Seicento? Non si direbbe però, credevo amassi il Novecento per arte e letteratura. Ora che ci penso però il Seicento è il secolo del metodo sperimentale di Galileo, si fa cenno anche nel libro della Mazzucco, e tu sei uno scienziato anche!
Ciao Marianna. Una bellissima recensione. Sto leggendo il libro e lo trovo stupendo. La Mazzucco è certamente tra le mie scrittrici preferite e in quanto ad arte e storia la trovo insuperabile!
In risposta ad un precedente commento
archeomari
07 Gennaio, 2020
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Ti ringrazio Annamaria, la Mazzucco è veramente bravissima anche nel variegare i registri linguistici, oltre a scrivere romanzi stupendi!
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