Narrativa straniera Romanzi La valle dell'Eden
 

La valle dell'Eden La valle dell'Eden

La valle dell'Eden

Letteratura straniera

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In un moderno Eden, la valle percorsa dal fiume Salinas, nella California settentrionale, si intrecciano le complesse vicende di varie generazioni, gli Hamilton e i Trask. E' un mondo primitivo e pagano, popolato da personaggi - contadini e sognatori, uomini e donne simboli del bene o del male - dietro i quali agiscono conflitti primordiali, ataviche miserie che si tramandano di padre in figlio come una forza acuta e invincibile. Una saga familiare che tra odi e antagonismi scorre parallela ai grandi momenti della storia americana, dalla guerra civile al primo conflitto mondiale. Scritto nel 1952, soggetto dell'omonimo film di Elia Kazan (1955) interpretato da James Dean, "La valle dell'Eden" è una sorta di summa delle tematiche affrontate da Steinbeck nel corso della sua lunga attività letteraria.



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La valle dell'Eden 2023-12-30 23:02:19 cristiano75
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cristiano75 Opinione inserita da cristiano75    31 Dicembre, 2023
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Leggermente deluso

Dopo essermi divorato Furore, mi sono buttato a capo fitto su quest'altro tomo gigante con aspettative molto alte.
Purtroppo sono rimaste parzialmente deluse.
Replicare la grandiosità di un capolavoro assoluto come Furore naturalmente sarebbe stata impresa vana, a meno che uno non sia Zola, Hugo, Dostoevskij, Tolstoj che hanno praticamente creato solo opere immortali.
Essendo un grande amante del cinema di qualità, ed avendo visto diverse volte il film omonimo con il compianto James Dean, ero ancora più convinto di stare per affrontare una grande lettura.
Purtroppo l'autore in questo libro infinito, vuole raccontare delle epopee che coinvolgono una famiglia di braccianti, che attraverso lustri, drammi, perdite finanziarie hanno il destino segnato verso il dolore, la perdita e la solitudine.
In questo romanzo c'è una figura grandiosa, cattiva, ostile, demoniaca, implacabile che ha il nome di Cathy Ames, uno di quei personaggi geniali per cui sarebbe valsa la pena, scrivere un romanzo tutto per lei.
Alcune notti, per la spietatezza di come viene descritta ho trovato difficoltà a prendere sonno e mi sono venuti incubi.
Questa Cathy, dalle fattezze angeliche a mio avviso aveva talmente tanto preso lo scrittore, che per non far calare il sipario e l'attenzione sugli altri personaggi, ho come avuto la sensazione che ad un certo punto dell'opera l'abbia come abbandonata o comunque ridimensionata, suscitando in me non poco disappunto, visto le figure che gli ruotano attorno sono delle marionette in confronto alla profondità psicologica che lo scrittore arriva a toccare non appena torna a scrivere di questo angelo e demone che si cela nella fattezze di questa prima ragazzina, poi donna e infine persona anziana.
Dal momento che ho notato questo passaggio da un personaggio perfettamente incastrato nella storia e una serie di macchiette, uomini, figli, vicini di casa, guardiani, giudici, purtroppo ho ravvisato una caduta verticale di tutta la storia e dell'interesse nel proseguire la lettura, che essendo io testardo porto sempre comunque a termine.
Però vi assicuro che quando qui e li durante le più di 700 pagine compare la figura di Chaty allora si che ci si trova immersi totalmente negli avvenimenti, scorrono i brividi lungo il corpo e si esce sconvolti, fino a che punto possa spingersi il male dell'essere "umano" sia nel pensiero che nell'azione.
Ripeto, per me se Steinbeck avesse scritto un libro, tutto dedicato a questa Chaty, ne sarebbe uscito fuori qualcosa di memorabile e impagabile.
Anche lo stesso regista del film relega questa figura di donna-demone a un ruolo secondario, come se avesse avuto timore di offuscare la stella nascente di Dean, che purtroppo, per così poco tempo a illuminato la Hollywood delle Stars.

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La valle dell'Eden 2023-10-21 21:22:49 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    21 Ottobre, 2023
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Il perfetto romanzo corale americano

«E avrebbe avuto tutto il tempo di ricordare, perché andò di fatto a marcire in caserma. Ricordò che suo padre era solo e si sentiva solo e lo sapeva.»

“La valle dell’Eden” è senza dubbio il testamento spirituale di John Steinbeck ma è anche il romanzo più maturo e più complesso dell’autore. Rappresenta un’opera dell’età adulta che ben si distacca da lavori precedenti quali “Pian della Tortilla” (maggio 1935) o lo stesso “Furore” (1939, che è tra le opere più acclamate del romanziere ma che è anche una delle più impulsive e che arriva a vincolarlo a un’immagine che è solo apparenza oltre a determinare l’immagine di un contesto sociale di poi smentito). A partire dagli anni Trenta e sino ad appunto “La valle dell’Eden” le opere dello scrittore sono incentrate su duplice interesse; da un lato l’osservazione distaccata e scientifica del gruppo (il cd “group man”) e delle sue dinamiche, dall’altro sulla lettura della realtà così com’è e non ancora come potrebbe essere. Steinbeck è stato un autore che apparteneva non a “casi generali” ma alla teoria dei “casi particolari”.

«Adam sapeva, per via degli anni passati nell’esercito, che un uomo che ha paura è un animale pericoloso e, come tutti del resto, aveva paura di quello che le frustate avrebbero fatto al suo corpo e al suo spirito.»

Ma veniamo al testo. “La valle dell’Eden” rappresenta il romanzo americano per eccellenza. Per chi avesse visto anche il film interpretato, tra gli altri, da James Dean, il libro si distanzia sotto molteplici aspetti, in primis già solo per il fatto che la pellicola si basa su un arco storico ben più breve e che riguarda gli anni del primo Novecento, quando i figli di Adam sono già adulti. Al contrario il libro parte dall’Ottocento e riprende il filo dell’ottimismo tipico di Emerson e Whitman. Fa un vero e proprio excursus storico, con tanto di guerra, un’analisi profonda che ci porta a conoscere i primi personaggi e a restare affascinati dalla loro complessità e durezza. Cyrus e Charles rappresentano la durezza e l’asprezza della vita, Adam, al contrario, è un’anima schiacciata e ingenua innanzi alla vita.
Non casuale è anche la scelta della suddivisione dei nomi che rimanda alla Bibbia. Non c’è una visione univoca in merito ma non è un dettaglio che passa inosservato quello che porta a riconoscere nelle iniziali con la “A” i personaggi “buoni” e positivi come Abele e nella “C” i personaggi “cattivi”.
Due le narrazioni che accompagnano lo scritto e a cui ne segue una terza: la storia degli Hamilton, che era la famiglia materna dello scrittore e in cui si intravede lo stesso Steinbeck (da qui il primo artifizio narrativo degno di nota e all’avanguardia per i tempi); la storia della famiglia Trask e infine la terza storia, quella dedicata a Cathy Ames che rappresenta il romanzo gotico nel dramma pastorale ma che è anche, al contempo, il personaggio più complesso, duro, cupo e spietato dell’intero viaggio. La sua figura fa sinceramente male. Ci sono dei passaggi in cui il lettore si interroga sulle sue azioni, i suoi comportamenti. Non vi trova soluzione o spiegazione. Cathy non ha scrupoli come non prova emozioni.

«I pensieri divagavano un poco, perché non si può ricordare l’esatta sensazione del piacere, del dolore, o dell’emozione che ti soffoca.»

Quel che riesce a realizzare Steinbeck in questo romanzo è prima di tutto indagare nei tratti umani più intimi e profondi. Nulla è casuale, nulla è per caso. Se Samuel è il capostipite degli Hamilton che grazie alla sua bontà e integrità morale ma anche saggezza, risveglia Adam e rappresenta una sorta di linea guida per tutti i suoi cari, Kate, quando decide di cambiare nome, è fredda, cinica, crudele, arrivista. Qualunque mezzo è appropriato pur di raggiungere lo scopo. Non si pente delle morti che causa, anzi, ne è fiera e quel sangue versato è solo un tassello ulteriore per un disegno più grande. Lee stesso è un volto che rappresenta l’immigrazione nella realtà della non accettazione e che alla fine, seppur abbia perso le radici non essendo più cinese ma nemmeno americano, trova nella famiglia Trask, la propria famiglia. È un personaggio buono, che resta nelle retrovie ma che si insedia nel lettore. Il suo codino, e il suo successivo essere tagliato, rappresenta uno spartiacque tra prima e dopo, tra radici e loro perdita.
Passano gli anni e con gli anni passano anche le generazioni. Iniziamo lo scritto conoscendo Cyrus e sua moglie, i suoi figli Adam e poi Charles, con l’arrivo in scena di Cathy poi Kate, ci spostiamo lasciando indietro alcuni personaggi e per abbracciarne altri e da qui la storia si evolve su ulteriori binari che si intrecciano e intessono una trama profonda e ricca. Tra buoni propositi, ricchezze, auspici e speranze. Tra esseri umani agli antipodi e la delineazione di un romanzo corale che è fotografia di una società, quella americana in tutte le sue criticità. Ed ancora è un romanzo spirituale ma non in modo assoluto. La spiritualità è un’aura che ruota attorno alle vicende, è presente ma assente, non è univoca ma è discutibile. E chi legge non può esimersi dall’interrogarsi sui tanti parallelismi e sulle molteplici situazioni.
“La valle dell’Eden” è un romanzo stratificato, gestito con maestria, sviluppato con acutezza, strutturato in una complessità voluta ma mai pesante. È un romanzo estremamente godibile, da assaporare un poco alla volta, da vivere. È un libro in cui a parlare sono anime che parlano alle anime. È un libro che chiede di essere letto e che non deve spaventare per la mole, la prosa magnetica ne rende la lettura estremamente fruibile e rispetto a tanti romanzi di Steinbeck lo stile è più morbido, cuneiforme e questo lo rende appetibile a una vasta platea di lettori anche non amanti del narratore.

«E non posso farci niente, ma mi chiedo se percepisci mai che attorno a te c’è qualcosa che ti è invisibile. Sarebbe orribile se tu sapessi che c’è e non riuscissi a vederlo o sentirlo. Questo sì sarebbe orribile.»

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La valle dell'Eden 2019-09-23 11:10:31 Molly Bloom
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Molly Bloom Opinione inserita da Molly Bloom    23 Settembre, 2019
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Armonioso

Questo libro è il terzo che leggo di Steinbeck, dopo "Furore" e "Uomini e topi" e seppur libri diversi tra loro, hanno un filo conduttore: la bontà dell'animo umano e la speranza che il bene trionferà sul male, nonostante tutto. E' un romanzo che metterei accanto a "I Miserabili" di Hugo e "Il Conte di Montecristo" di Dumas: le vicende sono tante in un lasso temporale piuttosto ampio che copre due generazioni e i personaggi incontrati sono molteplici, dal più cattivo al più buono.

Si narra in chiave moderna la storia di Caino e Abele, i due fratelli che si "duellano" a conquistare la benedizione di Dio attraverso i loro doni ma Caino non viene visto di buon occhio, sarà perché l'agnello arrosto è più appetitoso delle patate bruciate ma fatto sta che per gelosia e rammarico Caino uccide Abele. Anche qui abbiamo situazioni simili: la lotta interiore e il tormento di Caino, del fratello che pensa di essere amato meno, di avere meno riconoscenze e attenzioni da parte del genitore che sembra preferire Abele, il figlio adorato e perfetto ai suoi occhi. E' interessante notare come Abele, nel romanzo corrispondente ai personaggi Adam Trask e Aaron Trask sia anche il figlio che ama meno il genitore, mentre Caino ( nel romanzo Charles Trask e Cal Trask) lo ami molto di più. Tutto l'amore e la cura sembra allontanare il figlio prediletto e se aggiungiamo il dover seguire una strada impostata dal genitore allora l'allontanamento è maggiore. Il libro parla quindi dei rapporti tra genitori e figli, tra fratelli e i rapporti con il mondo esterno, attraverso due generazioni. Ma non solo, verso il finale si pone l'accento anche sull'indipendenza dei figli e sul loro potere di scegliere di cambiare il proprio destino e soffocare il peccato.

Steinbeck ha una scrittura diretta che conquista subito l'attenzione del lettore, è come se il libro ti risucchiasse, facendoti prendere parte a una nuova realtà parallela e lasciando un insegnamento. Nonostante la sorte spesso avversa, l'uomo va sempre avanti con una forza rinnovata e la famiglia ha una grande importanza in tutto questo. Tra tutti i libri che ho letto, quelli di Steinbeck rappresentano la famiglia nel modo più caloroso e rassicurante, nonostante le avversità i membri riescono sempre a superarle o quanto meno ad accettarle con dignità, l'unione fa sempre la forza. Questa caratteristica di Steinbeck sarà dovuta magari anche alla sua serena infanzia, spesso gli autori che hanno una infanzia difficile in famiglie divise oppure coloro che perdono i genitori diventano dei pessimisti cronici sotto quest'aspetto e spesso la famiglia è fonte di tormento e distruzione: per esempio Thomas Bernhard.

Oltre alla trama dinamica e alla bella scrittura non mancano certo i discorsi più profondi, soprattutto tra i personaggi Samuel Hamilton, Adam Trask e l'asiatico Lee. Un classico corposo ma scorrevole, armonioso nell'insieme e che lascia l'impronta una volta terminata la lettura.


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La valle dell'Eden 2018-04-25 23:07:55 Erich28592
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Erich28592 Opinione inserita da Erich28592    26 Aprile, 2018
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Il testamento spirituale di Steinbeck

In questo romanzo ho trovato me stesso, chi mi circonda, e perfino voi.
In “East of Eden”, pagina letteraria tra le più ispirate del Novecento, Steinbeck si muove con sapienza tra le pieghe più intime dell’animo umano, seguendo da vicino le storie di due famiglie, gli Hamilton e i Trask, mentre sullo sfondo scorre oltre mezzo secolo di storia americana.
Nell’affresco letterario di Steinbeck risaltano su tutti due personaggi: Samuel, capostipite della famiglia Hamilton, grazie alla sua bontà, alla sua integrità morale e alla sua saggezza, e l’indecifrabile Kathy Ames, grazie alla sua freddezza, al suo cinismo, e alla sua crudeltà.
Nel microcosmo di “East of Eden” Kathy Ames e Samuel Hamilton rappresentano due prototipi di essere umano agli antipodi; nel mezzo, idealmente, si collocano tutti gli altri attori dell’intreccio, ciascuno dei quali gioca un ruolo ben preciso nell’economia del medesimo: “La valle dell’Eden” è un romanzo corale, e Steinbeck gestisce con maestria i diversi binari narrativi su cui, parallelamente e simultaneamente, corre la narrazione, dando vita ad un intreccio strutturalmente complesso, eppure di semplice comprensione.
Se dalle sue opere di gioventù (“The Pastures of Heaven” su tutte) emerge ciò che venne definito ‘pessimismo deterministico’ (l’uomo non è artefice del proprio destino, ma è destinato a subirlo), dalle pagine di “East of Eden” si leva un messaggio di speranza: timshel, ‘tu puoi’ in lingua ebraica. ‘Noi possiamo’ e ‘possiamo non’, siamo liberi di scegliere:

“Samuel disse: ‘[...] Perché questa parola è così importante?’. La mano di Li tremava mentre riempiva le sottili tazzine. Bevve la sua d’un fiato. ‘Ma non vedete?’, esclamò. ‘La traduzione americana della Bibbia ordina agli uomini di trionfare sul peccato, e il peccato si può chiamare ignoranza. La traduzione di Re Giacomo fa una promessa con quel ‘tu avrai’, intendendo che gli uomini trionferanno sicuramente sul peccato. Ma la parola ebraica timshel - tu puoi - implica una scelta. Potrebbe essere la parola più importante del mondo. Significa che la via è aperta. Rimette tutto all’uomo. Perché se ‘tu puoi’, è anche vero che ‘tu non puoi’.’”

‘East of Eden’ è il testamento spirituale di John Steinbeck:

“E questo credo: che la mente del singolo individuo, libera di esplorare ovunque, è la cosa più preziosa del mondo. E per questo sono pronto a battermi: per la libertà dell’intelletto di imboccare qualsiasi direzione desideri, senza dettami. E contro questo devo battermi: qualsiasi idea, religione o governo che limiti o distrugga l’individuo. Questo è ciò che sono e ciò che voglio. Capisco bene perché un sistema costruito su uno schema ripetitivo tenti di annientare il libero pensiero: perché la mente indagatrice è la sola cosa capace di distruggerlo.”

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La valle dell'Eden 2015-03-08 18:25:08 ferrucciodemagistris
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ferrucciodemagistris Opinione inserita da ferrucciodemagistris    08 Marzo, 2015
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L'epopea americana di due famiglie

Una breve premessa: di John Steinbeck non avevo letto nulla; le poche volte in cui mi è capitata l’occasione di parlarne in merito, l’argomentazione è stata indirizzata su altra importante opera, cioè “Furore”. Per pura casualità, quindi, sono venuto in possesso de “La valle dell’Eden” la cui lettura mi ha lasciato affascinato.

Il romanzo è composto da due narrazioni all’apparenza indipendenti ma che si intrecciano in maniera armoniosa, e decisiva per la trama, in cui si descrivono, con dovizia di particolari, tre generazioni appartenenti alla famiglia Hamilton, di cui lo stesso Steinbeck ne fa parte, e la famiglia Trask; inoltre, hanno una precipua presenza le figure di Cathy Ames e di un servitore cinese di acuta intelligenza e fine spirito critico di nome Lee. L’ambientazione ha come luogo principale la valle del fiume Salinas nella California settentrionale in un periodo temporale che spazia dalla seconda metà dell’800 fine alla fine della 1^ Guerra Mondiale nel 1918.

I capostipiti delle due famiglie sono Sam Hamilton l’irlandese saggio, buono, filosofo, che che vive, con la sua numerosa prole di ben nove figli e la piccola e coriacea moglie Liza, in una fattoria nella parte più arida e meno produttiva della valle del Salinas, e Cyrus Trask con i suoi due figli, Adam e Charles, avuti da due differenti mogli che scompaiono prematuramente e in maniera drammatica, che vive in quella parte della valle dove il terreno è più fertile e, inoltre, riesce ad arricchirsi lavorando per il governo americano. Nella seconda generazione della famiglia Trask si frappone in maniera drastica e sconveniente Cathy Ames che rappresenterà la persona più malvagia e spietata delle due diverse saghe.

La trama è un’ininterrotta serie di vicissitudini e accadimenti che snocciolano e analizzano tutte le varie sfaccettature dell’animo umano nei suoi aspetti più profondi in cui spiccano, in antitesi, la bontà e la cupidigia, la malvagità e la riflessione, il senso di colpa e la spregiudicatezza, la magnanimità e la perversione. Sono molti i personaggi presenti in tutta la narrazione; ognuno di loro ha una peculiarità caratteriale che sarà fonte del destino che li attende al capolinea; gioia e dolore si intervallano in maniera armoniosa e inducono a riflettere sui percorsi vitali che , a similitudine di trama e ordito, riescono a tessere una storia emozionante anche se a tratti crudele e ingiusta.

Si potrebbero ancora descrivere alcuni fatti ed episodi di particolare rilevanza, ma penso debba essere il lettore ad assaporare capitolo dopo capitolo, pagina dopo pagina, la grandezza di quest’opera nei suoi più dettagliati e sorprendenti meandri.

Una lettura che innalza lo spirito e ci porta ad astrarsi dal mondo esterno fino a poter fortemente gridare nella propria mente : “TU PUOI!”

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