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Angels in America
 
Angels in America 2019-11-21 07:30:43 kafka62
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kafka62 Opinione inserita da kafka62    21 Novembre, 2019
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ANGELI A NEW YORK

“La vita è un baratro di orrori”, dice il cinico avvocato Roy, uno dei protagonisti del fluviale dramma di Tony Kushner, vincitore del Premio Pulitzer nel 1993. In effetti di orrori, in questa dolente ballata di fine millennio (è ambientata nel 1985 dell’America di Reagan), se ne vedono molti, dall’AIDS allora quasi sconosciuto al buco nell’ozono, che accomunano il pianeta Terra e l’umanità che lo abita a una situazione apocalittica da fine del mondo. La malattia e il disastro ambientale appaiono però solo gli effetti ultimi di una degenerazione che sta ben più a monte e che ha incrinato le basi del vivere umano: l’amoralità diffusa, la crisi dei rapporti di coppia, la perdita delle origini, il disorientamento a 360 gradi (sessuale, razziale, etico, religioso, politico) che ne deriva. Non è un caso che i personaggi del dramma vengano visitati in continuazione dai fantasmi del passato (le fotografie degli abitanti di un villaggio ebreo della Lituania di inizio ‘900 evocate dal rabbino, gli antenati di Prior), quasi a denotare la colpevole nostalgia di un “prima” (che è anche, guarda caso, la traduzione del nome del protagonista) che è stato colpevolmente tradito, e che ora viene a prendersi la sua rivincita. Accanto ai fantasmi, vi sono gli angeli, come quello che nella scena finale della prima parte (che sembra prefigurare il crollo del muro di Berlino) appare folgorante dalle macerie, ma non si riesce a capire se sono angeli di salvezza o di castigo. L’io dei personaggi si proietta spesso in sogni di palingenesi, ma questa è solo una fuga dalla cruda realtà, sia essa l’alienazione mentale di Harper (che con l’aiuto delle pastiglie di Valium si rifugia in un improbabile Antartide) o la malattia di Prior (il delicato sogno del ballo-riconciliazione con Louis si infrange contro un solitario risveglio).
“Angels in America” è stato definito – forse con un po’ d’esagerazione – “una Divina Commedia per un’età laica e tormentata”. C’è forse in Tony Kushner più Don De Lillo (nella sua ansia onnicomprensiva di voler tutto inglobare, personaggi realmente esistiti e personaggi di fantasia, per fare il ritratto di un’epoca) che Dante Alighieri, ma questo non vuol dire voler sminuire un testo che è eccitante e ricco di fantasia e di visionarietà. L’omosessualità esibita (il sottotitolo dell’opera è “fantasia gay su temi nazionali”), più che una provocazione fine a se stessa, è uno specchio deformante che permette di accentuare la solitudine, la paura, lo smarrimento e i rimorsi di personaggi che, dopo la sbornia della liberazione sessuale, dell’autodeterminazione, dello yuppismo e del liberismo, dimostrano di non essere più in grado di affrontare neppure i più elementari rapporti umani.

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Commenti

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Grazie della recensione Giulio, lo voglio leggere da tempo! Che edizione hai? Perché avevo qualche difficoltà nel reperirlo...
Questi americani che tendono a vedere sempre il bicchiere vuoto... Nessun giudizio, ovviamente. Ma se un bicchiere non ha nulla da offrire, cambio volentieri autore.
Certamente concordo con la tua analisi, Giulio. Le sbornie culturali-ideologiche rischiano di lasciare solo cocci o cenere.
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kafka62
22 Novembre, 2019
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Ciao Daniele, lessi "Angels in America" una decina di anni fa, in occasione dello spettacolo che Ferdinando Bruni ed Elio De Capitani misero in scena per il Teatro dell'Elfo (tra l'altro penso che sia in tournée proprio in questi giorni, nella sua versione integrale di sette ore). L'edizione era quella di Ubulibri, l'unica disponibile in italiano. Essendo degli anni 90, immagino la tua difficoltà nel reperirlo. Purtroppo mi era stata prestata e non l'ho più da parecchio tempo.
In risposta ad un precedente commento
kafka62
22 Novembre, 2019
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Ciao Emilio. Anche se forse il bicchiere è vuoto, non credo che questo testo non abbia nulla da dire. Se non altro offre una cinica e lucidissima rappresentazione dell'America, dove, come dice uno dei personaggi a dispetto del titolo, "non ci sono angeli in America, non c'è passato spirituale, né passato razziale, c'è solo la politica". E questo vale purtroppo, trent'anni dopo la presidenza di Reagan, anche - e vorrei dire soprattutto - oggi, dimostrando l'estrema attualità di questo dramma.
In risposta ad un precedente commento
DanySanny
22 Novembre, 2019
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Ah ho capito, magari ne approfitto per leggere qualcosa in lingua!
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