Dettagli Recensione
Troposferico!
Ci sono libri che segnano la nostra esistenza Avete presente di che parlo? Ma sì, sicuro! Ognuno ha il proprio libro segna-esistenza. Per alcuni è stato Cent'anni di solitudine, per altri Delitto e castigo, per altri Favole al telefono, per altri ancora tutti e tre (o altri tre) in momenti diversi della propria vita di lettore.
"Che fine ha fatto Mr. Y" non è tra questi.
Avete letto bene: NON è tra questi. È tra questi? No.
Però è un bel libro. Un gran bel libro! Appassionante. Coinvolgente. Si legge d'un fiato. È scritto bene. (È un bel libro? Sì). A capo.
La storia si srotola seguendo le traversie di Ariel, una studentessa inglese di linguistica autolesionista e assetata di conoscenza, che entra fortunosamente in possesso dell'introvabile romanzo maledetto "Che fine ha fatto Mr. Y". Un libro nel libro. Meta-letteratura. Già visto, grazie. Però...
Però la lettura del romanzo ritrovato offre ad Ariel la possibilità di provare un magico miscuglio che permette a chi lo ingurgita di ritrovarsi in un "universo della mente", chiamato Troposfera, dove vivono tutti i pensieri e dove è possibile viaggiare all'interno delle menti altrui, sentendone i ricordi e le sofferenze, percependone i pensieri, condividendone le conoscenze, vivendole come proprie.
Ancora più sensazionalmente, è possibile saltare da una mente ad un'altra e, passando da parente a parente, da avo a trisavolo, e da questi ai loro amici o conoscenti o semplici passanti, viaggiare a ritroso nel tempo. La domanda che ci si pone arrivati fin qui è "cosa farei e dove - o ‘quando’ - andrei, se avessi la possibilità di vivere le sensazioni e le conoscenze di chiunque?" (La risposta è in un giardino).
Già a questo punto si intravvede una trama insolita. E non è tutto. Perché a questo si aggiunge una tensione degna di un thriller, con veri criminali che inseguono la protagonista e tanto di ricerca di una persona scomparsa. Ma, soprattutto, questa originale mistura di fantasia ed introspezione si regge su assunti tratti da grandi pensatori del 900, quali Heidegger, Einstein e Derrida. Specialmente i riferimenti espliciti a quest'ultimo donano al romanzo un'aura, se non di reale, di possibile. È la parola che si fa oggetto, la scrittura che diventa conoscenza di cose lontane, il linguaggio che fa da tramite tra la sensazione del momento e la prospettiva più ampia della Storia. Spingendosi oltre, l'invenzione letteraria diventa realtà percepibile. La Troposfera è un mondo popolato da parole tangibili. Ogni oggetto è metafora. Il pensiero si fa materia. Si viaggia - letteralmente - sulle proprie interpretazioni del mondo e delle cose, e ogni esperienza è creazione, e noi siamo creature e Creatori, e quel che leggi è vero per il solo fatto che lo leggi, e dunque anche “Che fine ha fatto Mr. Y” non è più un romanzo, ma vita reale.
Criptico? Forse. Posso assicurare che la lettura del romanzo è molto meno faticosa della sua recensione. Un difetto, mi chiedete? Deve per forza averne? Sì, ne ha uno. A volte sembra che la Thomas voglia sottolineare la propria preparazione. S'ode talvolta in lontananza un compiaciuto "quanto sono brava!". E i riferimenti a cui l'autrice si aggrappa sono, alla fine, sempre gli stessi tre o quattro, come se avesse letto un bignami di filosofia, ma anche questo ha un senso nell'economia del racconto: quello che pensi è reale. La storia si basa su quelle teorie, e diventa realistica (reale?) in virtù di esse.
Ma qualsiasi recensione, seppur arzigogolata ed annodata come questa (ma come semplificare un romanzo del genere?), non vi toglierà quel gusto dalla bocca che vi farà desiderare, dopo averlo letto, che ce ne fosse dell'altro. E magari lo riprenderete (rileggetene le prime due righe, una volta terminato: vi si ribalteranno le certezze), lo rileggerete a ritroso, saltandone capitoli, ballonzolando da una pagina all'altra alla ricerca di una sensazione già provata, di una frase da rivivere, perdendovi anche voi in questo romanzo Troposferico chiamato "Che fine ha fatto Mr. Y".