La ragazza nella nebbia La ragazza nella nebbia

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pierpaolo valfrè Opinione inserita da pierpaolo valfrè    30 Ottobre, 2018
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Il cineromanzo

Questo romanzo di Donato Carrisi, dal quale egli stesso ha ricavato un film con un cast notevole, ha finora ottenuto valutazioni e giudizi molto buoni su questo sito. Li condivido solo in parte.

Si tratta di un poliziesco in cui c’entra poco la nebbia (se non in senso metaforico) e abbastanza poco anche la ragazza, anche se il carico emotivo della storia si gioca tutto sulla scomparsa di una sedicenne tutta casa, scuola e parrocchia in un paesino di montagna la cui vocazione turistica è stata bruscamente interrotta dall’arrivo di una multinazionale dell’industria mineraria, con tutte le immaginabili conseguenze ambientali, economiche e sociali del caso.

L’essenzialità della trama nasconde in realtà doppie o triple verità, in un gioco di apparenze, specchi e manipolazioni che si fondano sull’uso mediatico dei casi giudiziari, un’arena spietata nella quale tutti combattono contro tutti per conquistare il consenso del pubblico assetato di sangue e salvarsi la pelle sopprimendo l’antagonista più esposto.

Avevo visto il film l’anno scorso e ne ho rivisto una parte (il finale) in un recente passaggio in TV. Poi, abbastanza casualmente, mi sono ritrovato in un pomeriggio a leggere anche il romanzo. Personalmente trovo che il binomio romanzo + film funzioni bene. Il romanzo da solo è piuttosto freddo e artificioso, ma anche chiaro, veloce e scorrevole che di più non si può. Il film guadagna parecchio in atmosfera ma è un po’ confuso e lascia con una sensazione di smarrimento (se non si ha letto il libro). Insieme si sorreggono e compensano egregiamente i reciproci difetti. Nessuno dei due però riesce ad evitare lo sciagurato svolazzo finale (le ultime tre pagine del romanzo, l’ultima scena del film) che produce l’effetto di uno stucco rococò piantato in mezzo ad un arredamento high tech.

Parliamo del romanzo. I personaggi principali sono stilizzati con pochi tratti e avrebbero potuto acquistare ben altro spessore se solo la penna, senza perdere in velocità, avesse saputo incidere un po’ di più (Simenon, abbi compassione e illumina i tuoi poveri discepoli). I personaggi di seconda fila sono prevalentemente dei cliché abbastanza grossolani: la mamma bigottissima, la giornalista iena, il vicino di casa arricchito, la teen-ager scentrata, siamo più vicini al fumetto che al romanzo. Lo stile non è affatto brutto e la tensione narrativa non viene mai meno. Ciò che si offre è intrattenimento “intelligente”, ovvero un giallo che ci parla di aspetti inquietanti della nostra contemporaneità. In questo l’obiettivo è pienamente raggiunto. Con l’aggiunta del film, anche meglio. Lo scrittore-regista è molto bravo.
Toni Servillo è geniale nel dare un’anima all’incompiuto ispettore Vogel. Il talento di Alessio Boni è indispensabile per circondare di un alone di ambiguità un professor Martini altrimenti poco credibile e totalmente asservito alle esigenze della trama. Infine l’esperienza e il carisma di Jean Reno ci fanno dimenticare quanto sia fondamentalmente posticcio il personaggio dello psichiatra.

Potrebbe essere l’inizio di un nuovo prodotto, il pacchetto film più romanzo, paghi uno e prendi due. Idea molto interessante, ne possono nascere cose.

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Lettura distensiva, per un piacevole pomeriggio, nonostante il tema trattato sia da morso nello stomaco. Segno che l'autore è un maestro nel suo genere. Non mi stupisce che abbia un numeroso seguito di lettori.
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Clangi89 Opinione inserita da Clangi89    17 Giugno, 2018
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La verità cercata, creata o voluta

Quanto vale la verità? La verità é quella ricostruita, cercata o creata magari ad arte? Carrisi con questo romanzo tocca temi sempre attuali che si incastrano e si avvicendano alla perfezione spaziando dal ruolo che gioca l'opinione pubblica sull'immagine della vittima e del (presunto o reale) carnefice fino alla facilità con la quale il pubblico muta quella stessa opinione, molto rapidamente.
L'influenza delle parole dei massmedia e dei social che fanno eco alla tragedia creano un alone di curiosità, mistero e show attorno ad un paese di montagna sotto le feste di Natale. A provocare il trambusto nella valle é la scomparsa di una sedicenne dai capelli rossi e lentiggini sul viso, Anna Lou. L'attenzione morbosa dei cronisti viene attirata e provocata dall'agente speciale Vogel, uomo attento al fascino, alle interviste e pronto a creare il suo piccolo destino. Il ritmo della narrazione si fa via via più stringato fino a provocare irritazione verso le diverse verità che si stratificato. Il creare la notizia con l'apparenza dei personaggi, l'additare il mostro ed il santificare chi di dovere rappresentano spesso i punti fermi per aumentare l'audience attorno alla tragedia mettendo via via da parte la sofferenza che strazia la famiglia Kastner che nulla sa circa la figlia scomparsa.
La nebbia avvolge il paesaggio e sembra il riflesso di vecchi eventi drammatici, ricordi e vissuto di persone coinvolte. "La notte in cui tutto cambio per sempre" é solo un inizio a ritroso nel tempo e nelle menti dei personaggi.

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Mian88 Opinione inserita da Mian88    11 Dicembre, 2017
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La vanità...

«Voglio dirle una cosa… Ho imparato che esistono due frangenti di tempo in cui fare le cose. L’adesso e il dopo. Rimandare può sembrare saggio, a volte c’è bisogno di ponderare bene le situazioni e le possibili conseguenze. Ma, purtroppo, in certe circostanze riflettere troppo può essere scambiato per esitazione o, peggio ancora, per debolezza. Tardare significa aggravare le cose. E non c’è peggiore pubblicità, mi creda»

Avechot. Anna Lou Kastner, sedici anni, non particolarmente bella, dai lunghi capelli rossi e quelle leggere lentiggini sul viso, timida, minuta e amante dei gatti, è scomparsa. Di lei non si hanno più tracce, eppure Vogel, l’agente investito del caso, non ha dubbi: non si tratta di un allontanamento volontario ma di ben altro. C’è un mostro e lui è pronto a tutto pur di offrirlo al suo pubblico. Perché se trovi il cattivo avrai servizi in diretta, fama, notorietà, interviste su interviste, prime serate e soldi a palate. E per il suo pubblico, l’uomo dai raffinati completi, non ha remore, scrupoli o esitazioni. Deve accontentarlo. Che la ragazza sia ferita, che sia morta, che sia con un ragazzo, per lui non ha importanza. Lei non è nulla più che la vittima, non è altro che un nome che verrà dimenticato, che sparirà nella nebbia, un nome che invoca una giustizia vecchia e farraginosa che segue un binario diverso da chi invece aspetta di addentare e puntare il dito su un colpevole qualunque. Perché contano i media, contano i dati, gli indici di gradimento, il successo. Ma chi si è macchiato di questo crimine e perché? Che sia nuovamente l’uomo nella nebbia?
Non è semplice realizzare un thriller di rilievo e spessore, non è semplice soprattutto in un’era come quella attuale dove si crede che quel quid in più sia dato dalla violenza e da un mix di scene cruente in cui le vittime sono sottoposte a di tutto. Carrisi, partendo da una storia semplice, lineare, quasi banale, oserei dire, riesce a differenziarsi dando prospettiva alle vicende narrate, dando spessore ai suoi protagonisti. E’ un perfetto burattinaio di quelle che sono le evoluzioni dell’opera, è un perfetto burattinaio che porta il lettore dove vuole senza mai cadere nel brutale, senza mai cadere nel cliché e anzi, offrendo proprio a questo eclettico conoscitore tutti gli strumenti per restare col fiato sospeso, per vivere pienamente quella che è la stoccata finale. Perché l’autore ti offre il killer, ma con astuzia, fa sì che il killer stesso cerchi te talché, il viaggiatore, eletto a pubblico, eletto a giuria popolare, non ha bisogno di indizi per emettere la sua sentenza.
Il tutto mediante uno stile leggero, una trama a prima vista scontata, un ritmo narrativo ben cadenzato che non manca di accelerare là, dove dovuto.
In conclusione: abile, scaltro, funzionante.

«Perché la cattura del colpevole ci fa illudere di essere al sicuro, e in fondo questo ci basta. Ma c’è una risposta migliore: perché la verità ci coinvolge, ci rende complici. Ha notato che i media e l’opinione pubblica, insomma noi tutti pensiamo al colpevole di un crimine come se non fosse umano? Come se appartenesse a una razza aliena, dotata di un potere speciale: fare del male. Non ce ne accorgiamo, ma lo rendiamo… un eroe. Invece di solito il colpevole è un uomo banale, privo di slanci creativi, incapace di distinguersi nella massa. Ma se lo accettiamo così, allora dobbiamo ammettere che, in fondo, un po’ ci somiglia. »

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Simona P. Opinione inserita da Simona P.    03 Dicembre, 2017
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Un crimine ogni 7 secondi

Il romanzo si apre con una scena enigmatica, descritta con ritmo incalzante e stile fluido e scorrevole: più di due mesi prima della 'scomparsa', l'avvenimento che fa da perno a tutto il costrutto narrativo, l'estroso ed elegante ispettore Voger, si ritrova, durante una notte deserta, d'inverno, a meno otto gradi, mentre una nebbia ghiacciata 'ingoia tutto' e rende difficile qualsiasi spostamento, in un ospedale psichiatrico di un piccolo e apparentemente tranquillo paesino di montagna; Voger è in stato confusionale ed ha i vestiti macchiati di sangue, non ricorda perchè si trova lì, ma è certo che non avrebbe dovuto esserci. Dopo l'attraente incipit, il lettore penetra e rimane coinvolto in una storia inquietante, efferata e dalle molteplici sfaccettature; una ragazza di 16 anni, Anna Lou è scomparsa nel nulla, come volatilizzata; un giorno qualunque, esce di casa per andare ad un appuntamento in parrocchia a 300 metri, ma non ci arriverà mai. La giovane, secondo l'opinione di tutti era una studentessa modello, dedita alla famiglia e alla chiesa; molto probabilmente conosceva il suo aggressore. Siamo in un paesino di montagna, chiuso e bigotto, molto dedito alla religione, dove conta l'apperenza e i segreti rimangono chiusi in casa. Viene interpellato l'ispettore Vogel, un agente speciale molto particolare, dal passato burrascoso e non del tutto limpido; personaggio cinico e acuto che segue la sua strada senza pensare agli altri; attento in modo maniacale all'abbigliamento che risulta ricercato in qualsiasi circostanza, anche quella più cruenta. L'agente speciale ha un'altra caratteristica che sarà un elemento incisivo in questa triste storia, sa usare i mezzi di comunicazione di massa, appare in televisione spesso, sa quando servirsi del giornalista assetato di notizie che tengono incollati i telespettatori al video. Avviene un crimine ogni 7 secondi, ma solo pochi hanno effetto mediatico, un caso, tante puntate, successo per la televisione; ai media bisogna dare in pasto cronache succulenti, il pubblico 'è una bestia feroce. E famelica'. Questo è quello che succede al caso della povera Anna Lou. Televisione e giornalisti sono descritti approfonditamente, un mondo spietato che irrompe nella storia, che non dà tregua ai familiari, agli amici, a qualsiasi presunto colpevole; e Vogel è nel sistema. Non mancano neanche i 'turisti dell'orrore', quelli che vanno a visitare i luoghi dove c'è stato un cruento omicidio descritto dai media, enfatizzato dalla televisione, come se si andasse a vedere un museo, una mostra d'arte o quelle piazze, chiese e città meravigliose di cui l'Italia è ricca.
Voger è comunque testardo e capace, la piccola comunità montana mette a disposizione i pochi mezzi di cui dispone, si aprono numerose piste, arrivano varie testimonianze, poi l'agente speciale risove il caso, trova il mostro da dare in pasto alla stampa ma una telefonata rimette tutto in discussione.
Il romanzo è caratterizzato da tanti personaggi e vari sospettati, uno stile brioso e scorrevole, una trama interessante che presenta numerosi momenti di suspense, ribaltamenti della ricostruzione della storia e scene impreviste. Molti hanno parlato di 'finale scontato' o 'si capiva', io (devo ammetterlo) alla fine ho detto: 'non me lo aspettavo'!

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Vincenzo1972 Opinione inserita da Vincenzo1972    21 Novembre, 2017
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Il peccato più sciocco del diavolo è la vanità.

Inquietante.
E' l'aggettivo con cui definirei questo romanzo del noto scrittore e sceneggiatore italiano Donato Carrisi, romanzo che potrei senza dubbio considerare come uno tra i migliori di questo autore.
Se 'Il suggeritore' sconvolge il lettore per l'atrocità dei crimini descritti e lo seduce sin dalle prime pagine con una trama solida ed articolata che fa dell'indagine investigativa il suo punto di forza, 'La ragazza nella nebbia' invece ha un effetto detonante ritardato.
Basti pensare che inizialmente manca persino l'evidenza di un delitto ma tutto nasce dal sospetto di un crimine: la scomparsa, a pochi giorni da Natale e senza chiari motivi, della minorenne Anna Lou Kastner ad Avechot, un piccolo borgo in una vallata alpina, un paese di montagna dove tutti conoscono tutti, una scuola, una confraternita, in un clima di apparente serenità.
Ma il sospetto che non si tratti di una bravata adolescenziale si concretizza progressivamente diffondendo a macchia d'olio l'ipotesi di un 'mostro' assassino.
Un mostro che peraltro si nasconde tra le persone rispettabili ed insospettabili di quella comunità montana, poichè Anna Lou difficilmente si sarebbe lasciata trarre in inganno da uno sconosciuto.
Il caso viene affidato all'ispettore Vogel: Vogel ha fiuto per questo tipo di indagini, interroga la famiglia e conoscenti, recupera indizi e ricostruisce un profilo della vittima e del suo sequestratore.
Ed un mostro viene individuato, Vogel non ha dubbi sul suo conto: il professor Loris Martini, insegnante al liceo frequentato da Anna Lou, sposato e con una figlia poco più grande di Anna Lou.
Le prove raccolte da Vogel contro il professor Martini sono molto labili, sono intuizioni più che dati di fatto e di certo non permetterebbero l'emissione di un mandato di arresto per Martini.
Ma Vogel non può perdere questa occasione, è l'unica possibilità che gli rimane per tornare alla ribalta, per recuperare agli occhi dell'opinione pubblica e dei suoi capi lo smacco subito durante l'ultimo caso in cui ha colpevolizzato un uomo successivamente ritenuto innocente e scarcerato.
A questo punto il lettore viene catapultato in una spirale da cui non è più possibile sottrarsi perchè è intensa la partecipazione emotiva: in alcuni momenti la sensazione di solidarietà verso il professor Martini è quasi istintiva e primeggia sul dubbio che egli sia il 'mostro', il terremoto che improvvisamente si abbatte nella sua vita sgretolando la già fragile coesione della sua famiglia induce in chi legge un sentimento di rabbia ed indignazione verso quel meccanismo mediatico che ha condannato un uomo come colpevole senza prove e senza possibilità di difesa.
"La giustizia non era più un affare riservato ai tribunali, bensì apparteneva a tutti, senza distinzioni. E in questo nuovo modo di guardare le cose, l'informazione era una risorsa - l'informazione era oro."
E così le pagine scorrono rapidissime perchè è forte l'attrazione verso il finale, verso l'epilogo di questa vicenda che appassiona e turba quasi quanto un reale caso di cronaca.
Già, perchè se leggerete questo romanzo non potrete fare a meno di notare palesi assonanze con i più recenti casi di cronaca nera italiana, Sarah Scazzi o Yara Gambirasio per esempio.
O ancora il delitto di Cogne. Non è finzione questa, è realtà.
E l'impulso che costringe il lettore a girare in fretta le pagine di questo romanzo, voracemente, è paragonabile alla curiosità quasi morbosa che attanaglia lo spettatore ai tg o ai vari "Chi l'ha visto?" televisivi: geniale Carrisi.
E lo ribadisce anche il professor Martini in una sua lezione:
"Vi ho detto che è il male il vero motore di ogni racconto: gli eroi e le vittime sono solo uno strumento, perchè ai lettori non interessa la vita quotidiana, hanno già la loro. Vogliono il conflitto, solo così riescono a distrarsi dalla loro mediocrità. Ricordate è il cattivo che rende la mediocrità più accetttabile, è lui che fa la storia".
Il male però non è solo, ha acquisito un grande alleato, forse più distruttivo e potente: i mass-media.
Nella società odierna, complice anche la diffusione irrefrenabile dei social network che hanno reso disponibile la gogna pubblica a portata di click, tutti possono assurgere al ruolo di giudice e la congenita, morbosa propensione del genere umano verso la spettacolarizzazione della morte e della violenza ha fatto sì che tutti i riflettori fossero puntati verso l'unico vero gladiatore del circo mediatico: il criminale.
Le prove, gli indizi, gli esami del dna, la vittima e persino l'eventuale movente.. tutto passa in secondo piano quando il criminale diventa una star, quando il resoconto delle sue azioni occupa pagine e pagine delle testate giornalistiche e diventano argomento di animati talk-show alla presenza di esperti di ogni tipo e genere.
Persino la sua identità non è necessaria a mettere in moto questo meccanismo, anzi il mistero che lo avvolge e le ipotesi su chi possa essere il mostro sono il suo combustibile.
E' un combustibile però che tende ad esaurirsi rapidamente e che necessita sempre di nuova linfa, nuove scintille.
Serve un nome, un volto, un uomo su cui convogliare la rabbia, l'odio, il ribrezzo della gente.
E serve subito, prima che i riflettori si spengano: perchè l'audience non ha pazienza, i tempi dello spettacolo sono molto più rapidi di quelli necessari per le indagini.
Il palcoscenico è stato allestito, ora tocca a Vogel condurre lo spettacolo. Sino alla fine, costi quel che costi.
"Nessuno vuole la verità".
"Perchè secondo lei?".
Il poliziotto ci pensò un momento.
".. perchè la verità ci coinvolge, ci rende complici."

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Vita93 Opinione inserita da Vita93    13 Novembre, 2017
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Piccola comunità, grandi segreti

In realtà non avevo intenzione di leggere “ La ragazza nella nebbia “, o almeno non per il momento. Avevo altri romanzi sparsi sul comodino vicino al letto e pronti ad essere aperti, ma la scoperta dell’ omonimo film in uscita poche settimana fa mi ha convinto a divorare il libro per potermi gustare la versione cinematografica capitanata dai bravi Toni Servillo, Alessio Boni e Jean Reno sotto la regia dello stesso Donato Carrisi.

Stavolta il celebre autore ha scelto come ambientazione un immaginario e piccolo paese di montagna di nome Avechot. Tremila abitanti, la maggior parte dei quali accomunati da una rigida tradizione religiosa.
L’ esperto psichiatra Flores riceve una telefonata nel cuore della notte. Si tratta della Polizia, che richiede la sua presenza per sincerarsi delle condizioni di un uomo ritrovato in stato confusionale in seguito ad un incidente d’ auto. Ma non è una persona qualunque, è l’ agente speciale Vogel. Lo stesso che poco tempo prima era giunto ad Avechot per occuparsi della misteriosa ed improvvisa scomparsa di una sedicenne di nome Anna Lou.
E senz’ altro è proprio Vogel il personaggio più interessante e innovativo del romanzo, laddove gli altri non sempre reggono il confronto.
L’ agente speciale ha la capacità di fiutare quello che definisce un “ caso mediatico “, una storia in grado di appassionare milioni di telespettatori.
Si preoccupa di coinvolgere i media nelle indagini perché sa che se i riflettori dell’ opinione pubblica sono puntati sul caso le forze dell’ ordine ne beneficiano in termini di risorse e mezzi a disposizione.
Ma stare al centro dell’ attenzione ha un prezzo. La pressione è alta, il pubblico è affamato e ansioso di dare un volto e un nome alla paura. Nessuno più di Vogel sa che il colpevole da sbattere in prima pagina va trovato in fretta. E forse non è un caso che l’ ultima indagine di Vogel sia finita male, con il sospetto che siano state alterate alcune prove per incastrare un capro espiatorio.

Tra i tanti aspetti che mi avevano incuriosito nelle scelte stilistiche di Carrisi c’ era quella di non ambientare alcuni dei suoi romanzi in un posto specifico. “ Perché il male è ovunque “.
Stavolta l’ autore è stato più preciso. E se i nomi di molti personaggi non bastassero a chiarire che la trama ha luogo nel nostro paese, ci sono svariati indizi a suggerircelo.
E così il paesino di montagna fa pensare al delitto di Cogne, il furgone bianco che seguiva gli spostamenti di Anna Lou a Brembate, e i sospetti di manipolazione delle prove ricaduti in passato su Vogel al caso Unabomber.
Una scelta furba da parte di Carrisi, che paga qualche scopiazzatura di troppo ma il cui risultato è quello di incuriosire il lettore. Così come non mancano i riferimenti cinematografici. I più nostalgici avranno senz’ altro accomunato la figura dell’ agente speciale venuto da fuori a risolvere un’ indagine in una piccola comunità alla trama dell’ immortale Twin Peaks.

Chiudono il quadro uno svolgimento dei fatti privo di particolari colpi di scena e un finale che ho trovato forzato e sbrigativo, difetti che tuttavia inficiano solo in parte il mio giudizio su un giallo di buona fattura , privo di cali di tensione, con un’ ambientazione affascinante e originale nella trattazione del ruolo dei media.
Consiglio anche la visione dell’ omonimo film, fedele al romanzo e caratterizzato da un cast di assoluto livello.

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Opinione inserita da cristina    22 Ottobre, 2017

Non mi è piaciuto

Premetto di aver letto i romanzi di Carrisi, che mi sono piaciuti molto.
Stamane ho finito di leggere LA RAGAZZA NELLA NEBBIA.
Sarò una voce fuori dal coro ma proprio non mi è piaciuto
Personaggi poco credibili e una storia che poteva anche essere interessante ma, come spesso accade nei thriller, ha avuto un finale affrettato.
Come ha fatto il poliziotto a sapere quello che ha fatto Martini? Manca un anello di congiunzione tra causa ed effetto.
L'aver poi dato nomi stranieri ai personaggi del libro, ambientato genericamente nelle Alpi, ha reso ancora più pesante il racconto.
Brutto, ma proprio brutto e inverosimile il finale dopo il finale.
Una conclusione raffazzonata, non credibile, assurda. Carrisi ha voluto strafare. Peccato.
Il peggio è stato pubblicare le recensioni (ovviamente tutte positive) a fine libro, quasi a voler rafforzare nel lettore l'idea che quel che si è letto è un bel racconto. Patetico.
Leggo triller e gialli da oltre 50 anni, un libro ogni 3/4 giorni. Mi ritengo perciò una "esperta" nel settore e mi dispiace aver buttato 15 euro.
Qualcuno ha scritto in copertina che Carrisi è come Jo Nesbo.
Non scherziamo. Carrisi è ancora alle elementari, Nesbo si è già laureato.

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chiara95 Opinione inserita da chiara95    13 Marzo, 2017
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La realtà non è mai come sembra.

Mi considero un’amante dei gialli: mi piacciono soprattutto quelli in cui si percepisce suspense dall’inizio alla fine; in questo caso non sono rimasta delusa. Nonostante la storia non abbia niente di particolare (parla della scomparsa di una ragazzina di sedici anni, situazione vista e rivista) ne sono rimasta come ipnotizzata. Per arrivare a scoprire chi fosse l’assassino, ho letto il libro così velocemente che ad essere sincera non mi ricordo tutta la vicenda nel dettaglio.

Al contrario di ciò che ci si aspetta, il detective non è il tipico personaggio con un’intelligenza fuori dal comune. È un individuo privo di intuizioni sensazionali, subdolo e calcolatore, disposto ad alterare la realtà e a fare carte false pur di dare un nome alla paura dei cittadini. Approfitta del morboso attaccamento delle persone alle vicende di cronaca e utilizza i media a suo vantaggio.

Dietro alla stesura di un romanzo giallo ho colto il desiderio di denunciare i media, considerati uno strumento di manipolazione. Attraverso l’uso incorretto che ne viene fatto, molto spesso ci viene fatto credere il contrario di ciò che è la realtà dei fatti. Veniamo risucchiati da un vortice in cui realtà e finzione si mischiano fino ad arrivare a un punto in cui non si riesce più a distinguere ciò che è vero da ciò che non lo è.
Altamente consigliato.

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carlito86 Opinione inserita da carlito86    18 Giugno, 2016
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IL MISTERO DI AVECHOT

In una serata fredda, ghiacciata e immersa nella nebbia, la macchina dell’agente speciale Vogel finisce fuori strada. Sembra un banale incidente, ma qualcosa non torna. In quella che sembrava essere una buia e monotona serata nel piccolo paesino di Avechot, viene interpellato, in seguito all’incidente, il dottor Flores. Perché coinvolgere uno psichiatra per una banale uscita di strada? In realtà lo scenario che si presenta è tutt’altro che chiaro. L’agente Vogel è in stato confusionale, non ricorda come e perché si trova li ed è cosparso di sangue. Cosa nasconde Vogel? Inizia un interrogatorio da parte di Flores che riporta la vicenda a sessantadue giorni prima quando il paesino di Avechot viene sconvolto dalla scomparsa improvvisa di Anna Lou, una ragazzina del paese, catechista, gli unici numeri sulla sua rubrica telefonica sono quelli di casa sua, gira sempre con la bibbia e con il diario personale nello zainetto.
Vogel era stato interpellato come agente speciale a seguito della scomparsa, aveva condotto l’indagine assieme al giovane Borghi. Abile nel manovrare la stampa e nel creare un caso mediatico, Vogel fa di ogni indizio uno scoop, Avechot viene invaso dalla stampa e dalle telecamere. Le indagini condotte da Vogel portano alla luce una serie di indizi che riconducono al professor Martini, insegnante della scuola frequentata anche da Anna Lou. Una serie di indizi, ma nessuna prova, nessun corpo o tracce di esso, solo lo zaino di Anna Lou viene ritrovato in un canale.
Il caso rimane avvolto dalla nebbia, per settimane, fino all’epilogo finale, ma….di chi è il sangue di cui è cosparso Vogel? Che fine ha fatto Anna Lou?
Romanzo di Carrisi che, dopo aver letto le saghe precedenti, il Suggeritore in primis, ma anche il tribunale delle anime, può sembrare si avvincente, misterioso, ma forse un po’ troppo semplicistico, troppo “facile” in confronto alle precedenti opere. Tale impressione viene sovvertita in un finale incredibile dove si chiude il cerchio in modo inaspettato, come se un sottile raggio di luce delineasse i contorni della vicenda fino ad allora immersa nella nebbia, senza però farne luce completamente.

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Il Suggeritore, il tribunale delle anime
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Alberto30 Opinione inserita da Alberto30    15 Marzo, 2016
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SIAMO TUTTI COMPLICI


Il thriller di Donato Carrisi è potente. Prepotente ed a tratti addirittura fastidioso quando i sedicenti deboli appaiono vittime sacrificali inermi dinnanzi all’ ipocrisia ed alla forza dell’ opinione pubblica.
Una trama imprevedibile in cui nulla è come appare, costante la fusione e lo scambio tra vittime e carnefici. Tutti attori interscambiabili sul palcoscenico della vita, nessuna prima donna, ognuno sacrificabile.
Un investigatore atipico come protagonista. Uomo opportunista senza particolari capacità professionali se non quelle di trarre il massimo beneficio da ogni situazione. Uno squalo che nuota nelle torbide acque della giustizia e del giustizialismo, dal quale cerca di trarre massimo vantaggio anche a discapito di innocenti. Anch’ esso si ritroverà però imprigionato nelle maglie del sistema e diventerà vittima a sua volta.
Thriller intelligente oltre che avvincente. Una trama fitta che ci porterà in un paesino di montagna, teatro delle vicende e sfondo della disgregazione umana cui assiste l’ inerme lettore. Un omicida diabolico in cerca di una nemesi reale che non trova però corrispondenza ed una redenzione morale che può passare solo attraverso la morte e l’ omicidio stesso.
Perché la giustizia, sembra volere dire Carrisi, non va necessariamente di moda. Anzi.

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Lonely Opinione inserita da Lonely    11 Marzo, 2016
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Il cinismo del detective Vogel?

Certo è stato difficile farsi piacere il detective Vogel, praticamente sono dovuta arrivare alla fine del libro per rivalutare il personaggio!
Ma mi rendo conto che sono troppo abituata alla figura dell'ispettore romanzato, ossia perfetto, pignolo, onesto, con senso etico e soprattutto risolutore.
Beh Vogel è tutt'altro, anzi è l'opposto. Un viscido opportunista che sfrutta i media a suo piacimento, manovrando tutti e tutto (perfino le prove) per ottenere ciò che vuole, anche a discapito delle vittime.
Questo giallo, non è un romanzo ma una lucida analisi della realtà di oggi, e di tutto ciò che di perverso si scatena intorno a un caso di cronaca nera dei nostri giorni.
Il crimine viene usato, dai mezzi di comunicazione, come uno strumento per fare audience, e Vogel, che sa perfettamente come funziona, lo usa, anche lui , a suo piacere, sfruttando ogni opportunità che possa tornargli utile a portargli soldi e pubblicità.
Il giallo narra l'ennesimo caso di scomparsa di un'adolescente, con il classico sospettato, insospettabile, vittima apparente di un cinismo dilagante.
Senza svelare nulla, mi limito ad osservare, che nonostante l'originalità, il romanzo tende ad essere un po' scollegato in alcuni punti, o sono sempre io che non prendo dimistichezza con i salti temporali (ho lo stesso problema con i gialli di Costantini)!
Il finale, a sorpresa, però rivaluta il romanzo e il detective, e per fortuna mi ha piacevolmente spiazzato!
Dipende sempre da ciò che ci aspettiamo da un libro, e io, personalmente, da un giallo mi aspetto evasione...beh questo di sicuro non ti fa evadere dalla realtà!

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violetta89 Opinione inserita da violetta89    29 Febbraio, 2016
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ELOGIO DELLA PAZZIA E DEI MEDIA

Rispetto a quello a cui ci aveva abituato Carrisi fino a questo momento, storie molto cruente e anche un po' macabre con serial killer disturbati, qui sembra invece affrontare una trama più concreta e reale.
Siamo in un paesino di poche anime rinchiuso su una montagna dimenticata da tutti, dove tutto ruota intorno alla confraternita e alla miniera, ecco che un giorno una ragazzina di 16 anni scompare nel nulla. Cosa è successo ad Anna Lou? E' una ragazzina modello, ancora molto infantile, n quel paesino dove tutti sanno tutto, com'è possibile che nessuno si sia accorto del suo rapimento? E' così che viene mandato a indagare Vogel, un agente di tutto rispetto (a parte quell'ultimo caso che lo perseguita) ma che usa dei metodi alquanto dubbi. Trovare il colpevole passa per lui in secondo piano, al primo posto ci sono i media: come un vero e proprio regista, Vogel sa come sfruttarli al meglio, come catturare l'attenzione del pubblico, come e quando piazzare dei colpi di scena studiati a tavolino e lo scopo finale è quello di mitizzare la propria figura.
Ed è qui che nel lettore sorge un dubbio spontaneo: l'agente Vogel così preso da questo vortice dei media, sarebbe pronto anche a falsificare le prove e a sacrificare un innocente pur di realizzare i suoi scopi ed ottenere uno share più alto in tv? Il professore accusato del rapimento, è davvero il mostro che si vuole fare credere o è solo una vittima di questo circo mediatico studiato ad arte?
L'argomento trattato è sicuramente molto attuale: questa spettacolarizzazione del crimine, la morbosità del pubblico nel voler conoscere anche i più piccoli dettagli, e l'accanimento che ne consegue sono ormai pane quotidiano di molti talk show e contenitori pomeridiani. Presentatori e "giornalisti" che speculano sulle morti e sul dolore altrui, presunti colpevoli che vengono messi alla gogna mediatica, e se proprio quest'ultimi che ci vengono spacciati per carnefici e mostri fossero realmente innocenti? Si tratta comunque di vite rovinate sia le loro che delle loro famiglie e tutti noi in fondo dovremmo sentirci un po' colpevoli di questo.
Oltre al forte potere dei media, quello che colpisce è anche l'alone di pazzia che circonda i vari personaggi: Vogel appare come un personaggio molto discutibile e strano, il vero colpevole ci stranisce per il movente assurdo, ma colpiscono anche i segreti di altri personaggi secondari e assolutamente fuori da ogni sospetto.
Molto originale il finale, come originale è tutto il punto di vista da cui è raccontato il libro. Bravo Carrisi, hai fatto ancora centro!

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Pelizzari Opinione inserita da Pelizzari    11 Febbraio, 2016
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Senza scrupoli

Piccola comunità e grandi segreti. Questo è uno dei noccioli del nuovo romanzo di un autore italiano davvero speciale, che ancora una volta inventa un intreccio, lo ingarbuglia e ce lo scioglie davanti pagina dopo pagina con accelerazioni anche improvvise via via che ti avvicini alla verità. La storia si dipana attorno alla scomparsa di una ragazzina, Anna Lou. Ed immediatamente il pensiero va a Yara. Ed è una storia che già solo per questo ti smuove tante corde. Particolare è la figura del protagonista: di solito è un ruolo a cui il lettore si sente affine, perché in un giallo l’investigatore, qualsiasi siano i suoi connotati o le sue intrinseche caratteristiche, è sempre un personaggio positivo, perché è attraverso i suoi occhi e grazie a lui che noi arriviamo alla verità. Il protagonista di questa storia è invece odioso. Ed è una delle trovate più interessanti ed originali di tutto il libro. La sua ricerca della verità non è pulita. E la vera nebbia della storia è questa. E se è vero che la gente vuole un colpevole per dare un nome alla paura e per sentirsi sicura, è anche vero che il potere del male che capita a qualcun altro produce effetti balsamici sulla vita degli estranei, che così riscoprono il vero valore delle cose.

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Marta* Opinione inserita da Marta*    09 Febbraio, 2016
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La spettacolarizzazione del crimine

Nella frase che ho dato al titolo é contenuta una gran verità che caratterizza la nostra società. Dal delitto al caso mediatico il passo è breve. Intorno alla tragedia si sviluppa la curiosità dei media che si nutre non di vittime senza voce ma di una spietata caccia al mostro. Le telecamere sono pronte a cogliere il colpo di scena, aspettano di catturare l’immagine del colpevole e tutto, anche la vittima, passa in secondo piano.

Il libro si apre con una scena che inchioda subito il lettore alle pagine: in una notte gelida, lo psichiatra Flores è chiamato dalla polizia di Avechot (paese alpino di confine abitato da una comunità fortemente religiosa, quasi una setta) per far luce su quanto è successo all’agente speciale Vogel, trovato in stato confusionale in seguito ad un incidente d’auto. Illeso ma coperto di sangue, evidentemente non suo.

Secondo uno schema ormai classico ma ancora capace di generare la giusta suspense, un flashback ci porta a qualche tempo prima, quando in paese è appena scomparsa la sedicenne Anna Lou, appartenente ad una delle famiglie più devote della cittadina, sparita nel tratto di strada che separa casa sua dalla chiesa. E’ proprio Vogel ad occuparsi del caso, e la trama si muove per sbalzi temporali avanti e indietro rispetto al giorno della scomparsa, una tecnica letteraria che usata con sapienza come sa fare Carrisi risulta davvero coinvolgente. Il racconto ci cala in atmosfere perfette per gli amanti del thriller.
Lentamente, e con deduzioni intriganti, Vogel e l’agente Borghi ricompongono i pezzi del mistero: una ragazzina timida e in apparenza quasi senza contatti col mondo, un adolescente ossessionato da lei, imbranato ma con un passato di scatti violenti, e soprattutto un professore, Loris Martini, giunto da poco con la moglie e la figlia ad Avechot per lasciarsi alle spalle un evento (“la cosa”) che Carrisi sapientemente ritarda ad esplicitare, così come è bravo a instillare nel lettore il sospetto che l’insegnante nasconda qualcosa senza fornire prove evidenti e lasciando che il semplice seguirne le azioni aumenti la tensione proprio a causa dell’apparente tranquillità delle situazioni descritte. Improvvisamente Martini si trova al centro dell’interesse dell’opinione pubblica, accusato di essere il mostro, accerchiato dalla rapace e spietata voracità delle tv che lo mettono a rischio linciaggio. Uno dei temi su cui Carrisi riflette in questo romanzo è proprio l’esposizione mediatica dei casi di cronaca nera e per farlo utilizza tutti gli ingredienti che purtroppo ormai ci sono diventati familiari quando avvengono tragedie simili a quella di Anna Lou: la costante ricerca di news, il gossip morboso, i processi televisivi con la gente che condanna e si schiera, la celebrità che seduce anche le vittime.
In una trama fondata sugli elementi classici del genere, il rapporto tra Vogel e la stampa costituisce uno spunto originale che infrange il luogo comune sull’odio dei poliziotti nei confronti dei giornalisti: l’agente speciale li cerca, ne provoca l’interesse perché sa che coi riflettori puntati sul caso avrà a disposizione mezzi più consistenti per le indagini ed una possibilità in più per stanare il colpevole, per non parlare della celebrità personale che la risonanza mediatica gli garantisce. Vogel sa usare i media per i suoi scopi, arrivando a stratagemmi cinici, mantenendosi sempre sul confine ambiguo tra forzare le cose e manovrarle apertamente. Su di lui pesa però il sospetto che in un caso precedente si sia spinto troppo oltre nel voler a tutti i costi consegnare un capro espiatorio all’opinione pubblica. Il lettore rimane gustosamente in bilico: a chi credere? Al poliziotto forse senza scrupoli? Al professore che non riesce ad eliminare la sensazione che nasconda qualcosa? Pian piano ci avviciniamo allo strano incidente di Vogel, con Flores che deve stabilire se il poliziotto sia davvero in stato confusionale o stia recitando. Di certo le convinzioni del lettore vacillano in quella che, ci ha informato Carrisi sin dall’inizio, è la notte “in cui tutto cambia per sempre” e non si vede l’ora di scoprire cosa succederà.

Secondo il mio parere questo romanzo di Carrisi è diverso, per emozioni e coinvolgimento, dai suoi precedenti lavori. Leggendo alcuni suoi lavori precedenti, sono sempre rimasta col fiato sospeso per l’evolversi delle storie. Mi piaceva il modo in cui lo scrittore riusciva a spiazzare il lettore. La verità era sempre nascosta sotto una montagna di falsi indizi, ma, alla fine, ogni tassello andava al suo posto e la storia si mostrava in tutta la sua complicata e avvincente bellezza. “La ragazza nella nebbia” è un thriller che inizia in sordina, il ritmo è pacato, le indagini passano quasi subito in secondo piano e l’attenzione è tutta per i media. Vogel ha una tecnica d’indagine che è un mix di tattica e opportunismo. In lui vive e predomina “l’istinto di cattura” ma tutto è basato sulla creazione del caso mediatico, del business che dona profitti a tutti tranne che alle vittime. Condivido pienamente l’opinione dello scrittore sul fenomeno mediatico, tutti noi ricordiamo i fatti di cronaca che hanno attirato l’attenzione del pubblico. Non c’è alcuna pietà per la vittima in questo romanzo, ogni personaggio nasconde qualcosa, la verità è sempre nell’ombra.

Gli ultimi capitoli del thriller mi sono piaciuti tantissimo perché ho ritrovato le atmosfere inquietanti e i numerosi colpi di scena che caratterizzano la scrittura di Carrisi. A ben riflettere l’orrore è di casa anche in questo ultimo lavoro dello scrittore, è un orrore che nasce dalla descrizione della nostra società, degli show che puntano sulle interviste, dietro lauti compensi, ai parenti del “mostro”. Anche per gli inquirenti la giostra mediatica diventa un modo veloce per far carriera. Carrisi si ispira a fatti reali, narra il male che si nasconde nella quotidianità, narra la natura dell’uomo. Il mostro finisce in prima pagina, la vittima viene dimenticata. Fino al prossimo caso di cronaca quando tutto, come da copione, ricomincerà.

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cesare giardini Opinione inserita da cesare giardini    23 Gennaio, 2016
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La nebbia confonde apparenza e realtà

Avechot è un paese sperduto tra le montagne, attraversato dal solito stradone, abitato da valligiani operosi, molti dei quali aderenti ad una confraternita religiosa dai princìpi rigidi. Una multinazionale mineraria ha scoperto importanti giacimenti ed ha comprato terreni facendo la fortuna di molti abitanti, senza stravolgerne la vita. La sonnolenta vita di paese procede senza scosse, quando un evento improvvisamente la scuote : una ragazzina dai capelli rossi, Anna Lou, scompare nel nulla, come inghiottita dalla coltre di nebbia che non di rado avvolge l’abitato, rendendo indistinti i confini fra uomini e cose. Si mobilitano le persone, si materializza un equivoco e singolare agente speciale, Vogel, che dirige le ricerche e che è ben noto per la sua smania di protagonismo e per la capacità di trasformare casi giudiziari in spettacoli per le luci della ribalta dei media. La narrazione è serrata e avvincente, scandita (con frequenti flash back) dal ritmare dei giorni che trascorrono dal momento della sparizione e animata da numerose figure apparentemente integre ma che potrebbero nascondere segreti inconfessabili. La scomparsa della ragazzina nelle nebbie della sera diventa un pretesto per guidarci verso realtà inimmaginabili, ove quasi sempre le apparenze ingannano e nascondono abissi di malvagità, che nel finale del romanzo si appalesano riservando ai lettori emozioni in crescendo. Ambigui vicini di casa, un insegnante dal passato irreprensibile, un illustre psichiatra collezionista di trote imbalsamate, un avvocato maneggione, compagni di scuola apparentemente fidati non sono in realtà come appaiono : le certezze dell’agente speciale Vogel vacillano, il presunto colpevole, inchiodato con prove fasulle o addirittura false, non sembra responsabile della scomparsa della ragazza facendo crollare il castello accusatorio: antichi rimorsi riaffiorano assieme all’ombra di un vecchio serial killer che aveva più volte ucciso trent’anni prima. Insomma il romanzo non fa che confermare che Donato Carrisi è un giallista con i fiocchi e che la sua fama è strameritata. Lascia con il fiato sospeso fino all’ultima pagina, dosando con perizia pesi e contrappesi e suggerendo con mano leggera che spesso nelle nebbie apparenza e realtà si confondono e si ingannano a vicenda.



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ferrucciodemagistris Opinione inserita da ferrucciodemagistris    09 Gennaio, 2016
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"La storia la fanno i cattivi"

L’esposizione mediatica dei delitti più efferati commessi negli ultimi venti anni ha avuto, e continua ad avere, una crescita costante senza soluzione di continuità; la gente è molto interessata ai fatti di cronaca nera tanto da far sì che i più noti canali televisivi diano ampio spazio a programmi che, oltre a raccontare i fatti, evidenziano nel dettaglio le varie prove indiziarie, cercano di penetrare, per mezzo dell’opinione di esperti criminologi, giornalisti, psichiatri, investigatori, la psicologia del presunto colpevole e le cause e/o motivazioni che inducono a commettere certi crudeli crimini.

L’opinione pubblica vuole e pretende giustizia ma, in primis, anela alla scoperta del colpevole mettendo in secondo piano e trascurando, a volte, chi è vittima del reato; in pratica, quindi, la storia è fatta dai cattivi.

Il cappello iniziale fa parte del nuovo romanzo thriller-noir di Carrisi che ancora una volta tiene i lettori in una situazione mozzafiato con situazioni ad alta tensione emotiva. L’ambientazione ha luogo in un piccolo paese abbarbicato sulle Alpi in cui la comunità locale vive la propria esistenza in maniera metodica dove la maggior parte degli abitanti si è arricchita grazie alla vendita di terreni sotto i quali una multinazionale ha scoperto un giacimento minerario di alto valore industriale. Tutto procede secondo una calcolata routine fino a quando, alla vigilia delle feste natalizie, una ragazzina adolescente scompare misteriosamente lungo il breve tragitto che avrebbe dovuto condurla dalla propria abitazione alla parrocchia.

E’ un evento che porta scompiglio nel tran tran quotidiano della popolazione; si mette quindi in moto un’organizzazione poliziesca con a capo delle indagini un famoso agente speciale alla ribalta dei riflettori per aver risolto in maniera brillante molti casi delittuosi e, inoltre, i mezzi d’informazione non tardano a intervenire non appena hanno il sentore di scoop giornalistici che producono “business” mediatico da trasmettere via etere e su carta stampata .

Ma non tutto ciò che appare è veritiero; gli accadimenti sono molteplici e rocamboleschi con un susseguirsi di colpi di scena tali da costringere sia gli inquirenti sia i media a rivedere le proprie idee in merito al colpevole che in tutti i modi, anche servendosi della truffa e dell’inganno, deve essere mostrato alla gente per tranquillizzarla e per colmare la lacuna di giustizia. Nella piccola comunità di montagna in molti hanno segreti da nascondere; nessuno è insospettabile malgrado si eviti di porsi il problema.

L’agente speciale a capo dell’indagine dovrà affrontare realtà sconosciute e subirà sia incensamenti sia tracolli fino alla soluzione dell’enigma del quale sarà anch’egli vittima scarificale.

Un thriller noir psicologico che non dà tregua al lettore poiché lo avvolge nella sua aurea vorticosa.

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alessio Opinione inserita da alessio    03 Gennaio, 2016
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DOV’E’ ANNA LOU?

DOV’E’ ANNA LOU?

A porsi questa domanda non sono solo i genitori della povera ragazzina sparita da Avechot, un paesino sperduto in mezzo alle Alpi,dove tutti sanno tutto di tutti e le giornate passano con la solita routine e monotonia di sempre, ma grazie all’agente speciale Vogel che il misterioso caso di cronaca diventa l’interesse principale delle tv locali e dei media.
Anna lou è una ragazzina di circa sedici anni, capelli rossi molto timida amante dei gatti la quale spera in un giorno di averne uno tutto per se, passa le sue giornate tra scuola, casa e la confraternita dove i suoi genitori molto credenti ne fanno parte, le uniche sue amicizie sono il suo diario personale e la sua compagna di scuola Priscilla.
Vogel è un’agente speciale incaricato a risolvere il mistero ed è proprio grazie a lui che Avechot da tranquillo paesino si trasforma in un caotico andirivieni di giornalisti e curiosi, questo perché il nostro agente è una persona molto egocentrica,è uno a cui piace stare al centro dell’attenzione, farsi notare, ed è molto bravo nel suo lavoro che pur di attirare l’attenzione di giornalisti e curiosi,riesce a trasformare un caso di scomparsa in un caso mediatico ponendo l’attenzione per il successo dei suoi risultati e su come conduce le indagini per arrivare ad incastrare il colpevole,il “mostro”.
E chi è il colpevole?dov’è Anna?e’ ancora viva?cosa c’e’ scritto in quel diario?E perché proprio Lei?
Sono molte le domande che si pongono per risolvere questo caso, ma per poterle scoprire bisogna addentrarsi dentro la nebbia di questo racconto per cercare uno spiraglio di luce per far chiarezza.
Anche stavolta Carrisi non delude, ottimo libro pieno di colpi di scena,tutto descritto alla perfezione: i dialoghi,i personaggi, i luoghi, è proprio un’ottima storia, un bel libro da leggere, ottimo anche per capitoli non troppo lunghi da leggere e uno tira l’altro invogliando il lettore a continuare a leggere per scoprire la fine, ancora più ricca di colpi di scena.

Aspetto il prossimo libro!!

Buona lettura

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lapis Opinione inserita da lapis    18 Dicembre, 2015
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Il lato oscuro della luce

E’ quasi Natale quando una ragazzina scompare nella piccola comunità montana di Avechot. Sulla vetrina della tavola calda c’è una foto. Un nome, “Anna Lou”. Una domanda, “Mi hai visto?”. L’agente speciale Vogel la guarda e ci aspettiamo l’avvio di una battuta di caccia.

Invece il caleidoscopio ruota. Tric. Protagonista non è l’indagine, è il circo mediatico. Vogel usa tutte le leve dello show business per destare l’interesse dei media, indirizzare l’opinione pubblica, costruire la sua gloria. Sa quello che il pubblico vuole, un colpevole. E lui da gran burattinaio sembra padrone di tutte le mosse per soddisfarlo.

Tric. Lo specchio si sposta ancora, sulla piccola comunità. Il sospetto si propaga come un’epidemia, si annida sulle tavole delle famiglie, alle funzioni religiose, sui banchi di scuola. La gente vuole il mostro, ne ha bisogno per esorcizzare le proprie paure. Dove si nasconde?

Tric. Ed ecco in scena lo spettacolo della giustizia. Ma chi è innocente e chi è colpevole? Il poliziotto superbo che crede di aver la verità in pugno e che gioca con i media per arrivare al proprio scopo, a qualunque costo? La comunità che conforta la famiglia affranta, si scandalizza dell’orrore, si vergogna del clamore ma si ciba a quello stesso banchetto fatto di interviste, opinioni, processioni? O noi, un po’ spettatori e un po’ colpevoli, perché anche noi vogliamo sapere e leggiamo avidamente per avere la nostra parte di verità.

Un libro originale che stupisce per le sue mille sfaccettature, sorprende con i suoi continui cambi di rotta, coinvolge con i suoi giochi di luci e ombre. I riflettori proiettano sullo schermo verità, giustizia, realtà e finzione, a noi indovinarne i confini. Se siamo capaci.
Da non perdere per gli amanti del thriller. Leggerò sicuramente altro di questo autore.

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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    04 Dicembre, 2015
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È il cattivo che fa la storia

"È il cattivo che fa la storia": questo è il punto di partenza per la narrazione del thriller LA RAGAZZA NELLA NEBBIA. Donato Carrisi è bravissimo a parlarci dei cattivi e a raccontarci le dinamiche perverse delle loro menti. Solo Carrisi è in grado di parlarci dell'immaginario o ipotetico uomo, tanto malvagio da celarsi e celare nella nebbia i propri efferati crimini. Carrisi ce ne parla così bene da farcelo sentire come se fosse reale, come se esistesse anche al di là della pagina, come se anche noi ne avessimo sentito parlare in tv o lo potessimo incontrare.
Sino ad ora, ho adorato ogni romanzo di Carrisi che ho letto, ma mi ero anche convinta che la perfezione, in ambito psico-criminologico, l'avesse già raggiunta con il romanzo IL SUGGERITORE, ma mi sono dovuta ricredere perché le dinamiche di LA RAGAZZA NELLA NEBBIA hanno quel qualcosa in più che le rende, non soltanto verosimili, ma quasi tangibili. Nessuno è riuscito ad arrivare ad un livello tanto alto fino ad ora. Questo libro è davvero diverso dal solito.
LA RAGAZZA NELLA NEBBIA è il romanzo perfetto, che ti entra dentro la mente come i tanti casi di cronaca che si seguono in tv e parte proprio da un ipotetico caso di cronaca e da un agente speciale, troppo zelante nella sua ricerca del cattivo di turno.
L'ambientazione è un paesino di montagna, un piccolissimo comune, dove tutti si conoscono, rintanato in una valle profonda fra le ombre delle Alpi. È una notte gelida quando misteriosamente, mentre percorre i pochi metri che la conducono da casa sua alla chiesa, scompare la piccola Anna Lou.
È una ragazzina timida, senza malizia, dall'aspetto ancora troppo acerbo: capelli rossi e lentiggini. Ma Anna Lou è la vittima perfetta che brilla per la sua innocenza e che conquista subito il pubblico.
L'agente speciale, chiamato ad indagare sulla scomparsa, è Vogel, al quale non interessano il dna o i rilievi della scientifica, poiché è abituato a condurre le indagini con una tecnica tutta sua che lo porta a seguire, forse troppo, l'istinto e a pilotare i media. È lui che fa diventare quella di Anna Lou Kastner un caso mediatico. È lui che riesce a soggiogare l'opinione pubblica. Ma Vogel è anche un uomo che pecca di vanità, ossessionato com'è dall'abbigliamento di classe, non riesce a darsi un limite. Inoltre ha una grave macchia che oscura il suo passato professionale. Vogel, però, non vuole commettere due volte lo stesso errore, ma non sa per quanto riuscirà a tenere fede al suo proposito.
Già dalle prime pagine capiamo molto di Vogel, o meglio crediamo di aver capito.
Il thriller inizia con lentezza. La narrazione introduttiva-descrittiva della vicenda di cronaca progressivamente si stringe intorno all'unico sospettato e anche il ritmo cambia, diventando serrato. Poi ricomincia daccapo, cambiando punto di vista e raccontando altri dettagli. Ma i colpi di scena non finiscono mai, man mano che l'intreccio si infittisce di indizi che non si trasformano in prove. Tutto avviene sotto gli occhi delle telecamere, dove l'unica assente continua ad essere la povera Anna Lou.
All'unico sospettato viene subito dato un consiglio: "Dimenichi di essere innocente".
Ma tutto questo è solo l'inizio, perché la caccia al cattivo ha molti retroscena da svelare.
Coinvolgente e psicologicamente stimolante, è un thriller che tiene il lettore incollato alla pagina.

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Sydbar Opinione inserita da Sydbar    02 Dicembre, 2015
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Vanità, decisamente il mio peccato preferito

E bravo il nostro Donato (applauso), questa volta hai davvero vestito gli abiti dell'autore malvagio, dello scrittore un po' prestigiatore, del regista delle vite quotidiane...
Avrai adorato come me il film "L'avvocato del diavolo": vanità, decisamente il mio peccato preferito...vero?
Ottima prova, il tuo stile si è affinato ma purtroppo leggendo questa tua opera mi è parso di leggere un quotidiano...causa contenuti; la mente è corsa ai fatti di cronaca...Brembate, Cogne, unabomber.
Tranquilli lettori non ho rivelato nulla, assolutamente, anche perché il buon Carrisi ha saputo edulcorare sagacemente la storia che risulta vincente. Ah scusa Donato, una domanda, permetti? Si dai me lo devi...ma se Vogel avesse risposto? Sai a cosa ed io non posso rivelare oltre per non scivolare in spam.
Se vorrai rispondermi mi troverai qui.
Opera scritta magistralmente e i capitoli non lunghi la rendono piacevole e scorrevole nella lettura.
Che dire, questo è un autore a livello mondiale.
Buona lettura a tutti.
Il Syd

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