Bambino 44 Bambino 44

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Pelizzari Opinione inserita da Pelizzari    27 Marzo, 2018
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Freddo e spietato

Storia che inizia con un gioco di bambini che finisce male...e da lì deriva una catena di eventi crudeli, che forse non ti aspetti, e che comunque ti sorprendono. All’inizio la lettura non è così facile da ingranare. Poi ti accorgi che è proprio la violenza il messaggio principale che questo libro ti vuole trasmettere. E’ un romanzo cupo, che ti lascia addosso un senso di angoscia ed oppressione non ben definibile. Se riesci a superare questa sensazione, riesci ad apprezzarne le sfumature, così come anche l’ambientazione ed il contesto. Il ritmo è abbastanza buono: in diversi punti forse è tutto un po’ troppo prolisso. Forse per me è comunque stata una lettura troppo fredda.

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Mian88 Opinione inserita da Mian88    04 Giugno, 2015
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C'era una volta...

Leo Stepanovic Demidov membro emergente dell'MGB (Ministero per la sicurezza dello Stato) non può più accontentarsi di arresti di falsi colpevoli e di insabbiature comode al fine del bene comune, non dopo che si è reso conto di cosa questo silenzio veramente significhi. La morte del figlio del compagno Fedor è la chiave di volta che porta l'agente a rischiare il tutto per tutto, che lo induce a cercare i veri colpevoli in quello che è un meccanismo idoneo a creare reietti anche quando l'innocenza dei predetti è palpabile. Parallelamente Demidov è anche un uomo che crede nell'amore e nel proprio matrimonio, un soldato che seppur ligio al dovere non può condannare la moglie Raisa quando questa è incolpevole, non può consegnarla a chi vuol tramutarla in una dissidente, in una anti-sovietica laddove il suo unico crimine è quello di fungere da pedina per dimostrare la lealtà del marito al sistema. La pena? L'umiliazione. Il degradamento ai lavori più umili nella milizia, un filone della polizia paragonabile a niente e con valore esiguo se non nullo. Affiancato da una riscoperta moglie, le indagini del nostro protagonista si concreteranno e nonostante tutte le mortificazioni e l'esilio questo riuscirà a ricostruire i passi dell'assassino e mutilatore di bambini, riscoprendo se stesso e le falle di quell’apparato che da predatore lo ha reso preda.
Avvincente, ricco di contenuti storici e stilisticamente soddisfacente, Bambino 44 è un romanzo che si fa gustare pagina dopo pagina, un componimento che esige di essere assaporato con calma, senza fretta, uno scritto che riesce a scattare una istantanea di una società nei suoi pregi e difetti dando chiaramente idea al lettore del governo instaurato in un tempo non troppo lontano e su un territorio troppo vasto da amministrare.
Ispirato infatti alla realtà storica il testo unisce alla potenza narrativa l'inquietante ritratto di un regime di terrore creando suspence, stimolando la curiosità e mantenendo vigile l'attenzione di chi legge. Basato sulle vicende di Andrei Cikatilo, pluriomicida a cui possono essere ricondotte almeno 56 vittime tra donne e bambini nel lasso di tempo che va dal 1978 – data della prima morte – al 1990 – anno in cui è stato arrestato – , Child 44 è il primo lavoro di Tom Rob Smith e senza dubbio spicca per qualità e contenuti.

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A chi cerca un romanzo completo tanto dal punto di vista storico che narrativo. Lo stile è semplice ma le ricerche poste in essere dall'autore per completare l'opera sono accurate e donano al componimento spessore compensando la scrittura adottata. Il mistero, infine, incuriosisce il lettore che pagina dopo pagina è spronato a ricostruire il puzzle.
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Vincenzo1972 Opinione inserita da Vincenzo1972    08 Febbraio, 2015
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Pericolo alta tensione

Ci sono libri che fanno riflettere, molti altri che insegnano o spiegano teorie aprendo la mente, ce ne sono diversi che lasciano indifferenti e ce ne sono alcuni, alquanto rari direi, che generano emozioni.. emozioni di tipo diverso, passione o paura o rabbia, ma tanto intense da sembrare impossibile che un libro possa avere tale potere; in fondo un libro è solo un oggetto materiale, un susseguirsi inanimato di parole, manca persino dell'impatto visivo che può suscitare un film ad esempio.
Il romanzo di Smith rientra senza dubbio in questa categoria.
Sicuramente un ottimo thriller, trama ben svolta e coinvolgente nel suo evolversi, con un'impostazione classica che prevede un 'prologo' il cui prosieguo si concretizza solo nei capitoli finali. Tale impostazione rende, quindi, abbastanza semplice intuire 'chi sia l'assassino' ma la storia coinvolge così tanto da rendere ininfluente tale aspetto.
Perchè non è l'indagine poliziesca il punto di forza di questo romanzo; se fosse così, Bambino 44 non emergerebbe e non si distinguerebbe nella miriade di romanzi simili.
L'indagine poliziesca sembra quasi un pretesto per raccontare la metamorfosi di un uomo, Leo Stepanovic Demidov, la cui coscienza è stata annullata e plasmata a servizio del regime stalinista diventando membro del MGB, ufficialmente un dipartimento di polizia per la sicurezza di Stato ma che in realtà si avvale del suo potere per eliminare con l'accusa di spionaggio chiunque rappresenti un ostacolo o un pericolo per il raggiungimento del sogno sovietico, l'utopia comunista.
Ma quando quello stesso regime che Leo ha sempre onorato gli si rivolta contro mostrando le sue profonde contraddizioni, Leo reagisce, si ribella e lotta, non solo contro chi cerca di reprimerlo ma soprattutto contro se stesso per infrangere quello strato di ghiaccio che ha avvolto la sua ragione ed il suo cuore, congelando i suoi sentimenti e la sua dignità. Ed è proprio nella descrizione di questa metamorfosi, profonda, drammatica e dai risvolti angoscianti che l'autore mostra la sua notevole capacità di coinvolgimento emotivo.
Non voglio paragonarlo al capolavoro di Orwell '1984', ma leggendo Bambino 44 ho provato le stesse sensazioni, tanto forti quasi fossero reali, quasi fossi io il protagonista della vicenda; quella sensazione di rabbia che ti stringe lo stomaco, ti rode dentro per l'odio che genera, il desiderio di vendetta, di ribellione verso le ingiustizie subite e la spietata malvagità di uomini contro cui è impossibile agire, resi impotenti a causa di un sistema, di un regime senza giustizia, in cui si cercano le colpe e non le prove di innocenza.
E' la capacità dell'autore di rendere tangibile questo senso di rabbia e di vendetta che anima il protagonista, sino a trasmetterlo al lettore in modo così nitido, la vera forza di questo libro.

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Stefano74 Opinione inserita da Stefano74    26 Gennaio, 2015
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Bellissimo

In una Russia glaciale, ancora gestita dal regime Stalinista, essere sospettati significa essere colpevoli e pertanto immediatamente condannabili. La canfora nelle vene è la minima tortura per un regime che non ammette, e non vuole vedere, il crimine. Così il protagonista si ritrova improvvisamente degradato da alto dirigente dei servizi segreti a semplice forza di una milizia locale. Non per questo, però, la serie di omicidi, di cui il regime non ammette l'esistenza, diventa la sua unica possibilità di riscatto.
Un avvincente romanzo condito da un finale ad altissima tensione. Le sorprese, e i sospetti, non finiranno mai trascinando il lettore in una corsa contro il tempo per un testo da leggere tutto d'un fiato.

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Vita93 Opinione inserita da Vita93    17 Dicembre, 2014
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Non ci sono delitti in paradiso

“Bambino 44”, opera d’esordio dello scrittore londinese Tom Rob Smith, è il primo capitolo di una trilogia che sfortunatamente, nei successivi due episodi, non ha saputo mantenere le aspettative generate da questo eccellente debutto.

1933. Nella Russia stretta nella morsa di Stalin, due bambini escono di casa per dare la caccia ad un gatto. Sono disposti a tutto pur di procurarsi un po’ di cibo. Uno dei due non tornerà mai più a casa.
1953. Muore Stalin. C’è un clima pesante, di cultura del sospetto, di continua caccia all’uomo per cercare di scovare traditori ed oppositori del regime.
Leo Demidov è un rispettato ufficiale dell'MGB, la polizia segreta sovietica. Fedele servo del sistema, ligio alle regole, abituato a lavorare nel rispetto dei dogmi staliniani ereditati.
Il crimine in Russia non esiste, semplicemente perché non ci sono casi irrisolti. Sarebbero impurità, imperfezioni. “Non ci sono delitti in paradiso”. In qualsiasi circostanza, l'importante è chiudere velocemente il caso. Tanto che in mancanza di un presunto colpevole, la Polizia arriva spesso ad incolpare emarginati, reietti o persone scomode.
Fino a quando nella vita di Leo accade l’impensabile. Il figlio di un suo collega viene trovato morto, con la famiglia convinta che si tratti di un omicidio. E Raisa, la sua bellissima moglie, viene accusata di essere una spia. Chi sono i colpevoli? Cos’è davvero il paradiso?
Nella testa di Leo si insinua il dubbio, che porterà il personaggio alla scoperta di un nuovo se stesso.

"Bambino 44" è un thriller potente, capace di coniugare finzione e ricostruzione storica, attingendo anche dalla cronaca nera come nel caso del tristemente noto mostro di Rostov.
Il romanzo è pervaso da una sensazione di paura, di costante terrore psicologico, come se i protagonisti si muovessero su una lastra di ghiaccio senza alcun margine di errore.
Ottima la scelta del ritmo della narrazione, così come eccellente è la caratterizzazione dei personaggi, sia principali che secondari.

Il regista Daniel Espinosa girerà un adattamento cinematografico (prodotto da Ridley Scott e rigorosamente bandito in Russia), con un cast di assoluto livello (Tom Hardy, Noomi Rapace, Gary Oldman, Jason Clarke, Vincent Cassel) ed un corposo budget da 44 milioni di dollari.

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Illary Opinione inserita da Illary    25 Luglio, 2014
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La paura vera

Russia, 1933. La popolazione stremata dalla fame è alla disperazione, due bambini rincorrono nel bosco un gatto scheletrico per mangiarlo, è l'unico essere vivente rimasto nel villaggio dopo che la popolazione ha cotto persino gli stivali di pelle per sfamarsi, e si cominciano a verificare episodi di cannibalismo. Uno dei ragazzini non farà mai ritorno a casa.
Russia 1953. La popolazione vive nel terrore totale, qualsiasi atteggiamento o parola appaia anche lontanamente in contrasto con il regime di Stalin, provoca un'immediata deportazione, la tortura e la morte. Nessuno è insospettabile e la psicosi di essere sorvegliati e di poter essere arrestati ricorda vertiginosamente l'ambientazione orwelliana di "1984".
Il protagonista del romanzo è Leo Stepanovic Demidov, un dipendente della polizia segreta russa totalmente convinto che, per il bene dello Stato e per il trionfo del regime, tutto sia permesso. Le sue certezze crollano quando viene incaricato di indagare, e quindi incriminare, la propria moglie. La vita di Leo si trasformerà quindi nella ricerca della verità e di un pericoloso assassino che sventra i bambini, ma del quale lo stato rifiuta di ammettere l'esistenza.
Un libro bellissimo, ben scritto e che vanta un'ambientazione agghiacciante e da brivido... le pagine trasmettono la paura vera, per la quale non servono mostri, ma bastano gli uomini ed un regime folle ed omicida.

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Francesca2213 Opinione inserita da Francesca2213    09 Luglio, 2014
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Il fratello dimenticato

"Per tutto il tempo era stata un'indagine nel suo passato tanto quanto sui delitti,un'indagine che lo spingeva a tutta velocità verso il confronto con un fratello che aveva cercato di dimentica"

Vorrei iniziare questa recensione con la mia personale distinzione di thriller. Per me esistono tra tipi di thriller che si addicono ai movimenti del corpo. I thriller camminata,cioè quelli lenti,che ti portano piano piano a destinazione,i thriller camminata veloce quelli che ti portano a destinazione più velocemente,ma che non hanno come unico obbiettivo l'assassino e poi i thirller di corsa quelli incalzanti che fai di tutto per finirlo.Detto questo il romanzo sopracitato è un thriller CAMMINATA VELOCE.

Un bambino,Pavel,scompare sotto gli occhi miopi di suo fratello Andrej.Cosa è successo a Pavel? Che fine ha fatto?E vivo o è morto? Bhe la risposta a tutte queste domande non è tanto scontata,perchè vi chiederete leggetelo e capirete. Con queste domande si apre il romanzo,ma poi si lascia andare,quasi si ci dimentica di questa storia perchè tutto ci riporta a Leo,alla sua vita perfetta. E' entrato nella squadra dell'MGB quindi ha un posto d'onore,tutti ai suoi ordine,alla ricerca di una presunta spia,ma fa l'errore di tutta la sua vita che poi è lo scatto principale del libro.Qualcuno vuole incastrarlo,sua moglie è una spia.Avrà mai lui il coraggio di denunciarla?Sa che se lo farà morirà,ma salverà la sua famiglia?Cosa farà Leo?Non vi è dato saperlo.Dalla sua decisione partono varie condanne,parte la caccia all'uomo.Ma chi stanno cercando un assassino o il passato represso di Leo?Chi è quest'uomo che uccide i bambini? Un uomo senza cuore. Li attira a se e li uccide,gli recide lo stomaco che da come cena ai suoi gatti.Ma niente è come appare un assassino tanto efferato che ha ucciso ben 48 bambini,e un uomo normale,ha una famiglia,una moglie che lo ama e delle figlie che lo vedono come un eroe,ma allora perchè fa questo se ha veramente la felicità in pugno? Vedete quante domande sorgono spontanee solo leggendo la trama.
Oltre a una corsa contro il tempo,contro l'assassino,Leo si ritrova ad affrontare anche una lotta contro se stesso,contro il suo passato e soprattutto contro il suo presente.
Ha vissuto nella bugia,in un attimo tutte le sue convinzioni sono cambiate.Tutto quello che ha fatto è sbagliato,ma è troppo tardi per rimediare,deve dimenticare e cercare di fare del bene per cancellare il male. Ma funziona davvero così?

Con questa domanda vi lascio a questo romanzo,io ho l'ebook quindi chi lo vuole basta che mi scriva.
Buona Lettura,
libro che merita davvero tantissimo!

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Baobab Opinione inserita da Baobab    09 Novembre, 2013
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Grazie Marija per aver deciso di morire!

Il mio incontro con “Bambino 44” risale ad un pomeriggio primaverile in cui mi sono detta “Se leggo un'altra storia d’amore, vomito!”.

Dopo un’accurata ricerca, opto per questo libro di Tom Rob Smith, attirata principalmente dal suo incipit:

“23 Gennaio 1933
Dato che Marija aveva deciso di morire, il suo gatto avrebbe dovuto arrangiarsi da solo.”

Voglio presentarvi la mia recensioni basandomi sui due aggettivi che associo a questo thriller: COMPLETO e AGGHIACCIANTE.

Non mi soffermerò sulla trama “superficiale” del libro, la caccia all’assassino. Questo aspetto è sicuramente il collante di tutta la vicenda, ma anestetizzati come siamo dalla cronaca e dalle serie TV, il nostro serial killer sarà in un certo senso, solo uno dei tanti.

Quella non comune è invece la caratterizzazione del personaggio principale, Leo Dominov. Perfetta! Un essere vivente in carne e ossa, altro che carta e inchiostro!
Nell'Unione Sovietica del 1953, Leo è un ufficiale dell'MGB, lo conosciamo mentre mette a tacere l’omicidio del figlio di un collega, lo vediamo in azione, impegnato a convincere la famiglia in lutto che si è trattato solo di un tremendo incidente. Non ci sono nè assassini nè furti nella Russia sovietica, la violenza è frutto del Capitalismo!
Un campanellino di allarme ci dice che questo Leo è “dalla parte dei cattivi”. Ci viene fatto intendere che ha un ruolo di spicco nell’MGB e che l’ha ottenuto servendo fedelmente lo stato, quindi, con ogni probabilità, occultando, torturando e uccidendo! Leo vive la sua vita in modo completamente distorto, è un fantoccio, riesce a vedere solo quello che gli viene detto di vedere! Vede una moglie bellissima che lo ama profondamente, vede città pulite, vede una Russia senza violenza, vede la felicità, ma la verità è che non sta guardando!

Poi, la svolta.

Un’accusa sorprendente, scegliere se denunciare qualcuno di amato (e quindi condannarlo a morte certa!) o credere nella sua innocenza e andare contro lo stato. Una luce si infiltra all’interno dell’animo oscuro di Leo. E se tutto quello in cui ha creduto fino a quel momento fosse sbagliato? Se fossero stati tutti grandi errori?

E’ caos!

Insieme alla luce, si fa strada la consapevolezza di essersi macchiato di crimini imperdonabili, per un ideale irrealizzabile. Quelli che credeva suoi amici, lo detestano!

E’ solo!

Poi, la caccia al serial killer, una caccia segreta, una battaglia personale contro lo Stato che vorrebbe un insabbiamento della faccenda. Il tentativo di redimersi, di ritrovare un po’ d’umanità : da qui la COMPLETEZZA. Impossible definire questo libro solo un thriller! C’è la disperazione di aver vissuto nella finzione, l’angoscia del chiedersi “che persona sono io?”, c’è il bisogno di trovare di fronte a tanta durezza dei sentimenti autentici e c’è tanta Storia. Sì Storia con la S maiuscola, Storia vera e per questo, AGGHIACCIANTE.
Già dall’incipit, in un villaggio dell’Ucraina del 1933, dove ci viene presentata la situazione delle campagne, durante l’allucinante periodo di industrializzazione forzata ad opera di Stalin, sentiamo un brivido lungo la schiena. Sarà un brivido perpetuo, per tutto il libro. Nel 1953 veniamo catapultati in una realtà inquietante, dove esprimere liberamente il proprio pensiero è punibile con la morte, dove si deve fingere di essere sempre d’accordo con lo Stato, per non rischiare che il vicino ci denunci, dove non sei sicuro neanche dell’affetto di tua moglie e della sincerità di tuo fratello. Dove devi camminare a testa bassa, senza fare polemiche, passare inosservato è l’obiettivo di una vita. Ci sentiamo come in “1984”, braccati, frustrati, terrorizzati e schifati, dalla certezza che questa volta non è finzione, è stata realtà!

Ci chiediamo “e se fosse successo a noi? Che tipo di persone saremmo state?Avremmo tradito o saremmo stati dei combattenti?"

Mi sono dilungata troppo, spero mi perdonerete! Ma questo è veramente un gran bel libro, ne potrei parlare per ore, più scrivo, più mi vengono in mente scene di cui mi piacerebbe raccontarvi!
Se siete alla ricerca di un thriller diverso, provatelo, non ve ne pentirete!


“Alcuni vorranno toglierci la parola, sospetto che in questo momento stiano strillando ordini al telefono e che presto arriveranno gli uomini armati. Perché? Perché, mentre il manganello può sostituire il dialogo, le parole non perderanno mai il loro potere; perché esse sono il mezzo per giungere al significato, e per coloro che vorranno ascoltare, all'affermazione della verità. E la verità è che c'è qualcosa di terribilmente marcio in questo paese. Crudeltà e ingiustizia, intolleranza e oppressione. E lì dove una volta c'era la libertà di obiettare, di pensare, di parlare nel modo ritenuto più opportuno, lì ora avete censori e sistemi di sorveglianza, che vi costringono ad accondiscendere e sottomettervi. Com'è accaduto?”
-V per vendetta-

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cuspide84 Opinione inserita da cuspide84    02 Ottobre, 2013
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IMPRONTE NELLA NEVE

Ci sono delle impronte nella neve, due persone devono essersi inoltrate nel bosco, forse alla ricerca di cibo, magari un gatto è sopravvissuto, oppure laggiù gli alberi hanno una corteccia migliore per placare la sensazione di fame… un’impronta è più grande e profonda, è senz’altro quella di un adulto, l’altra invece e piccola e leggera, un bambino che segue silenziosamente e obbediente il suo papà? Improvvisamente le orme s’interrompono, non sono più vicine, ma concentrate in un unico posto, sembra che ci sia stata una lotta! S’intravedono dietro un albero delle macchie rosse che colorano la neve, una cordicella legata stretta stretta a un piedino…

Leo è un membro importante dell’MGB, il suo compito è quello di obbedire allo Stato russo, di credere in tutto quello che gli viene detto, agire su ordini ben precisi, rispettare le regole senza mai metterle in discussione; è molto bravo in questo, freddo e preciso nello svolgere quanto gli viene richiesto, il funzionario modello e come tale è evidente che abbia i suoi nemici all’interno dell’ambiente in cui lavora.

Ha una vita perfetta, una moglie bellissima, una casa con tutti i servizi, un lusso per il periodo (siamo nella Russia di Stalin del 1953), grazie alle sue capacità è riuscito a garantire una sistemazione gradevole anche ai suoi genitori; è rispettato da tutti, ma più che rispetto sembra timore reverenziale per la sua posizione e per l’autorità che rappresenta: quello che lui dice è l’unica verità plausibile per lo Stato, non ci devono essere dubbi su questo, e Leo non ne ha, almeno fino a quando non gli viene ordinato di indagare su una donna che si ritiene essere una spia, un pericolo per lo Stato: Raisa, sua moglie.

E’ da qui che il romanzo prende una piega diversa, Leo metterà in discussione tutto ciò in cui credeva fino a diventare una persona completamente diversa, fino a trovarsi faccia a faccia con la sua infanzia, sepolta nella mente e occultata grazie alle droghe che era costretto a usare per essere sempre vigile e attivo ad ogni ora del giorno e della notte.

Un thriller che non lascia mai un momento di respiro, i ritmi sono sempre serrati, il pericolo è ovunque e la brutalità umana si manifesta quando meno si è preparati a una sua manifestazione; le descrizioni delle condizioni di vita e di lavoro delle persone, del trasporto dei prigionieri, innocenti ma colpevoli per voglia dello Stato, verso i gulag, sono atroci, molto simili alle deportazioni degli ebrei nei campi di concentramento: un thriller crudo, dalle tinte forti, di un rosso sangue che macchia la neve di un colore troppo naturale e umano per essere vero.

Consigliatissimo, si basa su una realtà storica, ahimè, realmente esistita.

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Cry3010 Opinione inserita da Cry3010    06 Luglio, 2013
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MOLTA STORIA, POCA PAURA

Iniziando questo libro avevo delle determinate aspettative, ma onestamente non pensavo che metà libro fosse dedicato alla storia della dittatura Staliniana. E mi sono resa conto di quanto, un popolo possa arrivare al suicidio per evitare la tortura da un governo tirannico ed esaltato fondato su principi malati e contorti, uomini di guerra costretti ad annullare la loro anima per la patria, robotizzati da un sistema insano. Ma Leo Dimidov servo dei tiranni é il personaggio perfetto per una storia ai limiti dell'umanità e della sanità, visto la sua precisione e il morboso attaccamento ai suoi doveri verso la Madre Patria. Quando la sua vita cambia radicalmente si trova a dover fare i conti con le barbarie imposte dal sistema sovietico, da carnefice diventa vittima; una vittima tenace e disposta a tutto per poter dare giustizia ai 44 bambini uccisi senza un'apparente motivo.
Mi soffermo particolarmente su Leo e il sistema sovietico perché é la parte del libro, a mio paraere, di maggior rilievo, il caso dei 44 bambini e' solo un contorno, quel contorno che durante la lettura ci permette di fare supposizioni, ed indignarci di fronte all'ignoranza e la superiorità di un sistema che fa acqua da tutte le parti.

Quest'autore mi e' piaciuto, vorrò ancora leggere i suoi romanzi, ha una buona scrittura che merita attenzione. Bambino 44 poteva essere più avvincente e truculento dando maggior importanza al killer ed alle sue motivazioni, in poche parole volevo avere molta più paura durante la lettura.

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Marta* Opinione inserita da Marta*    18 Giugno, 2013
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....BRIVIDI....

Questo é un libro che fa venire i brividi leggendolo, che raggela l'anima. Il bambino 44 del titolo é la la quarantaquattresima vittima, quindi già si può capire che scenario agghiacciante ci aspetta. Già la copertina del libro (un uomo, solo che cammina seguendo le rotaie, mentre sulla neve ci sono macchie di sangue) comunica immediatamente il senso di solitudine. E la solitudine a cui mi riferisco è quella peggiore, quella in cui ci si trova attorniati da mille persone ma di cui non ti puoi fidare e scambiare neppure una parola. È questa l'Unione Sovietica del 1953. Chiunque è una possibile spia. Chiunque è pronto a tradirti se il risultato può essere una facilitazione anche minima della vita quotidiana. L'unione Sovietica del 1953 è fondata su un sistema che addestra i suoi adepti alla crudeltà e coltiva le paure del popolo. La vita di ogni cittadino è sotto il costante mirino di una Polizia di Stato che per il bene comune si fa portavoce di una legge che punisce e basta. Sei sospettato? Considerati già morto. Così deve essere. Così è.

Il romanzo inizia nel 1933, in un villaggio dell’Ucraina, dove due bambini inseguono un gatto scheletrico nel bosco. Il villaggio è un villaggio di disperati, in cui regna sovrana la fame, a seguito della folle politica staliniana di industrializzazione forzata con il risultato di sette milioni di morti, episodi di cannibalismo e la distruzione completa della società contadina.
Si è disposti a mangiare chiunque e qualunque cosa pur di sopravvivere anche se per poche ore. I due bambini rincorrono di nascosto nel bosco questo gatto per fare una sorpresa alla madre: un pasto caldo come non succedeva da tantissimo tempo. Alla fine di una concitata lotta in cui hanno loro la meglio il sipario cala bruscamente sulla scena di un uomo che brandisce un bastone e uno solo dei bambini che torna a casa, a mani vuote. Immagazziniamo in un angolo della mente la scena dei fratellini affamati - dovremo riprenderla molto più avanti nel corso della vicenda che compie un balzo in avanti, a vent’anni dopo.
È il febbraio del 1953, poco meno di un mese dopo sarebbe morto Stalin, ci sono ancora due fratellini al centro della scena, giocano a palle di neve, litigano, il più piccolo si allontana, verrà trovato morto. È lui il “Bambino 44”: la versione ufficiale dice che è stato travolto dal treno, che era troppo vicino ai binari. Ma suo padre fa parte della polizia segreta e cerca di ribellarsi alla legge del silenzio: suo figlio aveva la bocca piena di terra e l'addome lacerato. Suo figlio, cinque anni non ancora compiuti, è stato assassinato. Questo è il problema: non esiste la criminalità nella Russia sovietica, i delitti sono il prodotto della società capitalista. Quando si verifica qualche morte ‘impropria’, l’importante è incriminare subito qualcuno - un ubriacone, un vagabondo, un relitto della società - che sia plausibilmente il colpevole. E non in grado di replicare. Ma anche se lo fosse… i sistemi che si applicano nel famigerato carcere della Lubjanka sono tali da far confessare qualunque cosa a chiunque.
È proprio a questo punto che entra in scena l'eroe del romanzo, Leo Stepanovic Demidov e non ci piace per niente, ne facciamo la conoscenza in una stanza del Condominio 18 dove abita il collega, padre del bambino morto. Leo è un servo di quello Stato maledetto, ubbidiente alle direttive: bisogna dire a dei genitori in lacrime che non è vero che il bambino è stato trovato nudo, che non c’era nessuna orrenda lacerazione, che è stato un incidente.
Archiviata questa "bega" si deve occupare di "cose più serie e che competono al suo ruolo": inseguire e catturare la spia Brodskij. Dopo un inseguimento lungo lo cattura e lo riporta alla fattoria in cui abitano i contadini che lo avevano coperto (crimine mortale!). Lì lo attende il suo collega pronto ad uccidere i traditori con le loro figlie. È qui che l'antipatico Leo ci fa intravedere uno spiraglio di qualcosa di nuovo in lui, nel disgusto che prova quando vede uccidere i contadini a sangue freddo, e dopo, quando deve assistere alla tortura per far parlare Brodskij. Dopo la risoluzione del problema arriva il punto di svolta del romanzo: a Leo viene assegnato il compito di sorvegliare sua moglie. Il che significa denunciarla come spia. Oppure essere ritenuto suo complice. Decide di essere leale alla moglie perdendo così la posizione di prestigio, condannando anche i genitori a perdere tutti i vantaggi che il suo ruolo gli aveva procurato. Per cosa poi? Lealtà verso una moglie che troppo tardi gli confessa di averlo sposato solo perché aveva paura di lui e del suo ruolo.
Ci fosse solo questa traccia da seguire, si tratterebbe di un banale romanzo di indagine poliziesca; invece il romanzo diventa straordinario, profondo, angosciante e carico di tensione mentre segue il percorso di crescita di Leo che da legnoso personaggio sgradevole diventa sempre più terribilmente umano grazie all'avvilimento, alle privazione e alla sofferenza. La ribellione lo porterà all'esilio, ma questa volta Leo non subirà le scelte degli altri, perchè vorrà fare giustizia catturando il killer che ormai ha già barbaramente ucciso 45 bambini, tutti secondo lo stesso modus operandi.

Tom Rob Smith é stato capace di creare nel lettore la psicosi di essere sorvegliato, con il risultato di provocare una tensione fortissima. Un consiglio: iniziate il romanzo a fine settimana e annullate ogni impegno. Perché in ogni caso non vi terreste fede, vi dimenticherete di tutto, assorbiti nella lettura.
Bambino 44 è forse il thriller più esplosivo, più sinistro (ma soprattutto più politico) degli ultimi anni.




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Baba Opinione inserita da Baba    25 Mag, 2013
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Servo dello Stato

Finalmente riesco a leggere Bambino 44: era nella mia lista da tempo, non potevo a mancare al ‘thriller più spaventoso e "freddo" che vi sia mai capitato di leggere’ a ‘Una straordinaria opera prima’…. Accidenti… mi ci butto a capofitto. La storia inizia negli anni appena prima della 2° guerra mondiale in una Ucraina fredda e affamata dalla politica di industrializzazione ‘statale’ di massa: non esiste più la campagna, le risorse vengono di conseguenza statalizzate e la gente muore letteralmente di fame tanto che due fratelli si inoltrano nel bosco alla ricerca disperata di un gatto (…una leccornia… devo consigliare il libro ai miei amici vicentini… ?): ma qualcosa va storto nella caccia, il fratello più grande viene catturato, la madre capisce che diventerà cibo per sfamare altre famiglie… Agghiacciante in tutti i sensi il capitolo iniziale… Facendo un salto in avanti di 20 anni facciamo la conoscenza della Russia post guerra e di Leo ufficiale del MGB ossia una sorta di polizia di Stato che seleziona le persone affidabili e dedite al comunismo da quelle che non lo sono. Entriamo in un mondo allucinante dove tutti sospettano di tutti, dove basta essere antipatico a qualcuno per essere additato a spia, essere interrogato nel carcere di Lubjanka con metodi a dir poco ortodossi, a essere deportato ai lavori forzati… Pagine forti, dure, Leo ci appare poco simpatico dedito, quasi alla follia, alla follia staliniana: un giorno però si imbatte in un caso di un bambino barbaramente ucciso con gli organi interni asportati e la sua vita cambia. L’omicidio è un ‘pensiero occidentale’ e la perfezione sociale comunista non lo contempla: si risveglia in lui una parte di umanità che lo porterà a scontrarsi con quella idea di stato da lui tanto amata, lo stato si rivolta contro di lui, la sua famiglia, la moglie. Intanto gli omicidi di bambini si moltiplicano e sono tutti troppo simili, la sua unica via di uscita dal vortice in cui è incappato è risolvere questo mistero: la conclusione è originale ma un pochino affrettata. L’adrenalina scorre a fiumi, i colpi di scena non mancano: lettura scorrevole che ti tiene incollato alla vicenda fino all’ultima pagina. Una riflessione va fatta su questo ‘mondo perfetto’ staliniano, mi chiedo fino a che punto le ideologie di sinistra e destra estremizzate possano fare questo al mondo: c’è chi dice che Stalin (e Lenin) abbiano fatto più morti di Hitler e che i comunisti mangino i bambini, io credo siano uguali, dei mostri, dei serial killer ‘mondiali’. La destra e sinistra politiche non centrano siamo ad un altro livello: si vacilla di fronte agli scontri politici di oggi, non è l’idea malvagia, è l’uomo.. dette queste banalità posso consigliare il libro agli amanti del brivido ‘freddo’

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katia 73 Opinione inserita da katia 73    04 Ottobre, 2012
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Per comprendere

Questa è stata una lettura decisamente fuori dai miei schemi che però devo dire mi ha dato soddisfazione, e una volta di più mi ha fatto apprezzare questo sito che riesce ad allargare i miei orizzonti letterari.
Dovrei dividere in due il voto a essere sincera trovo che sia un ottimo romanzo ma come thriller non gli darei più di un discreto.

Leo è un funzionario della polizia segreta , ligio al suo dovere e soprattutto fedelissimo alla sua grande patria la Russia, non c’è nulla di immorale o sbagliato se fatto in nome della sua patria, nemmeno gli arresti nel cuore della notte, i pestaggi delle sospette spie, tutti devono essere puniti se accusati o sospettati di tradimento.
La Russia del pieno comunismo è uno stato che mira alla perfezione, impossibile che ci siano in giro dei veri criminali, quindi ,quando questo accade i casi vengono sotterrati o liquidati accusando il primo mal capitato a caso, le prove vengono abilmente costruite e nessuno può osare dire la verità o quella che crede tale, i treni che viaggiano per l’inferno dei gulag sono sempre pieni e nessuno ci tiene a salirci .
Il figlio di un membro della polizia viene trovato morto , sui binari dei treni, strani questi ragazzini che giocano nudi sui binari del treno in pieno inverno non trovate ? Il caso viene archiviato come incidente, chi ha detto poi che il bambino era nudo ? Questo testimone è scomparso nel nulla, anzi sono voci di corridoio, il testimone non esiste nemmeno sui verbali quindi caso chiuso . Leo, a capo delle indagini lo deve chiudere o si guadagnerà un bel biglietto per quel famoso treno….
Ha inizio quindi praticamente da questo punto un bel romanzo , ma come ho scritto sopra più che il thriller è il romanzo che mi ha appassionato, l’ambientazione storica la struttura dei personaggi tutti ottimamente caratterizzati mi hanno tenuta incollata al libro, più della ricerca dell’assassino in se ,che comunque si intuisce appena dopo la metà del libro quando compare il suo nome e molti tasselli ritrovano il proprio posto.

Un po’ lenta la prima parte, bisogna tenere duro le prime 100 pagine circa per scoprire poi un bravissimo autore, questo è stato il suo libro d’esordio, complimenti .
Lo consiglio vivamente per aprire gli occhi su quella che è stata la realtà della Russia del comunismo dove ogni individuo era completamente privo di libertà e viveva nel terrore .

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rivendell Opinione inserita da rivendell    11 Luglio, 2012
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Tutti sono al sicuro, nessuno è sicuro

Thriller angosciante, ma non per l'assassino seriale di bambini, lui è una presenza quasi marginale, un pretesto per raccontare la storia di Leo, agente del MGB (qualche anno dopo sarebbe diventato KGB), e, soprattutto, la storia dell'Unione Sovietica sotto il regime Staliniano.
Tutto è grigio in questo romanzo, un grigio che, in diverse situazioni, si macchia di rosso, un rosso sangue.
Il sangue delle persone torturate e uccise dal regime, il sangue delle vittime dell'assassino, il sangue delle vittime dei gulag, il sangue che nessuno vede, e anche se dovesse vederlo se ne deve dimenticare.
Leo è uno stimato agente della polizia di stato, ligio al dovere, fedele alla madre Russia, una persona da temere per il lavoro che fa, e per la solerzia con cui lo esegue.
Il figlio di un suo collega viene trovato morto, investito da un treno, la versione ufficiale è questa, non fa niente se il bambino era nudo e gli avevano asportato lo stomaco.
Il crimine non esiste nella perfetta società russa, gli omicidi appartengono solo alla decadente società occidentale.
In Russia stanno tutti bene, hanno una casa, un lavoro e uno stipendio...ma fino a quando?
Basta pochissimo per essere sospettati di condotta scorretta verso il regime, basta una semplice accusa della persona giusta e la tua vita, in un attimo, finisce.
Ti sbattono su un treno con un biglietto di sola andata verso la morte sicura dei gulag.
Il regime sta in piedi incutendo la paura nei cittadini, chiunque può essere un delatore, non ti puoi fidare di nessuno, comportarti da perfetto cittadino sovietico non ti garantisce nulla.
La storia procede con la caduta agli inferi di Leo e sua moglie Raisa, degradato al grado più basso della milizia si rende conto delle cose sbagliate che faceva e, quando trovano altri cadaveri, decide di avviare un'indagine privata sui bambini morti.
Un'indagine che può portargli solo guai.
Non sto a raccontarvi altro della storia, sappiate che è piuttosto angosciante proprio per l'ambientazione.
Buona lettura.

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Ironkarlo Opinione inserita da Ironkarlo    03 Gennaio, 2012
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scorrevole

Grande successo per questo esordio letterario di Smith; incuriosito dalla trama lo acquistai e lo lessi subito.
Mi è piaciuto perchè descrive nello specifico il sistema totalitario durante il regime comunista in Russia e lo fa passando da chi si trova in prima persona a farne parte e poi successivamente a subirlo.
Dunque il conflitto interiore del protagonista tra ciò che è bene e ciò che è male sono una costante.
Inoltre nella storia ci sono una serie di omicidi di ragazzini ed uno spietato psicopatico da acciuffare...(che purtroppo prendono spunto da fatti realmente accaduti nell'Ex Un. Sovietica).
La trama è ben costruita ed il linguaggio è semplice ed immediato per questo molto scorrevole. Mi sento di consigliare questo libro a tutti quelli che amano i thriller architettati in un contesto storico interessante.

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AryV Opinione inserita da AryV    30 Novembre, 2011
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Da leggere!

Smith ha ben superato la prova d'esordio. Il libro scorre piacevole dall'inizio alla fine e la storia è ben costruita. Sotto certi punti di vista può essere considerato un libro "crudo" ma descrive realisticamente la società russa e le dinamiche di quel tempo. Per questo può essere considerato molto più che un thriller. Mi è piaciuta l'idea di descrivere la stessa giornata dai diversi punti di vista dei personaggi. E' un libro che consiglio agli appassionati di gialli, ma anche ai non, perchè potranno apprezzare una storia ben scritta in cui emergono soprattutto gli autentici sentimenti dei protagonisti.

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Cla93 Opinione inserita da Cla93    07 Novembre, 2011
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Mi aspettavo di più

Sinceramente da questo libro mi aspettavo molto di più. Devo ammetterlo, la storia non è male ed era partito benissimo. Andando avanti invece ho cominciato a trovarlo troppo pesante perché poco scorrevole; non mi è piaciuto affatto lo stile di Smith.
La storia non era male, ma mi ha troppo ricordato una storia di spionaggio e io da questo libro non mi aspettavo una storia di spionaggio.
Insomma, come idea non era affatto malvagia; è il come è stata trattata che l'ha rovinato. Ribadisco che lo stile di Smith non mi è piaciuto, l'ho trovato troppo poco scorrevole; non riuscivo più ad arrivare in fondo. Non mi ha preso più di tanto, mentre un libro dovrebbe catturarmi completamente per avere la mia più totale attenzione.

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Mephixto Opinione inserita da Mephixto    28 Ottobre, 2011
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Da leggere assolutamente !

Ottimo libro che consiglio a tutti quelli che hanno lo stomaco per leggerlo. Certamente un libro dai toni cupi e crudi .
La storia nel suo svolgersi non risulta mai banale o noiosa. sicuramente un libro che ti tiene incollato alle pagine. Forse a qualcuno potrebbe risultare un po troppo duro in alcuni suoi aspetti ma è sicuramente un libro che una volta chiuso non dimenticherete facilmente !
Aspetti a favore :
Personaggio ambientazioni e trama molto realistici e indubbiamente attinenti alla realta del periodo.
(non poteva essere diversamente data l'ispirazione del autore a fatti realmente accaduti e a documenti del KGB)
Aspetti negativi:
Il finale un po roccambolesco

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Sydbar Opinione inserita da Sydbar    12 Ottobre, 2011
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Commento

Il libro può essere considerato come una rappresentazione romanzata di quello che era il sistema sovietico, staliniano e poi oligarchico dei soviet.
Uno spaccato orrendo della storia dell'umanità, come un popolo si sacrifica per resistere ad una dittatura nazista che verrà ostacolata e soppiantata da un'altra dittatura i cui toni spietati diverranno motivo di forte chiusura verso il resto del mondo e della storia.
Uno stato di polizia che annulla anche i personaggi di quest'opera.
L'opera lascia davvero in una zona oscura della coscenza visti i contenuti ma rimane non estremamente piacevole nella lettura e soprattutto il finale mi ha deluso, non posso spiegarvi il perchè, vi rivelerei troppo.
All'inizio ho fatto un'enorme fatica nella lettura poi però l'opera diviene più interessante. Mi ha messo più ansia la storia sulla descrizione della società sovietica che la trama stessa.
Senza arte né parte.
Buona lettura.
Syd

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gio gio 2 Opinione inserita da gio gio 2    07 Settembre, 2011
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INDELEBILE

L'atmosfera creata dall'autore emergente Tom Robh Smith, è in grado di evocare, in modo sorprendentemente immediato, le medesime sensazioni di un capolavoro indiscusso: 1984 di G.Orwell. Un dipinto "grigio", immagini di miseria, ritratti di figure ormai spogliate di un'identità "propria", rese schiave da un regime capitalista che comanda e spia ogni loro singolo pensiero, un eco soffocato da una profonda e cupa disperazione che cede il passo a una muta rassegnazione e ad atti, dettati unicamente da un disperato istinto di sopravvivenza.

Nelle prime pagine, con straordinaria maestria, apre una piccola finestra su una vicenda che ambienta in un piccolo villaggio dell'Unione Sovietica del 1933, nella quale riesce a farci respirare un clima di inquietante di orrore e povertà, facendo però improvvisamente calare un sipario che getta, nella mente del lettore, un'ombra di oscuro mistero.

Di colpo ci trasporta nella fredda Mosca del 1953 :
il regime di Stalin è al vertice, con l'entusiastica collaborazione del Ministero della Sicurezza e dell'MGB (precursore del nefando KGB), l'organismo di polizia segreta la cui brutalità e la continua pratica di torture non costituiscono un segreto neppure per i bambini.
Quando il cadavere di un ragazzino viene ritrovato sui binari di un treno, l'ufficiale dell'MGB Leo Demidov si sorprende che i genitori del piccolo morto siano convinti si tratti di omicidio.
Ad egli verrà severamente vietato di indagare su questo e qualunque altro delitto.
LA CRIMINALITA' NON ESISTE.

Ciò che inizialmente può apparirci come una vicenda che fa semplicemente da sfondo , lentamente si farà sempre più spazio,collocandosi, in fine, al centro della storia.

Il personaggio di Leo attraverserà una lenta "metamorfosi". Tutto avrà inizio quando riuscirà finalmente a VEDERE il MARCIUME che è in grado di seminare lo stato per cui lavora, sperimentandolo sulla propria pelle.Ritrovandosi esiliato riuscirà per la prima volta a CONOSCERE la moglie Raisa una donna che, contrariamente a ciò che fino a poco prima aveva "ciecamente" creduto, scoprirà invece, non conoscere affatto.

Raisa è più che mai figlia del dubbio, della paura e del sospetto, lentamente si svela come una splendida figura che emegergerà, pian piano, parallelamente al rinvenimento di altri piccoli cadaveri ritrovati su vari binari di altre stazioni, che comprendono una vasta zona della nazione.
Il numero delle vittime risalirà a 44.

Leo e Raisa,unendo le loro uniche forze ,inizieranno una spietata caccia al serial-killer,andando contro il volere dell'MGB e l'intero sistema nazionale,rischiando le loro stesse vite, ponendole cosi nelle mani della GIUSTIZIA.

Tutto ciò li porterà a costruire,lentamente e per la prima volta durante il corso della loro intera esistenza, un rapporto basato sulla sincerità : una prova durissima per entrambi.

Il mutamento dei loro sentimenti avverrà gradualmente, proprio per questo risulterà "palpabile" e vero agli occhi dei lettori.

Al di là di ciò, emergerenno della rivelazioni AGGHIACCIANTI, che risulteranno essere il "prodotto" di ciò che un popolo ha subito:"vittime di vittime"
"Un pugno nello stomaco" come la mia cara amica Faye Valentine l'ha definito, utilizzandolo come titolo della sua bellissima recensione.

A mio avviso,un romanzo che è molto più di un thriller : un documento storico, una vicenda ispirata ad un fatto di cronaca crudelmente vero.
Un giovane talento emergente che, è stato in grado di svelare in questa sua prima opera, un'ammirevole maturità unita ad una straordinaria capacità narrativa e un'intensa empatia con ogni personaggio, non ne emergono infatti "buoni" o "cattivi", ma soltanto VITTIME di un potere CRUDELE.

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1984 di George Orwell
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mixo Opinione inserita da mixo    30 Agosto, 2011
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Un'ottima lettura

Ottimo romanzo ambientato nell’URSS del dopoguerra, al culmine del periodo Staliniano, periodo storico molto poco conosciuto e caratterizzato dall’ideologia socialista spinta al suo massimo grado di repressione. L’Unione Sovietica, un enorme paese che fino a pochi decenni prima era caratterizzato da un’economia prevalentemente agricola, culturalmente ed economicamente arretrato, che è stato trasformato in una realtà “moderna” ed industrializzata per potersi garantire il ruolo di superpotenza mondiale. Un paese che a partire dagli anni 30 ha perpetrato epurazioni e deportazioni nel nome di un idea che non voleva avversari, che prevedeva di eliminare presunti sabotatori, cospiratori, terroristi ma anche minoranze etniche, dove nessuno poteva ritenersi al sicuro. Il romanzo si sviluppa in un clima di disperato terrore descrivendo in modo crudo, violento, quasi palpabile la paura di essere notati, additati, accusati, perché se ciò accade la conseguenza può essere solamente l’imprigionamento in un gulag o la fucilazione. Leo Demidov il protagonista è un ex eroe di guerra diventato ufficiale dell’MGB, la polizia segreta che ha preceduto il più famoso KGB. Leo svolge la sua attività in modo coscienzioso senza mettere in dubbio la bontà delle azioni che deve compiere, considerandole come un male minore da accettare per un bene più grande, quello della nazione. Quando viene ritrovato il corpo di un bambino morto vicino ai binari della ferrovia, sarà Leo a doversi occupare di convincere i genitori ed in modo particolare il padre del piccolo, suo collega, che la morte altro non è stato se non un incidente. In URSS il crimine non esiste.
Ma purtroppo anche all’interno dell’MGB ci sono rivalità e odio e ben presto Leo si troverà a dover decidere se continuare ad essere un esecutore o ribellarsi all’ingiustizia accettandone le conseguenze. Quando sua moglie Raisa viene accusata di essere colpevole di tradimento sarà lui a dover indagare ed a decidere se confermare le accuse salvando se stesso o negarle costringendo tutta la sua famiglia a subirne le conseguenze. La difficile scelta che lo costringerà all’esilio gli permetterà di scoprire che in realtà il crimine benché negato e nascosto esiste e che le vittime sono numerose. Indagando con la massima cautela per non attirare ulteriormente l’attenzione dell’MGB e condannarsi definitivamente a morte, scoprirà che i bambini morti sono 44, tutti in una zona ben precisa e con dettagli identici. L’idea del serial killer in URSS non esiste, questo è forse il primo caso dimostrabile ma nessuno, soprattutto gli uomini al potere accetterebbero una simile idea in così netto contrasto con l’ideologia del regime. Leo non si arrenderà e trasformandosi da esiliato a ricercato riuscirà con la propria testardaggine e l’aiuto della moglie a identificare il colpevole e a fermarlo in un crescendo di situazione ed azioni un pochino rocambolesche che a mio avviso sono forse un pò fuori luogo nel contesto e che di conseguenza rendono la conclusione del romanzo non così credibile.
La morte di Stalin, l’ascesa al potere di Nikita Chruš??v, l’avvio del processo di destalinizzazione a seguito della denuncia delle violenze perpetrate che lo stesso Nikita Chruš??v farà al Congresso del PCUS permetteranno a Leo di riabilitare la propria immagine e di ricevere una proposta di reintegro nel suo ruolo nonché di una promozione. Non intendo svelare cosa deciderà di fare il protagonista ma forse i nuovi tempi gli offriranno la possibilità di scegliere di essere un uomo e non più una pedina.

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silvia71 Opinione inserita da silvia71    22 Agosto, 2011
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Ottimo esordio

La caccia ad un assassino seriale nella Russia post-bellica è solo lo spunto per proporre al pubblico uno spaccato marcatamente realistico delle condizioni di vita di un popolo sottomesso ad uno dei regimi più duri che abbia mai conosciuto l'umanità.
Con lo scorrere della narrazione Smith ci catapulta per le strade e nelle case di un paese martoriato dalla miseria più estrema, dove la condizione di povertà è aggravata dalla totale perdita di libertà dei cittadini, annientati psicologicamente, spiati fin nell'intimità e costretti a convivere col terrore quotidiano di essere giudicati dei sovversivi ed arrestati. Un mondo fatto di paura, di angoscia, di violenza e odio, dominato dalla cultura del sospetto e destinato a tarpare le ali a qualsiasi sussulto di libertà e giustizia.
La crudezza delle situazioni raccontate è abbagliante, tanto da provocare nel lettore sconcerto ed indignazione, per le cattiverie perpetrate dagli uomini sui propri simili, in nome di un indottrinamento politico o per pura convenienza.
Sotto la cortina di ferro che regna sulla nazione in quel periodo, emergono prorompenti i personaggi creati da Smith, colpiti duramente da un destino avverso ed avvezzi a lottare per la propria sopravvivenza. Figure meravigliose, complesse e psicologicamente a tutto tondo, pervase di infinita unamità o malvagità, messe a nudo e colte nei loro drammi più intimi, corrosi dalla voglia di trovare una serenità mai conosciuta, ma di cui avrebbero bisogno di assaporare la dolcezza.
Seppur partorito dalla penna di un autore emergente, il romanzo è di una incredibile maturità stilistica; la potenza narrativa è pervasiva e avvolgente, capace di andare oltre la pura creazione della suspence necessaria per supportare un buon giallo, ma disseminando emozioni e sentimenti forti a cui il pubblico può attingere a piene mani.
Un' ottima lettura in cui si coniugano alla perfezione elementi in grado tenere alta la tensione del racconto con altri dotati della profondità storica necessaria per contestualizzare gli eventi e donare ai protagonisti una massiccia dose di credibilità.

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Fonta Opinione inserita da Fonta    20 Luglio, 2011
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44 volte bellissimo!!!

"il più bel triller uscito da tanti anni a questa parte", questo il commento che campeggia sulla copertina del libro firmato da Antonio D'Orrico del Corriere della Sera, non lo so se ne sono usciti altri più belli, purtroppo non ho la biblioteca colma come quella del signor D'Orrico =) ma, credo sia uno dei più bei libri che abbia letto quest'anno..avvincente, trama con sfondo storico di un periodo poco gettonato dalla letteratura, un mondo vero e crudo...personaggi con sentimenti veri e forti, scene crude e trama al cardiopalma.
Sicuramente libro non adatto ai lettori deboli di cuore e suciettibili alle scene cruente!!! =)

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personalmente non ho mai trovato un triller così
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Opinione inserita da Jessica    27 Giugno, 2011

Esordio promettente

Mi era capitato in mano questo libro mentre leggiucchiavo un po di trame da libri che avevano copertine accattivanti. In quell'occasione non ho comprato nessun libro, ma il titolo mi è rimasto impresso ed alla prima occasione ho provveduto. L'ho letto di getto, avventurandomi sempre di più a conoscere una Russia fredda e spietata e così diversa dal mondo a cui sono abituata. Inoltre, siccome mi piace sempre leggere poco della trama del libro in cui mi immergo, solo alla fine ho capito da dove arrivava lo "spunto" per la storia (non dico molto perchè non è bello togliere il piacere alla lettura di chi ancora si deve cimentare....). Vi dico solo che il giorno dopo che ho finito il libro sono corsa in libreria a comprare il secondo romanzo dell'autore...ma questa è un'altra storia. Di Tom Rob Smith non mi resta che dire: bravo ragazzo, continua così e aspettiamo con ansia le tue prossime fatiche!

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Tronic_noize Opinione inserita da Tronic_noize    12 Dicembre, 2010
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Cosa è giusto, o cosa non lo è, per la Nazione?

Un libro che inizia in maniera un pò blanda, poco avvincente basandosi principalmente sul tracciato storico descritto, in maniera molto dettagliata. della Russia di Stalin. Di capitolo in capitolo la storia si evolve in maniera davvero adrenalinica coinvolgendo il lettore sopratutto durante la metà della vicenda, caratterizzando i vari personaggi dal punto di vista psicologico a seconda della loro posizione sociale, del loro modo di concepire cosa è giusto e cosa è sbagliato. Il finale mi ha un pò deluso, lo immaginavo un pò diverso; ciò nonostante lo considero davvero un'ottimo lavoro.

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Manem Opinione inserita da Manem    04 Ottobre, 2010
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Ben fatto!

Mi associo a gran parte degli altri commenti che giudicano molto positivamente questo libro. Soprattutto perché lo scrittore, trentenne, sembra avere una grande conoscenza del periodo della Russia stalinista e nel racconto il regime russo è reso molto bene: è un elemento fondamentale del racconto ma non "soffoca" mai la storia comunque indipendente, dei protagonisti.
Il Thriller è avvicente, agghiacciante, emozionante.
I due protagonisti, sposati, colpiscono soprattutto perché, grazie all'indagine che conducono insieme, riescono a superare i loro problemi di coppia...

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faye valentine Opinione inserita da faye valentine    22 Luglio, 2010
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un pugno allo stomaco

In un quadro storico perfettamente ricostruito, Smith elabora un agghiacciante thriller ispirandosi ad una storia vera.
I reali protagonisti della vicenda appaiono abbastanza in sordina, qualche pagina dopo l'inizio del romanzo: Leo e Raisa, due personaggi magnifici che pagina dopo pagina catturano il lettore creando con lui un legame impressionante. Proprio per questo inizialmente ho avvertito una sensazione di noia mista a disinteresse: più che un romanzo mi sembrava di essere davanti ad una gelida catalogazione di fatti di cronaca.. (lo stile inizialmente mi ha ricordato "Per chi suona la campana" di Hemingway.. non ne saprei esplicitare pienamente il motivo però.. diciamo che è stata una "sensazione" a fior di pelle!) fino a che non ho superato le 60/70 pagine, e ho cominciato a conoscere meglio l'apparente protagonista Leo (all'inizio si fatica un po' a capire chi sia il vero fulcro della storia, specialmente per chi non ha letto la trama, come me!) e soprattutto sono rimasta colpita e affascinata dalla splendida figura femminile che è Raisa: il personaggio più riuscito a parer mio. A quel punto, scoccato il colpo di fulmine, ho letteralmente divorato le restanti 400 pagine circa..
Ho apprezzato tantissimo lo stile di Smith; ha saputo ricostruire in modo originale un periodo storico su cui si è detto ormai di tutto, è riuscito a creare una tensione fortemente tangibile e dei personaggi che, pur nella loro estrema freddezza e cattiveria, non possono non suscitare un sussulto nell'animo del lettore. Perfino il superbo e invidioso Vasilij mi ha catturata e la caratterizzazione così precisa e così palpabile di ogni personaggio mi ha condotta all'interno della vicenda con sempre maggiore trasporto.
Definisco questo thriller come un pugno allo stomaco perchè mi ha fatto provare sensazioni forti ed estreme in ogni tema affrontato: l'amore, quell'amore che sa vivere tutte le sue stagioni; la guerra, nella sua freddezza e bestialità; l'orrore davanti al suicidio della morale e davanti al massacro, esposto in una delle più acute e cruente forme che io abbia letto finora.
Un romanzo che non posso che giudicare un ottimo esordio, calato in un periodo storico relativamente lontano da noi, ma che affronta temi attuali e di sentito spessore. Alcuni passi sono taglienti come la lama di un coltello e personalmente non credo che lo stile di Smith sia da definirsi gelido o freddo, come mi pare di aver letto in altre recensioni, io l'ho trovato fortemente coinvolgente e appassionato: l'esporre i fatti in modo così apparentemente secco e brutale ne evidenzia il carattere di denuncia e profondo sdegno. Lo consiglio.

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1984 di Orwell
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Soleti Opinione inserita da Soleti    05 Aprile, 2010
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Cacciatori

Diversamente da quanto riportato nel retro di copertina, ritengo che Bambino 44 non sia la storia di Leo “Ufficiale di Polizia ed eroe di guerra”, ma sia quella di una coppia: Raisa e Leo, e che il vero protagonista di questo romanzo sia la rinascita del loro rapporto. Un legame dapprima artificoso e socialmente inequivoco, in seguito spontaneo ed onesto. Il tempo ZERO è segnato dalla presunzione di colpevolezza di Raisa, sancita dal Paradigma “URSS postbellica”, modello nel quale l’ipotesi è reato e il dubbio è certezza.
Il tema dominante è quello della caccia, quella ad un serial killer che uccide bambini, quella della Sicurezza di Stato che uccide dissidenti (o presunti tali), quella degli invidiosi che uccidono i rivali. In questo clima teso e incalzante T.R. Smith descrive una Russia in cui la ragione di Stato prevale su ogni questione, che pervade con sprezzante indifferenza anche l’intimità delle famiglie, riducendole a meri ingranaggi votati alla produttività del Sistema Paese. Io esisto perchè produco diventa il mantra perverso di una società che ha bisogno di una svolta e che, con tutti i pregi e i difetti, avverrà il 09 Novembre del 1989.

La frase che mi ha colpito di più: “Quando si perde il potere, come è successo a te adesso, il problema è che la gente comincia a dirti la verità.”

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Forsyth
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Opinione inserita da alessia    13 Giugno, 2009

Entusiasmante

Veramente entusiasmante, certo forse con uno stile un pò freddo, ma adatto ad un'ambientazione da brivido in tutti i sensi... che al suo interno nasconde una storia veramente emozionante e sorprendente, soprattutto quella personale del protagonista, che secondo me alla fine non viene considerata come si dovrebbe...Ma forse rischio di essere un pò di parte, perchè mi sono innamorata giusto un pò di quel Leo!:)Comunque in conclusione la storia di fondo del protagonista è veramente bella e originale, e pensare che possa essere accaduta veramente fa accapponare la pelle!Bellissimo romanzo, mi ha trascinato molto. Da leggere.

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Opinione inserita da alessandro Zenti    05 Marzo, 2009

Ottimo

Un caso da risolvere, un assassino da trovare, verità da scoprire, verità che finisce per lo sconvolgere completamente la vita di Leo e minare completamente la sue “certezze di stato”, crolla ogni ideologia, si sgretola la sua vita ed il suo status sociale.
Leo – il personaggio principale- che riveste un ruolo di primissimo piano nella gerarchia del regime si ritrova spogliato dei suoi averi e retrocesso al ruolo molto basso, costretto a vagare nell’Unione sovietica del 1953 nella quale il regime di Stalin è al vertice, il clima è permeato di restrizioni e di torture, qualsiasi iniziativa avviene con la collaborazione del Ministero della Sicurezza e dell'MGB (precursore del KGB).
I crimini, commessi dal serial killer, avvengono sempre secondo un preciso disegno e però vengono sistematicamente “insabbiati” dal governo che dal canto suo non vuole mostrare l’inefficienza della macchina governativa che non riesce a trovare il vero killer e si accontenta perciò di capri espiatori di comodo.
Il personaggio principale è costretto a scappare per poter riabilitare la sua vita e svelare a tutti la verità.
Storia avvincente ricca di spunti di riflessione, suspance e colpi di scena rafforzati dalla trama e dalla ricostruzione storica accurata che permette al lettore di respirare e materializzare luoghi e situazioni.
Emergono personaggi esasperati dalle restrizioni e dalle torture che anelano la libertà ed hanno ancora la capacità di andare contro corrente e di fare gruppo, sorprendendo .
Grande romanzo d’esordio che porta Tom Rob Smith nella vetta degli scrittori del genere thriller, consacrandolo. Riddley scott ha recentemente acquistato i diritti della storia che diventerà a breve un film per il grande schermo.
Alessandro Zenti

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kabubi81 Opinione inserita da kabubi81    28 Dicembre, 2008
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... sì, ma non come thriller

Il libro è molto curato nella ricostruzione storica e sociale, descrive dettagliatamente la situazione di civili e militari nella Russia stalinista, e sicuramente tutto questo è molto interessante... secondo me però è deludente per chi si aspetta un thriller vero e proprio, perchè gli omicidi e la caccia all' assassino si perdono un po' troppo nelle sopra citate ricostruzioni storiche, sono più che altro uno spunto per descriverle...E il presunto colpo di scena finale è forzato e un po' scontato, se appena ci si ricorda l' inizio del libro.. quindi, ok come romanzo, ma non come giallo!

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Mara Opinione inserita da Mara    08 Luglio, 2008
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Non del tutto credibile

Unione Sovietica, 1953. Il regime di Stalin è al vertice, la popolazione è costretta a credere che il crimine è stato debellato in tutto il paese, che tutti sono felici e che il governo rappresenta il punto di riferimento e di ispirazione morale. Quando tuttavia il cadavere di un ragazzino viene ritrovato sui binari di un treno, l'ufficiale dell'MGB Leo Demidov si sorprende che i genitori del piccolo morto siano convinti si tratti di omicidio. I superiori gli ordinano di non indagare. Leo da agente inquisitore allineato con i diktat governativi, inizialmente obbedisce. Tom Rob Smith miscela sapientemente storia romanzesca ed eventi storici, che hanno sconvolto e distrutto la popolazione russa: fame di massa, folle politica staliniana di industrializzazione forzata e collettivazione nelle campagne, con il risultato di milioni di morti, episodi di cannibalismo e la distruzione completa della società contadina. A mio avviso però, la trama perde di credibilità nella seconda parte. Il protagonista diventa una sorta di supereroe, che spalleggiato dall'eroica moglie Raisa, escogita fughe rocambolesche, in un crescendo di peripezie sempre più improbabili ed inverosimili. Fino ad arrivare al finale, dove il nostro eroe gioca una partita a carte con il serial killer che aveva inseguito per tutta la storia. L'explicit non è una sorpresa, si capisce benissimo chi è il "Barbablù della foresta", a pagina 273.
Buona lettura:)

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Opinione inserita da Filippo    30 Giugno, 2008

Bambino 44

Davvero un bel libro.Risulta molto scorrevole ed affascina per la descrizione psicologica dei personaggi e per la dovizia di particolari nella rappresentazione della russia stalinista.Consigliato a chi ama i libri pieni di suspence,presente per tutta la durata del romanzo, ed arricchita da un ingegnoso colpo di scena finale.Risulta particolarmente sorprenente che si tratti di un'opera prima.Non resta che attendere il prossimo capolavoro del bravo Tom Rob Smith.

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Opinione inserita da Matteo    02 Giugno, 2008

Terra e spago...

Sono un appassionato lettore di libri. Una volta cominciato un libro cerco di scaglionare la lettura nelle giornate che seguono in modo da godermelo il più possibile. Ci riesco sempre. Questa volta NO. L'ho letto in due giorni.. Un thriller avvincente e crudo in una realà storica non troppo lontana. Ho capito il motivo per cui in Russia, oggi, sia davvero sconsigliato parlare di comunismo!

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Opinione inserita da Francesca    14 Aprile, 2008

Finale a sorpresa

E' un romanzo che coinvolgerebbe chiunque e che viene letto tutto d'un fiato. Appena si inizia non si riesce più a smettere di leggere. Il linguaggio è molto scorrevole e il racconto, estremamente coinvolgente, mette in evidenza aspetti e realtà della Russia comunista alle quali nessuno generalmente pensa. La storia riserva un finale a sorpresa stupefacente. Lo stile è perfetto. E' sicuramente il libro più bello che ho letto negli ultimi anni.

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