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La guerra privata di Samuele
 
La guerra privata di Samuele 2022-12-09 17:14:17 cesare giardini
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cesare giardini Opinione inserita da cesare giardini    09 Dicembre, 2022
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Succede anche questo a Vigata ...

La casa editrice Sellerio è riuscita a mettere insieme sei brevi racconti di Andrea Camilleri, due inediti (“La prova” e “La guerra privata di Samuele, detto Leli”) e quattro pubblicati in antologie o allegati a quotidiani. Sono sei testimonianze dell’amore incondizionato dell’autore per la sua terra d’origine, oltre che della sua ben nota bravura.
I racconti sono suddivisi ognuno, come di consueto, in quattro capitoli e spaziano temporalmente dai primi anni dell’Ottocento al secondo dopoguerra del Novecento. I personaggi sono come sempre ben caratterizzati, con minuzioso puntiglio, ed hanno tutti qualcosa da insegnarci.
Ad esempio, nel racconto introduttivo ( “La prova”) si racconta di un giovane, Lollo, molto pio e riservato che non vuole avere rapporti con la fidanzatina prima del matrimonio: per fugare sospetti, si combina un suo incontro con una prostituta (ai tempi le case chiuse erano ancora aperte) che, ben pagata, certifichi la sua idoneità. Sembra tutto filare liscio e funzionare, ma il matrimonio nasconde, ahimè, un trucco: la moglie, ingannata, non si scompone, anzi trova molto più appagante spassarsela finalmente con chi la soddisfa.
Di altro tenore è “L’uomo è forte”: una fabbrica chiude, un povero cristo si trova senza lavoro, si perde d’animo, prova a cercare un impiego qualsiasi senza esito. E’ la moglie quella forte che non si abbatte, dà coraggio al marito, lo sprona e finalmente trova una sistemazione decente in un allevamento di cani, compreso un alloggio decoroso.
Nel terzo racconto (“La targa”) siamo a Vigata durante il fascismo: un vecchio camerata muore d’un colpo durante un litigio con chi non la pensa come lui. Diventa una vittima dell’antifascismo, una specie di eroe, degno di avere una via a lui dedicata. Una via si trova, “Via dei Vespri Siciliani”, si cambia la targa, la si intitola al camerata defunto ma, scavando nel passato, ecco affiorare dubbi sul cosiddetto eroe: un passato turbolento da giovane garibaldino con propensione ai furti e poi da socialista facinoroso e addirittura assassino di un noto fascista. La targa, dopo vari cambiamenti di diciture, tornerà finalmente a celebrare i Vespri Siciliani.
Nel quarto racconto (“La guerra privata di Samuele, detto Leli”) protagonista è un ragazzo ebreo, Samuele: siamo negli anni Trenta, il poveretto subisce al ginnasio vessazioni di ogni tipo, insulti e minacce, vittima designata di episodi continui di discriminazione razziale. L’amico Camilleri, suo compagno di classe, cerca di difenderlo in tutti modi ma è lo stesso Leli che trova modi ingegnosi per rifarsi dei soprusi subiti quotidianamente, boicottando e sbeffeggiando professori e istituzioni.
“La tripla vita di Michele Saracino”, il quinto racconto, si svolge nei primi anni del Novecento. Il malcapitato, per errori anagrafici e scambi di persona, viene accusato via via di ogni nefandezza, collusione con il nemico, disfattismo e istigazione alla rivolta: quando scoppia la prima guerra mondiale, viene mandato subito in prima linea sperando che ci lasci la pelle. Così avviene, infatti: il suo corpo, trovato in mezzo ad altri e irriconoscibile, verrà scelto per ironia della sorte come quello degno di rappresentare il Milite Ignoto, con tutti gli onori del caso.
L’ultimo racconto (“ I quattro Natali di Tridicino”) è il più commovente. Narra la storia di un pescatore, Tridicino, arrivato ultimo di una serie di fratelli, tutti deceduti in tenera età. Una vita esemplare, tutta dedicata al lavoro, con tenacia, sempre pronto a sfidare il mare, a studiare con tenacia venti e correnti marine, ad imparare nuove tecniche, come, ad esempio, fendere le trombe marine più pericolose e sopravvivere negli uragani. Sposa una dolce ragazza, Angelina, che gli darà un figlio, Tano. Quando la moglie, ancora giovane, verrà a mancargli, non riuscirà a darsi pace, si perderà d’animo pensando d’aver perso un sicuro punto d’appoggio ed ogni speranza, ma, nel ricordo struggente di Angelina e di alcune meravigliose conchiglie regalatele, troverà nuovi stimoli per migliorare e continuare a vivere. Il racconto sembra banale, pieno di buoni propositi, ma, a mio parere, ricalca e descrive pienamente la vita non certo semplice di tanta ingegnosa gente di mare, tenacemente legata alla propria terra, ai propri cari ed al lavoro.
Sono sei racconti, un mosaico di personaggi coloriti e vivaci che caratterizzano Vigata, il paese immaginario tanto caro all’autore , teatro di tanti fatti e fatterelli, comici e tragici: lo stile è quello tipico di Camilleri, lucido e ironico nello stesso tempo, uno stile che sa mescolare come sempre il comico al tragico, emozionando il lettore e facendolo riflettere anche su malaugurati periodi del secolo scorso.
Il dialetto siciliano è lingua di grande fascino: ho appreso tre nuove parole (almeno per me), “calera”, immagino che sia il colera, “astrechi”, gli austriaci, e, la più fantasiosa di tutte, “dragunara”, una terribile e spaventosa tromba marina assimilabile ad una “cuda di draguni”, accompagnata da tempesta di vento con rovesci violentissimi di acqua...
Voglio citare, a conclusione, una frase di Camilleri che, leggendo anni fa un suo libro, mi ha colpito, a testimonianza del lavoro che ogni scrittore dovrebbe impegnarsi a svolgere avendo come stimolo non ultimo anche un sentimento d’amore per chi sta leggendo : “Alla base di ogni scrittura c’è un paziente, scrupoloso, estenuante lavoro di rifinitura, di correzione, di messa a fuoco, di puntualizzazione, di calibratura, che costituisce la qualità e la forza del buon artigiano”.
(da: “ Come la penso: alcune cose che ho dentro la testa”, 2013).

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