Narrativa italiana Racconti Le ragazze sono partite
 

Le ragazze sono partite Le ragazze sono partite

Le ragazze sono partite

Letteratura italiana

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Fin dal titolo del libro, Mameli sembra voler ripiegare al senso originario di "ragazza" l'antica parola sarda theracca (teracca, tzeracca, seracca, a seconda delle zone), col tempo ristrettasi al significato dispregiativo di "serva". E ci riesce, nel raccontare le protagoniste del libro in tutta la loro caparbietà di ragazze isolane che cercano un presente e un futuro migliori andando a servizio in città d'oltremare. Per molte è anche la via del riscatto, dell'indipendenza e della realizzazione di sé. Eppure, per tutte, la terra d'origine resta sempre nel cuore e nella mente.



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Le ragazze sono partite 2020-11-02 17:03:21 Belmi
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Belmi Opinione inserita da Belmi    02 Novembre, 2020
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Le ragazze delle federe bianche.

La nota dell'autore ci porta subito al tema del libro:

“Ho cercato di raccontare, in queste pagine, alcune storie di ragazze sarde che, dagli anni del Dopoguerra, hanno trovato una busta paga lontano dalla Sardegna. Tutte hanno dovuto o voluto varcare il mare. Non tutte a malincuore. Anzi.”

Siamo in Sardegna, in quei paesini in cui c'è poco lavoro e la possibilità di aiutare la famiglia è sempre più difficile. Il periodo storico è quello in cui le bambine-ragazzine vogliono o devono dare una svolta alla loro vita, e la svolta si chiama Continente. Roma, Milano e altre grandi città, non solo italiane, hanno bisogno di domestiche e di manodopera. Siamo in un periodo in cui bisogna emigrare e mandare i soldi a casa.

““Sto andando serva dai Marongiu”. Uno - che aveva passato i settant'anni - le aveva chiesto: - Ma a te chi ti guarda?
-Mi guardo io, mi guardo da me, sono grande, i figli dei poveri diventano grandi prima dei figli dei ricchi. Il bisogno fa diventare donna anche una bambina”.

Queste donne-bambine partono per l'avventura della loro vita, molte non hanno mai preso un pullman, figuriamoci una nave o una macchina.
Sono le ragazze sarde, quelle che partivano con la federa bianca perché la valigia non ce l'avevano e anche se ce l'avessero avuta, avevano poco da metterci dentro.
Dovranno affrontare tanti cambiamenti, la solidarietà fra loro sarà fondamentale e i loro ritrovi diventeranno leggendari: “La stazione Termini, i giovedì e le domeniche pomeriggio, diventava la Piazza Grande delle domestiche d'Italia”.

Il nostro viaggio parte con Pietrina, è lei il nostro filo conduttore, ma sono molte le ragazze di cui l'autore parla, alcune più fortunate altre meno. Sono storie di vita, di speranza. Chi dovrà rimettere a posto padroni con le mani troppo lunghe, ci troverà signore molte serie, anche troppo, ma anche chi troverà l'amore, una nuova famiglia e soprattutto i soldi per diventare a loro volta delle signore.

Un libro diverso, che affronta l'emigrazione femminile, anche le donne hanno contribuito a far crescere e migliorare il paese. Molti di quei paesini che si sino svuotati al tempo per permettere alle generazioni nuove di farsi un futuro, ora sono tornati a crescere e a riaccogliere quelle ragazze che sono partite solo con la federa ma che ora sono tornate a casa per finire la vecchiaia.

Lo consiglio, alcuni episodi mi hanno fatto davvero sorridere.

“Una volta squilla il telefono e la padrona mi dice: “Erminia vai a rispondere e di' che sono impegnata.” Io mi fermo davanti al telefono che suona e dico in buon italiano: “Mi scusi ma la signora è impegnata.” Il telefono però continua a suonare. La signora urla: “Rispondi, rispondi.” “Ma io ho risposto,” le dico. E aggiungo: “Al telefono gliel'ho detto che lei è impegnata, e ho chiesto anche scusa ma quello suona sempre.” La padrona urla: “Alza la cornetta, stupida!”

Buona lettura!

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