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Benvenuti in casa Esposito
 
Benvenuti in casa Esposito 2021-07-20 08:48:41 FrancoAntonio
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
5.0
FrancoAntonio Opinione inserita da FrancoAntonio    20 Luglio, 2021
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Quando Fantozzi voleva fare il camorrista

Tonino Esposito è il figlio di Don Gennaro, capo boss della camorra napoletana, quartiere Sanità, caduto “nell'adempimento del dovere” malavitoso un paio d’anni prima. Vive in una spaziosa palazzina con tutta la famiglia: la bella moglie Patrizia, i due figli, la madre, i suoceri, l’iguana e il coniglio “da compagna”. Non ha problemi di soldi, visto che la sua cosca gli passa una “indennità” mensile più che sufficiente a farlo vivere in completa agiatezza senza che si debba arrabattare per mantenersi. Tuttavia Tonino vorrebbe emulare le gesta criminali del padre. Ma anche gli impegni minimi (come la riscossione del pizzo mensile dai negozianti) sono al di fuori dalla sua portata: è buono e onesto nell'animo; fa sbagli di continuo e si fa fregare da chiunque. Perciò, il nuovo boss, Don Pietro de Luca, non a caso chiamato o’Tarramoto, dopo aver tollerato più sbagli di quanto solitamente è uso sopportarne, decide di correre ai ripari, perché non è possibile andare avanti a quel modo…
Comincia così, per Tonino, un difficile anno fatto di delusioni, incubi notturni e umiliazioni continue.

La penna di Pino Imperatore è sempre fonte di storie godibili e divertenti. Questo è stato il suo primo romanzo e in esso ci fa conoscere, con il garbo e l’ironia che gli sono consueti, una famiglia napoletana che potrebbe essere tipica se non fosse per il fatto che il capofamiglia appartiene alla criminalità organizzata o, per lo meno, vorrebbe esserne parte integrante e attiva. Tuttavia Tonino Esposito è il classico vaso di coccio mentre gli altri, tutti gli altri - pure coloro che dovrebbero essere da lui angariati e, quindi, dovrebbero temerlo - sono più robusti di quanto non lo sia lui e ricambiano ogni tentativo di emergere del pover'uomo con sgarbi e inganni. Dalla sera di un San Silvestro alla notte che precede quello successivo, assistiamo così alle sue peripezie, alle sue continue disfatte: angariato e umiliato da chiunque si trovi ad affrontare; costretto sempre a ingegnarsi per venire fuori dai guai in cui si ficca.
In un contesto simile le situazioni comiche (alcune davvero esilaranti, altre più melanconiche, quando non amare) si ripropongono continuamente in tutti i sedici capitoli, ognuno dei quali è un siparietto a sé stante, un raccontino che potrebbe vivere di vita autonoma. Il fatto che il romanzo, pur nella sua complessiva unitarietà cronologica, sia sostanzialmente sgranato in singoli aneddoti, può essere considerato un difetto veniale, ma la narrazione fluisce comunque scorrevole dalla prima all'ultima pagina.
Come il famoso personaggio creato da Paolo Villaggio, Tonino è pavido, ingenuo, impacciato e incapace di farsi valere, quindi ognuna di quelle storie ha già un epilogo inevitabile già scritto, con i guai che si cumuleranno ai problemi mettendo alle strette l’inetto camorrista.
Perciò con Tonino si ride, ma, spesso, si ride amaro, sia perché non è divertente veder umiliare continuamente un uomo, sia pure un delinquente (in pectore), sia perché è impossibile dimenticare che l’ambiente in cui si dibatte è quello turpe e crudele della criminalità organizzata che ammorba la splendida Napoli. Non esiste un cliché, uno stereotipo sulla napoletanità che non sia stato preso di mira e irriso da Imperatore. Talvolta l’A. esagera pure un pochettino per amore della battuta a tutti i costi, ma a un umorista si perdona questo e altro.
Come in tutti i libri successivi dell’A., non manca neanche qualche “cartolina turistica” che ci illustri angoli caratteristici e meno noti della città.
Quindi il cocktail generale è piacevole e da gustare sino in fondo. Buon esordio per l’Imperatore novelliere che conosciamo e apprezziamo.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
... a chi ama la prosa irridente, ma garbata di Imperatore.
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